giovedì 30 aprile 2020

30 aprile 2020


Sul caso del rapporto Papa e vescovi italiani in tema di Corona virus 
 30 aprile 2020

Sento il bisogno di intervenire, dando il mio modesto parere, su quanto è stato detto e commentato in seguito all’intervento di Papa Francesco, prima della Messa feriale in S. Marta il giorno 28 aprile. 
Papa Francesco ha sentito la necessità di richiamare, in un clima di prudenza, l’impegno dell’obbedienza alle autorità civili, per accogliere le restrizioni necessarie, nell’intento di evitare il diffondersi della pandemia. 
Questo intervento, fatto di poche parole, (come lo poteva consentire il contesto di una celebrazione liturgica), ha provocato svariate reazioni nell’opinione pubblica, nella stampa a livello nazionale, e anche all’interno della chiesa. Spesso di consenso, assieme a qualche domanda aperta o a qualche interrogativo.
L’amplificazione di queste parole del Papa, è dovuta soprattutto al raffronto immediato che è stato fatto con la nota dei vescovi italiani che, poco prima, avevano reclamato il diritto di dare maggiori possibilità per le celebrazioni liturgiche e le Messe festive e feriali. 
Ciò non era stato previsto dal decreto ministeriale in vista della cosidetta fase 2, cioè della graduale ripartenza. (Si parlava soltanto della possibilità di celebrare i funerali con al massimo 15 persone).
I vescovi, che erano già in trattativa con la ministra Lamorgese per discutere eventuali aperture di carattere liturgico, sono rimasti delusi per la mancata o comunque insufficiente risposta della Presidenza del Consiglio. In seguito a ciò, preso atto di questo rammarico, è intervenuto lo stesso Presidente Conte (sorpreso, forse, per la reazione dei vescovi) e si é riaperto il dialogo doveroso, per decidere soluzioni da adottare nel prossimo futuro.

Perché allora, tanto clamore? Soprattutto perché l’ invito del Papa è stato letto quasi una sconfessione dell’ operato dei vescovi, in polemica con loro, come se esistessero due linee di pensiero contrapposte! Ne è conferma, ad esempio, l’intervento in una trasmissione serale di La7 del giornalista Travaglio che è uscito con le seguenti, testuali parole: “Il Papa ha sbugiardato i vescovi!”. Espressione molto pesante e arbitraria che, tuttavia, può avere creato anche un certo consenso nell’opinione pubblica. 

Come stanno veramente le cose? Forse i vescovi sono stati superficiali nel fare le richieste di cui sopra? Forse hanno sottovalutato il pericolo di un’espansione dell’epidemia con le loro giuste istanze? Mi rifiuto assolutamente di pensarlo! Ne è prova (fra altre testimonianze…) la precisazione di don Maffeis, sottosegretario della CEI, che ha ribadito la massima attenzione dei vescovi nel disporre e confermare le opportune misure di sicurezza e di distanziamento, oltre ad altro, nel caso di celebrazioni pubbliche.

La malevolenza e il chiacchericcio, come dice Papa Francesco, sono sempre all’erta per inquinare il clima del dialogo dentro e fuori la chiesa. Sono certo (o me lo auguro di cuore!) che Papa Francesco, in seguito a tutte queste polemiche, abbia sentito di sua iniziativa il Card. Bassetti, Presidente della CEI, per chiarire questo equivoco. Immagino le seguenti cordiali, parole: 


“Caro (Cardinal) Gualtiero, sono dispiaciuto per l’eco, non sempre positiva, che ha avuto il mio intervento in S. Marta, presso alcuni organi di stampa, quasi avessi voluto sconfessare il vostro operato di vescovi!Non me l’aspettavo! Certo non potevo dire tutto in quel momento, (nel contesto di una liturgia eucaristica…), ma ora voglio completare il mio pensiero. Non posso ignorare lo sforzo sincero che state facendo come chiesa italiana per sostenere la fede del popolo (parola che io amo fortemente, come tu sai!). Certamente uno dei pilastri di questa fede è la S. Messa. 
Anche in questi tempi difficili, è giusto aprirsi con grande prudenza a qualche possibilità, spero non lontana. So che è molto difficile realizzare le richieste misure di contenimento, ma val la pena di provarci! Il popolo di Dio avverte questo bisogno! Del resto fa parte della grande tradizione della chiesa la fedeltà al dono dell’Eucarestia, fatto costitutivo della vita cristiana.
Ricordiamo, fra le altre, la bella testimonianza dei martiri di Abitene, nei primi secoli, che hanno professato, di fronte all’autorità civile, la fede nell’Eucarestia con le belle parole: “Sine dominico, (vivere) non possumus!”. (“Non possiamo vivere senza il giorno del Signore cioè senza Eucarestia!”)
Nel desiderio di una sempre più ampia e sincera collaborazione, ti confermo la mia stima e il mio incoraggiamento, che ti prego di estendere anche a tutti gli altri vescovi. Francesco”.

Se sono stato un po’ presuntuoso nell’interpretare, con troppa fantasia, il pensiero del Papa, me ne scuso. Tuttavia so che Papa Francesco ama la schiettezza e la sincerità e se avessi scritto a lui, non se ne sarebbe rammaricato!
In questa situazione attuale, un po’ complessa, ho cercato di dare il mio contributo per sperare in un clima più sereno. 

don Attilio, parroco del Beato Andrea in Peschiera del Garda