sabato 16 gennaio 2021

 17 gennaio 2011

Letture 2a domenica t.o. -anno B 

 

Prima Lettura Dal primo libro di Samuèle - 1Sam 3,3b-10.19

 

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

 

Salmo Responsoriale - dal Sal 39

R. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. R.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. R.

 

Seconda Lettura- 1Cor 6,13c-15a.17-20

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi


F
ratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro - dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.

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 omelia

Vocazione è la parola che racchiude le letture di q. domenica. Dopo quella particolare del giovane Samuele, Il Vangelo ci offre un altro esempio di chiamata,.  Qui, nel Vangelo, il Signore non chiama direttamente… Sulla scena c’è il Battista che  fissa lo sguardo su Gesù. Tutta la vita del Precursore è stata orientata da questo sguardo rivolto a Lui e non a se stesso. La sua missione di precursore sta ormai per finire. Quando arriva lo sposo, (che è Gesù…) l’amico  dello sposo si deve ritirare (cfr. 3,29-30). Il passaggio di Gesù indica al Battista che per lui è venuta l’ora di fermarsi per lasciare posto a un altro. È Gesù ormai che deve prendere l’iniziativa. 

L’ indicazione forte del Battista, “Ecco l’agnello di Dio”, dà inizio a una reazione a catena, che porterà altri a farsi discepoli di Gesù.  Alla fine del racconto, infatti, Andrea va da Pietro, gli comunica con convinzione la scoperta che ha fatto…la chiamata si allarga, come i cerchi prodotti da un sasso sullo stagno. 

Andrea, ricco della propria esperienza di fede, ora diviene a sua volta come Eli nell’Antico Testamento e come il suo antico maestro, il Battista: tutto rivolto verso il Signore e tutto teso a indicarlo come unico Messia Salvatore.

 

Una domanda per noi chiesa, oggi: “Come fare perché il mio incontro con il Signore diventi interessante anche per altri? 

Quali saranno, ad esempio, quei genitori o quegli adulti capaci di una fede matura che si espande, che trascina o, perlomeno, suscita domande anche in chi non crede?

Andrea e il suo compagno, entrambi discepoli del Precursore, in questo modo sono spinti alla sequela del Cristo. 

Il vangelo di Giovanni parla spesso dell’impegno di  cercare Gesù e scoprire chi è e ci offre i tratti caratteristici dell’essere discepolo. Quindi quello che è avvenuto allora, 

(la chiamata dei primi discepoli), può diventare esperienza nell’oggi della nostra vita… Essere discepoli oggi di quel Gesù che mi passa accanto… Certo, in modo diverso da allora… ma la sostanza è uguale. 

Non c’è vita in cui Gesù non passi, non c’è nessuna storia personale che Gesù non tocchi e non voglia incontrare… 

Dipende da noi: vogliamo farci incontrare oppure ci giriamo da un’altra parte?

Che cos’è, allora la fede? E’ l’esperienza vissuta nell'incontro e nell’adesione alla persona del Cristo: che qui viene indicato con tre titoli: Agnello di Dio (v. 36), Rabbi (v. 38), Messia (v. 41). Siamo davanti ad un itinerario di fede e a una scoperta del mistero di Gesù, attraverso la graduale conoscenza e adesione.


I discepoli seguono Gesù, si fidano, fanno un primo passo, abbandonano le loro certezze di quel momento…E adesso l’iniziativa passa a Gesù: sono le sue prime parola nel V. di Gv.:  «Che cercate?» Domanda che è rivolta a ogni uomo che intende seguirlo: la parola di Dio come la parola di Gesù è lama che discende in profondità e scopre la verità dell’esistenza. 

Come se Gesù dicesse: “Quali sono i tuoi interessi? Che cosa pensi sia più importante per te nella tua vita? In quali settori spendi le tue energie?” 


“Dove abiti?”, chiedono i discepoli… Gesù non ha un indirizzo o un recapito… La domanda può voler dire, allora…: Che cos’hai di interessante da offrirci, rispetto agli altri maestri? Qual è il tuo modo di vivere, per cui valga la pena di venirti dietro? Ci stiamo forse sbagliando?”.


“Venite e vedrete!”. Si può seguire Gesù solo dopo averlo frequentato,  stando con Lui, accettando di scoprire la ricchezza delle sue parole e della sua persona..

E ognuno deve rispondere per se stesso; non sono ammesse deleghe o rimandi senza decidere mai!

“Quel giorno rimasero con lui…” La parola rimanere-restare indica che non si tratta di un’ esperienza passeggera, l’emozione di un momento, l’entusiasmo di poche ore, ma di una scelta stabile e senza rimpianti!

Non si tratta di ammirare qualcuno, ma di fare esperienza di una persona, di entrare nell’intimità di Gesù, per vivere come Lui, a somoglianza di Lui. 

“Solo chi rimane in me porta molto frutto!” 

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17 gennaio 2021 – 2a domenica del tempo ordinario

Avvisi

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18-25 gennaio: SETT. di PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

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19 gennaio è la memoria del BEATO ANDREA, nostro Patrono.  Essendo difficile celebrarla alla sera (né fare l’invito ai precedenti parroci della parrocchia),  ne faremo memoria domenica prossima, 24 gennaio, a tutte le Messe. (Anche alla Messa feriale del 19 gennaio)

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Preghiera sul Vangelo

 

Non e facile, mio Dio, il ruolo che hai affidato a Giovanni, il battezzatore: una missione a tempo ben definito: preparare la strada e poi scomparire, indicare che il Messia è arrivato e   poi defilarsi per sempre.

Eppure, se ci penso un poco, tu chiedi anche me di essere un po’, come lui e metti sulla mia bocca la tua Parola perché io la porti ai miei fratelli. Ma io non posso poi neppure immaginare cosa avverrà a quel seme che ho lanciato sul terreno.

Mi chiedi di fare la mia parte di testimone del Regno, cercando assieme ai miei fratelli  quella giustizia e quella pace , che attecchiscono solo a duro prezzo; ma senza giudicarmi indispensabile perché altri mieteranno dove io ho seminato e piantato.

Mi affidi l’educazione alla fede perché le nuove generazioni possano entrare nella tua alleanza. 

Sei tu l’Agnello di Dio:  tu solo hai preso su di te il peccato e il male del mondo per distruggere la loro forza con il tuo amore.

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Il Beato Andrea da Peschiera fu il vero Frate Predicatore, potente in opere e in parole, tutto consacrato al bene delle anime, infaticabile nell’evangelizzare intere popolazioni. Prese l’Abito Domenicano nel convento di Brescia, da quello passò in S. Marco di Firenze per compiervi gli studi. In questo venerabile cenobio fioriva in pieno, per opera del Beato Antonio Della Chiesa, la riforma voluta dal Beato Raimondo Da Capua, e così Andrea si formò non solo ai forti studi, ma anche alle solide virtù. Inviato nella Valtellina a difendervi la fede, minacciata dall’eresia, per 45 anni ne fu la vigile sentinella perlustrando instancabile quelle valli alpine, povero e penitente, come il suo gran Padre Domenico, compiendovi prodigi di zelo. Predicò con ardore la divina parola, confermandovi innumerevoli anime nella fede e richiamandole da tutte le vie del male. Creò nuove parrocchie, fondò monasteri, eresse, nel 1475, il celebre convento di Morbegno, che non solo contribuì al rifiorimento della vita regolare nell’Ordine, ma fu un vero baluardo contro l’eresia, vera casa della santa predicazione di cui egli fu l’anima senza voler tuttavia accettare mai nessun grado di superiorità. L’unico ufficio cui ambì, e che sempre esercitò con santa gioia, fu quello di Questuante, fedele, anche in questo, imitatore del suo glorioso Patriarca. In questa vita di penitenza, di preghiera, d’incredibili fatiche perseverò fino alla più tarda vecchiaia. Il suo corpo è ancor oggi molto venerato nella chiesa parrocchiale di Morbegno, paese dove trovò la morte il 18 gennaio 1485 nel convento da lui fondato. 

Papa Pio VIII il 26 settembre 1820 ha confermato il culto.

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Preghiera comune e solidarietà.  Così cresce l’unità tra le Chiese 

(da Avvenire 15 gennaio 2021)

 

Uniti nella preghiera, linfa del dialogo. Alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si apre lunedì, le Chiese cristiane scrivono insieme una Lettera per ribadire che tutto può essere rinnovato dalla «presenza del Signore e della sua Parola di vita, custodita e annunciata nelle nostre comunità». 

 

Ecco il testo della Lettera ecumenica inititolata «Viviamo e celebriamo la nostra unità nella preghiera comune », diffusa in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in programma, come ogni anno, dal 18 al 25 gennaio.

 

Viviamo e celebriamo la nostra unità nella preghiera comune

Care sorelle e cari fratelli, mai come in questo tempo abbiamo sentito il desiderio di farci vicini gli uni gli altri, insieme alle nostre comunità che sono in Italia. La sofferenza, la malattia, la morte, le difficoltà economiche di tanti, la distanza che ci separa, non vogliamo nascondano né diminuiscano la forza di essere uniti in Cristo Gesù, soprattutto dopo aver celebrato il Natale. La sua luce, infatti, è venuta ad illuminare la vita delle nostre comunità e del mondo intero: è luce di speranza, di pace, luce che indica un nuovo inizio. Sì, non possiamo solo aspettare che dopo questa pandemia “tutto torni come prima”, come abitualmente si dice. Noi, invece, sogniamo e vogliamo che tutto torni

meglio di prima, perché il mondo è segnato ancora troppo dalla violenza e dall’ingiustizia, dall’arroganza e dall’indifferenza. Il male che assume queste forme vorrebbe toglierci la fede e la speranza che tutto può essere rinnovato dalla presenza del Signore e della sua Parola di vita, custodita e annunciata nelle nostre comunità.

In questi mesi di dolore e di grande bisogno abbiamo visto moltiplicarsi la solidarietà. Molti si sono uniti alle nostre comunità per dare una mano, per farsi vicino a chi aveva bisogno di cibo, di amicizia, di nuovi gesti di vicinanza, pur nel rispetto delle

giuste regole di distanziamento. Sentiamo il bisogno di ringraziare il Signore per questa solidarietà moltiplicata, ma vogliamo dire anche grazie a tanti, perché davvero scopriamo quanto sia vero che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (cfr. Atti 20,35). La gratuità del dono ci ha aiutato a riscoprire la continua ricchezza e bellezza della vita cristiana, inondata dalla grazia di Dio, che siamo chiamati a comunicare con maggiore generosità a tutti. Così, non ci siamo lasciati vincere dalla paura, ma, sostenuti dalla presenza benevola del Signore, abbiamo continuato ad uscire per sostenere i poveri, i piccoli, gli anziani, privati spesso della vicinanza di familiari e amici. Le nostre Chiese e comunità hanno trovato unità in quella carità, che è la più grande delle virtù e che, unica, rimarrà come sigillo della nostra comunione fondata nel Signore Gesù.

Desideriamo, infine, intensificare la preghiera gli uni per gli altri, per i malati, per coloro che li curano, per gli anziani soli o in istituto, per i profughi, per tutti coloro che soffrono in questo tempo. Come abbiamo scritto nella presentazione del sussidio per la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, oggi la nostra preghiera sale intensa, perché il Signore guarisca l’umanità dalla forza del male e della pandemia, dall’ingiustizia e dalla violenza, e ci doni l’unità tra noi. Ci uniamo con la nostra preghiera anche nella memoria del Metropolita Zervos Gennadios, che per diversi anni ha condiviso con noi il cammino verso la piena unità e ci ha lasciato il 16 ottobre dello scorso anno. La preghiera stessa infatti diventi a sua volta fonte di unità. Ignazio di Antiochia ricorda ai cristiani di Efeso nei suoi scritti: “Quando infatti vi riunite crollano le forze di Satana e i suoi flagelli si dissolvono nella concordia che vi insegna la fede”. Rimanere in Gesù vuol dire rimanere nel suo amore. Quell’amore che ci spinge ad incontrare senza timore gli altri, specialmente i più deboli, i periferici, i poveri ed i sofferenti, come Gesù stesso ci ha insegnato, percorrendo senza sosta le strade del suo tempo.

Viviamo e celebriamo la nostra unità nella preghiera comune, che vedrà riunite le nostre comunità soprattutto in questa settimana.

Un fraterno saluto a tutti nell’amicizia e nella stima che ci uniscono.

 

Mons. Ambrogio Spreafico

vescovo presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo

Mons. Polykarpos Stavropoulos

vicario patriarcale della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta

pastore Luca Maria Negro

presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia