sabato 1 aprile 2017

2 aprile 2017

Dal libro del profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.
Salmo Responsoriale - Sal.129
RIT: Il Signore è bontà e misericordia.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?

Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
L'anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all'aurora.

Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
Seconda Lettura - Rm 8, 8-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani


Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Vangelo - Gv 11, 1-45- Dal Vangelo secondo Giovanni
"Lazzaro, vieni fuori!"
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
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2 aprile 2017: 5a dom. di Quaresima

AVVISI

LUNEDì 3 aprile -ore 20.30- CONSIGLIO PAST. PARROCCHIALE
Le S.Messe feriali ritornano alle ore 8.00

Si tiene l’ultimo incontro di catechesi della Quaresima nei giorni già fissati.
Venerdì 7 aprile a Castelletto celebrazione penit. per gli ado del Vicariato
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Domenica prossima 9 aprile è la
DOMENICA DELLE PALME
 e inizio della SETTIMANA SANTA

La Messa delle 9.30 sarà preceduta dalla benedizione dei rami d’ulivo nel cortile, (ore 9.15) cui seguirà la processione verso la chiesa, facendo memoria dell’ ingresso
di Gesù a Gerusalemme.

Anche alla Messa delle ore 11.00 faremo la benedizione dei rami d’ulivo sul sagrato davanti all’ingresso della chiesa.
Teniamo presente la possibilità di aiutare il Centro missionario diocesano a favore delle iniziative dei nostri preti diocesani. Inoltre c’è la raccolta del gr. Carità con il segno augurale dei rami d’ulivo, per le situazioni di bisogno della parrocchia.

Lunedì 10 aprile nella nostra chiesa - ore 20.30

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preghiera sul Vangelo

Tu sei la risurrezione ella vita, Signore Gesù!
Davanti alla morte noi restiamo smarriti e disorientati:
il suo potere ci appare ineluttabile. Ma tu hai vinto la morte, l’ hai sconfitta una volta per tutte! Tu sei la risurrezione e la vita, Signore Gesù!  Ogni volta che la morte ci visita, ne avvertiamo la brutalità:
essa ci strappa persone a cui siamo legati da affetto ed amicizia e recide inesorabilmente
la nostra relazione con loro. Ma tu hai vinto la morte e hai mostrato di poterla affrontare con la sola forza dell’amore. Tu sei la risurrezione e la vita, Signore Gesù! Ecco perché
non possiamo più essere nell’angoscia e nella paura
come quelli che non hanno speranza. Sappiamo che al termine di questa esistenza non ci sarà un gorgo oscuro ad inghiottirci per sempre, ma accompagnati
    da te, approderemo ad un oceano di gioia, di luce, di pace

SETTIMANA EUCARISTICA

OMELIA di Padre Vincenzo 
di giovedì 30 marzo

Un elemento sorprendente della prima lettura è il fatto che Dio chieda il permesso a Mosè di poter punire il popolo d’Israele. Inoltre Dio sembra fare pressione sul profeta perché accetti una missione privilegiata, mettento avanti il suo vantaggio personale: farò di te una grande nazione. Se prendessimo il testo come suona alla lettera, dovremmo concludere che Dio è un’autorità con le mani legate, che deve fare politica, e poi, peggio ancora, che Egli è un corruttore. Chiaramente non può essere così. Che senso ha allora questa proposta? In realtà Dio spera che Mosè risponda a quel mondo; spera che rifiuti una posizione di comodo per prendrsi carico della situazione del popolo a cui appartiene. La proposta di Dio a Mosé è un tentativo per coinvolgerlo, per corresponsabilizzarlo. Nonostante la colpevolezza del popolo, Egli cerca di recuperarlo e di salvare il salvabile. Come se dicesse, se voglio usare misericordia, ho bisogno che qualcuno collabori con me, affronti in maniera responsabile la situazione. Mosè si mostra all’altezza perché rifiuta di conseguire un vantaggio personale a danno degli altri; con la sua intercessione, accetta di vivere con il suo popolo, di accompagnarlo e di educarlo. In altre parole, l’intercessione di Mosè non è soltanto una preghiera a favore dei suoi fratelli ma un impegno di vita totale per loro. Proprio perché c’è questa carità che lo anima, la sua richiesta di perdono acquista grande valore agli occhi di Dio. Il Signore può aprire un futuro al popolo perché ha preparato una persona che è in grado di agire in sintonia con Lui.
Se adesso, lasciando Mosè, pensiamo a Gesù, troviamo qualcosa di simile ma anche di molto più grande. Perché Gesù Risorto può ora intercedere a nostro favore?
La risposta è evidente. Dio ha visto la miseria degli uomini. Avrebbe potuto punire anche loro invece ha pensato di poter recuperarli e ha voluto creare le condizioni per un nuovo futuro.
In che modo ha fatto questo? Di nuovo la risposta è evidente. Gesù ha accettato di accompagnarci, di prendersi la responsabilità della nostra conversione o guarigione in primo luogo attraverso il suo insegnamento. Più ancora di Mosè, ha rinunciato al suo interesse per fare il nostro vantaggio. Addirittura per non tradire la verità che ci salva, si è fatto inchiodare in croce da coloro che era venuto a soccorrere.
La preghiera di Gesù a Dio per noi è molto più valida e più efficace di quella di Mosè perché è vivificata da una carità ancora più grande; anzi una carità sublime, l’amore proprio di Dio vissuto nella nostra stessa carne.
Quando noi veniamo soccorsi dall’intecessione di Gesù? Da una parte dobbiamo dire sempre ma dall’altra dobbiamo pensare ad un momento particolare stabilito da Dio. É il sacrificio della Messa. Qui si rinnova l’intercessione di Gesù. Nell’Eucaristia Gesù prega per noi come aveva fatto Mosè, ma in modo molto più efficace. Gesù da Risorto, stando presso Dio, presenta al Padre tutto ciò che ha operato per noi in tutta la sua vita e sopratutto la sua morte in croce; presenta le prove del suo amore per Lui e per noi.
L’Eucarestia ha un aspetto terreno e un aspetto celeste. L’elemento terreno è la vita umana di Gesù vissuta nella carità fino al dono di sé nella sua morte. L’elemento celeste consiste nel fatto che ora in cielo, Egli la ripresenta al Padre a nostro favore.
Ma il regalo più grande sta nel fatto che tutta la Chiesa riceve la possibilità di offrire Gesù. La Chiesa riceve il privilegio straordinario di rivolgersi a Dio con queste parole: Ora, o Padre, offriamo alla tua maestà divina, fra i doni che ci hai dato la vittima pura santa immacolata, il Cristo tuo Figlio che con il suo sacrificio apre a noi il cammino verso di Te. Qui vedete, ed è questo il cuore del mistero, si attua una consonanza tra ciò che la Chiesa compie sulla terra e ciò che Cristo compie in cielo. La Chiesa offre a Dio Cristo, come uno di noi, mentre Cristo offre se stesso a Dio Padre.
Ma c’è un altro aspetto assai rilevante: mentre offriamo Gesù a Dio, ci offriamo anche noi assieme a Lui. Se non facessimo questo, la nostra Eucaristia risulterebbe falsa. Mentre offriamo Gesù a Dio e Lui si offre al Padre, assoccia anche noi alla sua offerta. Egli loda, ringrazia il Padre, si dona a Lui nell’amore ma trasfonde questi suoi sentimenti anche in noi.
Quindi diciamo: Accetta anche noi, Padre santo, insieme all’offerta del tuo Figlio...
Ho parlato di consonanza. Consonaza ci ricorda le consonanti. Le consonanti per poter essere pronunciate devono appoggiarsi sopra una vocale. La preghiera della Chiesa è come una consonante che non può essere avvertita da Dio, se non si appoggia sulla vocale che è la preghiera di Cristo. Noi presentiamo a Dio Gesù, il suo amore che si manifesta nella sua lode, nel suo ringraziamento, nella sua supplica e uniamo le nostre umili sillabe a quella vocale dal valore immenso; uniamo le nostre umili voci all’immenso coro degli angeli e dei Santi che, come noi, con-suonano insieme a quell’unica Parola, il Cristo, realmente gradita a Dio.