sabato 1 aprile 2017

SETTIMANA EUCARISTICA

OMELIA di Padre Vincenzo 
di giovedì 30 marzo

Un elemento sorprendente della prima lettura è il fatto che Dio chieda il permesso a Mosè di poter punire il popolo d’Israele. Inoltre Dio sembra fare pressione sul profeta perché accetti una missione privilegiata, mettento avanti il suo vantaggio personale: farò di te una grande nazione. Se prendessimo il testo come suona alla lettera, dovremmo concludere che Dio è un’autorità con le mani legate, che deve fare politica, e poi, peggio ancora, che Egli è un corruttore. Chiaramente non può essere così. Che senso ha allora questa proposta? In realtà Dio spera che Mosè risponda a quel mondo; spera che rifiuti una posizione di comodo per prendrsi carico della situazione del popolo a cui appartiene. La proposta di Dio a Mosé è un tentativo per coinvolgerlo, per corresponsabilizzarlo. Nonostante la colpevolezza del popolo, Egli cerca di recuperarlo e di salvare il salvabile. Come se dicesse, se voglio usare misericordia, ho bisogno che qualcuno collabori con me, affronti in maniera responsabile la situazione. Mosè si mostra all’altezza perché rifiuta di conseguire un vantaggio personale a danno degli altri; con la sua intercessione, accetta di vivere con il suo popolo, di accompagnarlo e di educarlo. In altre parole, l’intercessione di Mosè non è soltanto una preghiera a favore dei suoi fratelli ma un impegno di vita totale per loro. Proprio perché c’è questa carità che lo anima, la sua richiesta di perdono acquista grande valore agli occhi di Dio. Il Signore può aprire un futuro al popolo perché ha preparato una persona che è in grado di agire in sintonia con Lui.
Se adesso, lasciando Mosè, pensiamo a Gesù, troviamo qualcosa di simile ma anche di molto più grande. Perché Gesù Risorto può ora intercedere a nostro favore?
La risposta è evidente. Dio ha visto la miseria degli uomini. Avrebbe potuto punire anche loro invece ha pensato di poter recuperarli e ha voluto creare le condizioni per un nuovo futuro.
In che modo ha fatto questo? Di nuovo la risposta è evidente. Gesù ha accettato di accompagnarci, di prendersi la responsabilità della nostra conversione o guarigione in primo luogo attraverso il suo insegnamento. Più ancora di Mosè, ha rinunciato al suo interesse per fare il nostro vantaggio. Addirittura per non tradire la verità che ci salva, si è fatto inchiodare in croce da coloro che era venuto a soccorrere.
La preghiera di Gesù a Dio per noi è molto più valida e più efficace di quella di Mosè perché è vivificata da una carità ancora più grande; anzi una carità sublime, l’amore proprio di Dio vissuto nella nostra stessa carne.
Quando noi veniamo soccorsi dall’intecessione di Gesù? Da una parte dobbiamo dire sempre ma dall’altra dobbiamo pensare ad un momento particolare stabilito da Dio. É il sacrificio della Messa. Qui si rinnova l’intercessione di Gesù. Nell’Eucaristia Gesù prega per noi come aveva fatto Mosè, ma in modo molto più efficace. Gesù da Risorto, stando presso Dio, presenta al Padre tutto ciò che ha operato per noi in tutta la sua vita e sopratutto la sua morte in croce; presenta le prove del suo amore per Lui e per noi.
L’Eucarestia ha un aspetto terreno e un aspetto celeste. L’elemento terreno è la vita umana di Gesù vissuta nella carità fino al dono di sé nella sua morte. L’elemento celeste consiste nel fatto che ora in cielo, Egli la ripresenta al Padre a nostro favore.
Ma il regalo più grande sta nel fatto che tutta la Chiesa riceve la possibilità di offrire Gesù. La Chiesa riceve il privilegio straordinario di rivolgersi a Dio con queste parole: Ora, o Padre, offriamo alla tua maestà divina, fra i doni che ci hai dato la vittima pura santa immacolata, il Cristo tuo Figlio che con il suo sacrificio apre a noi il cammino verso di Te. Qui vedete, ed è questo il cuore del mistero, si attua una consonanza tra ciò che la Chiesa compie sulla terra e ciò che Cristo compie in cielo. La Chiesa offre a Dio Cristo, come uno di noi, mentre Cristo offre se stesso a Dio Padre.
Ma c’è un altro aspetto assai rilevante: mentre offriamo Gesù a Dio, ci offriamo anche noi assieme a Lui. Se non facessimo questo, la nostra Eucaristia risulterebbe falsa. Mentre offriamo Gesù a Dio e Lui si offre al Padre, assoccia anche noi alla sua offerta. Egli loda, ringrazia il Padre, si dona a Lui nell’amore ma trasfonde questi suoi sentimenti anche in noi.
Quindi diciamo: Accetta anche noi, Padre santo, insieme all’offerta del tuo Figlio...
Ho parlato di consonanza. Consonaza ci ricorda le consonanti. Le consonanti per poter essere pronunciate devono appoggiarsi sopra una vocale. La preghiera della Chiesa è come una consonante che non può essere avvertita da Dio, se non si appoggia sulla vocale che è la preghiera di Cristo. Noi presentiamo a Dio Gesù, il suo amore che si manifesta nella sua lode, nel suo ringraziamento, nella sua supplica e uniamo le nostre umili sillabe a quella vocale dal valore immenso; uniamo le nostre umili voci all’immenso coro degli angeli e dei Santi che, come noi, con-suonano insieme a quell’unica Parola, il Cristo, realmente gradita a Dio.

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