martedì 11 dicembre 2018

11 dicembre: Corinaldo

sulla tragedia di Corinaldo

riflessioni del medico- psicologo Alberto Pellai 


Oggi di fronte alla notizia della strage di Corinaldo ho provato gli stessi brividi che devono aver provato tutti i genitori che hanno figli adolescenti. Mi sono identificato con i genitori che hanno perso i loro figli giovanissimi. E ho pianto. E con i genitori dei giovanissimi che ieri sono entrati al concerto con una bomboletta spray di gas urticante. E ho provato i brividi. Potenzialmente io potrei essere genitori di un figlio che appartiene ad entrambe le categorie. I miei figli adolescenti amano andare ai concerti. E ho figli che sono ancora nell’età dello tsunami, e quindi so bene che potrebbero fare un bel po' di stupidaggini, senza pensare a tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare. All’ inzio ho provato paura e sgomento. Poi, quando oggi al telegiornale ho scoperto che a fronte di 850 posti disponibili sono stati venduto più di 1400 biglietti ho sperimentato anche una grandissima rabbia. Che però vorrei trasformare in riflessione educativa. Ecco perché vi propongo una lettura impegnativa. Se non avete dieci minuti disponibili non andate avanti. Se li avete e volete affrontare un tema così tremendo anche da un punto di vista educativo, proseguite la lettura. E possibilmente fornite il vostro commento e condividete con più genitori ed educatori possibili. 
Per parlare della strage di Corinaldo potremmo partire dalle tante cose stupide che fanno i preadolescenti e i giovani adolescenti. E su questo non potremo mai smettere di fare educazione e formazione. Non potremo mai abbassare la guardia con i nostri figli e con gli amici dei loro figli. Dovremo costantemente portarli a riflettere su tutte le cose stupide che possono fare, ma che devono decidere di non fare. Su tutti quegli scherzi che sembrano “ragazzate” e che possono trasformarsi in stragi. Quindi, è cruciale che noi adulti non smettiamo mai di promuovere un lavoro educativo con chi sta crescendo, che gli instilli empatia e senso della responsabilità affinchè i giovanissimi possano essere in prima persona protagonisti della prevenzione di eventi tremendi come quello successo ieri notte a Corinaldo. Perché a 12, 13, 14, 15 anni si può decidere di vivere facendo finta che “tutto è uno scherzo….. cosa vuoi che sia….su dai, non fare il bigottone”. Ma si può anche invece investire in “responsabilità” per sé e per gli altri e dirigere le proprie energie verso azioni che proteggono se stessi e gli altri, invece che in azioni che sfidano le norme, colludono con la trasgressione e che possono avere conseguenze e implicazioni inaspettate e molto gravi. Sarebbe bastato ieri sera che chi è entrato al concerto sovraffollato, con bombolette di gas urticanti avesse deciso di non farlo, per evitare oggi di trovarci sconvolti di fronte alle conseguenze di ciò che questa scelta scellerata ha portato con sé. Per evitare la strage, sarebbe bastato che un amico o un’amica del cuore di chi ieri aveva in tasca una bomboletta spray, sulla strada per andare al concerto, avesse detto al proprietario di questo oggetto che ha fatto più danni di un ordigno bellico: “Dai non fare lo scemo/la scema. Butta via quella roba lì…. altrimenti io con te al concerto non ci vengo…. E informa le guardie di sicurezza di quello che hai in tasca” e forse oggi tutto sarebbe stato diverso”.
Bene, questa è la parte che riguarda noi, i nostri figli e le loro responsabilità. Poi, però, c’è una parte che riguarda il mondo adulto. Che sulla pelle delle passioni giovanili dei nostri figli, spinge sull’acceleratore del guadagno, ad ogni costo, senza alcuna valutazione delle responsabilità che quel guadagno porta con sé. E così si scopre che per un evento organizzato in un locale che poteva contenere al massimo 850 persone, gli organizzatori avevano venduto più di 1400 biglietti, violando ogni norma di protezione e sicurezza imposta per legge. E quindi, per loro, organizzatori e gestore dell’evento, quegli spettatori di concerto ieri erano semplicemente pedine di un progetto di guadagno che spreme i desideri dei giovanissimi fino all’ultima goccia, che non ha alcun rispetto dei loro bisogni di crescita, che non si pone alcuna remora (legale, etica, morale) a generare guadagni illegali sulla loro pelle. Proprio settimana scorsa ho acquistato un biglietto per un concerto al quale mio figlio vuole andare nel 2019. Il biglietto ha un costo dichiarato di 38 euro. Poi ho dovuto pagare 5,70 di diritti di prevendita. Poi ho dovuto pagare 9,90 euro di spese di spedizione, perché per guadagnare ulteriormente sulla pelle dei nostri figli, questi grandi gestori e manager degli eventi cui i ragazzi vogliono partecipare non ti permettono di ritirare il biglietto alla cassa del luogo dell’evento, né di scaricarlo da internet o di riceverlo via mail, cosa che avviene in quasi tutte le altre nazioni del mondo. Così un biglietto da 38 euro viene a costare in totale 53,6 euro, cioè circa il 40% in più. Uno dice: pagherò tutti questi soldi in più, perché ci sarà una cura e una qualità totale dell’evento. Poi si scopre quello che abbiamo letto oggi sul giornale. E già sulle vendite dei biglietti per i concerti ne avevamo lette un bel po' nei mesi scorsi comprendendo che livello di avidità – e lasciatemelo dire – disonestà si nasconda dietro alle grandi società di gestione delle biglietterie online.
E allora, comprendiamo che il male del mondo oggi è che non c’è più rispetto per nulla, nemmeno per chi è minorenne e dovrebbe essere protetto e aiutato a crescere nel miglior modo possibile. I nostri figli sono diventati oggi “il parco giochi” degli strateghi del marketing, dell’avidità delle multinazionali, del cannibalismo di sistema economico-finanziario liberista e senza codici etici e morali che nei minori vede solo potenziali consumatori, soggetti a cui noi genitori abbiamo riempito le tasche di soldi e che quindi quei soldi possono spendere, non importa come. E così abbiamo l’emergenza gioco d’azzardo tra i minorenni, l’emergenza droghe, l’emergenza pornografia, l’emergenza dipendenza da videogiochi. Eccetera eccetera eccetera. Noi genitori abbiamo di certo sbagliato. Ma è profondamente sbagliato anche il villaggio globale in cui noi li stiamo crescendo. E al quale dobbiamo “urlare” con tutta la nostra forza “Adesso basta”. Bisogna permettere ai nostri ragazzi di tornare a ritrovarsi in luoghi dove non ci sono sempre biglietti di ingresso da pagare, consumazioni obbligatorie da fare, oggetti da comprare se vuoi metterti in coda tre ore per fare un selfie con il tuo cantante preferito di cui devi avere comperato l’ultimo CD. Altrimenti non hai diritto a nulla.
Ci sono responsabilità che ci riguardano come adulti. Come genitori. Come gestori di un locale. Come manager di un artista amato dai ragazzini. E si tratta di responsabilità educative. Formative. Non solo economiche. Se non impariamo a farcene carico, i nostri figli rischieranno sempre più di perdere. La loro vita. Le loro speranze. Il loro futuro.
Se condividete queste riflessioni, rendete virale questo messaggio. Se non le condividete, aiutatemi a capire cosa c’è di sbagliato in quello che ho scritto, secondo voi.
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Sulla tragedia della discoteca…

Siamo tutti amareggiati per la tragedia di Corinaldo… Assieme alla partecipazione emotiva per un fatto così sconvolgente, al pensiero commosso per le giovani vittime e per lo strazio di dolore delle loro famiglie, una riflessione si impone. Cerchiamo di far nascere in noi un pensiero  che ci aiuti a valutare in modo equilibrato quanto è accaduto.
Partiamo dai ragazzi, preadolescenti, giovanissimi, precocemente disponibili a sensazioni forti, ad esperienze quasi al limite, che sembrano attraversare, come uno tsunami le loro giovani vite.
Sembra una realtà ineluttabile, una corrente travolgente alla quale non si possa resistere.
E’ il fascino di una musica proposta da giovani trapper come Sfera Ebbasta, che hanno un seguito incredibile! E’ a questi fascinosi demagoghi del consenso che i ragazzi si rivolgono, facendosi catturare da una musica (ma si può chiamarla veramente così?) che ti può portare in modo irresistibile in un mondo che ti prende e ti trascina! La realtà é questa: ai ragazzi, si sa, piace!
Io faccio fatica a capire, ma bisogna prenderne atto… Ci sarebbe da dire molto anche sui testi: che contenuto propongono?  Mi hanno riferito che in una trasmissione alla Tv hanno fatto vedere le parole di una “canzone di Ebbasta: robe da far accaponare la pelle!
Mi concedo comunque un dubbio legittimo: queste musiche permettono un clima di aggregazione sano, capace di creare sensazioni positive di incontro? I ragazzi in discoteca possono parlarsi, scambiare le loro sensazioni, raccontarsi il loro vissuto, godere serenamente della compagnia degli altri?  O l’ inevitabile stordimento per musiche o “rumori” a tutto volume, rende praticamente quasi impossibile un incontro che sia veramente tale? Ma forse i ragazzi non cercano più questo modo per loro troppo semplice o “banale” di stare assieme.  La mia, sembra una pretesa eccessiva!
E poi, diciamocelo seriamente: le sensazioni forti nella discoteca aumentano anche con le frequenti deviazioni come l’abuso di alcool, come le pasticche di droga sintetica e non, che si possono trovare facilmente … Lo riconosceva senza alcun dubbio un sorvegliante addetto alla sicurezza alla discoteca di Corinaldo (un “buttafuori”) che, intervistato in TV, diceva candidamente che molti ragazzi arrivano già “fatti”  o sono disposti a certe devianze come eccesso di bevute e simili. E i controlli ci sono? Fare soldi sulla pelle dei ragazzi è quello che interessa di più: i controlli vadano a farsi benedire!
E le famiglie dei ragazzi che posizione prendono? Sono coscienti dei rischi reali che i loro figli stanno correndo? Sono preoccupate per le conseguenze negative che sono in agguato? A Corinaldo certi genitori hanno accompagnato i figli in discoteca e una mamma è deceduta nella tragedia. Per la volontà di accontentare il figlio(a) e di vivere, poi, avvertendo un possibile pericolo, un’ istintiva protezione che va compresa ma che non è andata a buon fine.  
Si ha la sensazione, comunque, che molti adulti stiano sottovalutando alcune problematiche.
Se hai il timore fondato che tuo figlio possa cadere in certe trappole, volutamente presentate da una interessata e sapiente regia mediatica come esperienze irresistibili, perchè dire sempre di sì? Perché non sei capace di proporre un’alternativa che sia godibile in altro modo? Una famosa pedagogista di Milano e medico, Giuliana Ukmar,  qualche anno fa ha scritto un libro controcorrente rispetto all’attuale andazzo: “Se mi vuoi bene, dimmi di no!”. Un no motivato, dettato da una preoccupazione educativa che si ispira all’amore e alla premura sincera per la crescita dei propri figli.
Certi genitori hanno il timore che i loro figli, quando scelgono altre strade che non siano quelle massificanti di tanti altri, siano tagliati fuori, perdano le amicizie, siano chiamati bigotti o considerati diversi. Si teme un pericolo di bullismo o di emarginazione.
E’ certamente un problema.
Ma se tuo figlio(a) è rinforzato e sostenuto nelle sue convinzioni e regole di vita e trova in te genitore una conferma solida, un ancoraggio sicuro, di che cosa avere paura? Certo: lui ha il diritto di vedere riflessi nei comportamenti del padre e della madre, i valori che gli vengono proposti e che non sono svenduti per nessuna ragione: le semplici “prediche” non bastano.
E’ questa la mia speranza, guardando, nonostante tutto, con fiducia al futuro di questi ragazzi.
Resta da aggiungere (ma è un capitolo che richiederebbe ancora molto spazio…): quali devono essere gli apporti delle varie agenzie educative come la scuola, le istituzioni pubbliche, le comunità ecclesiali, che sono chiamate a collaborare con le famiglie?
don Attilio Bonato, parroco del Beato Andrea
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Senigallia 09/12/2018 
Noi Vescovi delle chiese che sono nelle Marche, esprimiamo viva compartecipazione alle famiglie colpite dalla tragedia del 7 dicembre scorso nella discoteca di Corinaldo, e che ha fatto registrare la morte di sei persone, cinque delle quali giovanissime più una giovane mamma, e numerosi feriti, alcuni dei quali molto gravi.
Non ci nascondiamo le eventuali responsabilità che vanno rigorosamente accertate. Non si può accettare che giovani vite vengano stroncate da fatti simili. Ribadiamo anche in questa occasione la nostra ferma convinzione della necessità di sviluppare una cultura di difesa e di promozione della vita, come dono da custodire e da sviluppare.
Ci appelliamo inoltre a tutti i soggetti educativi, in particolare alla famiglia, alla scuola ed alla comunità cristiana affinchè sappiano affrontare la questione educativa come assoluta priorità del momento che viviamo e come premessa per il futuro che ci attende. Affidiamo alla preghiera le vittime, le loro famiglie e tutte le persone toccate da questo tragico evento, perché la luce della fede le guidi anche in questa difficile situazione. Per tutti chiediamo l’intercessione della Madonna di Loreto.

Arcivescovi e Vescovi delle Marche