OMELIA di Padre Vincenzo
di giovedì 30 marzo
Un elemento sorprendente
della prima lettura è il fatto che Dio chieda il permesso a Mosè di poter
punire il popolo d’Israele. Inoltre Dio sembra fare pressione sul profeta
perché accetti una missione privilegiata, mettento avanti il suo vantaggio
personale: farò di te una grande nazione. Se prendessimo il testo come suona
alla lettera, dovremmo concludere che Dio è un’autorità con le mani legate, che
deve fare politica, e poi, peggio ancora, che Egli è un corruttore. Chiaramente
non può essere così. Che senso ha allora questa proposta? In realtà Dio spera
che Mosè risponda a quel mondo; spera che rifiuti una posizione di comodo per
prendrsi carico della situazione del popolo a cui appartiene. La proposta di
Dio a Mosé è un tentativo per coinvolgerlo, per corresponsabilizzarlo.
Nonostante la colpevolezza del popolo, Egli cerca di recuperarlo e di salvare
il salvabile. Come se dicesse, se voglio usare misericordia, ho bisogno che
qualcuno collabori con me, affronti in maniera responsabile la situazione. Mosè
si mostra all’altezza perché rifiuta di conseguire un vantaggio personale a
danno degli altri; con la sua intercessione, accetta di vivere con il suo
popolo, di accompagnarlo e di educarlo. In altre parole, l’intercessione di
Mosè non è soltanto una preghiera a favore dei suoi fratelli ma un impegno di
vita totale per loro. Proprio perché c’è questa carità che lo anima, la sua
richiesta di perdono acquista grande valore agli occhi di Dio. Il Signore può
aprire un futuro al popolo perché ha preparato una persona che è in grado di
agire in sintonia con Lui.
Se adesso, lasciando
Mosè, pensiamo a Gesù, troviamo qualcosa di simile ma anche di molto più
grande. Perché Gesù Risorto può ora intercedere a nostro favore?
La risposta è evidente.
Dio ha visto la miseria degli uomini. Avrebbe potuto punire anche loro invece
ha pensato di poter recuperarli e ha voluto creare le condizioni per un nuovo
futuro.
In che modo ha fatto
questo? Di nuovo la risposta è evidente. Gesù ha accettato di accompagnarci, di
prendersi la responsabilità della nostra conversione o guarigione in primo
luogo attraverso il suo insegnamento. Più ancora di Mosè, ha rinunciato al suo
interesse per fare il nostro vantaggio. Addirittura per non tradire la verità che
ci salva, si è fatto inchiodare in croce da coloro che era venuto a soccorrere.
La preghiera di Gesù a
Dio per noi è molto più valida e più efficace di quella di Mosè perché è
vivificata da una carità ancora più grande; anzi una carità sublime, l’amore proprio
di Dio vissuto nella nostra stessa carne.
Quando noi veniamo
soccorsi dall’intecessione di Gesù? Da una parte dobbiamo dire sempre ma
dall’altra dobbiamo pensare ad un momento particolare stabilito da Dio. É il
sacrificio della Messa. Qui si rinnova l’intercessione di Gesù. Nell’Eucaristia
Gesù prega per noi come aveva fatto Mosè, ma in modo molto più efficace. Gesù
da Risorto, stando presso Dio, presenta al Padre tutto ciò che ha operato per
noi in tutta la sua vita e sopratutto la sua morte in croce; presenta le prove
del suo amore per Lui e per noi.
L’Eucarestia ha un
aspetto terreno e un aspetto celeste. L’elemento terreno è la vita umana di
Gesù vissuta nella carità fino al dono di sé nella sua morte. L’elemento
celeste consiste nel fatto che ora in cielo, Egli la ripresenta al Padre a
nostro favore.
Ma il regalo più grande
sta nel fatto che tutta la Chiesa riceve la possibilità di offrire Gesù. La
Chiesa riceve il privilegio straordinario di rivolgersi a Dio con queste
parole: Ora, o Padre, offriamo alla tua maestà divina, fra i doni che ci hai
dato la vittima pura santa immacolata, il Cristo tuo Figlio che con il suo
sacrificio apre a noi il cammino verso di Te. Qui vedete, ed è questo il cuore
del mistero, si attua una consonanza tra ciò che la Chiesa compie sulla terra e
ciò che Cristo compie in cielo. La Chiesa offre a Dio Cristo, come uno di noi,
mentre Cristo offre se stesso a Dio Padre.
Ma c’è un altro aspetto
assai rilevante: mentre offriamo Gesù a Dio, ci offriamo anche noi assieme a Lui.
Se non facessimo questo, la nostra Eucaristia risulterebbe falsa. Mentre
offriamo Gesù a Dio e Lui si offre al Padre, assoccia anche noi alla sua
offerta. Egli loda, ringrazia il Padre, si dona a Lui nell’amore ma trasfonde
questi suoi sentimenti anche in noi.
Quindi diciamo: Accetta
anche noi, Padre santo, insieme all’offerta del tuo Figlio...
Ho parlato di
consonanza. Consonaza ci ricorda le consonanti. Le consonanti per poter essere
pronunciate devono appoggiarsi sopra una vocale. La preghiera della Chiesa è
come una consonante che non può essere avvertita da Dio, se non si appoggia
sulla vocale che è la preghiera di Cristo. Noi presentiamo a Dio Gesù, il suo
amore che si manifesta nella sua lode, nel suo ringraziamento, nella sua
supplica e uniamo le nostre umili sillabe a quella vocale dal valore immenso;
uniamo le nostre umili voci all’immenso coro degli angeli e dei Santi che, come
noi, con-suonano insieme a quell’unica Parola, il Cristo, realmente gradita a
Dio.
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