sabato 25 settembre 2021

 26 settembre 2021 26a domenica del tempo ordinario

Prima Lettura - Dal libro dei Numeri - Nm 11,25-29
 
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 18 (19)

R. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

 

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R.
 
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.
 
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti. R.
 
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato. R.

 

Seconda Lettura - Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Gc 5,1-6
 
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,38-43.45.47-48


In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

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Omelia 26a B - 2021

 

La lettura evangelica di questa domenica – presenta un colloquio privato di Gesù in casa, luogo-simbolo della chiesa: per indicare che le parole di Gesù sono indirizzate alla sua comunità: potremmo parlare di un «inizio di regola comunitaria”. 

Come dovranno comportarsi i discepoli per essere degni di chiamarsi di Gesù e membri della chiesa? Un problema: 

«Maestro, abbiamo visto un tale, che non era dei nostri, che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito».

Questa protesta di Giovanni mette in evidenza l'egoismo di gruppo (frequente, purtroppo, anche oggi…), che sembra nascere dalla  fede, ma che in realtà è la prova di una fede che tende a escludere, a dividere, a creare un senso di superiorità nei confronti di chi non ci sembra degno di fare il bene, o qualcosa di buono! E’ come se i discepoli di Gesù avessero protestato : “Compiere il bene è solo compito nostro e nessuno può avere la pretesa di farlo come noi o al nostro posto! “. 

I discepoli non sopportano che lo Spirito Santo soffi dove vuole: si sentono traditi nella loro funzione di testimoni e rappresentanti del Cristo. Vorrebbero che la potenza di Dio passasse solo attraverso le loro mani. (Episodio simile nella 1a lettura..)

Ma i veri amici di Dio dovrebbero godere della larghezza dello Spirito Santo. 


Riconoscono il bene dovunque venga fatto. Anche chi, per vari motivi che non sta a noi giudicare, non fanno parte ufficialmente della chiesa e sono visti come “i lontani, ci dimostrano spesso che sono capaci di grande solidarietà, di attenzione ai bisognosi, di una sensibilità dalla quale noi, discepoli di Cristo, abbiamo molto da imparare! Non dobbiamo rischiare noi di farli diventare lontani, cioè di allontanarli!

Gesù conclude il suo insegnamento con una sentenza sorprendente e carica di speranza: «Chi non è contro di noi, è con noi». Che è come dire: chi non ha ostilità o cattiveria nei nostri confronti, deve essere considerato come vicino a noi e ha diritto di fare il bene assieme a noi”. Ecco una rete di collaborazione, un lavoro comune per il bene da fare che riguarda tutti!    

C’è nel Vangelo di Matteo un’ altra sentenza forse più  conosciuta: (Mt 12,30): «Chi non è con me, è contro di me». Ma non c'è contraddizione fra le due affermazioni, riguardano situazioni differenti. Le parole di Matteo vanno bene per i discepoli indecisi e amanti dei compromessi, e li richiama al dovere di scelte precise. Di fronte a Cristo, o alla verità, o al bene dell'uomo, non si può restare neutrali: o di qua o di là. La sentenza di Marco si rivolge invece a discepoli tentati di integrismo. Ce n’è per tutti! 

Un'altra parola di Gesù riguarda lo scandalo verso i piccoli e lo scandalo verso se stessi. Probabilmente Gesù pensava ai maestri della legge del suo tempo che imponevano regole pesanti che scoraggiavano i semplici o quelli che erano deboli nella fede. Nella chiesa di questo periodo, questo scandalo è legato anche ai peccati di abuso sessuale sui bambini o sui piccoli, anche, purtroppo per colpa di uomini di chiesa che hanno creato tanta sorpresa e confusione e hanno messo in crisi la fede di molti! Come già aveva denunciato Papa Benedetto e oggi, Papa Francesco in diverse occasioni…, i responsabili  di questi gravi peccati devono accettare le conseguenze di legge, pentirsi seriamente e fare penitenza!

Ma si possono scandalizzare i piccoli cioè i deboli nella fede anche in altri modi: quando gli adulti, in genere, non testimoniano questa fede, quando le loro parole sono pesanti e volgari, quando le loro decisioni non portano ad un impegno morale serio per scelte di egoismo, di banalità e di superficialità…

Infine c’è lo scandalo prodotto da noi stessi e le parole severe di Gesù. Le mani, i piedi, l’occhio… sono organi che dicono relazione con gli altri. La mano può colpire 

In un gesto violento di aggressione, il piede  può portarci in luoghi o situazioni pericolose, l’occhio può essere cattivo, guardare gli altri con cattiveria e  disprezzo…

O, ad esempio,  uno sguardo che non custodisce l’amore tra gli sposi.

Gesù dice: taglia! Cioè elimina da te, con fermezza, tutti gli ostacoli che mettono in serio pericolo la tua fede, che è il bene più prezioso da salvare! E ci sarà alla fine il giudizio di Dio che non può restare indifferente di fronte al male! Questo giudizio non è in contrasto con il suo amore, ma è la conseguenza delle nostre libere scelte!

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26 settembre  2021 – 26a domenica del tempo ordinario

 

Avvisi

 

 

Domenica 26 sett. Ore 12.00:  matrimonio Roberto e Sara

 

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Sabato 2 ott. ore 10.00 : incontro in chiesa per i cresimandi

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Preghiera sul Vangelo

 

Siamo talmente affezionati alle nostre etichette, che ci balza subito all'occhio, Gesù, chi non è dei nostri, chi non appartiene al nostro gruppo, alla nostra comunità. E subito investiamo zelo ed energie per bloccarlo immediatamente, per impedirgli di agire nel tuo nome. Del resto ci chiediamo: dove andremo a finire se alcuni si permettono  usurpano le tue parole e i tuoi gesti, un tesoro di cui noi solamente ci consideriamo eredi autorizzati?

Tu non sembri condividere il nostro comportamento 

e ci chiedi di usare determinazione e coraggio

in tutt'altro senso: nello sradicare risolutamente

il male che ha attecchito nel nostro cuore, 

nelle decisioni e negli atteggiamenti, in tutto ciò che scandalizza

i poveri ed i piccoli. Gesù, donami la tua saggezza e liberami dalla fretta

nel giudicare gli altri.

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 107ma GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2021
 - [26 settembre 2021 
“Verso un noi sempre più grande”

 

Cari fratelli e sorelle!

 

Nella Lettera Enciclica Fratelli tutti ho espresso una preoccupazione e un desiderio, che ancora occupano un posto importante nel mio cuore: «Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”» (n. 35).

Per questo ho pensato di dedicare il messaggio per la 107a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato a questo tema: “Verso un noi sempre più grande”, volendo così indicare un chiaro orizzonte per il nostro comune cammino in questo mondo.

La storia del “noi”

Questo orizzonte è presente nello stesso progetto creativo di Dio: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi”» (Gen 1,27-28). Dio ci ha creati maschio e femmina, esseri diversi e complementari per formare insieme un noi destinato a diventare sempre più grande con il moltiplicarsi delle generazioni. Dio ci ha creati a sua immagine, a immagine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella diversità. 

E quando, a causa della sua disobbedienza, l’essere umano si è allontanato da  Dio, Questi, nella sua misericordia, ha voluto offrire un cammino di riconciliazione non a singoli individui, ma a un popolo, a un noi destinato ad includere tutta la famiglia umana, tutti i popoli: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio» (Ap 21,3).

La storia della salvezza vede dunque un noi all’inizio e un noi alla fine, e al centro il mistero di Cristo, morto e risorto «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Il tempo presente, però, ci mostra che il noi voluto da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigurato. E questo si verifica specialmente nei momenti di maggiore crisi, come ora per la pandemia. I nazionalismi chiusi e aggressivi (cfr Fratelli tutti, 11) e l’individualismo radicale (cfr ibid., 105) sgretolano o dividono il noi, tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali.

In realtà, siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità. Per questo colgo l’occasione di questa Giornata per lanciare un duplice appello a camminare insieme verso a un noi sempre più grande, rivolgendomi anzitutto ai fedeli cattolici e poi a tutti gli uomini e le donne del mondo. 

Una Chiesa sempre più cattolica

Per i membri della Chiesa Cattolica tale appello si traduce in un impegno ad essere sempre più fedeli al loro essere cattolici, realizzando quanto San Paolo raccomandava alla comunità di Efeso: «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,4-5). 

Infatti la cattolicità della Chiesa, la sua universalità è una realtà che chiede di essere accolta e vissuta in ogni epoca, secondo la volontà e la grazia del Signore che ci ha promesso di essere con noi sempre, fino alla fine dei tempi (cfr Mt 28,20). Il suo Spirito ci rende capaci di abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza. Nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente. In effetti, dovunque si trovi, ogni battezzato è a pieno diritto membro della comunità ecclesiale locale, membro dell’unica Chiesa, abitante nell’unica casa, componente dell’unica famiglia.

I fedeli cattolici sono chiamati a impegnarsi, ciascuno a partire dalla comunità in cui vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusiva, dando seguito alla missione affidata da Gesù Cristo agli Apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,7-8).

Oggi la Chiesa è chiamata a uscire per le strade delle periferie esistenziali per curare chi è ferito e cercare chi è smarrito, senza pregiudizi o paure, senza proselitismo, ma pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti. Tra gli abitanti delle periferie troveremo tanti migranti e rifugiati, sfollati e vittime di tratta, ai quali il Signore vuole sia manifestato il suo amore e annunciata la sua salvezza. «I flussi migratori contemporanei costituiscono una nuova “frontiera” missionaria, un’occasione privilegiata di annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo senza muoversi dal proprio ambiente, di testimoniare concretamente la fede cristiana nella carità e nel profondo rispetto per altre espressioni religiose. L’incontro con migranti e rifugiati di altre confessioni e religioni è un terreno fecondo per lo sviluppo di un dialogo ecumenico e interreligioso sincero e arricchente» (Discorso ai Direttori Nazionali della Pastorale per i Migranti, 22 settembre 2017).

 

Un mondo sempre più inclusivo

 

A tutti gli uomini e le donne del mondo va il mio appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso.

Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace. Mi è particolarmente cara l’immagine, nel giorno del “battesimo” della Chiesa a Pentecoste, della gente di Gerusalemme che ascolta l’annuncio della salvezza subito dopo la discesa dello Spirito Santo: «Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio» (At 2,9-11). 

È l’ideale della nuova Gerusalemme (cfr Is 60; Ap 21,3), dove tutti i popoli si ritrovano uniti, in pace e concordia, celebrando la bontà di Dio e le meraviglie del creato. Ma per raggiungere questo ideale dobbiamo impegnarci tutti per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, consapevoli dell’intima interconnessione che esiste tra noi. In questa prospettiva, le migrazioni contemporanee ci offrono l’opportunità di superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Allora, se lo vogliamo, possiamo trasformare le frontiere in luoghi privilegiati di incontro, dove può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande.

A tutti gli uomini e le donne del mondo chiedo di impiegare bene i doni che il Signore ci ha affidato per conservare e rendere ancora più bella la sua creazione. «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”» (Lc 19,12-13). Il Signore ci chiederà conto del nostro operato! Ma perché alla nostra Casa comune sia assicurata la giusta cura, dobbiamo costituirci in un noi sempre più grande, sempre più corresponsabile, nella forte convinzione che ogni bene fatto al mondo è fatto alle generazioni presenti e a quelle future. Si tratta di un impegno personale e collettivo, che si fa carico di tutti i fratelli e le sorelle che continueranno a soffrire mentre cerchiamo di realizzare uno sviluppo più sostenibile, equilibrato e inclusivo. Un impegno che non fa distinzione tra autoctoni e stranieri, tra residenti e ospiti, perché si tratta di un tesoro comune, dalla cui cura come pure dai cui benefici nessuno dev’essere escluso. 

 

Il sogno ha inizio

 

Il profeta Gioele preannunciava il futuro messianico come un tempo di sogni e di visioni ispirati dallo Spirito: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo aver paura di sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli (cfr Enc. Fratelli tutti, 8).

 

Preghiera

 

Padre santo e amato,
il tuo Figlio Gesù ci ha insegnato 
che nei Cieli si sprigiona una gioia grande
quando qualcuno che era perduto
viene ritrovato,
quando qualcuno che era escluso, rifiutato o scartato
viene riaccolto nel nostro noi,
che diventa così sempre più grande.

Ti preghiamo di concedere a tutti i discepoli di Gesù
e a tutte le persone di buona volontà
la grazia di compiere la tua volontà nel mondo.
Benedici ogni gesto di accoglienza e di assistenza
che ricolloca chiunque sia in esilio
nel noi della comunità e della Chiesa,
affinché la nostra terra possa diventare,
così come Tu l’hai creata, la Casa comune di tutti i fratelli e le sorelle. Amen.

 

Roma, San Giovanni in Laterano, 3 maggio 2021, Festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo

Francesco

 



sabato 18 settembre 2021

 

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19 settembre 2021- 25a domenica del tempo ordinario


Prima Lettura - Dal libro della Sapienza
Sap 2,12.17-20

 
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto,
che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale - Dal Salmo 53 (54)

R. Il Signore sostiene la mia vita.


Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. R.
 
Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi. R.
 
Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono. R.
 

Seconda Lettura -.Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 3,16-4,3

 
Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Vangelo - Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37

 

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

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Omelia 25a  B 

 

ll brano di Marco è l’ annuncio della Passione e poi un insegnamento ai discepoli. 

Gesù rivela con chiarezza ai discepoli il suo destino, ma essi non comprendono. 

“E hanno paura di chiedergli spiegazioni…”. Succede quando un discorso suona duro,  imprevisto e difficile da accettare. Può capitare anche a noi, sia pure in momenti meno drammatici. C’è una sorta di meccanismo spontaneo di difesa che arriva anche al punto di rimuovere quanto ci è stato proposto per non pensarci più o il meno possibile! I discepoli sono sulla strada, luogo di incontri, di chiacchere, dove si scambiano anche idee e sentimenti di vario genere|

Poi arrivano a Cafarnao, città che ha visto il primo sviluppo della predicazione di Gesù e dei suoi miracoli. Gesù li incontra in casa. In casa si può parlare con più calma, ci si può intendere di più e creare un clima di confronto e di ascolto più autentico. Nel Vangelo di Marco la casa è simbolo anche della chiesa nella quale si può dialogare, per una relazione che fa crescere le persone e le fa maturare, in una accoglienza reciproca senza pregiudizi o parole che dividono.

Nella comunità cristiana, alla quale si rivolgeva S. Giacomo (2a lettura) si parla della sapienza cristiana che denuncia “il disordine e ogni sorta di cattive azioni”… e si propone come “pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera”.

Tornando al Vangelo, Il Signore fa una domanda che spiazza i suoi amici e li invita a dire la verità, ad uscire allo scoperto! Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 


Segue un silenzio di grande imbarazzo. Il silenzio, a volte, dice molto più delle parole!

“…Per la strada, infatti, avevano discusso tra loro chi fosse più grande”.

Gesù, allora, si siede, nell’atteggiamento tipico del maestro che insegna e si propone. 

Chiama i Dodici e dà loro criterio giusto per dire qual è la classifica dei primi e degli ultimi nel suo regno. 

“Se uno vuole essere il primo, si consideri l'ultimo di tutti e si faccia il servo di tutti»: ecco una di quelle frasi evangeliche che non cessano mai di stupirci: chiare, incisive e dure. Il primo in classifica, il più importante è colui che vive la sua vita in un servizio umile, senza cercare il suo interesse. La dignità di una persona non sta nel posto che occupa, nel lavoro che svolge, nelle cose che possiede, nel successo che ottiene: la grandezza si misura unicamente sullo spirito di servizio. Per il cristiano resta fermo che il modello di ogni forma di servizio è sempre e solo Gesù Cristo.

 

dopo il servizio – e come esempio di servizio – l'accoglienza che assume varie forme a seconda delle persone che incontriamo, delle occasioni e delle diverse circostanze della vita…   Il Vangelo, oggi, ci parla dell' accoglienza dei piccoli. Accogliere significa ascoltare, rendersi disponibili, ospitare: soprattutto richiede la capacità di lasciarsi «modificare» nelle proprie abitudini e nei propri schemi anzitutto dalla Parola, e in questo caso, dal piccolo, per  porsi al suo servizio. Qui si parla dei «bambini»,  di un bambino, in particolare che Gesù mette in mezzo: una catechesi in atto, viva, in presenza! 

I bambini, al tempo di Gesù,  sono il simbolo dei trascurati, di quelli che non contano e che nessuno accoglie. La preferenza è per loro. Gesù li ha cercati, ha avuto per loro tempo, parole e amore: non ha mai ritenuto di avere qualcosa di più importante, o urgente, da fare. E l'accoglienza dei «piccoli» deve diventare la misura del nostro modo di accogliere. Dare spazio ai trascurati, a quelli che non sono considerati, 

a chi ha più bisogno di attenzione e di cura…. In questi piccoli, nei tanti volti che li rappresentano, è presente lo stesso Gesù. Accogliendo loro, si accoglie lui stesso e, nello stesso tempo, il Padre, Dio che ha mandato Gesù come segno del suo amore!

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Avvisi

 

In questa domenica 19, ricorre la GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE 

per il sostentamento del clero diocesano. Vi invito a prendere il foglietto in fondo, sul tavolino, che spiega la possibilità di questa forma di aiuto. L’offerta è deducibile nella denuncia dei redditi. 

 

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Sabato 25 - ore 10.00: catechismo per  i ragazzi della Cresima 

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Domenica 26 alle ore 12.00: matrimonio di Sara e Roberto

 Meeting adolescenti (on line)

preghiera sul Vangelo


Potrei anche tentare, Gesù,  di diventare il servo di tutti,

di consacrare energie e risorse alla loro riuscita, al loro bene.

Non sarebbe facile, lo ammetto: si tratterebbe di morire al mio orgoglio, alla mia superbia, al bisogno insano di emergere, di primeggiare, di impormi all’attenzione e alla stima di tutti.

Ma se poi veramente si dimenticano di me, se poi finiscono col prendermi come l’ingenuo e il buono che riescono a sfruttare per il loro successo? Ma non è giusto farsi condizionare: desidero mettermi anch’io a servizio…. E tu mi chiedi di farlo a tempo pieno, fino in fondo.



sabato 11 settembre 2021

 12 settembre 2021 -24a domenica anno B 

Prima Lettura - Dal libro del profeta Isaìa - Is 50,5-9a
 
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?

 

Salmo Responsoriale Dal Sal 114 (116)

 

R. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo. R.
 
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore». R.
 
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato. R.
 
Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi. R.

 

Seconda Lettura - Gc 2,14-18
 
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Vangelo - Dal Vangelo secondo Marco - Mc 8,27-35


In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».


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OMELIA


Il vangelo di questa domenica è al centro dell'intero racconto di Marco (conclude la prima parte del Vangelo e apre la seconda) ed è importante perché Gesù si rivolge in modo diretto ai discepoli di allora... ma la sua domanda arriva fino a noi, discepoli di oggi… Gesù interroga i suoi, quasi in un sondaggio d'opinione: “La gente chi dice che io sia?”  I discepoli riferiscono, ma la risposta della gente non coglie la novità di Gesù, è interessante ma incompleta: dicono che sei un profeta, uno dei più grandi! E questo è certo un apprezzamento… Ma Gesù non è solo un profeta, sia pure il più grande di tutti! 

Non basta dire che Gesù è nella linea dei grandi personaggi del passato, uno tra i tanti! Nella storia ci sono state tante opinioni su Gesù… Si è detto: un grande personaggio che ha messo in crisi il sistema religioso del suo tempo, un profeta di pace che ha dato esempio di resistenza senza violenza, in una società violenta, (una sorta di rivoluzionario senza armi, martire della libertà), un pensatore originale che ha offerto principi morali di comportamento, mai sentiti fino ad allora.. ecc.  Questo, però, non basta perchè bisogna cercare ancora a fondo: “Ma voi, chi dite che io sia?”

Gesù non chiede una definizione astratta, ma una risposta personale…(Ma voi..).  E il suo sguardo sui discepoli di allora è ancora lo stesso sguardo, oggi, su ciascuno di noi… e che aspetta una risposta…".  Come se dicesse a ciascuno: non voglio parole di altri, per sentito dire, ma una esperienza di vita: che cosa ti è successo, quando mi hai conosciuto? Che esperienza stai facendo di me? E’ un episodio  di qualche anno fa, oppure anche adesso desideri incontrarmi? Mi consideri interessante e indispensabile nella tua vita? 

E noi dovremmo rispondere al Signore: quali mezzi e quali strade mi offri, Signore, perché io possa sentirti presente ora e possa venire dietro a Te, come gli apostoli di allora? 

 

Gesù ci stimola a interrogarci, ad uscire da una zona di neutralità e di disinteresse, perchè, nella piena libertà, possiamo sentire la gioia di essere coinvolti nella nostra avventura di discepoli, oggi!  Con il Vangelo sempre alla nostra portata!

La risposta di Pietro è precisa e riconosce con chiarezza che Gesù é il Messia: «Tu sei il Cristo», e soprattutto “sei il Figlio del Dio vivente!”

Ma che tipo di Messia sarà Gesù? Uno che coltiva sogni di gloria e di potere e ambizioni di grandezza?  Sarà, invece, il Messia della croce, cioé della morte accettata come atto supremo di un amore senza limiti. Gesù lo dice chiaramente e Pietro, che, nella sua reazione spontanea e immediata, mostra tutta la distanza sua e dei suoi amici dalle scelte di Gesù e la  fatica di capire il disegno di Dio! ”Non ti accadrà mai!”.

Gesù gli risponde con durezza che è come un rimprovero forte a rivedere le sue scelte: ”Va dietro a me, satana!”. Pietro pretende di fare da maestro a Gesù e Gesù gli ricorda che il maestro è solo Lui. Pietro è un tentatore e deve stare dietro a Gesù, non davanti. Deve imparare a mettere i suoi passi dietro a quelli di Gesù, per imparare la strada che porta alla vita, dopo la morte di croce. Nel linguaggio dell’apostolo Giacomo (2a lettura), Pietro deve capire che la “fede senza le opere è morta”. A questo punto il discorso di Gesù si allarga verso orizzonti nuovi e si apre a tutti: “Convocata la folla”,quindi non più solo i discepoli.:” Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. 

Prendere la croce e rinnegare se stessi che vuol dire? Sembra un programma duro e per nulla attraente! Fa’ pensare che la nostra vita cristiana sia destinata al sacrificio, al dolore e alla fatica, come se tutto questo fosse un ideale da vivere! Che senso avrebbe condurre una vita di questo genere? E Gesù non ha promesso la gioia ai suoi discepoli? Infatti rinnegare se stessi vuol dire vincere in noi le tendenze di egoismo, le durezze, le cattiverie di ogni genere, le ambizioni di superiorità, la pretesa di pensare solo a noi stessi a danno degli altri. Rinnegare se stessi, quindi  vuol dire far emergere l’amore che è la via della riuscita e della maturità! E’ la promessa di Gesù!

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12 settembre  2021 – 24a domenica del tempo ordinario 

 

Avvisi

 

In questa domenica  la nostra parrocchia ospita l’immagine della Madonna del Frassino, in vista dell’ INCORONAZIONE della REGINA DEL GARDA, domenica prossima 19 settembre.




La Messa al porto di Peschiera sarà alle ore 18.00.

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Mercoledì 15 settembre, alle ore 20.45, aspetto tutte le catechiste (i) per un importante appuntamento sulle scelte e gli appuntamenti della catechesi nel prossimo anno.

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Venerdì 17 ore 20.45 : incontro in chiesa genitori cresimandi

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preghiera sul Vangelo

 

Quante volte anch'io, come Pietro, ti ho riconosciuto con gioi come il Cristo, il Figlio venuto a salvare il mondo. E tuttavia basta poco per incrinare il mio entusiasmo: appena tu cominci ad annunciare il passaggio doloroso e angusto che tu hai attraversato e che proponi anche a me, subito mi lascio afferrare dalla paura e quasi quasi pretendo di farti cambiare itinerario. Sì, lo ammetto: sono allergico alla sofferenza e alla croce… Gesù, non abbandonarmi a tutte queste paure, non permettere che a parlarmi siano le tenebre e l'angoscia, ma una fiducia colma di speranza!

sabato 4 settembre 2021

 5 settembre 2021

23a domenica del temo ordinario

Prima Lettura - Dal libro del profeta Isaìa -Is 35,4-7a

 
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 145 (146)

 

R. Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
 
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
 
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.
 

Seconda Lettura

Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Gc 2,1-5
 
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Vangelo - Dal Vangelo secondo Marco - Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
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Omelia 2021

 

La guarigione di un sordomuto è inserita nella cornice dei viaggi di Gesù in territorio pagano (V. 31). : l’annuncio del vangelo è aperto a tutti i popoli. In secondo luogo, la guarigione del sordomuto è un «segno» evidente che in Gesù si compiono le profezie messianiche (cfr. prima lettura) e diventa un nuovo invito per i discepoli a riflettere sulle parole e sulle azioni del loro maestro.

Gesù porta il sordomuto lontano dalla folla, in disparte (v. 33a). Nel vangelo di Marco molto spesso Gesù spiega le cose ai suoi stando «in casa», lontano dalla folla. È una indicazione importante: la gente trasforma spesso la parola in chiacchiera, e la chiacchiera crea soltanto frastuono che infastidisce e produce un clima di superficialità che non penetra nel cuore. La chiacchiera porta a «pregiudizi» (il «si dice») che rendono quasi impossibile l’ascolto e la ricerca della verità. Gesù, spesso,  cerca la relazione personale…un incontro a tu per tu…

Gesù, per donare la guarigione, compie gesti che sembrano strani: pone le dita nelle orecchie  del malato, bagna con la saliva e tocca la lingua.(v. 33b). Sono anche  gesti simbolici: il dito che tocca, richiama la potenza creatrice di Dio (pensiamo alla creazione di Adamo nell’ affresco michelangiolesco della Cappella Sistina); la saliva che bagna la lingua secca, indica la trasmissione di vita, perché la  saliva, secondo gli antichi, aveva il potere di curare. Gesù, ancora,  alza gli occhi per indicare una preghiera e la sua partecipazione alle sofferenze del malato. 

La parola effatà, potrebbe essere resa con «sii aperto», per indicare che l’apertura degli orecchi e della lingua è un dono che viene da Dio, reso possibile dalla Parola potente di Gesù. 

L’effetto dei gesti di Gesù è nel sordo e nella folla. Al «sordo» … si aprono gli orecchi e si scioglie il nodo della lingua (v. 35): una vera e propria liberazione dalla schiavitù di non poter ascoltare e quindi nemmeno parlare. Anche nella «folla» si produce qualcosa che è simile a una restituzione della parola, ma non si tratta più di una parola qualunque, perché Marco dice che essi «proclamavano». La parola della gente diventa «annuncio», e l’annuncio si trasforma in lode (vv. 36-37).

«Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sorti e fa parlare i muti!» (V. 37): è un rimando alla creazione (Gen 1,10.12.18.21.25.31: «Dio vide che era cosa buona» e… per mezzo di Gesù viene rinnovata la creazione decaduta. 

 

Il miracolo ha un richiamo simbolico: Gesù è venuto a guarire le nostre infermità fisiche ma anche quelle spirituali. Il sordomuto diventa immagine di una umanità chiusa alla voce di Dio, incapace di comunicare con lui. Le orecchie che si aprono diventano il segno di una disponibilità all’ascolto della Parola e alla fede che di lì scaturisce. La lingua che si scioglie indica la capacità di parlare con Dio, di lodarne le meraviglie, di pregare. Vengono in mente le parole con cui Sant’Agostino ricorda la sua conversione: «Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità».

Possiamo anche vedere nel miracolo di Gesù la possibilità di una comunicazione vera e buona tra le persone. Non sempre le nostre relazioni sono sciolte e sincere, perché sono come bloccate, almeno in parte. Ad esempio facciamo fatica ad ascoltare veramente… per fare spazio alle persone che incontriamo. Far tacere la lingua, mentre un altro ci parla è un modo per accogliere, mentre a volte succede che abbiamo già in mente che cosa dire, interrompiamo il dialogo per soffocare, quasi, le parole che dovremmo ascoltare con pazienza. 

E così succede per le parole. Dovrebbero essere pesate e pensate, nascere dall’interiorità del cuore, cerare un clima di dialogo, essere ponte per una relazione vera. “La lingua è come il timone di una nave” (S. Giacomo). Un richiamo al battesimo che riprende il gesto di Gesù: “Il Signore ti conceda di ascoltare presto la sua parola e di professare la tua fede”…)

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5 settembre  2021 – 23a domenica del tempo ordinario

Avvisi

Il 19 settembre ricorre l’annuale  appuntamento  della

INCORONAZIONE  della REGINA DEL GARDA.


La nostra parrocchia ospiterà l’immagine ella Madonna del Frassini il mattino della prossima domenica 12 settembre.







 








preghiera sul Vangelo

 

Ci sono situazioni, Gesù, che appaiono senza via d'uscita: siamo bloccati, chiusi, impenetrabili a qualsiasi messaggio, incapaci di proferire parole. I nostri orecchi sono chiusi perché non intendiamo ascoltare se non ciò che ci risulta gradito e che non ferisce il nostro orgoglio. La nostra bocca non pronuncia più messaggi di fraternità e di comprensione, abituata com’è a provocare irritazione e contese. Signore Gesù, solo tu puoi sanare la nostra infermità e donarci la possibilità insperata di ristabilire la comunicazione. Signore Gesù, abbatti i muri che noi stessi abbiamo innalzato e trasforma il nostro cuore.