giovedì 1 aprile 2021


Seconda Lettura

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice,voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 11,23–26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.




Vangelo - Li amò sino alla fine.

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 13,1-15


Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

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 OMELIA 

S. Paolo ci ha presentato il momento di quel giovedì che chiamiamo santo perché in quell’ora Gesù ha dato il meglio di sé e ha voluto riassumere tutta la sua vita in un gesto che dura ancora oggi…

“Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione“ (Lc 22,15): con queste parole Gesù ha vissuto il suo ultimo convito e l’istituzione dell’ Eucaristia. Gesù è andato incontro a quell’ora, desiderandola. 

Nel suo intimo ha atteso quel momento per  celebrare l’alleanza, il legame di amore con gli uomini, con tutti noi … e noi, questa sera, siamo alla stessa mensa che Gesù ha condiviso con i suoi, siamo alla stessa tavola… Ci separano, da quel momento, tanti secoli, più di 2000 anni, ma il Signore ci mette in bocca le sue stesse parole… è nostro contemporaneo, ci prepara la stessa mensa che è stata preparata allora… Con le parole “Fate questo in memoria di me”… noi obbediamo, per amore, alla volontà di Gesù…Non facciamo  la cerimonia di commemorazione di un fatto passato e lontano che vive in noi come un ricordo nostalgico .. ma riceviamo la presenza attuale  del Signore che ci incontra, ci dona la sua parola viva e il suo pane di cui ci nutriamo..

 

Gesù ha desiderio di noi, ci attende perché possiamo apprezzare il suo dono. E noi, dobbiamo domandarci sempre: abbiamo veramente desiderio di Lui? C’è dentro di noi la spinta ad incontrarlo? Desideriamo la sua vicinanza, il diventare una cosa sola con Lui, di cui Egli ci fa dono nell’ Eucaristia? Oppure siamo indifferenti, distratti, troppo abituati al dono che non ci sorprende più? Preferiamo altre strade e altre scelte diverse dall’Eucarestia… Qualcuno dice: “Perché legarci a questa “pratica”, quando ci sono tanti altri modi per essere cristiani? E se è vero che l’Eucarestia non è l’unica strada per esprimere la nostra fede e per incontrare il Signore, è anche vero che questa è l’occasione più forte e unica, che non può essere sostituita da nessun altro momento. Non esiste legame più alto e più efficace nel quale il Signore possa incontrarci.

Il Signore desidera che non ci siano posti vuoti al suo banchetto, che non troviamo scuse facili per disertarlo, per cercare delle giustificazioni comode, come “non ho tempo”, o “non ne ho voglia”  o “verrò quando me la sento…”…

 

Dicendo sì al desiderio di Gesù per noi, dobbiamo anche domandarci: che cosa significa nutrirci di Gesù, prendere e mangiare questo pane.. ? E’ solo un fatto che finisce finchè siamo in chiesa oppure si prolunga nella vita di tutti i giorni? Ci risponde S.Paolo:

“Il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Cor10,16s). Con l’Eucaristia nasce la Chiesa. Noi tutti mangiamo lo stesso pane, riceviamo lo stesso corpo del Signore e questo significa: Gesù ci rende tutti una cosa sola. L’Eucaristia dice la più grande vicinanza tra noi e Gesù.. e nello stesso tempo l’unione visibile tra tutti, dono e impegno continui. E Gesù ha voluto farci questo regalo nella più assoluta semplicità…Niente cose vistose, complicate, difficili da capire. Il libro della sua parola, una mensa (l’altare), un po’ di pane e un po’ di vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo che ci vengono restituiti come cibo e nutrimento che è Gesù stesso: Lui si trasforma in cibo e bevanda spirituale! “Noi ti offriamo le cose che ci hai dato e Tu donaci in cambio te stesso!” (dalla liturgia)

E  questa unità diventa servizio, impegno di una carità che non si accontenta di buone intenzioni… 

Ecco quello che ha fatto Gesù. Ha lavato i piedi ai suoi, si è chinato davanti a loro come un servo fa verso il suo padrone… Gesù, sconcerta Pietro che si ribella davanti ad a questo segno.  Per lui è segno  di debolezza e di umiliazione, non degno di un maestro importante e prestigioso…che avrebbe inaugurato un futuro glorioso, di prestigio e di potenza…

“Io, maestro e signore, ho fatto  così e anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri..” Che cosa vuol dire? Che significato ciascuno di noi può dare a queste parole?

Cominciamo dai tanti e semplici segni di attenzione, di cortesia e di buone maniere… 

In una società spesso chiusa e diffidente, possiamo dare segnali per invertire la tendenza…

Sembra solo galateo, solo una questione di buone maniere…ma per noi cristiani la sorgente di questi comportamenti è l’amore stesso di Gesù che passa nelle nostre parole e nelle nostre azioni… Lavare i piedi può essere scoprire le necessità degli altri e venire loro incontro… fare un passo verso di loro, mettendo il nostro interesse in secondo piano e cercando il bene dell’altro.. fare piccoli gesti di servizio umile e spesso faticoso che fanno la felicità della persona alla quale ci rivolgiamo……spesso bisognosa.