sabato 16 maggio 2020

16-17 maggio 2020

16 maggio 2020
Carissimi,

                  finalmente possiamo riprendere con grande soddisfazione la nostra vita di credenti con la possibilità di partecipare all’Eucarestia. 
A partire da lunedì 18 maggio si potrà celebrare la Messa feriale (nella chiesa grande)e da domenica 24 maggio anche quella festiva. 
(Non celebrerò la Messa di sabato 23 delle ore 18.00).
Le Messe di domenica 24 (Solennità dell’Ascensione del Signore) e le altre che seguiranno, manterranno il solito orario festivo: 8.00 - 9.30 - 11.00. 
Sono in vigore norme molto precise che regolano l’ingresso in chiesa e la disposizione all’interno di essa, con le distanze prescritte e il posto che sarà indicato con un apposito segno. Sulla porta della chiesa è posto un manifesto (dalla diocesi)con le regole prescritte.
Osserviamo con disponibilità queste norme, anche se a qualcuno postranno sembrare un po’ eccessive! Qualche volontario vi aiuterà a metterle in atto con la massima attenzione!
Io credo che sia giusto essere precisi, perché in un periodo ancora incerto, anche da questo dipende la salute di tutti!
Ricordo la regola basilare: indossare guanti e mascherine e sanificare le mani prima di entrare, togliendosi i guanti. Troverete il materiale sanificante apposito: non occorre portarlo da casa.
La nostra chiesa è grande e quindi mi auguro che non ci siano problemi per invitare persone che superassero il numero previsto (in base alle distanze!)di tornarsene a casa! 
Io spero che il lungo e forzato digiuno eucaristico abbia fatto crescere in noi tutti la volontà e il desiderio di nutrirci del Pane della vita, dopo aver ascoltato e meditato sulla Parola del Signore! 

Allora: un sincero e sentito  “Benvenuti a tutti”!

don Attilio
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6a domenica di Pasqua

Prima Lettura- Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Dagli Atti degli Apostoli - At 8,5-8.14-17

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale - Dal Sal 65 (66)

R. Acclamate Dio, voi tutti della terra. Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome, dategli gloria con la lode. Rit.

Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome». Rit.

Venite e vedete le opere di Dio, terribile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terraferma; passarono a piedi il fiume:

per questo in lui esultiamo di gioia. Con la sua forza domina in eterno. Rit.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. Rit.

Seconda Lettura - Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo - 1Pt 3,15-18
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

Vangelo - Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Parola del Signore
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omelia 6a domenica di Pasqua (con qualche spunto di don B. Maggioni)  

La liturgia di questa domenica continua la lettura del capitolo 14 del vangelo di Giovanni, di cui si è già letto la prima parte domenica scorsa.
Il tema è l'amore, come appare dall'inizio («se mi amate...») e dalla conclusione («chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui»). 

Mi sembra che le idee dominanti siano due. La prima è che il criterio più adatto per verificare la realtà dell'amore a Cristo è l'obbedienza alla sua volontà, cioè l'osservanza concreta dei comandamenti, che in Giovanni si riducono al comandamento dell'amore fraterno. 

Gesù dice: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti…” Quindi l’osservanza dei comandamenti è il segno e il frutto dell’amore. Si osservano non in forza di un’obbedienza dovuta o di un impegno esteriore per metterci in regola o per fare in modo che Gesù sia a nostro favore, evitando guai ed eventuali ritorsioni o punizioni!
Nel nostro agire  e nelle nostre relazioni quotidiane, quando sono autentiche e frutto di amore, ci regaliamo dei doveri e degli impegni che sostengono questo stesso amore. Il quale non è l’anarchia e il capriccio dei sentimenti, per cui ciascuno fa quello che vuole! Amare significa legarsi volontariamente con l’obbedienza amorosa di chi vuole il bene della persona amata e si dà delle regole per sostenere questa stessa relazione! E’ giocare la nostra stessa libertà perchè sia vincolata alla legge di un amore esigente. 
Nell’esperienza cristiana il credente obbedisce perchè nelle norme scopre la bontà di Colui che ci educa per il nostro bene e la nostra felicità o realizzazione! 
Già il profeta Isaia affermava:“Dice il Signore tuo redentore,
il Santo di Israele: Io sono il Signore tuo Dioche ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare
”. (Is. 48)

Un secondo aspetto del Vangelo. Praticare dell'amore è manifestare Dio stesso, renderlo presente a noi stessi e agli altri. L'amore è l'epifania di Dio, il luogo del dono dello Spirito, dell'incontro con la Trinità, della manifestazione di Gesù. Salendo al cielo e sottraendo la sua presenza visibile, Gesù non lascia soli i suoi discepoli, semplicemente si rende presente in modo diverso da prima. Per quanto riguarda l'amore, se ne sottolinea la concretezza: non le parole, non le idee, ma i fatti. È nella concretezza della carità, del dono di sé, che si incontra la presenza del Signore.

E a proposito dello Spirito, si afferma una opposizione fra i discepoli e il mondo. Il mondo, nel linguaggio di Giovani, è  tutto ciò che coscientemente si oppone al progetto di Dio, in Gesù. Il mondo non è in grado di capire e di ricevere lo Spirito. 
Per essere illuminati dallo Spirito occorre uscire da se stessi. Ma se è vero che il mondo non riconosce lo Spirito, Gesù sottolinea che invece lo Spirito è compreso dai discepoli.

L'intima e spirituale presenza dello Spirito è la nuova presenza di Gesù, è l'«attualità» di Gesù: «Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi» (14,16). È grazie allo Spirito che i discepoli comprenderanno la realtà profonda di Dio, di Gesù e di loro stessi. Gesù avverte, più avanti, che i discepoli saranno odiati dal mondo e perseguitati. Ma insieme li assicura ad essi che l'odio del mondo e la persecuzione saranno l'ambiente in cui si manifesterà la testimonianza dello Spirito e la loro. Nel grande processo tra Cristo e il mondo, che si svolge entro la storia, lo Spirito depone in favore di Gesù. Davanti all'ostilità che incontreranno, i discepoli saranno esposti al dubbio, allo scandalo e allo scoraggiamento. Lo Spirito difenderà Gesù nel loro cuore, li renderà sicuri nella loro disobbedienza al mondo. I discepoli avranno bisogno di certezza: lo Spirito gliela donerà.

Aggiungo un commento di S. Agostino su alcuni versetti di questo Vangelo:

Dicendo poi: Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il Signore ci fa capire che egli stesso è Paraclito. Paraclito corrisponde al latino avvocato; e Giovanni dice di Cristo: Abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto(1 Gv 2,16). In questo senso dice che il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, così come sta scritto: Il desiderio della carne è inimicizia contro di Dio: esso infatti non si assoggetta alla legge di Dio né lo potrebbe(Rm 8,7). Come a dire che l’ingiustizia non può essere giusta. Per mondo qui si intende coloro che amano il mondo di un amore che non proviene dal Padre. E perciò l’amore di Dio, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato, è l’opposto dell’amore di questo mondo, che ci sforziamo di ridurre e di estinguere in noi. Il mondo quindinon lo può ricevere perché non lo vede né conosce. L’amore mondano, infatti, non possiede occhi spirituali, senza dei quali non è possibile vedere lo Spirito Santo, che è invisibile agli occhi della carne.
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In tema di "pandemia" un contributo da Avvenire 16 maggio

Non c’è solo il Covid-19, dice Francesco, ma anche guerra, fame e ignoranza
ECCO LE «PANDEMIE DEGLI ALTRI» IL PAPA LE VEDE E CE LE FA CAPIRE 

Parlando della pandemia, papa Francesco ha detto che ci sono anche altre pandemie in atto nel mondo, tre: guerre, fame, non–istruzione. È vero, e fanno danni, vittime e distruzioni. Ma allora perché noi intendiamo sempre e solo la pandemia da coronavirus? Perché è la nostra, è qui, ci riguarda, e stravolge la nostra vita. La nostra pandemia è “nostra”, guerre fame e ignoranza sono pandemie degli altri. La nostra la combattiamo a casa nostra con le leggi e la scienza, le altre le combatteranno gli altri a casa loro.

C’è una gerarchia fra quelle pandemie, c’è una pandemia–madre, che genera o favorisce le altre? Le guerre generano povertà e fame, che a loro volta generano nuove guerre, in un ciclo infinito che si autoriproduce, e la mancanza d’istruzione favorisce l’incomprensionee le ostilità, quindi le guerre. 
Se si cerca la madre di tutti i problemi sociali che bloccano i Paesi del Terzo Mondo, la madre è la non- istruzione, la non alfabetizzazione, l’incultura, l’ignoranza. 
È da lì che viene il sottosviluppo. Ai tempi del ‘68 dicevamo che non esistono Paesi sottosviluppati e paesi sviluppati, ma Paesi sottosviluppati e paesi sottosviluppatori. Il sottosviluppo è un nostro prodotto, un nostro interesse. Il non– sviluppo si accompagna sempre alla non-istruzione. 
Quindi il maggior aiuto che possiamo dare ai Paesi arretrati è l’istruzione. 
I missionari che fanno gl’insegnanti sono preziosi nei Paesi del Terzo Mondo, perché le famiglie sanno che vengono a portare quello che il loro Stato non riesce a fornire, la cultura. I terroristi si oppongono al lavoro di questi missionari, perché i giovani non alfabetizzati sono arruolabili, servono alla causa (papa Francesco dice «alla pandemia») della guerra. Combattendo la non–istruzione combatti anche la pandemia delle guerre e della fame. Questo vale nel Terzo Mondo, ma vale anche nel nostro: ho una grande stima per i maestri e i professori che vanno a insegnare nelle carceri, le carceri sono il campo di concentramento dove lo Stato detiene i nemici interni che ha catturato, ma se da nemicivuol trasformarli in amici, da combattenti in pacifici, non deve usare l’isolamento, il divieto d’incontrare i parenti o di vedere i figli, e tanto meno le armi proibite come qualche occulta bastonata, no, deve usare gli insegnanti, gli educatori. Se devono fare i rieducatori, vuol dire che la prima educazione non c’è stata o ha fallito. Proviamo con la seconda.

Gli insegnanti delle carceri sono un pilastro nella lotta contro il crimine. Ne conosco alcuni, anzi alcune, perché sono soprattutto donne, con i loro allievi riescono a fare perfino giornaletti interni, li stampano al computer, dentro ci mettono pensierini, ragionamenti, pentimenti, saluti, poesie. Andrebbero istituzionalizzati, questi insegnanti delle carceri, un carcere dovrebbe essere noto e valutato anche in base agli insegnanti che ha. Fare l’insegnante delle carceri dovrebbe essere (è) una vocazione. Come fare il medico o il missionario. Di fatto, sono medici o missionari al lavoro contro quella che papa Francesco chiama la pandemia della non–istruzione. Sono pochi, questo è il problema. Ma non è colpa loro, è colpa della società. Colpa nostra.