venerdì 31 dicembre 2021

 1° gennaio 2022; SOLENNITA' di MARIA SS. MADRE DI DIO

Prima Lettura -Dal libro dei Numeri - Nm 6, 22-27

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: Così
benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 66 (67)

R. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.

 

Seconda Lettura -Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati  - Gal 4,4-7

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida:
Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Parola di Dio.

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca - Lc 2,16-21


In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Parola del Signore.

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omelia 2022  

 

 

La prima lettura biblica del nuovo anno fa scendere su di noi una benedizione colma di speranza,…Ne abbiamo tanto bisogno!  “Il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli”. 

Dio ci raggiunge non da estraneo o dandoci dei divieti o regole rigide, ma benedicendo. 

La sua benedizione è energia, forza, presenza e augurio di bene che scende su di noi, ci avvolge, ci penetra, ci incoraggia. “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto.. e ti dia pace!”.  Noi conosciamo le caratteristiche di una persona anche da come ci guarda: uno sguardo distratto, indifferente e qualche volta di ostilità, crea distanza. Invece ci troviamo accolti quando lo sguardo di chi ci sta davanti è sereno, accogliente, perfino sorridente…  Lo sguardo di Dio  è  uno sguardo di tenerezza. 

Papa Francesco, commentando il Vangelo della chiamata di Matteo, il pubblicano, dice: Mai il Signore ti abbassa, mai ti umilia. Ti invita ad alzarti. Uno sguardo che ti porta a crescere, ad andare avanti, che ti incoraggia, perché ti vuole bene. Ti fa sentire che lui ti vuole bene. E questo dà quel coraggio per seguirlo: ‘Ed egli si alzò e lo seguì”.  Guardàti dal Signore, (come è stato per Matteo), siamo invitati a rispondergli, non abbassando gli occhi, pensando che Lui ci voglia umiliare o punire, ma dicendo: “Il tuo volto, Signore, io cerco; non nascondermi il tuo volto… “

Che cosa ci riserverà il nuovo anno? Non lo possiamo sapere. Gli indovini o gli oroscopi che riempiono le pagine delle riviste, tirano ad indovinare, cercando di darci rassicurazioni o consigli vari che non ci danno alcuna garanzia … 

Noi tutti, comunque, speriamo che sia un anno buono, cioè in buona salute, un anno di una certa sicurezza economica, di un lavoro sicuro che ci dia un minimo di tranquillità, senza imprevisti che ci turbano. Un anno, soprattutto, di affetti sinceri e di relazioni che fanno crescere, anzitutto in famiglia. 

Come cristiani dobbiamo augurarci tutto il bene possibile secondo il pensiero di Dio stesso, che desidera per noi il bene, anche quando non lo sappiamo o non lo vogliamo vedere.L’augurio che ci facciamo in questo giorno può avere il respiro grande di chi vuole il vero bene per le persone che incontriamo, perché siano serene, come lo desideriamo per noi stessi…   “Insegnaci, Signore, a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. Così dice un salmo. Contare i giorni non vuol dire girare le pagine del calendario… Vuol dire essere sapienti e attenti nel valutare quello che è importante, quello che vale la pena di cercare e desiderare con tutte le nostre forze; vuol dire fare le scelte  migliori, quelle che la nostra coscienza ci suggerisce e che corrispondono al pensiero stesso di Dio.

Qualunque cosa accadrà quest'anno, Dio sarà chino su di noi e ci farà grazia.

Otto giorni dopo Natale ritorna lo stesso racconto di quella notte: Facciamoci guidare da Maria, che custodiva e meditava tutte queste cose nel suo cuore; che cercava il filo  che tenesse insieme tutte le esperienze da lei vissute, cercando di comprendere la direzione e la verità dei fatti che potevano sembrare slegati o addirittura in contrasto fra loro


La preghiera di un contadino sudamericano

Signore,
alla fine di questo anno voglio ringraziarti
per tutto quello che ho ricevuto da te,
grazie per la vita e l’amore,
per i fiori, l’aria e il sole,
per l’allegria e il dolore,
per quello che è stato possibile
e per quello che non ha potuto esserlo.

Ti regalo quanto ho fatto quest’anno:
il lavoro che ho potuto compiere,
le cose che sono passate per le mie mani
e quello che con queste ho potuto costruire.

Ti offro le persone che ho sempre amato,
le nuove amicizie, quelli a me più vicini,
quelli che sono più lontani,
quelli che se ne sono andati,
quelli che mi hanno chiesto una mano
e quelli che ho potuto aiutare,
quelli con cui ho condiviso la vita,
il lavoro, il dolore e l’allegria.

Oggi, Signore, voglio anche chiedere perdono
per il tempo sprecato, per i soldi spesi male,
per le parole inutili e per l’amore disprezzato,
perdono per le opere vuote,
per il lavoro mal fatto,
per il vivere senza entusiasmo
e per la preghiera sempre rimandata,
per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi,
semplicemente… ti chiedo perdono.

Signore Dio, Signore del tempo e dell’eternità,
tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, 

all’inizio di un nuovo anno,
io fermo la mia vita davanti al calendario
ancora da inaugurare
e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.

Oggi ti chiedo per me e per i miei la pace e l’allegria,
la forza e la prudenza,
la carità e la saggezza.

Voglio vivere ogni giorno con ottimismo e bontà,
chiudi le mie orecchie a ogni falsità,
le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste
o in grado di ferire,
apri invece il mio essere a tutto quello che è buono,
così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni
e le sparga a ogni mio passo.

Riempimi di bontà e allegria
perché quelli che convivono con me
trovino nella mia vita un po’ di te.

Signore, dammi un anno felice
e insegnami e diffondere felicità.

Nel nome di Gesù, amen.

(Arley Tuberqui)

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MARIA SS. MADRE DI DIO

Preghiera dei fedeli 

Dona pace ai nostri giorni !

 

Il Signore benedica i cristiani che renderanno più vive ed operose le loro comunità e regaleranno parte del loro tempo agli altri, mettendo a disposizione le loro competenze. Preghiamo... 

 

Il Signore benedica coloro che renderanno questo nuovo anno un buon anno, facendo crescere la giustizia e la fraternità sulla terra, migliorando le situazioni di miseria e di abbandono. Preghiamo... 

 

Il Signore benedica i responsabili dell'economia e i dirigenti che favoriranno lo sviluppo e l'occupazione, miglioreranno le condizioni del lavoro e daranno speranza a tante famiglie in difficoltà. Preghiamo... 

 

Il Signore benedica coloro che si impegneranno ad alleviare il dolore, ad offrire tenerezza agli abbandonati, un sostegno a chi è disagiato, amicizia a chi è solo. Preghiamo...

 

Il Signore benedica i giovani che desiderano realizzare progetti importanti per la loro vita affettiva, sociale e professionale: affrontino con slancio le prime difficoltà per dar vita a qualcosa di bello e di grande. Preghiamo...


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MESSAGGIO DI  PAPA FRANCESCOPER LA LV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1° GENNAIO 2022

Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura

 

1. «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace» (Is 52,7).

Le parole del profeta Isaia esprimono la consolazione, il sospiro di sollievo di un popolo esiliato, sfinito dalle violenze e dai soprusi, esposto all’indegnità e alla morte. Su di esso il profeta Baruc si interrogava: «Perché ti trovi in terra nemica e sei diventato vecchio in terra straniera? Perché ti sei contaminato con i morti e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?» (3,10-11). Per questa gente, l’avvento del messaggero di pace significava la speranza di una rinascita dalle macerie della storia, l’inizio di un futuro luminoso.

Ancora oggi, il cammino della pace, che San Paolo VI ha chiamato col nuovo nome di sviluppo integrale, rimane purtroppo lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale. Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace.

In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. [ Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.

Vorrei qui proporre tre vie per la costruzione di una pace duratura. Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente.

2. Dialogare fra generazioni per edificare la pace

In un mondo ancora stretto dalla morsa della pandemia, che troppi problemi ha causato, «alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati e altri la affrontano con violenza distruttiva, ma tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni». 

Ogni dialogo sincero, pur non privo di una giusta e positiva dialettica, esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori. Di questa fiducia reciproca dobbiamo tornare a riappropriarci! L’attuale crisi sanitaria ha amplificato per tutti il senso della solitudine e il ripiegarsi su sé stessi. Alle solitudini degli anziani si accompagna nei giovani il senso di impotenza e la mancanza di un’idea condivisa di futuro. Tale crisi è certamente dolorosa. In essa, però, può esprimersi anche il meglio delle persone. Infatti, proprio durante la pandemia abbiamo riscontrato, in ogni parte del mondo, testimonianze generose di compassione, di condivisione, di solidarietà.

Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa.

Mentre lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso diviso le generazioni, le crisi contemporanee rivelano l’urgenza della loro alleanza. Da un lato, i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani.

Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani –; e neanche della disponibilità di ognuno a fare spazio all’altro, a non pretendere di occupare tutta la scena perseguendo i propri interessi immediati come se non ci fossero passato e futuro. La crisi globale che stiamo vivendo ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente «con rattoppi o soluzioni veloci», ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili.

Se, nelle difficoltà, sapremo praticare questo dialogo intergenerazionale «potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altri».  Senza le radici, come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?

Basti pensare al tema della cura della nostra casa comune. L’ambiente stesso, infatti, «è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva». Vanno perciò apprezzati e incoraggiati i tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia. Lo fanno con inquietudine e con entusiasmo, soprattutto con senso di responsabilità di fronte all’urgente cambio di rotta, che ci impongono le difficoltà emerse dall’odierna crisi etica e socio-ambientale.

D’altronde, l’opportunità di costruire assieme percorsi di pace non può prescindere dall’educazione e dal lavoro, luoghi e contesti privilegiati del dialogo intergenerazionale. È l’educazione a fornire la grammatica del dialogo tra le generazioni ed è nell’esperienza del lavoro che uomini e donne di generazioni diverse si ritrovano a collaborare, scambiando conoscenze, esperienze e competenze in vista del bene comune.

3. L’istruzione e l’educazione come motori della pace

Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale: rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. In altri termini, istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso.

Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della “guerra fredda”, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante.

È dunque opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti. D’altronde, il perseguimento di un reale processo di disarmo internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio e così via.

Auspico che all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura. Essa, di fronte alle fratture della società e all’inerzia delle istituzioni, può diventare il linguaggio comune che abbatte le barriere e costruisce ponti. «Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media». È dunque necessario forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso «un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature». Un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente. 

Investire sull’istruzione e sull’educazione delle giovani generazioni è la strada maestra che le conduce, attraverso una specifica preparazione, a occupare con profitto un giusto posto nel mondo del lavoro. 

4. Promuovere e assicurare il lavoro costruisce la pace

Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche.

In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso.

Il lavoro infatti è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità. Per questo, «non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale». Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società.

È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato. Occorre assicurare e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali e, nello stesso tempo, far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida.

In questa prospettiva vanno stimolate, accolte e sostenute le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, sensibilizzando in tal senso non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la società civile e le realtà imprenditoriali. Queste ultime, quanto più sono consapevoli del loro ruolo sociale, tanto più diventano luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando così a loro volta alla costruzione della pace. Su questo aspetto la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa.

Cari fratelli e sorelle! Mentre cerchiamo di unire gli sforzi per uscire dalla pandemia, vorrei rinnovare il mio ringraziamento a quanti si sono impegnati e continuano a dedicarsi con generosità e responsabilità per garantire l’istruzione, la sicurezza e la tutela dei diritti, per fornire le cure mediche, per agevolare l’incontro tra familiari e ammalati, per garantire sostegno economico alle persone indigenti o che hanno perso il lavoro. E assicuro il mio ricordo nella preghiera per tutte le vittime e le loro famiglie.

Ai governanti e a quanti hanno responsabilità politiche e sociali, ai pastori e agli animatori delle comunità ecclesiali, come pure a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, faccio appello affinché insieme camminiamo su queste tre strade: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro. Con coraggio e creatività. E che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace. E che sempre li preceda e li accompagni la benedizione del Dio della pace!

 

Dal Vaticano, 8 dicembre 2021

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giovedì 23 dicembre 2021

 

NATALE DEL SIGNORE: MESSA NELLA  NOTTE

 

Prima Lettura - Dal libro del profeta Isaia - Is 9,1-6


Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo Responsoriale - Dal Sal 95 (96)

R. Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. R.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. R.
 

Seconda Lettura - Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito - Tt 2,11-14

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca - Lc 2,1-14

 

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.


Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli 
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 

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Natale notte- omelia (2021)

 

Cari amici, benvenuti a tutti voi!  Condividiamo nella fede il senso profondo della nascita del Signore, anche in questo anno…

Nascita che si rinnova, ma non come un evento ripetitivo… piuttosto come una festa  che ci offre la continua visita di Dio nella nostra vita… LIberiamo il Natale da tutte le incrostazioni che rischiano di  renderlo banale e solo festaiolo… 

“Salviamo il Natale! Salviamo il Natale!”. E’ l’invito e la speranza che abbiamo sentito ripetere spesso nei giorni scorsi. L’hanno detto gli albergatori del turismo, i commercianti e tanti altri! Si capisce… in tempi di crisi economica… ci si augura, finalmente, una ripresa! 

E poi? Il resto? Mi auguro e ci auguriamo tutti, come cristiani, che la nascita del Signore 

ci scuota, ci liberi da una fede forse un po’ stanca, quasi assopita! Ci dia un nuovo slancio, risvegli il nostro desiderio di sentire il Signore che viene ancora per me, per noi, tutti. Il Signore come presenza amica e necessaria per darci nuovo vigore, per farci gustare la bellezza della fede… non soltanto memoria nostalgica del passato per un Natale dei buoni sentimenti!

Natale è festa per tutti, oggi, anche per chi frequenta la Chiesa solo in questa occasione o per chi è in difficoltà per la fede, ma avverte lo stesso il bisogno di una risposta alle sue inquietudini. I frutti del Festeggiato Gesù, si estendono a tutti... Saremo veramente capaci di  aprire le porte al Signore Gesù?

 

In quei giorni, un decreto di Cesare Augusto... Forti contrasti: da una parte l’imperatore che ordina il censimento per conoscere come tassare i suoi  sudditi; dall’altra i protagonisti veri della storia sono Maria, Giuseppe, un bambino appena nato, i pastori. Non è Augusto imperatore  che porta la salvezza, ma Gesù. Dagli annunci dell’ imperatore si passa alla ‘bella notizia’ degli angeli ai pastori, gente poco considerata…

La gloria di Dio si rivela nella piccolezza di un Bambino in una grotta per animali

L’uomo oggi sembra cercare esperienze forti e vistose…ma che spesso portano fuori strada: non si adatta al semplice e all’ordinario. 

C’è bisogno di stupore: a Natale abbiamo bisogno di capire la sorpresa di Dio. La sua gloria  nell’esperienza umana di una nascita quasi nascosta, sconosciuta ai più... 

Attraverso il Verbo fatto carne, Dio ha detto la sua parola più fore e senza pentimento, la parola definitiva. (K. Rahner): “Questa parola dice: Mondo, ti amo! Uomo, ti amo!» 

Che risposta diamo all’amore senza riserve di Dio? Di un Dio che non si impone, ma che si propone discretamente quasi per dirci: “Fidati di me! Sono venuto per darti  la pienezza della vita, non per toglierti qualcosa ma per chiamarti mio figlio!”

 

“…e lo pose in una mangiatoia. Il nome Betlemme significa «Casa del pane». 

Gesù, Colui che esiste prima che il mondo fosse, si fa pane per nutrirci e donare energia divina alla nostra esistenza. L’Altissimo si è fatto piccolissimo, l’Onnipotente si fa bisognoso di tutto. E’ la grandezza dell’amore che vuole esser abbracciato da noi, anche nel rischio di non essere riconosciuto. Fatichiamo ad accettare un Dio che, con la sola sua presenza, inquieta e chiede cambiamenti, propone lo stile dell’amore, ci coinvolge nella costruzione di una società  migliore, più accogliente e rispettosa, più umana a misura dell’umanità del Figlio di Dio.

 “Per loro non c’era posto”. La chiusura del cuore di tanti (il vero peccato) ha portato Dio a prendere un decisione: poteva presentarsi come il Dio punitivo, mostrando la gloria e la potenza che schiacciano… 

Ma Dio  ha deciso di nascere indifeso e fragile. Ha scelto quest’ultima via: non un Dio che incute timore ma che fa appello all’umanità di ciascuno, consegnandosi alla nostra libertà,  accettando perfino di essere ignorato e rifiutato.

Dio nasce e quasi nessuno se ne accorge; nasce fuori della casa e della città. Dopo le prime porte aperte, quelle di Maria e Giuseppe, tante altre restano sprangate.

Dal momento che Dio si è vestito di umanità facendosi piccolo e debole, il povero, l’emarginato e l’oppresso diventano il luogo in cui Dio si fa presente.

Il Natale, quindi,  è la festa, é radice della solidarietà!  D’ora in poi chi vuol guardare in faccia Dio, deve guardare il volto di ogni uomo, soprattutto di quello che è rifiutato, tagliato fuori, del migrante che chiede accoglienza, di ogni persona che sente il peso della vita e che domanda ascolto, simpatia, uno sguardo che si china sulla sua solitudine. Il Natale è un abbraccio, per gesti di apertura, semplici e sinceri!

   Che il Bambino Gesù ci educhi ad una vita che dica il nostro essere fratelli, tutti figli   

     amati dall’unico Padre! 

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NATALE DEL SIGNORE

 

Ascolta la nostra voce, Signore!

 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale partecipando intensamente alla tua venuta, perché tu possa riempire il nostro cuore di fiducia, speranza e accoglienza generosa. Ti preghiamo.                                                                                                                                                                                                                 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale, rendendo grazie e gloria a te, e di vivere il Natale offrendo a tutti gli uomini che tu ami, la pace che viene dall'alto. Ti preghiamo.

 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale con la fede genuina dei pastori, di essere Chiesa capace di contemplare con stupore, condividendo le ansie, le gioie, e le speranze dell'intera comunità umana. Ti preghiamo.

 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale forti nella fede che ci rende figli, determinati a condividere con i poveri, i bisognosi, i soli, un dono che può rallegrare ogni esistenza. Ti preghiamo.

 

In Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, tu, o Dio sei in noi e noi siamo in te. Ascolta dunque la voce di ciascuno di noi e dell'intera nostra comunità, mentre ti innalziamo, in silenzio,  preghiere e speranze (silenzio)...

Ti preghiamo.


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Il nostro presepio tradizionale…

con un messaggio!

 

 

Guardando e meditando sul nostro presepio, contempliamo l’evento della venuta del Figlio di Dio nell’umiltà della nostra natura umana.

La nascita del Bambino nella stalla, con Maria e Giuseppe che vegliano amorosamente sul di lui. E la venuta degli umili pastori, che ricevono la  notizia sorprendente dalle voci angeliche: “OGGI E’ NATO PER VOI IL SALVATORE CHE E’ CRISTO SIGNORE!”. (Messa della notte).

E subito la risposta sollecita: «ANDIAMO, DUNQUE, FINO A BETLEMME, VEDIAMO QUESTO AVVENIMENTO CHE IL SIGNORE CI HA FATTO CONOSCERE». (Messa dell’aurora)

Anche noi, discepoli di oggi, camminiamo idealmente e con il cuore colmo di stupore verso Betlemme. Siamo presi, quasi catturati, da questa nascita che rivela la fantasia incredibile del nostro Dio. Colui che, nel Signore Gesù, viene ancora a visitarci come sole che sorge dall’alto. Occorre che quel Bambino apra i nostri occhi, spesso chiusi o abbagliati da altre luci che ci distolgono dal fissare il nostro sguardo per ricevere il dono di un amore offerto anche a noi, oggi e sempre!

 

Ma quale impegno comporta per noi il Natale? Una contemplazione sterile senza conseguenze? No! 

Dal momento che Dio si è vestito di umanità, facendosi piccolo e debole, il povero, l’emarginato e l’oppresso diventano il luogo in cui Dio si fa presente.

Il Natale, quindi,  è la radice della solidarietà!  D’ora in poi chi vuol guardare in faccia Dio, deve guardare il volto di ogni uomo, soprattutto di quello che è rifiutato, tagliato fuori, del migrante che chiede accoglienza, di ogni persona che sente il peso della vita e che domanda ascolto, simpatia, uno sguardo che si china sulla sua solitudine. 

l Natale è un abbraccio, per gesti di apertura, semplici e sinceri!

Che il Bambino Gesù ci educhi ad una vita che dica il nostro essere fratelli, tutti figli amati dall’unico Padre! 

La scena sulla destra del nostro presepio ci presenta il dramma dei profughi, provenienti da regioni devastate dalla guerra e da situazioni di grande miseria. 

Sono impediti di passare nella nostra Europa, per le barriere di filo spinato che li respingono e li costringono in luoghi dove l’accoglienza è quasi completamente ignorata! Tuttavia molte famiglie polacche, che accendono lanterne verdi alle finestre delle loro case, sono segno di speranza! Sono la prova di una presenza vigile che suona come conforto e partecipazione commovente alla sofferenza di questi migranti!

Che l’Europa, pur nella reale difficoltà di gestire questa terribile emergenza, riscopra le sue autentiche radici cristiane: sono le radici evangeliche che devono aprire all’accoglienza e che permettono di vincere l’indifferenza e una colpevole passività!

 

                                    

...in attesa


i reticolati che dividono....

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                    messaggi sul Natale...

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IL FATTO di Bruno Fasani

Da “Verona fedele 19.12.2021

 

Guai a toccare Babbo Natale
mito per bambini sognanti e sogno dei cacciatori di affari 

 

Pretendere che monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, passi inosservato è come chiedere al sole di regalarci il buio. Lo chiamano il vescovo canterino, per via delle performance vocali con cui cerca di raggiungere il cuore delle nuove generazioni. Non sappiamo se pastoralmente parlando sia una strada maestra o un viottolo di campagna, ma l’intenzione va comunque lodata. Del resto, una buona voce, una altrettanto buona intonazione, la capacità di suonare qualche strumento musicale, tutto questo è risorsa che Dio gli ha dato in dotazione e che lui sta gestendo secondo la logica dei talenti di cui rendere conto. 

L’efficacia di questo metodo di evangelizzazione sembra comunemente riconosciuta, soprattutto dalle sue parti, dove la gente risulta ancora molto sensibile alla tavolozza colorata ed emotiva dei sentimenti, così come risulta palese la sua notorietà, che ha varcato da tempo i confini della Trinacria. Oltretutto sembra che il politicamente corretto abbia da tempo deciso che un ve- scovo “fuori registro” sia, non solo apprezzabile, ma anche auspicabile e incentivabile.  A meno che... A meno che non osi mettere in discussione Babbo Natale dicendo, come ha fatto, che non si tratta di una persona reale in carne e ossa, ma di una figura simbolica, alla pari della Befana e di Santa Lucia, personaggi consacrati nel ruolo di dispensatori di doni e coi quali, tutti e da

sempre, abbiamo intrecciato le nostre infantili emozioni, attese, speranze... 

È bastato che dicesse, davanti ad un gruppo di signore immerse nell’ingenua beatitudine di emotivi sentimenti materni, che non è Babbo Natale come figura reale a portare i doni, perché si scatenasse l’indignazione popolare, accompagnata dal biasimo arrivato col botto fin dentro la cronaca nazionale. Eppure l’intenzione di monsignor Antonio Staglianò, politicamente scorretta ma teologicamente perfetta, era lì a ricordarci che la vera sorgente dei doni, compresa la capacità di diventare dono a nostra volta, non fonda le proprie radici nell’immaginario, per quanto bello, ma dentro la storia di una persona, un certo Gesù di Nazareth. 

Gesù che i cristiani, a dispetto dei consumatori di pasticche di laicismo, si ostinano a ricordare nel giorno della nascita, il 25 dicembre di ogni anno. Si racconta che la tradizione dell’albero di Natale, cresciuta nell’Europa del Nord, sia nata per ricordare che Gesù è venuto nel mondo per ripristinare quel giardino dell’Eden, quello della famosa mela, che l’egoismo umano aveva compromesso e rovinato. Nelle case si cominciò, la vigilia di Natale, a metter un albero addobbato di mele rosse, ai cui piedi si posavano i pacchi di regali da scambiarsi nella notte santa. L’albero diventava così il simbolo di un’umanità riconciliata, in cui il dono di sé che Dio faceva agli uomini, venendo in questo mondo, diventava il paradigma cui ogni vita cristiana doveva ispirarsi. Per un Dio che si faceva dono, amarsi e servire diventava l’unico imperativo per chi diceva di volerlo seguire. 

Poi sappiamo bene come sono andate e come vanno ancora le cose, da quando i miti del consumo sono saliti in cattedra. La Luce del mondo si è scolorita nelle lucine a intermittenza, le mele sono diventate palle di vetro, il bambino poco 

più di un pretesto, molto gradito alle fabbriche di presepi e addobbi natalizi. Progressivamente si è dovuto cedere il passo alla logica dei mercati, rubando spazio 

 al mistero fino a rimpiazzare il bambino coi suoi scimmiottatori, tanto cari ai cassieri 

e alle aziende produttrici. Un po’ meno ai cristiani convinti e ai vescovi che dei cristiani si prendono cura. Soprattutto se questi vescovi decidono di decidono di dire cose politicamente scorrette. 



sabato 18 dicembre 2021

 19 dicembre 2021 - 4a Avvento C 

Prima Lettura

Dal libro del profeta Michèa - Mi 5,1-4a
 
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall'antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 79 (80)

 

R. Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d'Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. R.
 
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte. R.
 
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. R.

 

Seconda Lettura - Dalla lettera agli Ebrei - Eb 10,5-10
 
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà"».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Parola di Dio.


Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca - Lc 1,39-45 

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto.
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omelia - 4a Domenica di Avvento C

Vangelo ( Lc 1, 39-483 ) Beata colei che ha creduto

Il vangelo di oggi è di Luca; il brano è quello della Visitazione, cioè di Maria che fa visita ad Elisabetta.

Pontormo: la Visitazione

E’ l’incontro tra queste due madri che attendono un figlio … 

Maria va premurosamente a trovare Elisabetta che è incinta e questo lo sa dall’angelo che nell’annunciazione le aveva annunciato la maternità della cugina. 

Le offre, così, la prova dell’azione potente di Dio che agisce anche al di là delle previsioni umane. Maria va per aiutare la cugina anziana, ma anche per rendere lode e per magnificare l’azione di Dio che stava operando nelle due madri.

Tutto questo appare con evidenza nel cantico del Magnificat. “L’anima mia magnifica il Signore…”

S.Ambrogio commenta le seguenti parole del Vangelo: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo…” e dice

Elisabetta udì per prima il saluto di Maria, ma Giovanni nel grembo per primo sentí la grazia del Salvatore; Elisabetta ha udito con l’orecchio del corpo, Giovanni invece ha trasalito nel grembo per il dono di Colui che Maria portava dentro di sé; Elisabetta ha percepito l`arrivo di Maria, Giovanni Battista l`arrivo del Signore, la donna l`arrivo di Maria, il bambino l`arrivo del bambino Gesù che Maria portava in sé” 

Per la Vergine Maria è la prima beatitudine evangelica: a “Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore”

Come per la fede di Abramo è iniziata l’opera della salvezza, così per la fede di Maria arriva la pienezza della salvezza.

Attraverso Maria Gesù appare come il Messia, poiché la sua presenza effonde lo Spirito e con esso la gioia. Giovanni infatti, che sussulta dalla gioia nel grembo materno appena sente la voce di Maria, già testimonia per Gesù, prima ancora della sua predicazione al fiume Giordano. 

Maria è beata non solo e non tanto perché genera fisicamente il Cristo, ma, come dirà Gesù, è beata perché  “ha ascoltato la parola di Dio e l’ha messa in pratica” (Lc 11,27-28). Maria è, quindi, vicina a noi nel viaggio combattuto della fede, negli istanti 

La frase pronunciata da Elisabetta “Chi sono io perché la madre del mio Signore venga a me?” è presa dalla frase che Davide, stupito, pronuncia davanti all’arca dell’alleanza che sta per entrare in Gerusalemme. Dice Davide: “Come potrà venire da me l’arca del Signore?” (2 Sam 6-9). 

Ora è Maria l’arca, cioè il luogo fisico (e non un recipiente di legno9 nel quale prende dimora il Figlio di Dio. Ancora S. Ambrogio commenta:

 

«Beata» - dice Elisabetta - «tu che hai creduto».

Ma anche voi siete beati, perché avete udito e avete creduto: ogni anima che crede, concepisce e genera la Parola di Dio e riconosce le sue opere. Che in ciascuno sia l`anima di Maria, per glorificare il Signore; che in ciascuno sia lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se corporalmente c`è una sola madre di Cristo, secondo la fede Cristo è generato da tutti; ogni anima infatti riceve il Verbo di Dio in sé, purché, immacolata e immune da colpe, sappia custodire la castità con coraggio.

Maria imitatrice del suo Figlio. L’autore della Lettera agli Ebrei immagina che Gesù, entrando nel mondo per diventare uomo, pronunci una frase, un proposito solenne che sarà il programma della sua vita: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà».

Così ha fatto anche Maria che risponde all’angel: “Avvenga di me secondo la tua parola…”

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4a domenica di Avvento – C

Preghiamo insieme e diciamo:

Maria, madre del Signore, prega  per noi.

1. Per la santa Chiesa di Dio. Da essa – cioè da tutti noi cristiani – può venire al mondo un’animazione e una guida nel compiere il bene.

Perché con l’esempio della sua carità evangelica sappia stimolare e orientare l’impegno di tutti gli uomini di buona volontà, preghiamo                             

2. Per coloro che si professano cristiani. C’è sempre il rischio che questo nome sia solo un’etichetta di superficie.
Perché la venuta del Signore stimoli chi si professa cristiano a realizzare davvero in sé il progetto di Dio, preghiamo.

3. Per le mamme che nel mondo sono in attesa di una nuova 

creatura. Esse vivono un momento delicato, e non sempre trovano le condizioni sociali e famigliari favorevoli alla loro missione.
Perché siano protette dalle pubbliche istituzioni e circondate da persone premurose e attente, preghiamo.

4. Per le nostre famiglie. In tutte, la festa del Natale è solita ridestare i cosiddetti buoni sentimenti. E c’è il pericolo di fermarsi lì.
Perché con le giuste disposizioni del cuore si passi alla carità concreta che perdona, si impegna e sostiene chi ci vive accanto, preghiamo.

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AVVISI


Mercoledì 22 dicembre, alle ore 17.00 si dà la possibilità di celebrare la CONFESSIONE COMUNITARIA con L’ASSOLUZIONE GENERALE

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La vigilia di Natale -venerdì 24 dicembre- la Messa nella Notte è alle ore 20.30. 

Ci sarà un confessore dalle 16.30 alle 18.00

 

Poi le Messa di Natale con il solito orario:

8.00- 9.30- 11.00