sabato 25 luglio 2020

26 luglio 2020

liturgia 17a domenica del tempo ordinario

Prima lettura (1Re 3,5.7-12)
Dal primo libro dei Re

In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». 
Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». 
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».

Salmo responsoriale (Sal 118)
Quanto amo la tua legge, Signore!
La mia parte è il Signore:
ho deciso di osservare le tue parole.
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento.

Il tuo amore sia la mia consolazione,
secondo la promessa fatta al tuo servo.
Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,
perché la tua legge è la mia delizia.  

Perciò amo i tuoi comandi,
più dell’oro, dell’oro più fino.
Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti
e odio ogni falso sentiero.

Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:
per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici.

Seconda lettura (Rm 8,28-30)
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 

Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

Vangelo (Mt 13,44-52)
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose;  trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.  Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
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omelia domenica 17a A

Le due parabolette del tesoro nascosto nel campo e della perla di inestimabile valore sono sostanzialmente uguali. Illustrano due temi. Il primo è che il Regno, cioè l’azione misericordiosa di Dio e il suo progetto, esigono una pronta e totale decisione: come un uomo che vende tutti i suoi averi per comprare un campo, o come un mercante che vende tutto per acquistare una perla. Non è l'unica volta che Gesù sottolinea che per entrare nel Regno si richiede un distacco totale. In questo caso è il distacco da tutto ciò che si possedeva prima. Chi, dall’esterno, commenta la scelta dell’uomo che ha scoperto il tesoro nel campo e quella del mercante  della pietra preziosa… può aver l’impressione che sia stata una decisione senza criterio, incomprensibile…Non la pensano così i due che hanno calcolato bene il rischio corso perchè non hanno perso niente ma hanno guadagnato la fortuna della vita… il tesoro e la perla. Così i discepoli del regno cioè noi cristiani, discepoli di Gesù, dovremmo avere la stessa convinzione: scegliendo Gesù e il suo Vangelo non abbiamo perso nulla… Non siamo qui a lamentarci perchè la fede ci ha tolto qualcosa, ci ha costretti a vivere di rinuncia, a inquietarci perchè  la gioia di vivere va cercata da un’altra parte… 
Tanti cristiani sembrano invidiare quelli che paiono felici e beati perché fanno quello che vogliono, senza regole, condotti dall’egoismo, dalla ricerca del proprio interesse personale… Sono felici apparenti, di facciata, chiusi in se stessi, prigionieri dei propri vizi…
Un secondo aspetto.Chi cerca nella vita quello che vale, chi si lascia appassionare dal Vangelo… è guidato dal desiderio che lo conquista… non è un pigro che si lascia trascinare dalla vita.. Il Vangelo dice che i due (l’uomo del campo e il mercante..) si sono dati da fare: cercano, trovano, nascondono, vendono, comprano… Il cristiano è preso dall’ urgenza di godere  subito del tesoro che ha trovato…

E questo é l’ aspetto più importante: il distacco viene fatto perché si è trovato un bene più grande… È questo l'insegnamento vero della parabola. Il motivo che spinge il discepolo a lasciare è la gioia di aver trovato. «Poi va', pieno di gioia, vende tutti i suoi averi».Il Regno di Dio è esigente, ma trovarlo è avere molto di più… il centuplo.
Vale la pena di insistere. Le due parabole mettono in scena due figure diverse: nella prima si parla di un bracciante agricolo che lavora in un campo che non è suo, nella seconda di un ricco mercante che possiede negozi e filiali. Ma questi due personaggi sono i protagonisti soltanto in superficie. In profondità i veri protagonisti sono il tesoro e la perla, che si impadroniscono dei due uomini, affascinandoli. Il contadino e il mercante agiscono, ma solo perché totalmente «afferrati» dal tesoro in cui si sono imbattuti. Così è l'esperienza dell'incontro con il Vangelo. Davanti alla scoperta di un tesoro, chiunque agirebbe come loro. Ma questo è ciò che sorprende: la loro novità sta proprio in questa ovvietà. Un uomo che imbattutosi nel Vangelo si comportasse come quel contadino o quel mercante non farebbe nulla di straordinario. È semplicemente un uomo a cui è capitata una grande fortuna. Il Vangelo è esigente, tuttavia è pieno di umanità e ci consegna  la riuscita della vita.

Molte persone (anche adolescenti e giovani…) lasciano la fede perchè questa sembra aver perso di mordente, non sembra più significativa né interessante… Ci vorrebbero cristiani adulti, con la faccia contenta di chi conserva la fede come il bene più prezioso e lo testimonia…
E chi li incontra  e ha preso un’altra strada potrebbe dire: “Perché non essere come loro? Perché non fare la stessa esperienza?”
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26 luglio  2020 -17a domenica del tempo ordinario - anno A

AVVISI

L’uso del campetto di calcio è possibile, rispettando regole ancora rigorose che riguardano attività sportive all’aperto, secondo la normativa del 26 giugno scorso della Giunta regionale del Veneto.
Per questo è necessaria produrre un documento che è l’autocertificazione,con la firma dei genitori che autorizzano i figli minorenni a usare la struttura, dopo aver preso atto anche delle regole da rispettare. Questo e altri documenti sono disponibili sul tavolino che  trovate nell’atrio della chiesa.
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preghiera sul Vangelo 

Gesù, quell’uomo ha rischiato tutto quello che aveva, pur di riuscire a comprare quel campo: per lui non si trattava di un acquisto qualsiasi, ma di una scelta che gli avrebbe cambiato per sempre la vita. Per questo non si piange addosso se deve vendere tutti i suoi averi, quei beni a cui pur era tenacemente attaccato, quelle proprietà che fino a quel momento costituivano la sua sicurezza. Ora non è più così: tutto passa in secondo piano, tutto vale di meno in confronto a quel tesoro. Gesù, sono anch’io capace di considerare il tuo Regno, il mondo nuovo che ti impegni a realizzare come il tesoro autentico della mia esistenza? Sono pronto a rinunciare a tutto pur di conseguire ciò che valuto come un’ autentica fortuna, perché trasformerà i miei giorni? 




sabato 11 luglio 2020

12 luglio 2020

15a domenica del tempo odinario

Prima lettura (Is 55,10-11)
Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
Salmo responsoriale (Sal 64)
Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.
Tu visiti la terra e la disseti,la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;tu prepari il frumento per gli uomini.

Così prepari la terra:ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.

Coroni l’anno con i tuoi benefici,i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del desertoe le colline si cingono di esultanza.  

I prati si coprono di greggi,le valli si ammantano di messi:gridano e cantano di gioia!

Seconda lettura (Rm 8,18-23)
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 

Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. 
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

Vangelo (Mt 13,1-23)
Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare.  Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare.  Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo,  ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.  Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:
Udrete, sì, ma non comprenderete,guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,sono diventati duri di    orecchie hanno chiuso gli occhi,perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchie non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca! Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.  In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.  Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno.  Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto.  Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
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omelia 15a A 


La parabola del seminatore… Il primo personaggio che compare nella parabola è proprio colui che getta la semente… Si tratta, prima di tutto, di Gesù.  Nel sua vita di profeta e di inviato di Dio, Gesù non ha mai smesso di dare l’annuncio di un Dio che,  come agricoltore,  semina nel terreno di questo mondo la sua proposta. E’ quella parola buona e unica che può dare frutto e contiene la fragranza di un pane per la vita del mondo. Nella parabola simile della vite, Dio è il vignaiolo che lavora perché i tralci, cioè noi, possiamo produrre il frutto di un vino buono.

Sorpresa…Ciò che colpisce è che questo seminatore getta il seme dappertutto, sul terreno buono e sul terreno cattivo. E quindi sembra sprecare la semente preziosa… Perché? 
Perché Dio, in Gesù, non mette limiti, spera anche contro le apparenze che 
quel seme possa, in certo modo, spuntare e maturare. Così Gesù ha sperimentato la sorpresa della grazia di Dio che è apparsa anche in chi, in quel momento, non dava alcuna garanzia di conversione… 
La parabola è per l’oggi della chiesa: é rivolta agli annunciatori del vangelo. che non hanno il diritto di scegliere dove gettare il seme e dove no.
Come sapere, al tempo della semina, quali terreni fruttificheranno e quali no? Nessuno deve anticipare il giudizio di Dio.
Ci è chiesto un atto di fiducia perchè anche quelli che si mostrano duri e  indifferenti,  possano aprirsi al dono sempre disponibile della fede… 
Oggi la chiesa vive una stagione difficile, nella quale la fede sembra andare spesso in crisi… e il numero di fedeli non è certo in aumento. 
Che fare? Rinunciare? Lamentarsi? Accusare con fastidio chi è lontano? Tentazione sempre alle porte…Ma  Il Signore ci chiede di dire la parola forte del Vangelo e a dirla con un linguaggio e con delle proposte che siano significative… E questo è il difficile compito e la sfida per tutti noi…vincendo la sfiducia e la rassegnazione…

Sembra che nella semina molto o tutto vada perduto…     E invece - afferma Gesù- non è così. E' vero che ci sono gli insuccessi, e anche tanti, ma è certo che da qualche parte il successo c'è. Dunque una lezione di fiducia.
Gesù, poi,  spiega ai discepoli i differenti terreni sui quali cade il seme
E’ la 2a parte della parabola…Gesù si ferma,  molto più sul secondo e sul terzo terreno. Qui Gesù sottolinea i pericoli più grandi che possono contrastare la crescita del buon seme. Sono le stesse difficoltà di oggi: la paura di fronte alle difficoltà nel dire e testimoniare la fede e di fronte alla fatica che il Vangelo comporta, e soprattutto il fascino delle ricchezze e le preoccupazioni del mondo.
 “La mondanità…”come la chiama Papa Francesco che dice “È una proposta di vita, la mondanità”, “è una cultura, è una cultura dell’effimero, una cultura dell’apparire, del maquillage, una cultura ‘dell’oggi sì, domani no, domani sì e oggi no’. Ha dei valori superficiali. Una cultura che non conosce fedeltà, perché cambia secondo le circostanze, negozia tutto. Questa è la cultura mondana, la cultura delle mondanità”. E Gesù prega “perché il Padre ci difenda da questa cultura della mondanità. È una cultura dell’usa e getta”, secondo la convenienza. “È una cultura senza fedeltà” ed è “un modo di vivere anche di tanti che si dicono cristiani”.
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AVVISI

In questa settimana sono assente dalla parrocchia. Le Messe saranno celebrate 
solo martedì 14 e giovedì 16, sempre alle ore 8.00
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preghiera sul Vangelo 
Van Grog - il seminatore
La parabola del seminatore, Gesù, rimane sempre attuale:è l’avventura della tua parola nella storia degli uomini e nei solchi della nostra esistenza. È una parola che si perde in mezzo al frastuono, alle mille parole che la circondano, la coprono, le impediscono di essere intesa, le assegnano una vita breve, uno spazio ridotto nel cuore dei destinatari. È una parola che in alcuni suscita qualche entusiasmo effimero, un fuoco di paglia che presto si estingue, una pianta senza radici che basta poco a far seccare: qualche difficoltà, qualche sacrificio,
l’esigenza di rimanerti fedeli anche quando ci si imbatte nella prova. In altri la tua parola deve fare i conti con tante seduzioni che finiscono col soffocare la forza che porta in sé: affanni ed agitazione per assicurarsi la propria fetta di potere, la propria quota di ricchezza e benessere tolgono ogni possibilità di vita al Vangelo. Ma ci sono anche coloro che prendono sul serio la tua parola, che l’accolgono senza esitare, che la seguono a qualunque costo. In loro essa produce un frutto abbondante e insperato.

sabato 4 luglio 2020

5 luglio 2020

14a domenica del tempo ordinario

Prima lettura (Zc 9,9-10)
Dal libro del profeta Zaccarìa

Così dice il Signore:
«Esulta grandemente, figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d’asina.
Farà sparire il carro da guerra da Èfraim
e il cavallo da Gerusalemme,
l’arco di guerra sarà spezzato,
annuncerà la pace alle nazioni,
il suo dominio sarà da mare a mare
e dal Fiume fino ai confini della terra».

Salmo responsoriale (Sal 144)
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.  

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.  

Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.

Seconda lettura (Rm 8,9.11-13)
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 

Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.

Vangelo (Mt 11,25-30)
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
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14a A –2020
omelia


“Ti rendo lode, o Padre!”.Così inizia il Vangelo di qs. domenica… Le parole sulle labbra di Gesù… poche volte nel Vangelo e quindi tanto preziose! La lode, la riconoscenza.. Gesù esulta, capace di meraviglia e di stupore per quello che sperimenta.. I fatti della vita diventano occasione per rivelare al Padre, con il quale Gesù è sempre in contatto, parole di confidenza… 
Per noi…la vita ci può insegnare i motivi della nostra riconoscenza. Ringraziare è una misura infallibile che dice la bontà dei nostri rapporti con gli altri e con Dio stesso. 

Chi ringrazia si sente debitore di un amore ricevuto, di gesti e parole buone che hanno alleggerito la sua vita. Dire grazie è ammettere  di aver bisogno degli altri, di non bastare a se stessi…Tanto più quando riconosciamo che Dio stesso è la fonte e l’origine di tutti i doni….Gesù ringrazia il Padre perchè si rende conto che il suo messaggio è stato accolto dalle persone più semplici e umili, non dall’elite intellettuale, cioè dai sapienti di una cultura religiosa che era diventata motivo di orgoglio e di distanza dagli altri… 
Gesù chiama “i piccoli” quelli che l’hanno ascoltato… Essere piccoli e semplici non vuol dire rinunciare a pensare, a riflettere, a interrogarsi e a porsi le domande che aiutano a capire la profondità e la ricchezza della fede!  I piccoli sono i “disponibili”, coloro che si lasciano amare, intercettare, perdonare, sollevare da lui. Riguarda tutti quelli che non fanno dipendere da sé stessi la propria salvezza, ma hanno bisogno del Signore e, avendolo incontrato, lo conoscono e lo amano. 
Gesù, in un’ altra occasione, rimprovera gli scribi e i farisei che imponevano pesanti fardelli  di regole religiose con la pretesa che fossero volontà di Dio, ma in realtà erano solo frutto della loro fantasia e della presunzione di dire come bisognava comportarsi. 
E aggiunge Gesù: “E voi, questi pesi che imponete, non volete smuoverli neppure con un dito!”. 
Gesù è per una vita di fede leggera e vivibile…attraente e godibile…
Per questo dice “Venite a me”! Non cercate altre risposte…se vi sentite stanchi e oppressi! E’ un invito pressante e gioioso… anche un invito a rompere con tutti gli altri presunti maestri per affidarsi al solo vero Maestro che è Lui.
Ci è richiesto un atto di fiducia… “Io vi ristorerò”.Gesù come ristoro, come risposta alle fatiche della vita, ai momenti difficili e complicati che ci disorientano.
E’ quel Gesù che incontra la Samaritana e le dona l’acqua viva della sua stessa persona… che le apre un futuro di speranza e la toglie dal deserto arido di una vita sbagliata…
 “Prendete il mio giogo su di voi…”. Gesù parla di giogo, cioè di un peso da portare… perchè essere cristiani non è una scelta facile che accontenta i nostri gusti spesso sbagliati, le nostre tendenze peccaminose… (S.Paolo parla di desideri carnali… cioè di tendenze che ci rendono schiavi del peccato in tutte le sue forme, a partire dall’egoismo che ci imprigiona…)
Ma il peso che Gesù ci invita a portare è “dolce e leggero”…
Le esigenze di Gesù sono radicali e impegnative, perché non ci chiede una vita a basso livello, mediocre e disimpegnata…fatta di compromessi che ci deludono.. 
Perchè  il suo giogo è «leggero»? Gesù non ha abolito gli antichi comandamenti, ma li  ha riportati al loro centro, cioè alla carità, liberandola da tutta una precettistica complicata: un centro chiaro, lineare e ricco di movimenti. La legge di Gesù è impegnativa, ma è semplice. E poi un secondo motivo: Gesù non fa precedere la legge, ma la grazia, la gioia della notizia del Regno. È questa la novità di Gesù: prima lo stupore del Regno, e dopo, solo dopo - dunque come gioiosa risposta -, la legge morale. E infine una terza ragione: il giogo di Gesù è leggero perché Egli non è un maestro che insegna e poi abbandona a se stesso il proprio discepolo.
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  5 luglio  2020 -14a domenica del tempo ordinario - anno A

preghiera sul Vangelo 

Non possono entrare nei misteri del Regno coloro che pretendono
di tracciare a Dio la strada da percorrere, coloro che sottomettono il suo Vangelo alle loro interpretazioni, alle loro spiegazioni. 
Non possono decifrare il piano del Padre coloro che vorrebbero piegarlo ai loro criteri, ai loro giudizi, al loro modo di giudicare e di agire e non sono disposti a rivedere comportamenti e atteggiamenti.
Solo i piccoli e i poveri, solo quelli che ripongono la loro fiducia
interamente in Dio riescono, Gesù, ad entrare dentro il progetto d’amore che si realizza in modo sorprendente,
con metodi e mezzi imprevisti. Per i dotti e per i sapienti, quello che non collima con la loro competenza, con la loro abilità,
con i loro giudizi è destinato al fallimento.  Ma è proprio questo il paradossale: in te, Gesù, Dio ha deciso  di donarsi fino a morire sulla croce, fino a risorgere per la nostra speranza.