giovedì 23 dicembre 2021

 

NATALE DEL SIGNORE: MESSA NELLA  NOTTE

 

Prima Lettura - Dal libro del profeta Isaia - Is 9,1-6


Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo Responsoriale - Dal Sal 95 (96)

R. Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. R.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. R.
 

Seconda Lettura - Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito - Tt 2,11-14

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca - Lc 2,1-14

 

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.


Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli 
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 

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Natale notte- omelia (2021)

 

Cari amici, benvenuti a tutti voi!  Condividiamo nella fede il senso profondo della nascita del Signore, anche in questo anno…

Nascita che si rinnova, ma non come un evento ripetitivo… piuttosto come una festa  che ci offre la continua visita di Dio nella nostra vita… LIberiamo il Natale da tutte le incrostazioni che rischiano di  renderlo banale e solo festaiolo… 

“Salviamo il Natale! Salviamo il Natale!”. E’ l’invito e la speranza che abbiamo sentito ripetere spesso nei giorni scorsi. L’hanno detto gli albergatori del turismo, i commercianti e tanti altri! Si capisce… in tempi di crisi economica… ci si augura, finalmente, una ripresa! 

E poi? Il resto? Mi auguro e ci auguriamo tutti, come cristiani, che la nascita del Signore 

ci scuota, ci liberi da una fede forse un po’ stanca, quasi assopita! Ci dia un nuovo slancio, risvegli il nostro desiderio di sentire il Signore che viene ancora per me, per noi, tutti. Il Signore come presenza amica e necessaria per darci nuovo vigore, per farci gustare la bellezza della fede… non soltanto memoria nostalgica del passato per un Natale dei buoni sentimenti!

Natale è festa per tutti, oggi, anche per chi frequenta la Chiesa solo in questa occasione o per chi è in difficoltà per la fede, ma avverte lo stesso il bisogno di una risposta alle sue inquietudini. I frutti del Festeggiato Gesù, si estendono a tutti... Saremo veramente capaci di  aprire le porte al Signore Gesù?

 

In quei giorni, un decreto di Cesare Augusto... Forti contrasti: da una parte l’imperatore che ordina il censimento per conoscere come tassare i suoi  sudditi; dall’altra i protagonisti veri della storia sono Maria, Giuseppe, un bambino appena nato, i pastori. Non è Augusto imperatore  che porta la salvezza, ma Gesù. Dagli annunci dell’ imperatore si passa alla ‘bella notizia’ degli angeli ai pastori, gente poco considerata…

La gloria di Dio si rivela nella piccolezza di un Bambino in una grotta per animali

L’uomo oggi sembra cercare esperienze forti e vistose…ma che spesso portano fuori strada: non si adatta al semplice e all’ordinario. 

C’è bisogno di stupore: a Natale abbiamo bisogno di capire la sorpresa di Dio. La sua gloria  nell’esperienza umana di una nascita quasi nascosta, sconosciuta ai più... 

Attraverso il Verbo fatto carne, Dio ha detto la sua parola più fore e senza pentimento, la parola definitiva. (K. Rahner): “Questa parola dice: Mondo, ti amo! Uomo, ti amo!» 

Che risposta diamo all’amore senza riserve di Dio? Di un Dio che non si impone, ma che si propone discretamente quasi per dirci: “Fidati di me! Sono venuto per darti  la pienezza della vita, non per toglierti qualcosa ma per chiamarti mio figlio!”

 

“…e lo pose in una mangiatoia. Il nome Betlemme significa «Casa del pane». 

Gesù, Colui che esiste prima che il mondo fosse, si fa pane per nutrirci e donare energia divina alla nostra esistenza. L’Altissimo si è fatto piccolissimo, l’Onnipotente si fa bisognoso di tutto. E’ la grandezza dell’amore che vuole esser abbracciato da noi, anche nel rischio di non essere riconosciuto. Fatichiamo ad accettare un Dio che, con la sola sua presenza, inquieta e chiede cambiamenti, propone lo stile dell’amore, ci coinvolge nella costruzione di una società  migliore, più accogliente e rispettosa, più umana a misura dell’umanità del Figlio di Dio.

 “Per loro non c’era posto”. La chiusura del cuore di tanti (il vero peccato) ha portato Dio a prendere un decisione: poteva presentarsi come il Dio punitivo, mostrando la gloria e la potenza che schiacciano… 

Ma Dio  ha deciso di nascere indifeso e fragile. Ha scelto quest’ultima via: non un Dio che incute timore ma che fa appello all’umanità di ciascuno, consegnandosi alla nostra libertà,  accettando perfino di essere ignorato e rifiutato.

Dio nasce e quasi nessuno se ne accorge; nasce fuori della casa e della città. Dopo le prime porte aperte, quelle di Maria e Giuseppe, tante altre restano sprangate.

Dal momento che Dio si è vestito di umanità facendosi piccolo e debole, il povero, l’emarginato e l’oppresso diventano il luogo in cui Dio si fa presente.

Il Natale, quindi,  è la festa, é radice della solidarietà!  D’ora in poi chi vuol guardare in faccia Dio, deve guardare il volto di ogni uomo, soprattutto di quello che è rifiutato, tagliato fuori, del migrante che chiede accoglienza, di ogni persona che sente il peso della vita e che domanda ascolto, simpatia, uno sguardo che si china sulla sua solitudine. Il Natale è un abbraccio, per gesti di apertura, semplici e sinceri!

   Che il Bambino Gesù ci educhi ad una vita che dica il nostro essere fratelli, tutti figli   

     amati dall’unico Padre! 

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NATALE DEL SIGNORE

 

Ascolta la nostra voce, Signore!

 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale partecipando intensamente alla tua venuta, perché tu possa riempire il nostro cuore di fiducia, speranza e accoglienza generosa. Ti preghiamo.                                                                                                                                                                                                                 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale, rendendo grazie e gloria a te, e di vivere il Natale offrendo a tutti gli uomini che tu ami, la pace che viene dall'alto. Ti preghiamo.

 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale con la fede genuina dei pastori, di essere Chiesa capace di contemplare con stupore, condividendo le ansie, le gioie, e le speranze dell'intera comunità umana. Ti preghiamo.

 

Ti chiediamo, Signore, di celebrare il Natale forti nella fede che ci rende figli, determinati a condividere con i poveri, i bisognosi, i soli, un dono che può rallegrare ogni esistenza. Ti preghiamo.

 

In Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, tu, o Dio sei in noi e noi siamo in te. Ascolta dunque la voce di ciascuno di noi e dell'intera nostra comunità, mentre ti innalziamo, in silenzio,  preghiere e speranze (silenzio)...

Ti preghiamo.


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Il nostro presepio tradizionale…

con un messaggio!

 

 

Guardando e meditando sul nostro presepio, contempliamo l’evento della venuta del Figlio di Dio nell’umiltà della nostra natura umana.

La nascita del Bambino nella stalla, con Maria e Giuseppe che vegliano amorosamente sul di lui. E la venuta degli umili pastori, che ricevono la  notizia sorprendente dalle voci angeliche: “OGGI E’ NATO PER VOI IL SALVATORE CHE E’ CRISTO SIGNORE!”. (Messa della notte).

E subito la risposta sollecita: «ANDIAMO, DUNQUE, FINO A BETLEMME, VEDIAMO QUESTO AVVENIMENTO CHE IL SIGNORE CI HA FATTO CONOSCERE». (Messa dell’aurora)

Anche noi, discepoli di oggi, camminiamo idealmente e con il cuore colmo di stupore verso Betlemme. Siamo presi, quasi catturati, da questa nascita che rivela la fantasia incredibile del nostro Dio. Colui che, nel Signore Gesù, viene ancora a visitarci come sole che sorge dall’alto. Occorre che quel Bambino apra i nostri occhi, spesso chiusi o abbagliati da altre luci che ci distolgono dal fissare il nostro sguardo per ricevere il dono di un amore offerto anche a noi, oggi e sempre!

 

Ma quale impegno comporta per noi il Natale? Una contemplazione sterile senza conseguenze? No! 

Dal momento che Dio si è vestito di umanità, facendosi piccolo e debole, il povero, l’emarginato e l’oppresso diventano il luogo in cui Dio si fa presente.

Il Natale, quindi,  è la radice della solidarietà!  D’ora in poi chi vuol guardare in faccia Dio, deve guardare il volto di ogni uomo, soprattutto di quello che è rifiutato, tagliato fuori, del migrante che chiede accoglienza, di ogni persona che sente il peso della vita e che domanda ascolto, simpatia, uno sguardo che si china sulla sua solitudine. 

l Natale è un abbraccio, per gesti di apertura, semplici e sinceri!

Che il Bambino Gesù ci educhi ad una vita che dica il nostro essere fratelli, tutti figli amati dall’unico Padre! 

La scena sulla destra del nostro presepio ci presenta il dramma dei profughi, provenienti da regioni devastate dalla guerra e da situazioni di grande miseria. 

Sono impediti di passare nella nostra Europa, per le barriere di filo spinato che li respingono e li costringono in luoghi dove l’accoglienza è quasi completamente ignorata! Tuttavia molte famiglie polacche, che accendono lanterne verdi alle finestre delle loro case, sono segno di speranza! Sono la prova di una presenza vigile che suona come conforto e partecipazione commovente alla sofferenza di questi migranti!

Che l’Europa, pur nella reale difficoltà di gestire questa terribile emergenza, riscopra le sue autentiche radici cristiane: sono le radici evangeliche che devono aprire all’accoglienza e che permettono di vincere l’indifferenza e una colpevole passività!

 

                                    

...in attesa


i reticolati che dividono....

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                    messaggi sul Natale...

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IL FATTO di Bruno Fasani

Da “Verona fedele 19.12.2021

 

Guai a toccare Babbo Natale
mito per bambini sognanti e sogno dei cacciatori di affari 

 

Pretendere che monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, passi inosservato è come chiedere al sole di regalarci il buio. Lo chiamano il vescovo canterino, per via delle performance vocali con cui cerca di raggiungere il cuore delle nuove generazioni. Non sappiamo se pastoralmente parlando sia una strada maestra o un viottolo di campagna, ma l’intenzione va comunque lodata. Del resto, una buona voce, una altrettanto buona intonazione, la capacità di suonare qualche strumento musicale, tutto questo è risorsa che Dio gli ha dato in dotazione e che lui sta gestendo secondo la logica dei talenti di cui rendere conto. 

L’efficacia di questo metodo di evangelizzazione sembra comunemente riconosciuta, soprattutto dalle sue parti, dove la gente risulta ancora molto sensibile alla tavolozza colorata ed emotiva dei sentimenti, così come risulta palese la sua notorietà, che ha varcato da tempo i confini della Trinacria. Oltretutto sembra che il politicamente corretto abbia da tempo deciso che un ve- scovo “fuori registro” sia, non solo apprezzabile, ma anche auspicabile e incentivabile.  A meno che... A meno che non osi mettere in discussione Babbo Natale dicendo, come ha fatto, che non si tratta di una persona reale in carne e ossa, ma di una figura simbolica, alla pari della Befana e di Santa Lucia, personaggi consacrati nel ruolo di dispensatori di doni e coi quali, tutti e da

sempre, abbiamo intrecciato le nostre infantili emozioni, attese, speranze... 

È bastato che dicesse, davanti ad un gruppo di signore immerse nell’ingenua beatitudine di emotivi sentimenti materni, che non è Babbo Natale come figura reale a portare i doni, perché si scatenasse l’indignazione popolare, accompagnata dal biasimo arrivato col botto fin dentro la cronaca nazionale. Eppure l’intenzione di monsignor Antonio Staglianò, politicamente scorretta ma teologicamente perfetta, era lì a ricordarci che la vera sorgente dei doni, compresa la capacità di diventare dono a nostra volta, non fonda le proprie radici nell’immaginario, per quanto bello, ma dentro la storia di una persona, un certo Gesù di Nazareth. 

Gesù che i cristiani, a dispetto dei consumatori di pasticche di laicismo, si ostinano a ricordare nel giorno della nascita, il 25 dicembre di ogni anno. Si racconta che la tradizione dell’albero di Natale, cresciuta nell’Europa del Nord, sia nata per ricordare che Gesù è venuto nel mondo per ripristinare quel giardino dell’Eden, quello della famosa mela, che l’egoismo umano aveva compromesso e rovinato. Nelle case si cominciò, la vigilia di Natale, a metter un albero addobbato di mele rosse, ai cui piedi si posavano i pacchi di regali da scambiarsi nella notte santa. L’albero diventava così il simbolo di un’umanità riconciliata, in cui il dono di sé che Dio faceva agli uomini, venendo in questo mondo, diventava il paradigma cui ogni vita cristiana doveva ispirarsi. Per un Dio che si faceva dono, amarsi e servire diventava l’unico imperativo per chi diceva di volerlo seguire. 

Poi sappiamo bene come sono andate e come vanno ancora le cose, da quando i miti del consumo sono saliti in cattedra. La Luce del mondo si è scolorita nelle lucine a intermittenza, le mele sono diventate palle di vetro, il bambino poco 

più di un pretesto, molto gradito alle fabbriche di presepi e addobbi natalizi. Progressivamente si è dovuto cedere il passo alla logica dei mercati, rubando spazio 

 al mistero fino a rimpiazzare il bambino coi suoi scimmiottatori, tanto cari ai cassieri 

e alle aziende produttrici. Un po’ meno ai cristiani convinti e ai vescovi che dei cristiani si prendono cura. Soprattutto se questi vescovi decidono di decidono di dire cose politicamente scorrette.