giovedì 27 febbraio 2014

Omelia Messa Quarantore


Le due letture che abbiamo proclamato, dalla lettera ai Romani e dal Vangelo di Giovanni, non sembrano avere in apparenza alcun riferimento all’Eucarestia. In realtà essi ci richiamano il significato essenziale dell’Eucaristia, che è sacramento in relazione con la morte del Signore come noi proclamiamo dopo la consacrazione: annunciamo la tua morte, Signore.
Il passo della lettera  ai Romani è il testo  migliore, il più  profondo,  per  capire  che cosa significhi amore nel Nuovo Testamento. Richiamo tre frasi importanti che abbiamo sentito: 


Cristo è morto per gli empi,
Dio dimostra il suo amore,
Cristo è morto per noi.
Cominciamo ad osservare la prima frase: Cristo è morto per noi. Dobbiamo cogliere l'assoluta novità di questo annuncio. In tutta l'antichità si parlava  di certi uomini  dal valore etico eccezionale che morivano per salvaguardare un valore positivo. Ad esempio:  morivano per salvare la maestà della legge, come ha fatto Socrate;  per soccorrere la patria in pericolo, come fecero i fratelli Maccabei. Ma nessuno è morto per aiutare persone che erano considerate malvagie.  Questo non solo sarebbe stato considerato una cosa strana ma anche ingiusta e sbagliata. Tutti avrebbero pensato caso mai che gli empi o malvagi era meglio abbandonarli a loro stessi. Nessuno si sarebbe lamentato di questo abbandono. La legge degli uomini non è in grado di condannare un reato senza condannare anche il reo. Non è possibile punire un furto senza condannare anche il ladro. Dio invece ha voluto condannare il reato senza colpire l'uomo colpevole; ha cercato di condannare il peccato, senza far perire il peccatore. Gesù aveva già detto una cosa simile: Dio fa piovere e manda il sole anche sul campo dei malvagi. Non li disprezza e non si vendica di loro. Potremmo dire: Dio cerca di riciclare senza buttare via tutto. Quello che noi cerchiamo di fare giustamente con i rifiuti,  Egli vuole farlo con gli uomini che noi consideriamo dei rifiuti. Quello che sto dicendo non è una curiosità o una provocazione. È il messaggio centrale del Vangelo. Al centro del Vangelo troviamo infatti l'annuncio di Dio che giustifica i colpevoli. Li giustifica: cioè li perdona per poter farli diventare uomini giusti. Questo è l'unico tribunale che osa fare e può fare una cosa del genere. In un qualsiasi tribunale, chi confessa subisce la condanna, magari  attenuata, ma la subisce. Nel tribunale di Dio, chi confessa la sua colpa viene assolto perché  Dio vuole recuperare qualsiasi colpevole.
Ora facciamo attenzione al terzo versetto: Cristo è morto per noi. Forse qualcuno si inquieta quando sente dire: Cristo è morto per giustificare gli empi.  Ho appena spiegato che cosa significhi questo detto. Ma poco dopo San Paolo dice: Cristo è morto per noi. Allora forse anche noi siamo considerati empi? San Paolo non osa dirlo ma  c’invita a guardare dentro di noi e a domandarci se anche nei nostri confronti Dio non abbia dovuto compiere un’azione di recupero. Non c'è stato nulla di sbagliato nella nostra vita? Non c’è nulla di iniquo dentro di noi?
Se ci chiediamo: dove sono e chi sono gli empi? In genere non facciamo alcuna fatica a dare la risposta e ci viene subito  in mente un lungo elenco di persone.
Se ci chiediamo invece: Dove sono i buoni? Che cosa rispondiamo? Se rispondiamo che siamo noi, tutta la Bibbia dice che siamo non soltanto degli illusi o dei presuntuosi ma dei bugiardi, cioè persone che mentono sapendo mentire. Ognuno di noi porta dentro di sé due persone: la persona buona con la quale ci identifichiamo e la persona malvagia che non vogliamo vedere. La vediamo bene degli altri ma non la vediamo in noi. Invece di sfuggire alla realtà, faremmo meglio ad accogliere questo messaggio: Cristo è morto per gli empi, Cristo è morto per noi. Anche dentro di me ci sono molte cose che  dispiacciono al Signore. Anch'io sono tra coloro che il Signore ha voluto e vuole recuperare invece di gettare via.
Facciamo attenzione adesso al versetto in mezzo: Dio ha dato il suo Figlio. Nel Vangelo di San Giovanni abbiamo sentito dire che Dio ha donato il suo Figlio a favore  del mondo. Questo è davvero sbalorditivo. Ha preferito noi al suo stesso Figlio.
Certamente un gesto di amore come questo gli uomini non sono capaci di farlo. Faccio un esempio. Quando scoppia una guerra, un genitore pensa: sarà forse giusto combattere per la patria, ma al fronte è meglio che ci vada un altro giovane, il figlio del mio vicino. Tutti vogliono risparmiare il proprio figlio. Questa è una cosa molto comprensibile. Soltanto Dio non ha risparmiato il  proprio Figlio ma lo ha donato a favore del malvagi,  ossia a favore di persone che sarebbe stato giusto far sparire.
Noi passiamo tutta la vita e ci  nutriamo spesso del'eucarestia senza aver capito quanto grande sia l'amore di Dio per noi.
La  risposta d’amore riconoscente che dobbiamo dare non è quella di fare chissà che cosa, ma dobbiamo soltanto lasciarci recuperare dal signor. Dio ti chiede soltanto questo: dammi la possibilità di recuperarti. L’impegno d’amore che Egli ha profuso per noi, non è venuto meno. Se Dio ci ha amato quando eravamo ancora dei malvagi, molto di più ci ama adesso che è riuscito a renderci giusti. Non può non amare come amici, colui che ci ha amati quando eravamo suoi nemici.


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