sabato 6 febbraio 2021

 7 febbraio 2021 

catechesi per bambini e ragazzi



Gesù guarisce la suocera di Pietro
Gesù guarisce i malati



Gesù in preghiera





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Liturgia 5a domenica tempo ordinario







Dal libro di Giobbe

Giobbe parlò e disse: 
«L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d’illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”.
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
I miei giorni scorrono più veloci d’una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene». 

 

Salmo responsoriale (Sal 146)

Risanaci, Signore, Dio della vita.

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.  

Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.

 

Seconda lettura (1Cor 9,16-19.22-23)

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! 
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.


Vangelo (Mc 1,29-39)

Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

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5a dom. B – (2021)- omelia 

 

Come viveva Gesù le sue giornate? Quali erano i momenti più significativi? Certo, il Vangelo non è un diario o una cronaca… Ma dalle scelte che Gesù fa, possiamo capire i punti di forza del suo agire che lo hanno sempre guidato. E Marco ci presenta una giornata tipica di Gesù, come dovevano essere anche molte altre giornate…

E così ci descrive il volto interiore di Gesù stesso. 

Il brano presenta tre momenti: Gesù, uscito dalla sinagoga,  guarisce la suocera di Simone (vv. 29-31); la sera, dopo il tramonto del sole, guarisce molti malati (VV. 32-34); il mattino seguente si porta a pregare in un «luogo deserto» per prepararsi a un nuovo annuncio missionario (vv. 35-39). Quindi: l’annuncio della parola, le guarigioni e la preghiera sono le azioni dominanti…

L’azione di Gesù, poi,  si svolge in due spazi della vita quotidiana: la casa, spazio della vita privata con l’ intimità e gli affetti, e la porta della città, luogo della vita pubblica.

Gesù è nella casa di Pietro che rappresenta il luogo  dell’intimità, dei rapporti profondi dentro una famiglia… e  compie il gesto per chi si trova in stato di bisogno: per la suocera di Pietro. La casa di Simone è quasi immagine della futura comunità, della chiesa che sperimenta la misericordia di Dio e vive rapporti cordiali e fraterni.

In un ambiente e per una mentalità che considerava la malattia come «segno» e conseguenza del peccato (cfr. Gv 9,2), la guarigione della suocera di Pietro (vv. 30-31) è segno della vittoria sul potere della morte e del peccato e della misericordia stessa di Dio.  

«Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò». La parola «alzare» è lo stesso verbo usato per la risurrezione di Gesù. La mano di Gesù è per questa donna la stessa mano di Dio che interviene a liberarla (Sal 73,23: «Tu mi hai preso per la mano destra e mi hai risollevato»).

La suocera di Simone, liberata dalla febbre, si alza per servire Gesù e i discepoli. Il verbo «servire» è ciò che farà lo stesso Gesù: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»(Mc 10,45)!

La suocera di Pietro è esempio per quel servizio reciproco che la chiesa è chiamata a vivere. Dall’ incontro con lui si esce liberati e, proprio per questo, liberi di servire, come Gesù.  Importanti sono anche gli altri due brevi aspetti del racconto: le guarigioni (vv. 32-34) e la preghiera di Gesù (vv. 35-38). 

La gente non ha potuto condurre a Gesù i malati durante il sabato, a motivo del riposo, ma, a sera, quando il riposo è finito, quella piccola piazza davanti alla casa di Simone si riempie di poveri che chiedono guarigione e aiuto. È l’intera città che, secondo Marco, si raduna davanti alla porta, una città che si presenta con i suoi malati a testimoniare la fatica e i problemi dell’esistenza quotidiana. L’esperienza della malattia, le tante fragilità della vita…le paure per la nostra salute  sono aspetti che stiamo sperimentando in questo tempo di pandemia… E sappiamo che Gesù non ci è indifferente e ci dà risorse e coraggio per sperare ancora…



Infine, la preghiera solitaria di Gesù, al mattino presto, richiama  l’ atteggiamento del fedele orante che prolunga la sua preghiera tutta la notte (Sal 16,7-8; 134,1) e desidera  essere in preghiera al sopraggiungere del nuovo giorno (Sal 57,9: «Svegliati, mio cuore, voglio svegliare l’aurora». Gesù ritrova ogni volta nella preghiera il vero orientamento della sua vita. Per noi un invito forte. Come la preghiera accompagna la nostra vita? Si dice: “Importante è fare, agire, vivere 

il Vangelo nella pratica della vita…” E’ vero. Ma come ti sarà possibile fare questo, e ispirarti nel tuo agire al Vangelo se non ricevi luce, forza ed energia interiore dal dialogo costante con il Signore? Come puoi essere vicino e familiare di Dio se non lo cerchi, se non trovi momenti di ascolto e di dialogo con Lui? …anche, a volte, in una certa aridità della stessa preghiera.

Pietro vuole quasi interrompere la preghiera di Gesù…”Tutti di cercano..” Forse intendeva dire: “Approfitta di questa grande popolarità 

che ti è piovuta addosso…ne guadagneremo anche noi!…”

 La  risposta ai discepoli: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (v. 38),

Gesù è sempre intento a svolgere la sua missione, non si lascia imprigionare da nessun posto e di nessun gruppo umano. E’ libero.. Di qui la sua prontezza e decisione nello scegliere la via segnata dal Padre per la sua missione.  La sua missione è  itinerante: Gesù incammino! Un Gesù sempre in attività, ma che si ferma per chi ha veramente bisogno di lui, che sente necessaria la preghiera anche prolungata, che sfugge al pensiero di una popolarità pericolosa. Abbiamo tutto da imparare!

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7 febbraio 2021 – 5a domenica del tempo ordinario

 

Avvisi

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Questa domenica 7 febbraio è la 43a GIORNATA PER LA VITA sul tema: “Libertà e vita”. 

Ci sarà la possibilità di aiutare il Centro aiuto vita di Verona e di Peschiera (S. Martino). E’ a disposizione anche la rivista periodica “NOI, FAMIGLIA E VITA”, edita da Avvenire, che presenta il messaggio della giornata e altri aspetti ad essa collegati.

 


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Giovedì 11 febbraio è la 29a giornata mondiale del malato.

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Preghiera sul Vangelo

 

Nei tuoi gesti, Gesù, c'è tutto il tuo amore e la tua compassione verso una persona malata. 

Ecco perché tu ti avvicini, ti fai prossimo, vieni accanto:

non puoi guarire a distanza, senza essere troppo coinvolto,

senza toccare con mano un corpo che soffre, che pena.

Ecco perché hai voluto assumere la nostra carne, sperimentare in prima persona quello che passa per le nostre membra, condividere tutto ciò che appartiene alla nostra esistenza umana. 

Tu prendi per mano come fa un padre con il figlio o che non sa ancora orientarsi, come una madre che sostiene il suo passo incerto, come un amico che non ti abbandona quando sei debole, fragile, incapace di rialzarti da solo, di venirne fuori con le tue forze.

Tu prendi per mano e manifesti la tua dolcezza e la tua forza,

senza ferire, senza umiliare. E rimetti in piedi, accompagni, aiuti ognuno di noi perché ritrovi l’energia per camminare, per andare avanti. Rialzi ora e sei pronto a rialzare ogni volta che cadiamo.

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Libertà e vita: Messaggio dei vescovi italiani nella 43a GIORNATA PER LA VITA

 (7 febbraio2021 )

 

La pandemia ci ha fatto sperimentare in maniera inattesa e drammatica la limitazione delle libertà personali e comunitarie, portandoci a riflettere sul senso profondo della libertà in rapporto alla vita di tutti: bambini e anziani, giovani e adulti, nascituri e persone in fin di vita. Nelle settimane di forzato lockdown quante privazioni abbiamo sofferto, specie in termini di rapporti sociali! Nel contempo, quanta reciprocità abbiamo respirato, a riprova che la tutela della salute richiede l’impegno e la partecipazione di ciascuno; quanta cultura della prossimità, quanta vita donata per far fronte comune all’emergenza!

Qual è il senso della libertà? Qual è il suo significato sociale, politico e religioso? Si è liberi in partenza o lo si diventa con scelte che costruiscono legami liberi e responsabili tra persone? Con la libertà che Dio ci ha donato, quale società vogliamo costruire?

Sono domande che in certe stagioni della vita interpellano ognuno di noi, mentre torna alla mente il messaggio chiaro del Vangelo: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). I discepoli di Gesù sanno che la libertà si può perdere, fino a trasformarsi in catene: “Cristo ci ha liberati – afferma san Paolo – perché restassimo liberi; state saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).

Una libertà a servizio della vita

La Giornata per la Vita 2021 vuol essere un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita: la libertà non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso.

A ben pensarci, la vera questione umana non è la libertà, ma l’uso di essa. La libertà può distruggere se stessa: si può perdere! Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente. Del resto, la libertà del singolo che si ripiega su di sé diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro. Un uso individualistico della libertà porta, infatti, a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali ma non da persone. Papa Francesco ci ricorda che l’amore è la vera libertà perché distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione (cfr. Udienza 12 settembre 2018).

Responsabilità e felicità

 Il binomio “libertà e vita” è inscindibile. Costituisce un’alleanza feconda e lieta, che Dio ha impresso nell’animo umano per consentirgli di essere davvero felice. Senza il dono della libertà l’umanità non sarebbe se stessa, né potrebbe dirsi autenticamente legata a Colui che l’ha creata; senza il dono della vita non avremmo la possibilità di lasciare una traccia di bellezza in questo mondo, di cambiare l’esistente, di migliorare la situazione in cui si nasce e cresce. L’asse che unisce la libertà e la vita è la responsabilità. Essa è la misura, anzi il laboratorio che fonde insieme le virtù della giustizia e della prudenza, della fortezza e della temperanza. La responsabilità è disponibilità all’altro e alla speranza, è apertura all’Altro e alla felicità. Responsabilità significa andare oltre la propria libertà per accogliere nel proprio orizzonte la vita di altre persone. Senza responsabilità, libertà e vita sono destinate a entrare in conflitto tra loro; rimangono, comunque, incapaci di esprimersi pienamente.

Dire “sì” alla vita è il compimento di una libertà che può cambiare la storia. Ogni uomo merita di nascere e di esistere. Ogni essere umano possiede, fin dal concepimento, un potenziale di bene e di bello che aspetta di essere espresso e trasformato in atto concreto; un potenziale unico e irripetibile, non cedibile. Solo considerando la “persona” come “fine ultimo” sarà possibile rigenerare l’orizzonte sociale ed economico, politico e culturale, antropologico, educativo e mediale. L’esercizio pieno della libertà richiede la Verità: se desideriamo servire la vita con vera libertà occorre che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà s’impegnino a conoscere e far conoscere la Verità che sola ci rende liberi veramente. Così potremo accogliere con gioia “ogni vita umana, unica e irripetibile, che vale per se stessa, costituisce un valore inestimabile (Papa Francesco, 25 marzo 2020, a 25 anni dall’Evangelium vitae). Gli uomini e le donne veramente liberi fanno proprio l’invito del Magistero: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà, pace e felicità!”.