sabato 23 aprile 2022

 24 aprile 2022 - 2a domenica di Pasqua



Dagli Atti degli Apostoli -At 5,12-16
 

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.


Salmo Responsoriale -Dal Salmo 117 (118)

R. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre. 
Oppure: R. R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». 
R.
 
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! 
R.
 
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. 
R.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 1,9-11a.12-13.17-19 

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».


Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 20,19-31


La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

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2a Pasqua C 2022 - omelia

 

Il racconto di Giovanni (20,19-29) dell'apparizione di Gesù risorto ai discepoli è particolarmente ricco di spunti interessanti.

Ne scegliamo tre: la vittoria sulla paura, la pace e la gioia.

L'evangelista annota che le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano «chiuse per paura dei giudei». C'è la paura della folla che non osa parlare in pubblico di Gesù (7,13), la paura dei genitori del cieco guarito che temono le reazioni delle autorità (9,22), la paura di alcuni notabili che non hanno il coraggio di dichiararsi nel timore di essere espulsi dalla sinagoga (12,42). Naturalmente la paura proviene dall'esterno, ma se può entrare nel cuore dell'uomo. Non serve chiudere le porte. La paura entra nel profondo. E’  allora che interviene Gesù.

Sempre il Signore tiene conto delle nostre fatiche e viene a visitarci. Sta in mezzo, cioè legge nel cuore e ci rassicura. E’ una presenza stabile e continua. La visita di Gesù ci prende lì dove siamo, non rimprovera, non accusa, ma sostiene. “Pace a voi” dice il Signore. Si tratta di una pace che Gesù ha già promesso nei discorsi di testamento: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come il mondo la dà» (14,27). La pace di cui parla Gesù è diversa dalla pace del mondo. Diversa perché dono di Dio. Diversa, perché va alla radice, là dove l'uomo decide le scelta più importanti…

Perchè non è assenza di conflitti, ma risanamento di un cuor e riconciliato. Gesù, poi, mostra le ferite delle mani e del fianco. Non solo per dire: “Sono proprio io il Crocifisso che avete visto morire… ma per far capire che le sue ferite sono le ferite dell’amore, della donazione piena. E’ come se Gesù dicesse: “Vi amo ancora nonostante il vostro tradimento e le vostre debolezze. Sono qui con voi per riprendere una storia che la mia morte non ha interrotto..”

Secondo la lettura dell’Apocalisse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente!”

 

I discepoli «si rallegrarono al vedere il Signore». Anche la gioia è un dono che Gesù ha già promesso (15,11). Si tratta sempre di una gioia che affonda le sue radici nell'amore («rimanete nel mio amore»). Non è solo l’ emozione di un momento, per quanto significativo… ma il frutto della scelta di chi ha accolto il Signore e gode per questa decisione senza rimpianti. “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi..”

Chiamati, dunque, ad essere cristiani più gioiosi, non con la testa bassa di chi ha solo ripensamenti e malumori… 

 

L’incontro con Tommaso, fratello nostro anche nel dubbio della fede!

Gesù rispetta la sua fatica e i suoi dubbi; rispetta i tempi di ciascuno e la complessità del vivere. Non si scandalizza, si ripropone con le sue ferite aperte. 

“Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” Ecco una beatitudine che sentiamo nostra. Una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia. Beati voi... grazie a tutti quelli che credono senza necessità di segni, anche se hanno mille dubbi, come Tommaso. Sono quelli che se una volta potessero toccare Gesù da vicino - vedere il volto, toccare il volto - se una volta potranno vederlo, ma in noi, anch'essi diranno: Mio Signore e mio Dio!

Tommaso si arrende alla pace, la prima parola che accompagna il Risorto: Pace a voi! Non un augurio, non una semplice promessa, ma un dono stabile: la pace è qui, è in voi, è iniziata.

 

S. Paolo VI nel documento “Gaudete in Domino: 

”Soffermiamoci ora a contemplare la persona di Gesù, nel corso della sua vita terrena. Nella sua umanità, egli ha fatto l'esperienza delle nostre gioie. Egli ha manifestamente conosciuto, apprezzato… tutta una gamma di gioie umane, di quelle gioie semplici e quotidiane, alla portata di tutti. Egli ammira gli uccelli del cielo e i gigli dei campi. Egli richiama tosto lo sguardo di Dio sulla creazione all'alba della storia. Egli esalta volentieri la gioia del seminatore e del mietitore, quella dell'uomo che scopre un tesoro nascosto, quella del pastore che ritrova la sua pecora o della donna che riscopre la dramma perduta, la gioia degli invitati al banchetto, la gioia delle nozze, quella del padre che accoglie il proprio figlio al ritorno da una vita di prodigo e quella della donna che ha appena dato alla luce il suo bambino…

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2a domenica di Pasqua 

Dio della misericordia, ascoltaci!

 

Padre, apri gli occhi della tua Chiesa: 

ogni cristiano impari a coltivare nel proprio cuore un intenso rapporto con il tuo Figlio, specialmente coloro che tu hai chiamati a confermare e accompagnare la fede del tuo popolo. Preghiamo.


Padre, apri gli occhi di tutti quelli che ancora faticano a credere in te e nel tuo amore: dona loro sinceri testimoni del tuo Vangelo. Aprano il loro cuore alla fede in Gesù Cristo. Preghiamo.

 

Padre, apri gli occhi dei governanti della terra: fa’ che non siano mai distaccati dal vissuto dei loro popoli e si impegnino con coraggio nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno. Preghiamo.

 

Padre, apri gli occhi di tutti i malati, bisognosi non solo di cure, ma di 

vicinanza e di solidarietà: dona loro la gioia di incontrarti nelle persone che si accostano a loro con compassione. Preghiamo.

 

Padre, apri gli occhi della nostra comunità, perché possiamo essere una vera manifestazione di unità e carità fraterna, che ci aiuti a camminare lungo la via della tua Parola. Preghiamo. 

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È per noi, Gesù, la tua pace, una pace guadagnata a caro prezzo,

grazie all’offerta della tua vita, una pace da non confondere

con la tranquillità e il compromesso che spesso mascherano situazioni

in cui i problemi sono ignorati e la giustizia è stata calpestata

per cedere agli interessi del più forte.

È per noi, Gesù, la tua misericordia, il tuo perdono donato a dismisura

a tutti coloro che l’invocano e sono disposti a cambiare vita.

È per noi, Gesù, la gioia generata dalla tua presenza tra noi,

un dono che rincuora e sostiene, nella nostra ricerca quotidiana

in mezzo alle prove e alle difficoltà.

È questa gioia che abita la nostra esistenza anche quando ci chiedi di misurarci

con le ostilità e con i soprusi

e di amare anche quelli che ci fanno del male, proprio come hai fatto tu.

È per noi, Gesù, la beatitudine che tu proclami davanti a Tommaso,

per noi che crediamo in te anche se non abbiamo la possibilità

di vederti e di toccarti.

E tuttavia ti abbiamo affidato la nostra vita, sicuri di averla messa 

in buone mani, le mani segnate dai chiodi

e divenute per sempre strumento della tua tenerezza e della tua compassione.