sabato 15 febbraio 2020

16 febbraio 2020

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Prima lettura (Sir 15,16-21)
Dal libro del Siràcide

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Salmo responsoriale (Sal 118)
Beato chi cammina nella legge del Signore.
Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.  

Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.  

Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.  

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.

Seconda lettura (1Cor 2,6-10)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. 
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 
Ma, come sta scritto: 
«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.

Vangelo (Mt 5,17-37)
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «1Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione.  In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio,  né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re.  Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.  Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».


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16 febbraio 2020- 6a domenica del tempo ordinario 

Avvisi

16 febbraio alle 17.30 nella chiesa di S.Benedetto  incontro - riflessione di Paolo Curtaz:  sul tema: “Credenti credibili
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Domenica prossima 23 febbraio alle 15.30 nel salone parrocchiale: proposta di riflessione sul tema: 
”I SALMI NELL’ESPERIENZA CRISTIANA”
Tiene l’incontro (che è proposto anche a tutte parrocchie della nostra Unità pastorale) don Vincenzo Bonato, monaco Camaldolese
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Ci stiamo preparando alla Quaresima, che inizia il 26 febbraio, mercoledì delle Ceneri. La prossima domenica saranno presentate le iniziative più importanti per vivere bene questo tempo liturgico nell’ambito della carità, 
dell’ impegno missionario, della catechesi e  della liturgia.

Preghiera sul Vangelo

Non ti basta, Gesù, l'osservanza rigorosa e devota alle regole della legge scritta e della tradizione orale: chi vuole seguirti deve obbedire ad una legge d'amore che prevede un cambiamento profondo nel modo di vedere e di giudicare, di scegliere e di agire. Per questo tu chiedi di fare bene attenzione a quello che spesso siamo portati a minimizzare, a non prendere sul serio: all’insulto che umilia e disprezza, all'ira che investe con violenza, al rancore che tarla segretamente i rapporti, al desiderio cattivo che cova nel profondo e attende solo il momento buono
per dare realizzazione a propositi turpi. 
Mentre tutti invocano decisione nel giudicare e condannare
gli errori commessi dagli altri, tu chiedi determinazione,
ma nell’estirpare il male che sta inquinando il nostro sguardo
o le nostre azioni o le nostre parole. 
Anche ciò che è permessodalle leggi degli uomini per te non costituisce un comodo alibiper sentirsi dispensati dal rispettare il comandamento dell’amore,che è infinitamente più impegnativo di ogni norma inventata dagli uomini.
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sabato 8 febbraio 2020

9 febbraio 2020

5a domenica del tempo ordinario

Prima lettura (Is 58,7-10)
Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».

Salmo responsoriale (Sal 111)
Il giusto risplende come luce.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.

Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.  

Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. 

Seconda lettura (1Cor 2,1-5)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 

Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 
Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

Vangelo (Mt 5,13-16)
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
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9 febbraio 2020
Avvisi
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Nella  42a GIORNATA NAZIONALE  DELLA VITA di domenica scorsa abbiamo raccolto 701 €uro.  Grazie per il vostro aiuto.
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 Faccio presente ancora l’iniziativadel BANCO FARMACEUTICOpresso la farmacia di Castelnuovo, per aiutare le persone in difficoltà. 

Martedì 11 febbraio è la GIORNATA MONDIALE DEL MALATO. 
Vi invito a prendere sul tavolo il testo del messaggio del Papa. 
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Giovedì 13 febbraio alle 20.30 si riunisce la “Consulta ministeriale” – cioè il Consiglio pastorale parrocchiale. L’incontro è aperto anche ai ministri della Comunione e ai lettori. Programmiamo le iniziative e le proposte per il prossimo periodo della Quaresima e altri appuntamenti. 
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DOMENICA PROSSIMA16 febbraio alle 17.30 nella chiesa di S.Benedetto 
incontro - riflessione di Paolo Curtaz:  sul tema: “Credenti credibili”

Preghiera sul Vangelo
Tu ti ricordi, Signore, ciò che è decisivo e importante nella vita:   
la capacità di dar sapore all’esistenza degli uomini, di rischiarare le loro strade, i loro percorsi tortuosi, i loro sentieri pieni di buche e di  ostacoli. 
Ecco perché tu ci chiedi di essere come il sale che dà gusto alla vita e ai nostri compagni di viaggio, senza pretendere di essere tutti, o tanti, 
o la maggioranza.
Tu ci domandi essere una luce gettata sulle complesse situazioni
che ci troviamo ad attraversare: 
una luce mite, una luce di misericordia, che non colpisce e non umilia, non ferisce e non abbaglia, una fiamma che indica, pur tremula e fragile, la strada che conduce a te,
percorso di salvezza  e di approdo ad un’ eternità di gioia.
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MESSAGGIO di  PAPA FRANCESCO PER LA 28a GIORNATA MONDIALE DEL MALATO  
11 febbraio 2020
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11, 28)

Cari fratelli e sorelle,
1. Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro. «Quando Gesù dice questo, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade di Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati dal peso della legge e dal sistema sociale oppressivo... Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola – una parola che dava speranza» (Angelus, 6 luglio 2014).
Nella XXVIII Giornata Mondiale del Malato, Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza. 
2. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti? Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Infatti, solo chi fa, in prima persona, questa esperienza saprà essere di conforto per l’altro. Diverse sono le forme gravi di sofferenza: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabilitazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie dell’infanzia e della vecchiaia… In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.
3. Cari fratelli e sorelle infermi, la malattia vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto. Egli vi invita ad andare a Lui: «Venite». In Lui, infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. Sì, Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall’oppressione del male. 
In questa condizione avete certamente bisogno di un luogo per ristorarvi. La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo. In questa casa potrete incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita. 
In tale opera di ristoro verso i fratelli infermi si colloca il servizio degli operatori sanitari, medici, infermieri, personale sanitario e amministrativo, ausiliari, volontari che con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della persona malata curandone le ferite. Ma anche loro sono uomini e donne con le loro fragilità e pure le loro malattie. Per loro in modo particolare vale che, «una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro» (Angelus, 6 luglio 2014).
4. Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile. 
Nell’esperienza del limite e del possibile fallimento anche della scienza medica di fronte a casi clinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione. Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile (cfr Istr. Donum vitae, 5; Enc. Evangelium vitae, 29-53). La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire: lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita. In certi casi, l’obiezione di coscienza è per voi la scelta necessaria per rimanere coerenti a questo “sì” alla vita e alla persona. In ogni caso, la vostra professionalità, animata dalla carità cristiana, sarà il migliore servizio al vero diritto umano, quello alla vita. Quando non potrete guarire, potrete sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato. 
Purtroppo, in alcuni contesti di guerra e di conflitto violento sono presi di mira il personale sanitario e le strutture che si occupano dell’accoglienza e assistenza dei malati. In alcune zone anche il potere politico pretende di manipolare l’assistenza medica a proprio favore, limitando la giusta autonomia della professione sanitaria. In realtà, attaccare coloro che sono dedicati al servizio delle membra sofferenti del corpo sociale non giova a nessuno.
5. In questa XXVIII Giornata Mondiale del Malato, penso ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondo intero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà. Mi rivolgo, pertanto, alle istituzioni sanitarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo, affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che, coniugando i principi di solidarietà e sussidiarietà, si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute. Ringrazio di cuore i volontari che si pongono al servizio dei malati, andando in non pochi casi a supplire a carenze strutturali e riflettendo, con gesti di tenerezza e di vicinanza, l’immagine di Cristo Buon Samaritano. 
Alla Vergine Maria, Salute dei malati, affido tutte le persone che stanno portando il peso della malattia, insieme ai loro familiari, come pure tutti gli operatori sanitari. A tutti con affetto assicuro la mia vicinanza nella preghiera e invio di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 gennaio 2020
Memoria del SS. Nome di Gesù

sabato 1 febbraio 2020

2 febbraio 2020

FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO

Prima Lettura -Ml 3, 1-4Dal libro del profeta Malachìa
Così dice il Signore Dio:«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.
Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.
Siederà per fondere e purificare l'argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia.
Allora l'offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».
Salmo ResponsorialeSal 23
RIT: Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria?

Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è mai questo re della gloria?

Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
Seconda Lettura Eb 2, 14-18
Dalla lettera agli Ebrei.
Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Vangelo Lc 2, 22-40Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore  come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore»  e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.


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Avvisi
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In questa domenica 2 febbraio si celebra la 42a GIORNATA NAZIONALE  DELLA VITA sul tema: “APRITE LE PORTE ALLA VITA!”.   In questa giornata c’è l’invito ad aiutare con offerte il Centro aiuto vita di Verona e di Peschiera (S. Martinocon le buste che trovate nei banchi.
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Martedì 4 febbraioa Cavalcaselle, c’è l’ incontro della nostra Unità pastoralecon il Vescovo che ci offrirà la sua rriflessione e sentirà le
nostre valutazioni sul percorso pastorale che abbiamo da poco iniziato.
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 Faccio presente l’iniziativadel BANCO FARMACEUTICOpresso la farmacia di Castelnuovo, per aiutare le persone in difficoltà. (v.manifesto). Le medicine raccolte vanno a favore degli ospiti della “Nostra Casa”.
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Messaggio del Consiglio Episcopale permanente per la 42a Giornata Nazionale per la vita - 2 febbraio 2020Aprite le porte alla vita

Desiderio di vita sensata
1- “Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?” (Mt 19,16). La domanda che il giovane trovare un senso convincente all’esistenza rivolge a Gesù ce la poniamo tutti, anche se non sempre la lasciamo affiorare con chiarezza: rimane sommersa dalle preoccupazioni quotidiane. Nell’anelito di quell’uomo traspare il desiderio di  trovare un senso conveniente all’esistenza. Gesù ascolta la domanda, l’ accoglie e risponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti” (v. 17). La risposta introduce un cambiamento - da avere a entrare- che comporta un capovolgimento radicale dello sguardo: la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui, possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati.

Dalla riconoscenza alla cura
2- È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può
cambiare e spalancate le porte a ogni vita che nasce. Per questo papa Francesco ci dice:
“L’appartenenza originaria alla carne precede e rende possibile ogni ulteriore consapevolezza e riflessione”.All’inizio c’è lo stupore. Tutto nasce dalla meraviglia e poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’ origine di noi stessi. “Possiamo solo diventare consapevoli di essere in vita una volta che già l’abbiamo ricevuta, prima di ogni nostra intenzione e decisione. Vivere significa necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato”. È vero. Non tutti fanno l’ esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso.
Davanti a queste azioni disumane, ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti.
Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita che ha consentito ad essa di dispiegarsi in tutto l’arco del suo svolgersi e la cura da prestare responsabilmente agli altri.
Se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta e di cui la nostra carne con le sue relazioni e incontri é testimonianza, potremo aprire la porta agli altri viventi.  Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando in gioco la tecnologia l’economia.
La cura del corpo, in questo modo,  non cade nell’idolatria e nel ripiegamento di noi stessi,  ma diventa la porta che ci apre Paolo uno sguardo rinnovato sul mondo intero: I rapporti con gli altri e il creato.

Ospitare l ’imprevedibile  
3- Sarà lasciandoci coinvolgere e partecipando con gratitudine a questa esperienza che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrendersi alle varie forme di eutanasia.
L’ospitalità della  vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri. 
E questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti (cfr. Gv.12,24). È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. Qui infatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. Il frutto del Vangelo è la fraternità. 

Preghiera sul Vangelo 

Quell’incontro misterioso, avvenuto al Tempio di Gerusalemme
tra te, Gesù, che hai solo quaranta giorni, e due anziani, Simeone ed Anna,  
non ha nulla di casuale. È lo5pirito,infatti, a muovere i passi di un uomo e di una donna, simboli di quell’ lsraele che non aveva smesso di credere alle promesse di Dio e di aspettarne il compimento.
È lo Spirito a suggerire le parole che vengono pronunciate:
un riconoscimento esplicito rivolto a te, 
l'Inviato, venuto a portare luce a tutti i popoli e gloria di Israele, portatore della prima alleanza. È lo Spirito a far intravedere un mistero di salvezza
che passa attraverso momenti dolorosi di rifiuto e di sofferenza.
Quell’incontro oscuro, avvenuto nel Tempio di Gerusalemme,
è in fondo una consolazione per tutti coloro che ti cercano
perché arriva dopo l’attesa, la gioia indicibile dell'incontro,
la luce che dirada ogni tenebra, la salvezza che trasfigura
e colma di una pienezza sconosciuta.