sabato 6 febbraio 2016

AscoltarTi è una festa - V Domenica del Tempo Ordinario

7 febbraio 2016


LITURGIA DELLA PAROLA
   
Prima Lettura   Is 6,1-2.3-8
Eccomi, manda me!

Dal libro del profeta Isaia
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,

perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
   
Salmo Responsoriale 
Dal Salmo 137
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
   
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,

mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!


La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:

non abbandonare l’opera delle tue mani.

Seconda Lettura 
1 Cor 15,1-11 forma breve  15, 3-8.11
Così predichiamo e così avete creduto.
 
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
[ A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.  ]
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.

[ Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.  ]
 
Canto al Vangelo
   Mt 4,19
Alleluia, alleluia.
Venite dietro a me, dice il Signore,
vi farò pescatori di uomini.
Vangelo  Lc 5,1-11
 
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

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AVVISI
Catechismo
                       venerdì  12: adolescenti
sabato  13:  3a e 5a elementare
Domenica prossima14, nella nostra parrocchia, c’è un ritiro spirituale per i ragazzi di 1a e 2a media delle nostre tre parrocchie di Peschiera
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In questa domenica celebriamola 38a GIORNATA PER LA VITA, sul tema “La misericordia fa fiorire la vita”. Vi invito a leggere il messaggio dei vescovi italiani per questa occasione (sul tavolo degli avvisi….)
Siamo invitati ad aiutare anche con la nostra offerta il Centro diocesano aiuto vita e il Centro aiuto vita di Peschiera…
 
Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 38a Giornata Nazionale per la vita
(7 febbraio 2016)

LA MISERICORDIA FA FIORIRE LA VITA

“Siamo noi il sogno di Dio che, da vero innamorato, vuole cambiare la nostra vita”. Con queste parole Papa Francesco invitava a spalancare il cuore alla tenerezza del Padre, “che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati” (1Pt 1,3) e ha fatto fiorire la nostra vita.

La vita è cambiamento

L’Anno Santo della misericordia ci sollecita a un profondo cambiamento. Bisogna togliere “via il lievito vecchio, per essere pasta nuova” (1Cor 5,7), bisogna abbandonare stili di vita sterili, come gli stili ingessati dei farisei. Di loro il Papa dice che “erano forti, ma al di fiori. Erano ingessati. Il cuore era molto debole, non sapevano in cosa credevano. E per questo la loro vita era - la parte di fuori - tutta regolata; ma il cuore andava da una parte all’altra: un cuore debole e una pelle ingessata, forte,dura”? La misericordia, invero, cambia lo sguardo, allarga il cuore e trasforma la vita in dono: si realizza così il sogno di Dio.

La vita è crescita

Una vera crescita in umanità avviene innanzitutto grazie all’amore materno e paterno: “la buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo”. La famiglia, costituita da un uomo e una donna con un legame stabile, è vitale se continua a far nascere e a generare. Ogni figlio che viene al mondo è volto del “Signore amante della vita” (Sap 11,26), dono per i suoi genitori e per la società; ogni vita non accolta impoverisce il nostro tessuto sociale. Ce lo ricordava Papa Benedetto XVI: “Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l'eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani”. Il nostro Paese, in particolare, continua a soffrire un preoccupante calo demografico, che in buona parte scaturisce da una carenza di autentiche politiche familiari. Mentre si continuano a investire notevoli energie a favore di piccoli gruppi di persone, non sembra che ci sia lo stesso impegno per milioni di famiglie che, a volte sopravvivendo alla precarietà lavorativa, continuano ad offrire una straordinaria cura dei piccoli e degli anziani. “Una società cresce forte, cresce buona, cresce bella e cresce sana se si edifica sulla base della famiglia”. È la cura dell’altro - nella famiglia come nella scuola - che offre un orizzonte di senso alla vita e fa crescere una società pienamente umana.

La vita è dialogo

I credenti in ogni luogo sono chiamati a farsi diffusori di vita “costruendo ponti” di dialogo, capaci di trasmettere la potenza del Vangelo, guarire la paura di donarsi, generare la “cultura dell’ incontro”.
Le nostre comunità parrocchiali e le nostre associazioni sanno bene che “la Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere”. Siamo chiamati ad assumere lo stile di Emmaus: è il vangelo della misericordia che ce lo chiede (cfr. Lc 24,1385). Gesù si mette accanto, anche quando l’altro non lo riconosce o è convinto di avere già tutte le risposte. La sua presenza cambia lo sguardo ai due di Emmaus e fa fiorire la gioia: nei loro occhi si è accesa una luce. Di tale luce fanno esperienza gli sposi che, magari dopo una crisi o un tradimento, scoprono la forza del perdono e riprendono di nuovo ad amare. Ritrovano, così, il sapore pieno delle parole dette durante la celebrazione del matrimonio: “Padre, hai rivelato un amore sconosciuto ai nostri occhi, un amore disposto a donarsi senza chiedere nulla in cambio”. In questa gratuità del dono fiorisce lo spazio umano più fecondo per far crescere le giovani generazioni e per “introdurre - con la famiglia – la fraternità nel mondo”‘. Il sogno di Dio - fare del mondo una famiglia — diventa metodo quando in essa si impara a custodire la vita dal concepimento al suo naturale termine e quando la fraternità si irradia dalla famiglia al condominio, ai luoghi di lavoro, alla scuola, agli ospedali, ai centri di accoglienza, alle istituzioni civili.

La vita è misericordia

Chiunque si pone al servizio della persona umana realizza il sogno di Dio. Contagiare di misericordia significa aiutare la nostra società a guarire da tutti gli attentati alla vita. L’elenco è impressionante: “È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri
fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’ eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente”.
Contagiare di misericordia significa affermare — con papa Francesco — che è la misericordia il nuovo nome della pace. La misericordia farà fiorire la vita: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell'Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere. Contagiare di misericordia significa osare un cambiamento interiore, che si manifesta contro corrente attraverso opere di misericordia. Opere di chi esce da se stesso, annuncia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio.
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Mercoledì 10 febbraio è il Mercoledì delle Ceneri e inizio della Quaresima, con il rito dell’imposizione delle Ceneri.
Ci sono due S.Messe: alle 15.00 e alle 20.30.
Nel pomeriggio sono particolarmente invitati i ragazzi e gli anziani che difficilmente potrebbero essere presenti alla sera.
La Messa delle 20.30 sarà animata dalla Corale parrocchiale.
Per i giovani e gli adulti è giorno di astinenza e di digiuno.
Sul significato di queste  pratiche penitenziali e degli altri impegni, vi sarà dato avviso nel Giorno delle Ceneri e nella 1a domenica di Quaresima
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Giovedì 11 febbraio (Memoria della Beata Vergine di Lourdes) ricorre la 24a GIORNATA MONDIALE DEL MALATO, sul tema: Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”
(Gv 2,5). Sul tavolo il messaggio di questa Giornata….
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Preghiera sul Vangelo della 5a domenica del tempo ordinario
Quante volte, Signore Gesù, mi hai fatto passare attraverso la stessa esperienza di Pietro. Ho provato il senso amaro del fallimento,
dopo essermi affaticato invano e ho dovuto ammettere
davanti a me stesso e agli altri di aver lavorato invano.
Talora ho vissuto con vergogna il momento in cui si fanno i bilanci
e si valutano i risultati delle attività. E mi sembrava ingiusto
che i frutti di tanto lavoro fossero così limitati, che tanto spendermi fosse stato inutile.
Poi tu mi hai proposto di ripartire, di uscire di nuovo al largo.
E avevo mille motivi per negarmi, per rimanere ancorato al molo.
Ma avevo anche una buona ragione per dirti di si: fidarmi di te,
mettermi nelle tue mani, senza tante scuse o giri di parole,
rinunciando al mio orgoglio ferito, alle mie analisi così sicure,
ai miei ragionamenti e ai miei progetti.
E tu mi hai stupito ancora una volta con una pesca prodigiosa
al di là di ogni mia attesa. Così ho dovuto riconoscere
che fare i pescatori di uomini significa gettare le reti sulla tua parola,
mettendo da parte la propria competenza
e i propri umori.