sabato 24 aprile 2021

Vangelo bambini: 4 domenica di pasqua B 2018

 25 aprile 2021

catechesi ragazzi







*******************************************
Letture 4a Pasqua B 

Prima lettura (At 4,8-12)

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: 
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. 
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

 

Salmo responsoriale (Sal 117)

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.  

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.  

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

 

Seconda lettura (1Gv 3,1-2)

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

 

Vangelo (Gv 10,11-18)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Omelia 4a Pasqua B 

 

Io sono il buon pastore: uno dei titoli più interessanti che Gesù ha dato di se stesso…

Noi, nella società industriale, facciamo fatica a capire la portata di questa immagine, molto più comprensibile ai tempi di Gesù, in un ambiente agricolo e pastorale…

Del resto il simbolo di Dio pastore è molto presente nella tradizione della Bibbia.

Basti pensare al salmo 22 (che è spesso proposto nella liturgia): “Il Signore è il mio pastore… mi guida per sentieri di giustizia, ad acque tranquille mi conduce…anche se vado in una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me…”

Il pastore buono nella visione del profeta Isaia «porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri» (Isaia 40,11). Isaia richiama una dimensione tenera e materna che, unita alla fortezza, diventa  una «combattiva tenerezza», secondo una bella espressione di papa Francesco in Evangelii gaudium 88.

La tenerezza non è debolezza o cedimento, ma si unisce alla forza di chi difende il gregge dai lupi, cioè da tutti i pericoli o le minacce. Perché Gesù non è come il mercenario, al quale non importa nulla delle pecore! 

 

Per tante volte Gesù ripete la caratteristica del suo essere pastore: “io offro la mia vita”; la mia vita per la tua… A Cristo importano le pecore, tutte, quella smarrita che ha abbandonato l’ovile e le novantanove che restano al sicuro.

 

E’ la grande differenza rispetto alla tradizione conosciuta fino a quel momento. Ora il pastore Gesù dà la vita, si espone ai pericoli per difendere le pecore dai lupi… E’ come se Gesù dicesse ad ogni pecora del suo gregge: Tu sei importante per me… “Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”, perchè le pecore non sono un gregge anonimo, tutte intruppate in un gruppo senza volto, senza caratteristiche personali che le possono distinguere le une dalle altre.

Oggi siamo chiamati a capire e a interiorizzare questo aspetto, che collega il pastore Gesù alla croce, segno e luogo della sua donazione e del suo martirio… Il bastone del pastore, nel salmo 22 rappresenta il simbolo della custodia premurosa:  “il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”. Ora questo legno diventerà poi, per Gesù, il legno della croce sulla quale si consumerà pienamente il dono della vita… 

 

Dare la vita nel linguaggio del Vangelo non è solo un fatto del passato, legato alla morte in croce e alla resurrezione. Gesù ora e per sempre offre vita: ci mantiene in quel legame costante di amore che va conservato e fatto crescere, è lui la vite    che offre oggi la linfa vitale ai tralci che siamo noi. Staccati dalla vite, i tralci muoiono.

Anche oggi il pastore Gesù ci conduce ad acque tranquille… Ci disseta perchè possiamo colmare la nostra sete di lui, ci ristora con il pane della sua parola e con il pane vivo, vero cibo che è l’Eucarestia, ci chiama condividere nella fraternità il dono di essere la sua chiesa.

Nela chiesa i pastori hanno un compito importante: quello di diventare guide autorevoli, di portare a Cristo, non di proporre se stessi e le proprie idee, ma di essere segno di unità. (Oggi è la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa). Ma tutti nella chiesa, in modo diverso e con modalità differenti siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri, a svolgere quindi un servizio di guida per chi ha bisogno di avere punti di riferimento sicuri, di trovare persone che, con la loro vita, mostrano la bellezza e l’attualità del Vangelo!

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Ravenna: mausoleo di GALLA PLACIDIA

Lo stile di Gesù Buon Pastore

 

La lunetta nella quale si trova il mosaico presenta uno stile pittorico simile alla pittura romana. Le figure poi assumono pose naturali. Inoltre la scena raffigura elementi realistici come le piante, i cespugli e le colline.

 

La tecnica

Il Gesù Buon Pastore è un’opera realizzata con la tecnica del mosaico. I materiali utilizzati sono il vetro, le pietre dure colorate e pezzi di intonaco colorato. Le tessere sono applicate sulla parete attraverso l’intonaco ancora umido. Per creare l’illusione di luci in movimento sulla superficie mosaicata le tessere sono poi orientate in diverse direzioni.

 

Il colore e l’illuminazione

 

La tonalità più evidente del mosaico è il verde, mentre in alto il blu-azzurro è più brillante. Nell’insieme questo mosaico presenta una temperatura cromatica fredda. Le pecore sono bianche con diverse sfumature di grigio e ocra. 

 

Lo spazio

 

Nel primo piano si notano alcune pecore e al centro la figura di Gesù. Dietro in secondo piano vi sono poi altre pecore e le due colline con la vegetazione. La profondità è rappresentata dalla disposizione delle figure verso l’alto e non dalla loro diminuzione di grandezza.

 

Significato teologico

 

Gesù, Buon Pastore, seduto, è al centro della scena mosaicale. Lo sfondo del cielo è di un vivace colore azzurro, con varie tonalità. Attorno alla testa, un’aureola, segno della sua divinità, di cui è simbolo anche la veste sontuosa giallo-oro, sopra la quale si distende una tunica. Il tutto fa pensare alla sua dignità regale. Il Cristo abbraccia una croce per indicare che Lui è il pastore che offre la sua vita per le sue pecorelle, secondo il Vangelo di Giovanni: “Il buon pastore dà la vita per le pecore”: (Giovanni 10,11). Queste, inserite in un calmo paesaggio agreste, contornato da cespugli erbosi e da rocce, sono tutte rivolte verso il Pastore Cristo, quasi ad indicare il loro legame affettivo con Lui, che le chiama ad una ad una. Le pecore sono rivolte a Cristo perchè intendono ascoltare la sua voce: (Giovanni 10,3: “le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori”).

Con un caratteristico gesto affettivo, il Pastore tende la mano verso una pecora del suo gregge, quasi ad accarezzarla. Nella parte inferiore del mosaico scorre un rivolo d’acqua. E’ immediato pensare al passo del salmo 22,2 nel quale si parla del Signore-Pastore che… “mi conduce ad acque tranquille e ristora l’anima mia”.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^













sabato 17 aprile 2021

Vangelo bambini: 3 domenica di pasqua B 2018

 18 aprile 2021 3a domenica

di Pasqua

catechesi ragazzi sul Vangelo della domenica 



















^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Liturgia 3a  Pasqua B 

 

Prima lettura (At 3,13-15.17-19)

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

 

Salmo responsoriale (Sal 4)

Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.  

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.  

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

 

Seconda lettura (1Gv 2,1-5)

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. 

 

Vangelo (Lc 24,35-48)

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

  omelia 3a Pasqua B 

 

Anche in questa domenica Gesù si fa presente ai suoi amici, desidera incontrarli, farsi loro vicino… Nella piccola comunità dei discepoli  avviene uno scambio molto vivace tra di loro sulle precedenti apparizioni. Anche i due di Emmaus, ritornati nella comunità che avevano abbandonato, delusi,  raccontano la loro esperienza di incontro con quello sconosciuto che un po’ alla volta, si era fatto conoscere e li aveva illuminati perchè uscissero dal loro isolamento… C’è uno spunto per noi, oggi...

*Nella comunità cristiana, sempre, ci si sostiene nella fede comune, si scambiano i doni della personale esperienze nella fede, quindi si alza il liivello della comunicazione, superando tante supeficialità o banalità o pezzegolezzi, si condivide la ricchezza spirituale di ciascuno senza gelosie o invidie, oltre alle proprie difficoltà…  

 

Papa Francesco: (udienza dl mercoledì 14 aprile). La vita di una parrocchia e di ogni comunità cristiana è scandita dai tempi della liturgia e della preghiera comunitaria. Quel dono che nell’infanzia abbiamo ricevuto con semplicità, ci accorgiamo che è un patrimonio grande, un patrimonio e ricchissimo, e che l’esperienza della preghiera merita di essere approfondita sempre di più (cfr ibid., 2688). L’abito della fede non è inamidato, si sviluppa con noi; non è rigido, cresce, anche attraverso momenti di crisi e risurrezioni;

 

La premura di Gesù verso i suoi la accogliamo anche noi nella fede, riconoscendo i segni attuali della sua presenza nei sacramenti, nella parola e nei fratelli.  

Gesù ha già offerto prove convincenti della sua risurrezione: il sepolcro vuoto, la testimonianza degli angeli, l'apparizione ai discepoli sulla strada di Emmaus. Ma davanti all'insistenza e alla crescente mancanza di fede, Gesù offre prove sempre più evidenti: appare agli apostoli riuniti, mostra le sue ferite, si mette a tavola con loro. Con questo l'evangelista Luca intende affermare la realtà e la concretezza della risurrezione. 

Gesù ha un vero corpo. Il Risorto non è un fantasma, un ideale, ma un essere reale. C’ è stato  un reale passaggio dalla morte alla vita, una vita che viene da Dio e si offre a noi, perchè possiamo riceverla nella sua ricchezza, 

In questo racconto dell'apparizione agli undici Gesù è il protagonista assoluto: agisce, parla, saluta, domanda e rimprovera, invita a rendersi conto della sua verità, mostra le mani e i piedi e, infine, mangia davanti ai discepoli. Al contrario, i discepoli sono fermi e silenziosi, tranne il gesto di offrire a Gesù una porzione di pesce. 

Di loro, però, sono descritti con attenzione i sentimenti interiori: lo sconcerto e la paura, il turbamento e il dubbio, lo stupore e l'incredulità, la gioia. Non è facile credere nel Risorto. Dopo la risurrezione l'uomo resta dubbioso e incredulo, sia perché si trova davanti a un fatto assolutamente insolito, sia perché si imbatte in una sorpresa troppo bella, desiderata ma ritenuta impossibile…

Persino la gioia - che si direbbe andare in senso contrario - è presentata da Luca come una ragione che, se pure in modo diverso dalla paura, rende increduli: «Ancora non credevano per la gioia». 

E’ quello che succede quando siamo presi da una gioia improvvisa per un fatto inaspettato e quasi non vogliamo crederci, tanto supera le nostre previsioni…

Ma a dispetto del turbamento e del dubbio dei discepoli, nella parte finale del suo racconto Luca traccia le linee fondamentali del vero discepolo.

Anzitutto Gesù “aprì  la mente a capire le Scritture,” cioè fece comprendere la bellezza e il significato del disegno di Dio. Così, anche oggi, il Signore apre  la nostra mente, ci aiuta a capire le sue intenzioni e i nostri impegni, ci libera dall’ impressione che la nostra fede sia senza efficacia, non abbia forza e capacità di presa su noi stessi e sugli altri.

E poi il dovere della testimonianza… Il Vangelo non piove dal cielo come un miracolo che sconvolge, ma passa attraverso la vita di chi l’ha accolto e si sforza di viverlo con la maggiore coerenza possibile!

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*






 


sabato 10 aprile 2021

 11 aprile . 2a domenica di Pasqua

catechesi ragazzi








*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°
2a domenica di Pasqua

 Prima lettura (At 4,32-35)

Dagli Atti degli Apostoli

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. 
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. 
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

 

Salmo responsoriale (Sal 117)

Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele: 
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».  

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.  

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! 

 

Seconda lettura (1Gv 5,1-6)

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. 
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. 
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

 

Vangelo (Gv 20,19-31)

Dal Vangelo secondo Giovanni


La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».


Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Omelia 2a Pasqua B 

L’evangelista Giovanni ci ha raccontato due apparizioni del Risorto nel cenacolo e le colloca in due domeniche successive: il giorno stesso della risurrezione e «otto giorni dopo», cioè nella domenica seguente, quella che stiamo celebrando… Significativo nel racconto è il fatto dell’assenza, prima, e della presenza, poi, del discepolo Tommaso.

 

Gesù appare nel luogo nel quale «le porte erano chiuse». La causa di questa chiusura è subito spiegata: per «timore dei Giudei». gli amici di Gesù hanno paura di fare la stessa fine del loro maestro, paura delle autorità che l’hanno condannato a morte e, perciò,  si chiudono in casa. 

Sono le paure, di altro genere, che anche noi possiamo avere… non tanto quelle esterne.. (non ci sono pericoli di persecuzioni o ostacoli gravi…) ma quelle che vengono da dentro: di non essere capiti come cristiani, di sentirci delusi e mancare di fiducia per i  tanti problemi che ci angustiano, per essere visti dagli altri un po’ “fuori moda”, di non avvertire in modo convinto la presenza del Signore e pensare che Lui sia ormai sia un po’ fuori dai nostri interessi e  che abbia poco da dirci…

Il Vangelo sottolinea la venuta straordinaria del Risorto in quell’ambiente chiuso e precisa poi che «stette in mezzo a loro». 

Di sicuro il Signore capisce lo stato d’ animo dei suoi, intuisce che deve farsi loro vicino e sostenerli, ha messo da parte il ricordo dei loro tradimenti!  “Stette in mezzo a loro…”. Gesù  li aveva chiamati e raccolti attorno a sé, era stato sempre con loro prima della sua morte… La sua vicinanza costante aveva creato momenti indimenticabili di intimità: ”Voi siete miei amici”, aveva detto Gesù.

Ora Lui ritorna e si fa presente, dà loro sicurezza, li saluta con il dono della pace, che è l’insieme di tutti i doni di Dio: la riconciliazione con Dio e tra di loro per una vita bella che soddisfa… 

Poi il gesto di mostrare le mani e il fianco, ovvero le parti del corpo che recano i segni della sua morte, cioè della sua offerta, i segni dell’amore che essi sono invitati a leggere…

 

La pace che  Gesù dà  loro  è dono e impegno: gli apostoli continuano l’opera affidata dal Padre a Gesù, cioè «perdonare i peccati», liberare l’ umanità dal potere del male che rovina il progetto di Dio… 

Questa opera di guarigione può essere compiuta solo dallo Spirito Santo: perciò Giovanni precisa che nel contesto stesso della missione apostolica viene loro donato dal Risorto lo Spirito divino, 

tramite il simbolico gesto del ‘soffio’. In forza di questo Spirito che opera in loro, i discepoli di Gesù potranno realizzare nella storia la grandiosa opera di vittoria sul peccato.

Ora fermiamoci ora su Tommaso, che non era presente la sera di Pasqua. Capiamo i suoi dubbi, l’ostinazione di vedere anche lui il  Signore “in presenza”. Cosa che di fatto avviene. La domanda di Tommaso dice anche molto delle nostre difficoltà a credere… Vorremmo avere delle evidenze, dei segnali più forti che il Signore c’è, quasi delle prove che la fede non è un’ illusione, che non ci siamo sbagliati! In questo senso Tommaso è anche gemello nostro: cioè è come un fratello che ci rappresenta e mette in evidenza anche i nostri dubbi e le nostre domande!

Il primo errore di Tommaso, comunque, è stato quello di non fidarsi della sua comunità, di mettere in dubbio la testimonianza dei suoi amici per fare, piuttosto, un cammino da solo! Gesù lo richiama: “Non essere incredulo ma credente!”. E Tommaso risponde con una grand professione di fede: “Mio Signore e mio Dio!” La fede, pur essendo personale, è un tesoro comunitario: insieme la riceviamo, la viviamo,  la testimoniamo. La chiesa che ci dona la fede, è come la fontana del villaggio all quale tutti possono attingere e dissetarsi! (Papa  Giovanni xxiii)

E la beatitudine finale di Gesù ci consola e ci dà forza: “ Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” 

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°**°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Caravaggio: l'incredulità di Tommaso


L’opera è realizzata da Caravaggio tra il 1600 ed il 1601, con la tecnica olio su tela. Misura 107 x 146 cm, conservata a Postdam nella Bildergalerie.

Caravaggio riporta sulla tela fedelmente il passo che vede come protagonista San Tommaso.

L’apostolo Tommaso dopo la morte di Cristo afferma che crederà alla resurrezione solo quando potrà vedere coi suoi occhi e toccare con mano le sue ferite.

“Se non metto il dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!” (Vangelo di Giovanni, 20, 19-29).

La scena narra l’episodio con profondissimo pathos e drammaticità. Lo sfondo scuro tipico di Caravaggio e la luce proveniente da sinistra (quella cioè che rivela la verità divina) mettono a risalto i protagonisti dell’opera. Oltre a Gesù e Tommaso, in secondo piano altri due discepoli assistono all’opera.

San Tommaso ficca il dito nel costato di Gesù che quasi “spinge” la mano per fargli sentire ancora di più le sue ferite. Questo gesto sottolinea la volontà di far trionfare la verità. 

Gli altri due personaggi in realtà non si sa bene chi siano, se discepoli o semplici passanti.

Caravaggio non a caso sceglie questi soggetti: l’universalità della potenza della fede coinvolge chiunque. Chiunque deve fare esperienza dell’amore di Dio.

Gli abiti sono quelli tipici del 1600 ma sono di quelli di ogni uomo o donna del futuro. L’opera assume quindi un messaggio universale che va al di là delle epoche e delle persone.

Questa universalità viene sottolineata anche dalle diverse “mani” che si paragonano. Quelle di Gesù sono affusolate e pulite, quelle di Tommaso tozze e sporche. Nessuno è escluso da Dio, soprattutto quelli “sporchi”, cioè i peccatori.

 

Lo sguardo di Tommaso è più quello di uno scienziato intento a studiare che quello di un discepolo. La sua resa espressiva è potentissima, è quella di uomo incredulo e al tempo stesso stupito e timoroso. Quella degli altri due uomini sembra invece urlare curiosità e interesse nel “verificare” la parola di Gesù.

Le posizione dei personaggi non è – ovviamente – scelta a caso. Gesù e Tommaso sono disposti in un primo piano ipotetico lungo una diagonale che parte da sinistra in basso e va verso destra in alto. Le quattro teste dei protagonisti formano una croce:

La disposizione delle teste dei protagonisti disegna una croce.

Questi espedienti tipici di Caravaggio elevano il pathos della scena a livelli altissimi. Guardando l’opera sembra quasi di sentire sulle nostre dita le ferite che sta toccando San Tommaso.

La concentrazione emotiva dello spettatore oltre che moltissimi virtuosismi tecnici fanno anche questo lavoro di Caravaggio un’opera straordinaria.

°°°°°°°°°°°°°°°°°

da...