martedì 7 aprile 2020

8 aprile 2020

Prima Lettura. Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. (Terzo canto del Servo del Signore)

Dal libro del profeta IsaìaIs 50,4-9°

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare

una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Parola di Dio

Salmo Responsoriale - Dal Sal 68 (69)

R. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi. 

Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.

Mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati. Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto. R.

Loderò il nome di Dio con un canto,lo magnificherò con un ringraziamento.
Vedano i poveri e si rallegrino;voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri. R.

Vangelo - Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito!

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 26,14-25

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore
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Commento al Vangelo
Gesù si trova a mensa con i suoi amici. E’ un momento di intimità, nella celebrazione della Pasqua che Gesù intende partecipare ai suoi, che sono la sua famiglia. Ed è anche un momento decisivo di chiarezza, perché Gesù invita i suoi a fare luce nel loro cuore e a chiedersi quale atteggiamento stanno vivendo verso di lui. “In verità vi dico uno di voi mi tradirà”. Parola forte e drammatica, perché l’amicizia non nasconde, non passa sopra alla verità di se stessi e non scende a compromessi. 
“Essi, addolorati….gli domandarono: - Sono forse io, Signore?”.Momento cruciale: dolore e imbarazzo… Ogni discepolo di Gesù è chiamato a porre a se stesso la stessa domanda:
“Sono anch’io, Signore, uno che ti ha tradito, che non ha riconosciuto il tuo amore, poiché non mi sono fidato di te, scegliendo altre strade e non la tua?”. 

Ed ora un pensiero su Giuda, prendendo lo spunto da Papa Benedetto XVI, nel suo libro “Gesù di Nazaret” (seconda parte)- pag.82.

La luce che, provenendo da Gesù, era caduta nell'anima di Giuda, non si era spenta del tutto. C'è un primo passo verso la conversione:
“Ho peccato “,  dice ai suoi committenti. Cerca di salvare Gesù e ridà il denaro (cfr Mt -27, 35s). Tutto ciò che di puro e di grande aveva ricevuto da Gesù, rimaneva iscritto nella sua anima - non poteva dimenticarlo.  
La seconda sua tragedia - dopo il tradimento è che non riesce più a credere ad un perdono. Il suo pentimento diventa disperazione. Egli vede ormai solo se stesso e le sue tenebre, non vede più la luce di Gesù — quella luce che può illuminare e superare anche le tenebre. Ci fa così vedere il modo errato del pentimento: un pentimento che non riesce più a sperare, ma vede ormai solo il proprio buio, è distruttivo e non è un vero pentimento. Fa parte del giusto pentimento la certezza della speranza - una certezza che nasce dalla fede nella potenza maggiore della Luce fattasi carne in Gesù.
Giovanni conclude il brano su Giuda in modo drammatico con le parole: «Egli, preso il boccone, uscì. Ed era notte” (13,30). Giuda esce fuori, entra nella notte, fugge dalla luce che è Gesù…
Mi viene da dire per lui e per tutti i disperati del mondo: “Non sia spenta del tutto la speranza! Solo Dio sa!”