sabato 12 giugno 2021

 13 giugno 2021

Liturgia 11a domenica del tempo ordinario

 

Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore Dio: 
«Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro,
dalle punte dei suoi rami lo coglierò 
e lo pianterò sopra un monte alto, imponente;
lo pianterò sul monte alto d’Israele.
Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò».

 

Salmo responsoriale (Sal 91)

È bello rendere grazie al Signore.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.  

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.  

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

 

Seconda lettura (2Cor 5,6-10)

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. 
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. 
Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.

 

Vangelo (Mc 4,26-34)


Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

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Omelia 11a Domenica B

 Iniziamo dalla lettura di Paolo che esprime i suoi sentimenti più intimi…

Dopo un tempo di  persecuzione, Paolo è stanco di combattere e sogna il riposo definitivo; sarebbe più semplice morire, soprattutto quando si ha la certezza che morire significa essere per sempre con quel Gesù che ha orientato tutta la vita dell’apostolo!  Paolo capisce, però, che Cristo lo chiama a vivere ed a continuare l’impegno missionaria perché non si può arrivare, dinanzi a Lui, a mani vuote. E quindi accetta la fatica di annunciare ancora il Signore Gesù…è questa la sua passione apostolica… Un po’ di questa passione la chiediamo anche per noi oggi, anche noi responsabili dell’ annuncio cristiano…

 

Il più piccolo di tutti semi diviene più grande di tutti gli ortaggi 

 

Con queste due parabole Gesù vuol dare una risposta alle idee e correggere le aspettative messianiche degli ebrei del suo tempo. 

Ai cristiani di Roma, scossi dalla persecuzione e dispersi nell’immenso impero, Marco ricorda queste  parabole perché ritrovino la fiducia. 

C’erano i farisei, i quali pensavano che si potesse affrettare l’avvento del Regno con la penitenza, con i digiuni, con l’osservanza scrupolosa, della legge e delle tradizioni; c’erano gli zeloti che cercavano di impiantare il Regno ricorrendo alla violenza e alla resistenza armata contro i conquistatori romani..

Gesù, probabilmente, parla anche della sua esperienza di profeta… Il seme nel terreno è tutto il suo lavoro faticoso che annuncia il regno cioè l’azione misericordiosa di Dio che agisce attraverso di Lui. Dopo un primo momento di entusiasmo da parte della gente, segue un crescente abbandono, una sfiducia verso Gesù e la sua parola…l’esperienza, quasi, di un fallimento, per cui le folle diventano un piccolo gregge al quale Gesù si rivolge e che coltiva con grande speranza.

Ma la parola di Dio cresce invisibile nel grembo della terra e la sua forza è immensa, anche quando si ha l’impressione che non succeda nulla e che questo seme sia scomparso per sempre!

Il contadino ha gettato il seme e se ne è andato a riposare, eppure quel seme è carico di energia e continua da solo il suo percorso sotto terra. C’è, quindi, un movimento interno, una forza presente nel seme stesso. Il contadino non fa nulla, se non seminare e prepararsi al raccolto.  Ecco il messaggio: il Regno è, innanzitutto, dono di Dio, non è prodotto nostro, frutto della sola nostra iniziativa.  Il compito dell’uomo deve essere di accoglienza, di grande fiducia nell’azione di Dio,  di lode e di ringraziamento. 

Paolo dirà ai cristiani di Corinto, “Io ho piantato, Apollo (un suo collaboratore..) ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere” (1 Cor 3,6). 

La pazienza del contadino che semina e poi serenamente e a lungo attende che il seme dia frutto ci dà l’immagine della fede che sa accettare anche gli apparenti fallimenti, ricordando la parola del Signore: “C’é chi semina e  altri  mietono”.

 

E’ criticata da Gesù la pretesa di far leva  solo sull’organizzazione, sulle opere, sulle istituzioni e sui programmi invece che sull’ascolto della parola di Dio, sul confronto con il vangelo, sulla fiducia in Dio, sull’ umiltà e sulla preghiera. 

Il tempo del seme è quindi un tempo lungo e segreto che va un po’ contro la pretesa umana di vedere e conoscere in fretta. Non è il segno dell’assenza di Dio, ma del suo modo diverso di parlare. Quindi, attesa fiduciosa. Il seme nella terra lavora sempre e fruttifica sotto l’azione miracolosa di Dio: prodigiosa, continua, nascosta ed efficace!

Tutto questo non significa che dobbiamo essere passivi e pigri, quasi lasciando a Dio tutto il lavoro! E’ chiaro che dobbiamo fare la nostra parte fino in fondo, affiancare il lavoro di Dio ! Ma nella coscienza che è Lui il protagonista e noi siamo collaboratori umili, nella fiducia che Lui prepara un futuro carico di frutti… Al cristiano deve interessare seminare, non sempre raccogliere. 


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preghiera nella domenica  11°  sul Vangelo 

 

Lo confesso, Gesù, anch’io sono colpito dall’esibizione della forza, del potere, che evidenziano il plauso, il successo acquisito da una persona. E questo mi pare talmente bello da farmi ritenere che sia questo il percorso che ci condurrà al regno di Dio. 

No, il disegno di Dio seguirà uno strano percorso. Non avrà bisogno di un solido dispiegamento di mezzi, non farà ricorso alle maniere forti. Si affermerà a partire da inizi modesti, nella mitezza e nella semplicità che accettano anche la croce, la sofferenza ingiusta a cui si va incontro pur di rimanere fedeli a Dio. E, paradossalmente, dal sangue dei martiri fiorirà una nuova primavera, attraverso la testimonianza di gente debole ed inerme, che non conta agli occhi del mondo.