mercoledì 8 aprile 2020

9 aprile Giovedì santo


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Riflessione di don Lorenzo Zani (biblista di Trento)
da: “Introduzione ai Vangeli- il Segno ed.)

"L'Ultima Cena " di Claret ( XVII° sec. -Vescovado Cuneo)

Premessa: Giovanni non racconta l’istituzione dell’Eucarestia durante l’ultima Cena. Questa omissione ha creato spesso imbarazzo, ma ciò non significa che l’evangelista non apprezzi il valore profondo di questo sacramento. 
Giovanni intende, piuttosto, interpretare il significato che l’Eucaristia riveste per I discepoli. Che cosa significa concretamente vivere l’Eucaristia nella vita di ogni giorno?  Questo dono quali esigenze comporta nelle scelte della vita?

“Sapendo che era giunta la sua ora. Sapendo che il padre gli aveva dato tutto nelle mani”… sottolineata la piena consapevolezza di, Gesù. 
Egli è conscio della sua passione, è conscio che la croce é passaggio al Padre, è conscio della sua dignità, è conscio del suo legame col Padre e di avere tutto nelle proprie mani. Poco dopo Giovanni dice che Gesù è consapevole della presenza del traditore tra i commensali (Gv. 13,11). Sottolineando questa conoscenza di Gesù, l’evangelista mette in luce la sua divinità, ma soprattutto mette in luce la serietà e la libertà con le quali egli affronta ‘la morte. Il tradimento, la passione, la “sconfitta” della croce, la solitudine dei discepoli fanno parte del piano di Dio che Gesù accetta liberamente. 
 “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. L’amore è la chiave di lettura, di tutto il racconto. Gesù ha sempre amato i discepoli. Essi qui sono chiamati “i suoi” e cosi viene indicata l’intensità di amore che lo unisce a loro. 
I discepoli sono nel mondo, sono nella solitudine, nella persecuzione, in un ambiente estraneo, instabile, sono esposti a Satana. Quanto Gesù sta, per fare, è la testimonianza di un amore definitivo, portato fino alle ultime possibilità, fino all’ ultimo istante della vita. 
Quando gli apostoli sono preoccupati istintivamente di sé, di mettersi in salvo, Gesù li ama oltre ogni misura. Il suo amore è espresso con il termine con cui la Bibbia descrive l’amore di Dio: “agape”. Gesù ama i discepoli con l’amore che viene da Dio e si modella su quello di Dio. 
E’ un amore gratuito, totale, immutabile, definitivo. Per comprendere che cos’è,  più che all’ esperienza umana bisogna ritornare a quanto Gesù qui sta per compiere: la lavanda dei piedi.
Gesù si mette l’asciugatoio, entra cioè nella storia, rivestito del servizio, pronto ad aiutare l’altro. Lava i piedi, (mestiere riservato ai servi e agli schiavi!), onorando cosi le realtà create e tra queste specialmente l’uomo: lavando i piedi, Gesù manifesta accoglienza, stima e onore ai suoi commensali.
Infine Gesù riprende le vesti e si rimette a tavola coi suoi discepoli. ll Verbo si è messo a servizio dell’uomo, perché l’uomo riscopra la sua dignità ed entri nella gloria di Dio. Dopo la sua obbedienza il suo servizio, Gesù siederà alla destra del Padre e assieme a lui l’uomo è elevato alla dignità di figlio di Dio.


Spunti per l’attualizzazione:

Provo a meditare questa pagina del Vangelo: che cosa mi suggerisce immediatamente?

Mi chiedo: come esprimo l’impegno del mio servizio dentro la comunità cristiana e nella società, cioè nell’ambito del mio lavoro e della mia attività quotidiana?

Sono tentato, a volte, di fare del mio servizio un’ occasione di visibilità, con una tendenza al comando e alla superiorità sugli altri? Chiedo collaborazione e so apprezzare il lavoro delle persone che mi sono accanto, sapendo anche ringraziare per la loro disponibilità?  

Tendo a fare critiche e a creare malumori inutili che creano un clima pesante e poco sereno?

Infine ringrazio il Signore che mi ha concesso di vivere, nel servizio, la mia appartenenza generosa alla comunità cristiana o alla società civile. 


Nella ns. chiesa: la scultura in maiolica dell'ULTIMA CENA, di scuola napoletana




Ultima Cena: particolare