lunedì 7 dicembre 2020

 8 DICEMBRE: SOLENNITA' DELL'IMACOLATA

Vangelo (Lc 1,26-38)

Dal Vangelo secondo Luca

 

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
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omelia dell’ Immacolata

 

Questa solennità rivela la vera grandezza di Maria… la verità proclamata solennemente dalla chiesa, (già nel 1854) che Maria è stata preservata, per un dono singolare e unico, dal peccato di origine…. Ma questo privilegio non significa per Maria l’esenzione dalle difficoltà della vita, come se avesse avuto la strada spianata su tutto e senza dovere fare delle scelte consapevoli e difficili, vere prove per la sua fede…

Il Vaticano II nel documento sulla chiesa, dice:  “Maria camminò nella peregrinazione della fede… cioè divenne pellegrina per rispondere a Dio nella  fatica di una fede che le chiedeva una continua adesione alla volontà di Dio… fino al Calvario.

Le prime due letture presentano il progetto di Dio. Il Vangelo valorizza la chiamata di Maria nell’Annunciazione.  

«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». Non è un saluto banale o scontato, come possono essere tanti nostri saluti, fatti in fretta o per abitudine…  

Si potrebbe dire: “Gioisci, Maria, tu che sei stata riempita dell’amore di Dio, perché davvero il Signore è con te». Saluto inatteso  che è benedizione per Maria. 

«Rallègrati» è la parola che attraversa tutta la Rivelazione: Dio offre all’uomo la sua gioia e Dio dice anche chi è per noi: “Il Signore è con te.” È con te dalla nascita, anzi da quando sei stato concepito. E’ con te sempre, anche quando non ci pensi o non te ne accorgi… o fai finta che non ci sia… “Signore, tu mi scruti e mi conosci”, dice un salmo…

Maria rimase turbata…non tanto per la presenza dell’angelo, ma per le parole insolite e nuove… La fiducia nel Signore non toglie la fatica del credere ma le dà un senso e indica una via di uscita…  

C’è anche la paura di credere, cioè il timore che il Signore chieda troppo o non sia fedele alle promesse. Ma, al turbamento, Dio risponde con: «Non avere paura... Non temere... coraggio» 

A Maria viene detto: “Non temere le nuove vie di Dio, così lontane dalla scena, dalle luci, dai palazzi della città, dalle emozioni solenni del tempio (a Nazaret!..); non temere questo Dio bambino, che vivrà in te, tu che sei il nuovo tabernacolo e la nuova dimora di Dio!”

Maria ha avuto il coraggio di fidarsi più della promessa di Dio che delle proprie buone intenzioni: è il dono da chiedere in questa ‘sosta’ nel cammino d’Avvento, con lo sguardo a Maria.

LA STATUA DELLA MADONNA NELLA NOSTRA CHIESA 

«Come avverrà questo?». La Vergine domanda: «Che cosa concretamente dovrei fare per divenire madre?». La risposta di Gabriele è, però, sorprendente: «Niente! Sarà lo Spirito di Dio ad agire. Poiché questa maternità sarà non soltanto miracolosa, ma unica, e chi nascerà sarà non solo un santo, ma il Figlio di Dio» 

La fede non è rinuncia a pensare e a interrogarsi…Maria è turbata ma, anziché chiudersi in se stessa, si rivolge a Dio con l’atteggiamento fiducioso di una figlia e non di una schiava.  Anche il cristiano si pone delle domande, ma nel cercare la risposta si rivolge anzitutto al Signore…

Si è  portati sempre a dare importanza a quanto noi facciamo per Dio, mentre è ben più importante riconoscere quello che Dio fa per noi. Lo esprime bene il Magnificat, nel quale la Vergine volge tutta la sua attenzione non su se stessa, ma su Dio e su quanto ha operato e opera. «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Maria è la “più alta” tra le creature perché si è abbassata davanti al Signore. 

Maria insegna che la volontà di Dio va accolta con fede ed eseguita con gioia. 

La prima azione di Maria è ascoltare questo angelo inatteso. L’arte dell’ascolto è il primo passo per entrare in un rapporto vero con Dio e con le creature. Tre volte parla l’angelo, tre volte risponde Maria, prima con il silenzio e il turbamento, poi con il desiderio di capire, infine con il servizio. Maria è serva, ma nel senso di obbediente nel proprio profondo, a Dio. Ascolta non tanto quello che dicono gli altri, ma rimane fedele a quello che sente dentro. Quando anche noi riusciamo a dire “Eccomi”, come Maria,  Dio viene certamente verso di noi e rimane in noi. 

 

S. Paolo VI (Marialis cultus “il culto a Maria”) Maria è… maestra di vita spirituale per i singoli cristiani. Ben presto i fedeli cominciarono a guardare a Maria per fare, come lei, della propria vita un culto a Dio e del loro culto un impegno di vita. Già nel IV secolo, sant'Ambrogio, parlando ai fedeli, auspicava che in ognuno di essi fosse l'anima di Maria per glorificare Dio: Dev'essere in ciascuno l'anima di Maria per magnificare il Signore, dev'essere in ciascuno il suo spirito per esultare in Dio.Maria, però, è soprattutto modello di quel culto che consiste nel fare della propria vita un'offerta a Dio: E il «sì» di Maria è per tutti i cristiani lezione ed esempio

per fare dell'obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione

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Vangeli feriali di Avvento (2a settimana) don Attilio

Dal Vangelo secondo Matteo: Mt 11,28-30-  9 dicembre

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

I poveri, gli sfiduciati, emarginati, i sofferenti sono oggetto dell’ attenzione particolare di Gesù… Non significa che il Signore benedice e consacra la loro situazione di pena, come se fosse loro indifferente. Il Signore, piuttosto, li invita ad andare da lui, perché possono trovare in lui motivi di conforto. Il Vangelo testimonia continuamente l’attenzione di Gesù verso di loro. “Prendete il mio giogo sopra di voi”. Il giogo del Signore non è come la legge pesante della tradizione ebraica, che imponeva nome rigorose e pedanti. Chi segue Gesù avverte che la sua proposta di vita è bella e leggera. Chi la segue, si sente veramente libero.

 

Dal Vangelo secondo Matteo: Mt 11,11-15-  10 dicembre

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell'Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

 

Missione di Giovanni è proclamare finito il tempo dell’attesa e iniziato il tempo di una storia nuova, fatta da uomini nuovi, rinnovati nello Spirito di Cristo. Questa storia nuova deriva da quella antica e ne è la continuazione, ma con un salto di qualità, rappresentato dalla Pasqua del Signore. In essa ogni credente è inserito in maniera vitale. Gesù non diminuisce la statura morale del Battista. Vuol dire che i nuovi chiamati al regno di Gesù sono coloro che “fanno violenza”, cioè si impegnano con la loro forza spirituale per entrare nel regno che il Signore mette a loro disposizione

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11,16-19 -11 dicembre

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

 

Gente difficile quella a cui era stato mandato Gesù: aveva rifiutato la sapienza di Dio. Questa si era presentata nelle forti esigenze morali di Giovanni Battista, ma gli avevano dato dell’indemoniato. E Gesù, amico dei pubblicani peccatori, invitato molto spesso a mensa da loro, era stato qualificato come un mangione e un beone.

Non c’è veramente alcun limite al pregiudizio colpevole! 

Gesù è veramente segno di contraddizione. Di fronte a lui bisogna prendere posizione con chiarezza e decisione. Accoglierlo con fiducia è impegno serio per ogni credente!

 

 

Dal Vangelo secondo Matteo: Mt 17,10-13-  12 dicembre


Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

 

Nel preparare i suoi discepoli alla missione che li attende, Gesù li vuole convinti che egli è veramente il messia che aspettavano: I profeti hanno parlato di lui e le sue opere lo attestano con grande chiarezza. Proprio per questo egli sarà perseguitato dai capi del popolo, come furono perseguitati i suoi profeti: in particolare Elia e Giovanni battista.

Se il figlio dell’uomo si inserisce nella schiera dei profeti sofferenti, il discepolo a sua volta si mette al seguito di Gesù: non è più grande del suo maestro. Deve dunque essere il testimone di una gloria che passa attraverso la sofferenza, segno di una vita donata  e varca la soglia della morte. Solo così si può ricevere vita nella risurrezione: quella di Gesù e quella nostra.