sabato 28 maggio 2022

 29 maggio 2022- ASCENSIONE DEL SIGNORE

Prima Lettura - Dagli Atti degli Apostoli - At 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 46 (47)

R. Ascende il Signore tra canti di gioia. 

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. R.
 
Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. R.
 
Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. R.
 

Seconda Lettura - Dalla lettera agli Ebrei
 Eb 9,24-28; 10,19-23

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso. Parola di Dio.

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca -  Lc 24,46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Parola del Signore

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°**°*°*°*°*°*°*°**°**°**°*°

OMELIA


Luca ci racconta che Gesù, nei quaranta giorni dopo la risurrezione, si mostrò agli occhi dei discepoli, diede a loro delle istruzioni, spiegando le cose del regno di Dio. Aggiunge poi una terza espressione, con la quale documenta la convivenza e la comunione di quei giorni con gli apostoli, “prese il pasto assieme a loro”. E’ la dimostrazione del legame di amicizia che continuava ancora…

Poi, nel racconto dell’Ascensione, Luca ha inserito un’osservazione sorprendente. Infatti ci dice che i discepoli erano “pieni di grande gioia”, quando dal monte degli ulivi sono scesi verso Gerusalemme. Secondo il nostro normale modo di vedere, qui c’è davvero qualcosa che non va: l’Ascensione del Signore al cielo era l’ultima apparizione del Risorto; i discepoli sapevano che non avrebbero più rivisto il Signore in questo mondo. E allora? Come si spiega la gioia? 

La paura dei discepoli di essere abbandonati forse era presente in un primo momento o in qualche situazione, come è da immaginare… Lo lascia un po’ intendere l’invito ai discepoli fatto dalle creature angeliche (Atti), mentre Gesù scompare da loro: “Perché state a guardare in alto?”. Guardare in alto poteva essere il segno di una qualche forma di nostalgia, forse la paura di essere abbandonati… 

Inoltre gli apostoli sapevano del grande compito che li atteneva sulla parola di Gesù: uscire verso l’ignoto e rendere testimonianza a Gesù davanti a un mondo che li vedeva solo come gente di poco conto venuta dalla Giudea, per di più emarginata dal suo stesso popolo.

Ma proprio qui sta la novità e la sorpresa. L’Ascensione porta con sé qualcosa di rassicurante: questa volta Gesù entra nella vita degli apostoli e della chiesa per sempre. Certo in modo nuovo: non sarà più visibile agli occhi del corpo, ma sarà presente e vivo agli occhi della fede. E’ il Signore della storia. Per questo c’è motivo di gioia. Gli apostoli e la chiesa vivono una presenza nuova di Gesù, sono sicuri che si è aperta una strada nella quale Gesù sta davanti a noi. Anche noi dovremmo maturare una convinzione forte: Il Signore non è scomparso dalla scena della chiesa e del mondo. “Io sono con voi tutti i giorni..(Mt). “Non vi lascio orfani, io vengo da voi” (Gv)

C’è un’altra annotazione importante dell’evangelista. Gesù aprì le braccia e li benedisse. Mentre li benediceva, scomparve dinanzi a loro. La sua ultima immagine sono le sue braccia aperte, i gesti della benedizione. 

L’Ascensione è segno della benedizione. Come dice un autore spirituale: “Le mani di Cristo sono diventate il tetto che ci copre e, insieme, la forza che apre la porta del mondo verso l’alto. E’ benedicendoli che egli se ne va, ma vale anche il contrario: benedicendoli egli resta. E’ questo, da allora, il suo modo di legarsi con il mondo e con ciascuno di noi: egli benedice, è divenuto lui stesso benedizione per noi”. 

I discepoli ( e anche noi con loro…) sapevano di essere stati benedetti per sempre e di trovarsi sotto quelle mani benedicenti, dovunque fossero andati.

 

Un altro aspetto. L’Ascensione di Cristo non è uno spettacolo per i discepoli, ma un’evento in cui essi stessi sono inseriti. E’ un “in alto i nostri cuore…” (preghiera prima del Santo) , un movimento verso l’alto, a cui tutti veniamo chiamati. Ci dice che l’uomo può vivere rivolto verso l’alto, che è capace dell’altezza. Di più: l’altezza che sola corrisponde alla misura dell’uomo è l’altezza di Dio stesso. 

Stavano sempre nel tempio lodando Dio…”. Questa lode riconoscente diventerà, poi, l’impegno forte dell’annuncio. Il Vangelo diventa buona notizia per tutti. 

Gli apostoli (e noi cristiani di oggi) devono passare da una Chiesa che mette al centro se stessa, che accende i riflettori su di sé, ad una Chiesa “in uscita”  che si mette al servizio del cammino del mondo. E’ l’impegno a riconoscere i semi di verità presenti nel cuore di tanti e il compito, mai finito, di  predicare la conversione sempre necessaria per i cristiani e per tutti!.

°°°°°°°°°°°°°                                        °°°°°°°°°°°°°°°                                        °°°°°°°°°°°°°°

Ridesta la nostra fede, Signore!

 

Padre santo, ti supplichiamo per la tua Chiesa. Aiutala ad immergersi nella storia degli uomini. Donale la forza di una carità grande, perché guardando e curando i mali della terra, dia a tutti la speranza di un cielo. 

Noi ti preghiamo. 


Padre santo, ti supplichiamo per i popoli travagliati dai conflitti. 

Accompagna la fatica dei costruttori di pace. 

La violenza e la guerra non sfigurino più il volto dell’uomo.

No ti preghiamo.


Padre santo, il tuo Figlio Gesù prima di salire al cielo ha promesso il dono dello Spirito Santo. Assisti coloro che si preparano a ricevere  i sacramenti  e rivestili di potenza dall’alto. Da’ a tutti i cristiani il coraggio e l'entusiasmo di credere in te. Noi ti preghiamo.


Padre santo, ci hai dato Gesù che è entrato nel santuario del cielo con l’offerta della sua vita. Ti supplichiamo per noi e per la nostra comunità. Fa’ che diventiamo annuncio di liberazione e di speranza per molti che soffrono nello sconforto. Noi ti preghiamo.

 

Padre Santo, Ti affidiamo tutte le nostre famiglie perché 

siano  sempre luogo di riconciliazione. Tu ci assicuri la tua presenza che, nel Signore Gesù ci accompagna e ci consola, Noi ti preghiamo.


sabato 21 maggio 2022

Basilica di San Zeno - Inside Verona


Oggi, 21 maggio, la chiesa di Verona celebra la Solennità di S.Zeno, primo Patrono della nostra città e della nostra diocesi. 


 

22 maggio: 6a domenica di Pasqua 

Prima Lettura -Dagli Atti degli Apostoli - At 15,1-2.22-29

 

In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 66 (67)

R. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. 
 

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.
 
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.
 
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.
 

Seconda Lettura - Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
 Ap 21,10-14.22-23

L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.

Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,23-29

 

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

***************************************************************************************************

Omelia 6a Pasqua - C 

 

 

 

Sullo sfondo del Vangelo di oggi la parabola della vite e dei tralci… Unità profonda nella fede tra Gesù Cristo e i credenti in Lui.

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

 

L’amore verso Gesù, richiesto a tutti noi, passa attraverso l’obbedienza alla sua parola. Gesù non si accontenta di promesse generiche, di parole vuote che restano solo buone intenzioni. Il verbo amare dice anche desiderio, affetto, amicizia, appartenenza: ma non si può parlare di vero amore se manca l'osservanza dei comandamenti. Ma non è così anche nelle relazioni vere di amore? Voler bene ad una persona vuol dire mantenere una promessa, dire di si ad una parola che è stata data come garanzia di fedeltà e di un legame forte…

Osservare la parola di Dio ha come risultato l’impegno stesso di Dio verso di noi: Il suo amore e la decisione di Dio stesso di prendere dimora in noi. 

La nostra persona, quindi, diventa il luogo spirituale in cui abitano in noi. Il Signore Gesù è venuto tra noi, ha abitato la nostra terra per mostrare che non è lontano da ciascuno di noi. Ma, ancora di più, il Padre e il Figlio decidono di stare nella nostra vita, per essere la nostra compagnia! E allora il Signore abita i nostri pensieri el e nostre scelte!

 

Ora Gesù parla del Paraclito, cioè dello Spirito Santo, la promessa per eccellenza, il suo dono più grande!

Lo Spirito Consolatore; Colui che ci sta vicino e ci difende, ha il compito di insegnare: «Vi insegnerà ogni cosa». È un'affermazione da precisare. Lo Spirito è mandato dal Padre nel nome di Gesù e ricorda quanto Gesù ha già detto. L'insegnamento dello Spirito è ancora l'insegnamento di Gesù. Nessuna concorrenza. Compito dello Spirito è insegnare e ricordare. Si tratta sempre dell'insegnamento di Gesù, ma compreso sempre di più nella sua profondità: come a dire che il Vangelo è una miniera che non si esaurisce mai e nasconde molti tesori.: «Vi insegnerà ogni cosa».

Non si tratta di aggiungere qualcosa all'insegnamento di Gesù, quasi fosse incompleto. «Ogni cosa» significa la possibilità di capire di più, quasi di stupirsi per la ricchezza che contiene!

Abbiamo provato anche noi qualche volta a sentire che la parola del Signore ci ha aperto orizzonti nuovi ed è stata un bella sorpresa che ci ha portato a decisioni importanti?


Poi lo Spirito ci ricorda, cioè ci convince che il Vangelo non è qualcosa di vecchio, di ripetitivo, ma ha la capacità di portare anche oggi un messaggio di 

senso e di valore, mai scontato!

 

Infine il dono della pace. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.

La pace di Gesù è originale, è la sua e non come quella del mondo. Dove sta la differenza? Per il mondo o la società che non si ispira al vangelo, pace può vuol dire 

fine dei conflitti, almeno per un po’…(che di per sé è già un buon risultato!, ma dove il fuoco dell’odio cova sotto la cenere)… Ma Gesù dona un pace che è riconciliazione, conversione interiore del cuore, risanamento degli odi, dono di un cuore nuovo. 

E questo è solo opera di Dio!

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

6a domenica di Pasqua

Intenzioni per la preghiera dei fedeli

 

Ascolta la preghiera dei tuoi figli! 

 

Signore, vi sono uomini e donne che si impegnano nel testimoniare la loro fede. Illumina quanti sono chiamati a prendersi cura della fede dei ragazzi e degli adolescenti. Preghiamo...

 

Signore, tu incoraggi i cristiani a superare le frontiere per andare incontro a quelli che non ti conoscono. Sostieni tutti i missionari e le missionarie che donano la loro vita per l'annuncio del Vangelo. Preghiamo... 

 

Signore, vi sono uomini e donne che spendono le loro energie per far crescere dovunque Ia giustizia e la pace. Accompagna tutti quelli che lottano quotidianamente contro l'egoismo e la violenza, in mezzo a guerre e conflitti. Preghiamo...

 

Signore, vi sono uomini e donne che sprofondano ne||'angoscia e nella depressione, che patiscono perché abbandonati da tutti. Suscita fratelli e sorelle che manifestino la vicinanza di Dio. Preghiamo...

°°°°°     *****     °°°°°     *****     °°°°°     *****     *****     ^^^^^     °°°°°     ^^^^^     °°°°°



sabato 14 maggio 2022

 15 maggio 2022: 5a di Pasqua

Liturgia della domenica 5a di Pasqua

 

O Padre,
che tutto rinnovi nel tuo Figlio glorificato,
fa’ che mettiamo in pratica il suo comandamento nuovo
e così, amandoci gli uni gli altri,
ci manifestiamo al mondo come suoi veri discepoli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

 

Prima Lettura - Dagli Atti degli Apostoli - At 14,21b-27

 

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale - R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore. 

 

Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
 
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. R.
 
Per far conoscere agli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.
 

Seconda Lettura - Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 21,1-5a

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
Parola di Dio.
 

Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 13,31-33a.34-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».


********************************

omelia (da don Bruno Maggioni)


Il comandamento che Gesù dona alla sua comunità (Gv 13,34-35) si esprime al singolare («un comandamento»). I molti comandamenti non sono che la manifestazione dell’unico comandamento che è l’amore. Il comandamento dell’amore è chiamato da Giovanni un dono (il verbo dare è troppo debole, meglio tradurre donare). Che un comandamento sia un dono può sembrare paradossale, ma è conforme a tutta la tradizione biblica: la legge di Dio è un dono, perché il suo dettato corrisponde alla nostra vocazione più profonda. L’amore scambievole è per l’uomo movimento, vita, uscire dal chiuso, dall’odio, dall’egoismo e dall’indifferenza per respirare a pieni polmoni. 

Si legge nella prima lettera di Giovanni (3,14): «Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli, chi non ama rimane nella morte». Amare i fratelli è la prova decisiva che si è vivi.

L’amore reciproco trova in Gesù il modello e la fonte: «Come io ho amato voi». Come dice la norma e la misura. Ma dice anche la ragione: se possiamo amarci fra noi è perché Lui per primo ci ha amati. «Come io ho amato voi», dice Gesù. Noi ci aspetteremmo: «Così anche voi amate me». Invece no: «Gli uni gli altri». C’è dunque nell’amore di Gesù una dimensione di gratuità che anche il nostro amore deve avere. L’amore di Gesù non accaparra il discepolo. Al contrario è un dinamismo che lo spinge verso gli altri. È amando i fratelli che si ricambia quello di Gesù. 


L’amore tra i discepoli è un amore che tende alla reciprocità «amatevi gli uni gli altri» è ripetuto più volte. Ma se vuole somigliare a quello di Cristo deve nascere da una gratuità. E deve trattarsi di una reciprocità che si apre all’universalità. «Da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli». Un’affermazione, questa, che taglia corto su ogni eventuale tentazione della comunità di rinchiudersi in se stessa. L’amore cristiano – proprio quando se ne sottolinea la reciprocità – non cessa di essere aperto. Il comando dell’amore fraterno è da Gesù definito «nuovo». Non si tratta di una novità cronologica, ma di una novità qualitativa. Il comando dell’amore è  nuovo come è nuovo Gesù. Nuovo perché dischiude un mondo che appare nuovo e rinnovato, che sempre sorprende: nuovo a tal punto da essere il segno prefiguratore dei «nuovi cieli e della nuova terra». Nuovo anche perché è il segno e il frutto del mondo nuovo che la venuta di Cristo ha instaurato. La svolta è avvenuta e l’amore che ora i cristiani possono vivere appartiene già al mondo rinnovato. L’amore fraterno è la novità della vita di Dio che irrompe nel nostro vecchio mondo, rigenerandolo. Ed è l’anticipo della vita futura a cui aspiriamo.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

5a domenica di Pasqua

 

Rinnovaci nel tuo amore, Signore!

 

Per la Chiesa, che affronta i percorsi della storia assieme a tutti gli uomini di questo tempo. Possa testimoniare, in mezzo alle prove quotidiane, l'amore che ci è stato offerto in Cristo Gesù. Preghiamo... 

 

Per quelli che sono schiacciati dalla sofferenza, prigionieri dei loro fallimenti, privi di un orizzonte. Dona loro di rinascere alla speranza e alla fiducia. Preghiamo... 

Per quelli che in molti modi si mettono a servizio degli altri per consolare, pacificare, ridare il gusto di vivere. Sostieni la Ioro fatica. Preghiamo... 

 

Per tutti quelli che hanno abbandonato i loro paesi per portare in terre lontane il Vangelo. Possano rallegrarsi per tutti i fratelli che incontrano e per la ricchezza delle diverse culture. Preghiamo... 

 

Per questa nostra assemblea, radunata nel tuo nome. Lo Spirito ci doni di capire ciò che è più utile agli altri: una testimonianza silenziosa, un'affermazione esplicita della fede, una presenza attenta, una parola di incoraggiamento. Preghiamo...  

 

sabato 7 maggio 2022


 
8 maggio 2022- 4a domenica di Pasqua

Prima  Lettura

Dagli Atti degli Apostoli - At 13,14.43-52
 
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: "Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra"».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 99 (100)

R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida. 

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. R.
 
Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. R.
 
Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. R.
 

 Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 7,9.14b-17

Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 10,27-30

 

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°**°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Omelia  4a Pasqua C

 

A proposito di fede, se ne sentono di tutti i colori: credenti non praticanti, praticanti non credenti, cultori del fai-da-te, aezionati al super-market del sacro e delle devozioni dove la fede è piuttosto debole, ricercatori del miracoloso o di qualche cosa di straodinario, appassionati per l’esoterico, cioè per esperienze strane che illudono di trovare una risposta ai propri problemi...Molti di questi si dichiarano cristiani.

ll vangelo di oggi sembra fatto apposta per andare al cuore della domanda: chi è veramente un cristiano, un discepolo di Gesù? E la risposta è data brevemente, nel Vangelo di oggi, utilizzando solo tre parole. E’ la domenica del buon pastore 

Due riguardano  i cristiani, una Gesù stesso. L'immagine è comune: Gesù si presenta come il buon pastore, i suoi seguaci come le pecore.

 

 

 

«Ascoltare»:  “le mie pecore ascoltano la mia voce”. Ascoltare già molto difficile quando si tratta di ascoltare gli altri e non sommergerli delle nostre parole…compito dicile da praticare, con il prossimo ma anche con Dio. Sono in tanti a dire  di "parlare con Dio" nei più diversi momenti della loro giornata (ma particolarmente nel bisogno). Quanto ad ascoltare la "voce di Gesù", le cose vanno ben diversamente. Non permettiamo a Dio di parlarci… quando Lui deve avere il primato. 

Gesù comincia proprio da lì, dall'ascolto. Il cristiano è uno che "ascoIta la sua voce". 

 

«Conoscere”. “Io le conosco ed esse mi seguono”.  Si tratta di una conoscenza che nasce da una relazione d'amore. Non è  -il famoso  "Dio ti vede" del catechismo di qualche anno fa: l’idea di un Dio che controlla severo i nostri passi, che generava paura e imbarazzo.  Invece è un Dio che accompagna e che ci segue con amore…; è lo sguardo pieno di benevolenza che Gesù ha oerto a tanta gente e che continua a orire ad ognuno di noi.

“Seguire

Seguire »: verbo di movimento, che implica distacco dalla situazione in cui ci si trova, abbandono di scelte ingombranti, di pesi inutili che frenano un cammino spedito e sicuro. Ognuno di noi può chiedersi; “Quali sono le scelte o le decisioni che mi fanno deviarer dal percorso di Gesù che sta davanti a me come maestro e guida? Mi sto fidando di Lui?

Ascoltare la sua voce é percorrere la strada che Gesù stesso percorre. 

Dunque la comunità cristiana se vuole essere sale e luce anche in un mondo che cambia, non deve affannarsi in ricerche inutili e progetti diversi: la voce di Gesù è già risuonata nel cuore dei credenti, ma deve risuonare ancora come presente. Non una voce lontana che si perde nel frastuono di altre voci che pretendono di essere più forti… La direzione del nostro cammino è già tracciata: “Mi guidi per il giusto cammino a motivo del tuo nome..”


E la seconda precisazione: Gesù dice di donare la vita. Affermazione già ripetuta qualche riga prima del nostro passo (vv. 17-18): «Offro la mia vita per poi riprenderla. Nessuno me la toglie, la offro da me stesso... Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Gesù, stando a queste parole, dona la sua vita in piena libertà e, al tempo stesso, per un comando del Padre. Strana nozione di libertà. Gesù ha più volte detto che la sua libertà non sta nel prendere le distanze dal Padre, ma nel fare in tutto al sua volontà. 

Libertà e obbedienza al Padre (che è sempre l'obbedienza al dono di sé) coincidono. Lo spazio vero della libertà è l'amore.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

4a domenica di Pasqua (o del “Buon Pastore”)

 

Intenzioni per la preghiera dei fedeli:

Signore, guidaci sul sentiero della vita!


Signore, ti ricordiamo anzitutto quelli che ancora non hanno scoperto il tuo amore. Manifesta loro la luce della tua presenza. Preghiamo.


Signore, ti invochiamo per la Chiesa. Donale di ascoltare sempre la tua voce come Pastore e guida. Fa che la tua presenza sia cercata, accolta e vissuta con grande fiducia e generosità. Preghiamo.


Signore, nella Festa della mamma, ti affidiamo tutte le mamme, in particolare quelle della nostra parrocchia. Siano un punto di riferimento prezioso per le nostre famiglie. La loro parola venga apprezzata, il loro |avoro desti gratitudine e collaborazione. Preghiamo...


Signore, ti supplichiamo per la nostra comunità, con le sue gioie e le sue fatiche, i suoi successi e le sue delusioni. Donaci di vivere maggiormente la condivisione, nel rispetto della storia di ogni persona, delle sue speranze e delle sue attese. Preghiamo... 

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 59ª GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Chiamati a edificare la famiglia umana

Cari fratelli e sorelle!

Mentre in questo nostro tempo soffiano ancora i venti gelidi della guerra e della sopraffazione e assistiamo spesso a fenomeni di polarizzazione, come Chiesa abbiamo avviato un processo sinodale: sentiamo l’urgenza di camminare insieme coltivando le dimensioni dell’ascolto, della partecipazione e della condivisione. Insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà vogliamo contribuire a edificare la famiglia umana, a guarirne le ferite e a proiettarla verso un futuro migliore. In questa prospettiva, per la 59a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, desidero riflettere con voi sull’ampio significato della “vocazione”, nel contesto di una Chiesa sinodale che si pone in ascolto di Dio e del mondo.

Chiamati a essere tutti protagonisti della missione

La sinodalità, il camminare insieme è una vocazione fondamentale per la Chiesa, e solo in questo orizzonte è possibile scoprire e valorizzare le diverse vocazioni, i carismi e i ministeri. Al tempo stesso, sappiamo che la Chiesa esiste per evangelizzare, uscendo da sé stessa e spargendo il seme del Vangelo nella storia. Pertanto, tale missione è possibile proprio mettendo in sinergia tutti gli ambiti pastorali e, prima ancora, coinvolgendo tutti i discepoli del Signore. Infatti, «in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 120). Bisogna guardarsi dalla mentalità che separa preti e laici, considerando protagonisti i primi ed esecutori i secondi, e portare avanti la missione cristiana come unico Popolo di Dio, laici e pastori insieme. Tutta la Chiesa è comunità evangelizzatrice.

Chiamati a essere custodi gli uni degli altri e del creato

La parola “vocazione” non va intesa in senso restrittivo, riferendola solo a coloro che seguono il Signore sulla via di una particolare consacrazione. Tutti siamo chiamati a partecipare della missione di Cristo di riunire l’umanità dispersa e di riconciliarla con Dio. Più in generale, ogni persona umana, prima ancora di vivere l’incontro con Cristo e abbracciare la fede cristiana, riceve con il dono della vita una chiamata fondamentale: ciascuno di noi è una creatura voluta e amata da Dio, per la quale Egli ha avuto un pensiero unico e speciale, e questa scintilla divina, che abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna, siamo chiamati a svilupparla nel corso della nostra vita, contribuendo a far crescere un’umanità animata dall’amore e dall’accoglienza reciproca. Siamo chiamati a essere custodi gli uni degli altri, a costruire legami di concordia e di condivisione, a curare le ferite del creato perché non venga distrutta la sua bellezza. Insomma, a diventare un’unica famiglia nella meravigliosa casa comune del creato, nell’armonica varietà dei suoi elementi. In questo senso ampio, non solo i singoli, ma anche i popoli, le comunità e le aggregazioni di vario genere hanno una “vocazione”.

Chiamati ad accogliere lo sguardo di Dio

In questa grande vocazione comune, si inserisce la chiamata più particolare che Dio ci rivolge, raggiungendo la nostra esistenza con il suo Amore e orientandola alla sua meta ultima, a una pienezza che supera persino la soglia della morte. Così Dio ha voluto guardare e guarda alla nostra vita.

Si attribuiscono a Michelangelo Buonarroti queste parole: «Ogni blocco di pietra ha al suo interno una statua ed è compito dello scultore scoprirla». Se questo può essere lo sguardo dell’artista, molto più Dio ci guarda così: in quella ragazza di Nazaret ha visto la Madre di Dio; nel pescatore Simone figlio di Giona ha visto Pietro, la roccia sulla quale edificare la sua Chiesa; nel pubblicano Levi ha ravvisato l’apostolo ed evangelista Matteo; in Saulo, duro persecutore dei cristiani, ha visto Paolo, l’apostolo delle genti. Sempre il suo sguardo d’amore ci raggiunge, ci tocca, ci libera e ci trasforma facendoci diventare persone nuove.

Questa è la dinamica di ogni vocazione: siamo raggiunti dallo sguardo di Dio, che ci chiama. La vocazione, come d’altronde la santità, non è un’esperienza straordinaria riservata a pochi. Come esiste la “santità della porta accanto” (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 6-9), così anche la vocazione è per tutti, perché tutti sono guardati e chiamati da Dio.

Dice un proverbio dell’Estremo Oriente: «Un sapiente, guardando l’uovo, sa vedere l’aquila; guardando il seme intravvede un grande albero; guardando un peccatore sa intravvedere un santo». Così ci guarda Dio: in ciascuno di noi vede delle potenzialità, talvolta ignote a noi stessi, e durante tutta la nostra vita opera instancabilmente perché possiamo metterle a servizio del bene comune.

La vocazione nasce così, grazie all’arte del divino Scultore che, con le sue “mani” ci fa uscire da noi stessi, perché si stagli in noi quel capolavoro che siamo chiamati a essere. In particolare, la Parola di Dio, che ci libera dall’egocentrismo, è capace di purificarci, illuminarci e ricrearci. Mettiamoci allora in ascolto della Parola, per aprirci alla vocazione che Dio ci affida! E impariamo ad ascoltare anche i fratelli e le sorelle nella fede, perché nei loro consigli e nel loro esempio può nascondersi l’iniziativa di Dio, che ci indica strade sempre nuove da percorrere.

Chiamati a rispondere allo sguardo di Dio

Lo sguardo amorevole e creativo di Dio ci ha raggiunti in modo del tutto singolare in Gesù. Parlando del giovane ricco, l’evangelista Marco annota: «Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (10,21). Su ciascuno e ciascuna di noi si posa questo sguardo di Gesù pieno di amore. Fratelli e sorelle, lasciamoci toccare da questo sguardo e lasciamoci portare da Lui oltre noi stessi! E impariamo a guardarci anche l’un altro in modo che le persone con cui viviamo e che incontriamo – chiunque esse siano – possano sentirsi accolte e scoprire che c’è Qualcuno che le guarda con amore e le invita a sviluppare tutte le loro potenzialità.

La nostra vita cambia, quando accogliamo questo sguardo. Tutto diventa un dialogo vocazionale, tra noi e il Signore, ma anche tra noi e gli altri. Un dialogo che, vissuto in profondità, ci fa diventare sempre più quelli che siamo: nella vocazione al sacerdozio ordinato, per essere strumento della grazia e della misericordia di Cristo; nella vocazione alla vita consacrata, per essere lode di Dio e profezia di nuova umanità; nella vocazione al matrimonio, per essere dono reciproco e generatori ed educatori della vita. In generale, in ogni vocazione e ministero nella Chiesa, che ci chiama a guardare gli altri e il mondo con gli occhi di Dio, per servire il bene e diffondere l’amore, con le opere e con le parole.

Vorrei qui menzionare, al riguardo, l’esperienza del dott. José Gregorio Hernández Cisneros. Mentre lavorava come medico a Caracas in Venezuela, volle farsi terziario francescano. Più tardi, pensò di diventare monaco e sacerdote, ma la salute non glielo permise. Comprese allora che la sua chiamata era proprio la professione medica, nella quale egli si spese in particolare per i poveri.  Allora, si dedicò senza riserve agli ammalati colpiti dall’epidemia di influenza detta “spagnola”, che allora dilagava nel mondo. Morì investito da un’automobile, mentre usciva da una farmacia dove aveva procurato medicine per una sua anziana paziente. Testimone esemplare di cosa vuol dire accogliere la chiamata del Signore e aderirvi in pienezza, è stato beatificato un anno fa.

Convocati per edificare un mondo fraterno

Come cristiani, siamo non solo chiamati, cioè interpellati ognuno personalmente da una vocazione, ma anche con-vocati. Siamo come le tessere di un mosaico, belle già se prese ad una ad una, ma che solo insieme compongono un’immagine. Brilliamo, ciascuno e ciascuna, come una stella nel cuore di Dio e nel firmamento dell’universo, ma siamo chiamati a comporre delle costellazioni che orientino e rischiarino il cammino dell’umanità, a partire dall’ambiente in cui viviamo. Questo è il mistero della Chiesa: nella convivialità delle differenze, essa è segno e strumento di ciò a cui l’intera umanità è chiamata. Per questo la Chiesa deve diventare sempre più sinodale: capace di camminare unita nell’armonia delle diversità, in cui tutti hanno un loro apporto da dare e possono partecipare attivamente.

Quando parliamo di “vocazione”, pertanto, si tratta non solo di scegliere questa o quella forma di vita, di votare la propria esistenza a un determinato ministero o di seguire il fascino del carisma di una famiglia religiosa o di un movimento o di una comunità ecclesiale; si tratta di realizzare il sogno di Dio, il grande disegno della fraternità che Gesù aveva nel cuore quando ha pregato il Padre: «Che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Ogni vocazione nella Chiesa, e in senso ampio anche nella società, concorre a un obiettivo comune: far risuonare tra gli uomini e le donne quell’armonia dei molti e differenti doni che solo lo Spirito Santo sa realizzare. Sacerdoti, consacrate e consacrati, fedeli laici camminiamo e lavoriamo insieme, per testimoniare che una grande famiglia umana unita nell’amore non è un’utopia, ma è il progetto per il quale Dio ci ha creati.

Preghiamo, fratelli e sorelle, perché il Popolo di Dio, in mezzo alle vicende drammatiche della storia, risponda sempre più a questa chiamata. Invochiamo la luce dello Spirito Santo, affinché ciascuno e ciascuna di noi possa trovare il proprio posto e dare il meglio di sé in questo grande disegno!

 

Roma, San Giovanni in Laterano, 8 maggio 2022, IV Domenica di Pasqua.

FRANCESCO