lunedì 29 marzo 2021

video catechistici Settimana Santa








 

sabato 27 marzo 2021

 28 marzo 2021 

catechesi ragazzi


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Domenica delle Palme (Anno B)

 

Prima lettura (Is 50,4-7)

Dal libro del profeta Isaìa

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare 
una parola allo sfiduciato. 
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

 

Salmo responsoriale (Sal 21)

Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».  

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.  

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.  

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

 

Seconda lettura (Fil 2,6-11)

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio 
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

 

Vangelo (Mc 14,1-15,47)


Forma breve (Mc 15, 1-39):
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

- Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei? 
Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo 
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. 

- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota 
Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 

- Con lui crocifissero anche due ladroni 
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 

- Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

- Gesù, dando un forte grido, spirò 
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

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Vangelo: Al cuore del racconto: l’istante della morte di Gesù - 

Commento di V. D’Anna 

 

I cristiani hanno considerato la Passione come una luce e una ricchezza. Marco (Mc 14,1 15,47) proclama la realizzazione sconcertante del piano di Dio, racconta i fatti nella loro cruda realtà.

Nel processo Marco distingue due momenti: l’istruttoria e la seduta del consiglio che si svolge alle prime ore del mattino. Dopo aver situato l’episodio e aver presentato i personaggi (14,53-54), parla dell’istruttoria, il cui risultato è fissato sin dall’inizio: Gesù deve essere messo a morte. Ma questa prospettiva urta con i fatti: Gesù non ha concesso nulla che meriti tale sentenza. Delle numerose deposizioni, Marco ricorda solo una frase riguardante la distruzione del tempio, ma si premura di osservare che su questo come sugli altri punti le testimonianze non erano concordi. Finalmente il Sommo Sacerdote interroga Gesù sulla sua funzione nel piano di Dio: è lui il Messia, il figlio del Benedetto? La risposta di Gesù costituisce una solenne proclamazione di messianicità trascendente. L’unica sua conseguenza è di scatenare le reazioni in senso opposto: si grida alla bestemmia, si afferma che Gesù è reo di morte, egli viene malmenato e dileggiato e i suoi nemici lo legano come un malfattore per consegnarlo a Pilato.

 

L’interrogatorio di Gesù davanti a Pilato è raccontato in poche righe. Riferisce una domanda di Pilato: Sei tu il re dei giudei? Gesù risponde: Tu lo dici. Nessuna spiegazione. Si tratta di uno strano processo: i giudei si accaniscono contro il re dei giudei e questi non risponde nulla. Nella seconda scena il re dei giudei viene messo a confronto con un sedizioso omicida. Chi dei due deve essere liberato? Chi punito? Il procuratore romano propone di liberare il re dei giudei che non ha commesso alcun delitto, ma la folla dei giudei, istigata dai sommi Sacerdoti, vuole che sia inflitto al suo re il supplizio romano: alla fine Pilato cede.

I soldati si affrettano a commentare il verdetto del processo romano con una farsa appropriata: il re dei giudei riceve un mantello di porpora, una corona, omaggi; ma la corona è di spine e gli omaggi sono parole di scherno accompagnate da colpi. 

Possiamo  distinguere sei momenti successivi:  1° Requisizione di Simone di Cirene; 2° Crocifissione; 3° Insulti; 4° Tenebre; 5° Morte di Gesù e sue ripercussioni; 6° Menzione delle pie donne. 

 

Marco fornisce alcuni nomi che garantiscono l’ autenticità dei fatti e rimandano a testimoni che si possono interrogare. La regalità viene riconosciuta in un contesto totalmente opposto a questa dignità: spoliazione completa, umiliazione suprema, impotenza del giustiziato che deve morire. La serie degli insulti si ricollega, senza difficoltà, alla scena della crocifissione. Un primo gruppo di ingiuriatori, i passanti, corrisponde alla sfilata dei falsi testimoni. Essi riprendono l’accusa lanciata contro Gesù davanti ai sommi sacerdoti: Gesù ha preteso di distruggere il tempio e di ricostruirlo in tre giorni. Un secondo gruppo è quello dei giudici che richiamano la domanda fatta in occasione del processo e la dichiarazione messianica di Gesù: il Cristo Re d’Israele. Il contesto è di derisione.

Ed ecco giungere l’ora del giudizio di Dio. In un primo tempo, essa non si presenta come un’ora di liberazione, ma come un’ora di oppressione estrema. In questa atmosfera opprimente il grido di Gesù sembra dar ragione ai dileggiatori. 

Gesù muore in croce (15,33-41). Una nota importante si verifica quando Gesù viene consegnato nelle mani dei peccatori (14,41). Nella parte precedente (14,1-40) si manifestano prima di tutto i diversi atteggiamenti nei confronti della persona di Gesù: la volontà risoluta del sinedrio di ucciderlo (14,1-2), la grande stima della sua persona da parte di una donna (14,3-9), il tradimento di Giuda (14,10-11). Poi Gesù celebra con i dodici la Pasqua (14,22-25), durante la quale istituisce l’Eucaristia, predice il loro prossimo abbandono (14,26-31) e al Getsemani pregando si rende conforme alla volontà del Padre ed esorta i discepoli a vegliare e pregare (14,32-42). A partire dal suo arresto (14,43-52) Gesù è solo, abbandonato dai discepoli e si trova nelle mani dei peccatori. Viene processato e condannato a morte dal sinedrio (14,53-65) e rinnegato tre volte da Pietro (14,66-72). Il sinedrio lo consegna nelle mani di Pilato (15,19) che, indagandone il caso, si rende conto della sua innocenza(15,2-5), ma cede alla pressione della folla e consegna Gesù alla crocifissione (15,6-15).

D’ora in poi Gesù si trova nelle mani dei soldati di Pilato che dapprima deridono questo re dei giudei, poi lo conducono al Golgota e lo crocifiggono (15,16-27). A cominciare dal suo arresto, Gesù sembra completamente passivo e caratterizzato dal silenzio. Lo interrompe solo per rivolgersi al Padre nella preghiera. Una importante cesura è rappresentata dal buio di tre ore. Mezzogiorno è il tempo più chiaro e luminoso della giornata.

Proprio in questo tempo si verifica il contrario. L’oscurità appartiene ai fenomeni del giorno del Signore. È il giorno in cui non agiscono solo gli uomini, ma Dio interviene e giudica l’operare umano. 

Alle tre (ora nona del computo antico), Gesù grida a gran voce e si rivolge a Dio utilizzando l’ inizio del Salmo 22. Marco riferisce l’ inizio del salmo due volte, in aramaico e in greco. Gesù grida: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 

Colui che prega esprime innanzitutto la sua unione con Dio sin dagli inizi della sua esistenza e ben radicata nella sua persona (Sal 2,10—11). All’unione con Dio è connessa l’esperienza dell’abbandono da Dio che si esprime pure in ulteriori domande: «Da me non stare lontano, poiché l’angoscia è vicina e nessuno mi aiuta». Questa sensazione dell’assenza di Dio è causata dall’opprimente presenza dei nemici che deridono e minacciano il supplicante. Gesù riprende questa preghiera e con essa esprime la sua situazione. Nonostante il dominio dei suoi avversari e i dolori di una morte particolarmente terribile e vergognosa, Gesù afferma la sua unione con Dio. 

La reazione di alcuni circostanti che interpretano il grido di Gesù come richiesta dell’aiuto di Elia.

Sembra un ultimo atto di derisione e viene trascurata. È di nuovo Gesù che dà un forte grido e spira. 

Tutti gli evangelisti parlano del morire di Gesù in un modo attivo, riferendosi o verbalmente o nominalmente al suo spirito.

Dicono ‘spirò’ (Mc 15,37; Lc 23,46) o ‘rese lo spirito’ (Mt 27,50; Gv 19,30). Gesù che era riempito e guidato dallo Spirito Santo ridà a Dio questo spirito che lo ha reso un essere vivente e che ha determinato la sua vita.

 

Gesù ha realizzato così il compito che il Padre gli ha affidato, mentre i suoi avversari pensano di avere raggiunto il loro traguardo con il farlo morire. Ora il tempo del dileggio è finito e comincia quello del riconoscimento della sua persona e della conferma delle sue parole. Nello squarcio del velo del tempio si manifesta un altro intervento di Dio (15,38) e il centurione romano, un pagano, è il primo che riconosce Gesù come Figlio di Dio (15,39). D’ora in poi Gesù Figlio di Dio è il luogo della presenza di Dio e della riconciliazione con lui. Questa linea positiva continua con le donne della Galilea che, mentre i discepoli lo abbandonano, sono presenti e accompagnano Gesù nei momenti difficili della passione. Questa presenza delle donne prepara pure la loro partecipazione alla sepoltura di Gesù e la loro visita alla sua tomba il mattino dopo il sabato.


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27/8. 03. 2021:  DOMENICA DELLE PALME 

AVVISI

 

In questa domenica sono consegnati dei rami d’olivo all’uscita della chiesa, come segno di augurio.... E’ promossa anche la raccolta consueta per le persone in difficoltà.

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TRIDUO PASQUALE NELLA MORTE e 

RESURREZIONE DEL SIGNORE


GIOVEDI SANTO (1°.04)


ore 20.00: S. Messa nella “Cena del Signore”

 

 

Dopo la S. Messa, continua la preghiera personale in chiesa davanti all’ Eucarestia.


VENERDI’ SANTO (2.04)

 

Giorno di digiuno e astinenza.

 

ore 8.30: preghiera di Lodi

 

 

ore 15.00: in chiesa:  Celebrazione liturgica della PASSIONE DEL SIGNORE

 

Dalle 16.30 alle 19.00: possibilità della Confessione.

 

ore 20.00: Via Crucis in chiesa

In questo giorno possiamo aiutare le comunità cristiane di Terra Santa

 

SABATO SANTO (3.04)

ore 8.30: preghiera di Lodi

 

Dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 19.00: possibilità della Confessione. E’ presente anche don Vincenzo, monaco 

 

 

ore 20.00: SOLENNE VEGLIA PASQUALE NELLA RESURREZIONE DEL SIGNORE

E’ la Celebrazione più solenne dell’anno liturgico e prevede 4 momentiLa liturgia della luce - la liturgia della parola - la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica. E’ molto importante la partecipazione a questo momento culminante della vita liturgica.


PASQUA (4-04)

 

LE MESSE hanno il consueto orario: 8.00 – 9.30

11.00 (animata dal coro giovani)

 

Preghiera di Pasqua

 

La tua morte ha gettato i tuoi discepoli  in un dolore cupo e profondo, 

faticano ad uscire. Ma ecco, Gesù, l’annuncio che li raggiunge e li sorprende, al punto di non riuscire ad accogliere le parole delle donne che ti annunciano risorto. Sembrano loro un vaneggiamento, una cosa del tutto impossibile e un sogno che potrebbe provocare un’ ulteriore delusione.

E’ difficile accettare quanto è accaduto: ammettere che la morte non ha potuto pronunciare l’ultima parola sulla tua esistenza, colma d'amore.

È difficile riconoscere che questa è la strada scelta da Dio per salvarci

e che non esistono scorciatoie per arrivare alla gloria della risurrezione.

È difficile passare da un sepolcro in cui piangerti e onorarti come un morto e credere fermamente che tu sei vivo e presente in mezzo a noi, lungo le strade della nostra storia. Eppure se ci lasciamo condurre da questo evento inatteso e insperato, la nostra esistenza conosce un orizzonte nuovo, un futuro diverso. È quella novità che non si realizza con il ricorso alla forza e all’ arroganza, o  con l’atteggiamento di chi pensa di bastare a se stesso e di non aver bisogno di te…

Fa’, o Signore,  che non ti consideriamo un fantasma evanescente, una figura  lontana da noi, una presenza ingombrante di cui possiamo fare a meno… Aiutaci a capire che senza di te, risorto e vivo, non riusciamo a vivere in pienezza, che tu ci doni il segreto di una vita buona e serena, che tu realizzi i nostri desideri più profondi che non ci deludono mai.

 

 

BUONA E SERENA PASQUA A TUTTI !



sabato 20 marzo 2021

 21 marzo 2021

catechesi ragazzi 










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liturgia 5a domenica di Quaresima 

Prima lettura (Ger 31,31-34)

Dal libro del profeta Geremìa

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. 
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

 

Salmo responsoriale (Sal 50)

Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.  

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Seconda lettura (Eb 5,7-9)

Dalla lettera agli Ebrei 

Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, 
venne esaudito. 
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, 
divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 

Vangelo (Gv 12,20-33)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». 
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
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Omelia 5a quaresima B 

 

Alcuni greci esprimono il desiderio di vedere Gesù. (“Vogliamo vedere Gesù!). Non é un vedere da curiosi, come si volesse incontrare una star, un personaggio famoso…Vedere significa conoscere, capire meglio, forse simpatizzare e anche, fare una scelta!

Anche noi facciamo nostra la richiesta di questi greci, chiamati a entrare in una relazione con il Signore che non finisce mai! 

Questa richiesta offre a Gesù l'occasione per un breve discorso sul significato della sua vita e della sua morte. È l'ultimo discorso pubblico di Gesù. Con molta probabilità questi greci sono pagani, ma aperti (come i Magi) alla ricerca della verità, uomini del desiderio che 

preme nel loro cuore. E così diventano il simbolo di quella chiamata alla fede che va oltre i confini di Israele. La croce cheGesù ha deciso di affrontare è una porta spalancata sul mondo! 

Gesù risponde a questi  greci con una parabola, che dà il senso di tutta la  sua vita.  

Gesù è come un seme che va nella terra (cioè che si dona sino alla morte) per portare frutto. 

Il seme sparisce nel terreno, si nasconde, sembra annullarsi, perdersi per sempre! La vicenda della passione di Gesù sembrerà confermare il fallimento della sua vita. Gesù muore con la peggiore della condanna, crocifisso fuori dalla città santa, abbandonato dai suoi amici, rifiutato dalle autorità religiose che lo definiscono un bestemmiatore e un pericoloso contestatore della religione ufficiale!

Ma questo seme porta in sé la forza della vita! Morendo, esce dalla terra e diventa un germoglio che porta frutto! 

E il frutto è descritto poco più avanti: «Quando sarò innalzato attirerò tutti a me».

La  croce è divenuta, a volte nel nostro modo comune di intendere, semplicemente simbolo di fatica, di sofferenza e di fallimento. La croce è ben altro. È la manifestazione dell'amore di Dio, della sua comunione e della sua solidarietà nei nostri confronti. Gli scritti di Giovanni ne offrono una testimonianza abbondante: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito» (3,16); «Non c'è amore più grande di chi dona la vita per i propri amici» (15,13).

 

Come in tutto il vangelo di Giovanni, Gesù parla della croce usando la parola gloria: «Quando sarò innalzato», «quando sarò glorificato». La croce è gloria: si intenda la gloria dell'amore, non certo la gloria della potenza. 

 

Propongo un esempio di una vita, offerta a Dio come un seme caduto nella morte ma che ha portato molto frutto. E’ la testimonianza di Charles de Foucould. 


Papa Francesco, durante la Messa a Santa Marta, ancora nel 2016 ha ricordato che il 1 dicembre di quell’anno ricorreva il centesimo anniversario dell’assassinio del beato Charles de Foucauld, avvenuto in Algeria il primo dicembre 1916. Era “un uomo che ha dato una testimonianza esemplare di povertà, contemplazione e servizio ai poveri”.

«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore,  rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» ( Gv 12.24). 

Nella vicenda spirituale del beato Charles de Foucauld questa parola evangelica, a lui molto cara, rappresenta il cuore della sua vocazione e della sua missione. Egli si è posto con una tale docilità nelle mani di Dio, con una tale fiducia e abbandono alla sua volontà, da lasciarsi gettare da Lui nel terreno, come il seme nella mano del seminatore. Dio, come è noto, lo ha gettato nel deserto, il deserto del Sahara, ma non solo, anche nel mezzo dei deserti umani, perché essi potessero fiorire e dare frutto. 

 

alla cugina Marie de Bondy – 16 dicembre 1905


…Non tormentarti nel sapermi solo, senza amici, senza aiuto spirituale: non soffro affatto di questa solitudine, ma la trovo dolcissima; ho il santissimo sacramento, il migliore degli amici, al quale parlare giorno e notte; sono contento e non mi manca nulla. Tutto il tempo che non dedico alla preghiera, alla cura dei malati, ad accogliere i visitatori o i poveri che vengono a trovarmi, lo occupo nei lavori attorno alla lingua tuareg; ne avrò ancora per sei mesi prima di portarli a termine. In autunno avevo molte visite di indigeni, ma ora sono pochissime; il freddo, per quanto non intenso, fa rimanere ciascuno sotto la sua tenda, perché la gente è vestita e nutrita così poco da essere freddolosa. Desidera sapere cosa posso fare per gli indigeni: non bisogna parlar loro direttamente di nostro Signore, perché significherebbe farli scappare. occorre entrare in confidenza con loro, farseli amici, render loro piccoli servizi, stringere amicizia, dar loro buoni consigli, esortargli con discrezione a seguire la religione naturale, dimostrare che i cristiani vogliono loro bene… Non c’è altro da fare per il momento, nei confronti della popolazione in generale; se si incontra qualche anima ben disposta, allora si può andare più avanti…Preghi, preghi molto per l’immenso gregge del Sahara e del Marocco, del quale Gesù vuole che mi occupi, in attesa che egli mandi migliori pastori! Nessuna conversione negli anni di solitudine!

 

 Ma dopo la morte, in tempi successivi, una grande fioritura.  Ad oggi gli appartenenti alla grande famiglia Charles de Foucauld sono più di 13mila membri dei 20 gruppi formalmente riconosciuti dall’associazione internazionale delle famiglie  charles de foucauld. essi sono presenti in tutti i continenti (81 nazioni) in particolare nei luoghi più “caldi”, nelle periferie delle metropoli dell’occidente e dei paesi più poveri e nei luoghi di forte presenza araba: dall’Iraq ad Haiti, dal Libano al Giappone, da Israele al Rwanda, al Vietnam, al deserto del Sahara, al Cile, al Pakistan


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21 marzo  2021 – 5a domenica di Quaresima

Avvisi

Le iniziative principali della Quaresima

 

1-  Venerdì ore 15.00: la Via Crucis. Segue riflessione. 

2- Tutte le domeniche di Quaresima, nella cesta della solidarietà, si fa la 

    raccolta di alimenti e di medicinali. Lo facciamo aiutando il centro 

    Caritas con l’Emporio della carità di Sona-Sommacampagna. 

Catechesi

Per quanto riguarda i bambini e i ragazzi , continua il nostro impegno con la proposta diocesana attraverso i contatti on line: l’offerta di video, preghiere,  suggerimenti per attività in famiglia, con l’aiuto dei genitori. Tenete presente che tutto il materiale di cui sopra, è visibile anche sul BLOG della nostra parrocchia- Basta scrivere: blog beato andrea o beato andrea blog. 

 

Giovedì 25 marzo è la SOLENNITA’ DELL’ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

(sabato 27 marzo inizio dell’ora legale)


La prossima domenica è la DOMENICA DELLE PALME E INIZIO DELLA SETTIMANA SANTA. La Domenica delle Palme  presenterò l’orario delle varie Celebrazioni della Settimana Santa, fino alla domenica di Pasqua e alla settimana dell’Ottava di Pasqua. 

Per quanto riguarda la prossima DOMENICA DELLE PALME, dobbiamo rispettare scrupolosamente le regole di sicurezza sanitaria. Pertanto non ci sarà la tradizionale processione con i rami d’olivo.  Questi  saranno consegnati ai partecipanti all’Eucarestia, in un apposito cellofane, da alcune persone incaricate, all’ingresso in chiesa. 

In questa occasione c’ è la possibilità di dare anche un sostegno economico alle persone in difficoltà. (Domenica della carità)

 

preghiera sul Vangelo

 

È la storia del chicco di grano che deve morire nel grembo della terra se vuole portare frutto. È la tua storia, Gesù, quella della tua vita regalata interamente all’umanità, messa nelle mani degli uomini, del tuo amore che non mette confini perché accoglie anche 

la sofferenza, l'ingiustizia e addirittura la morte. Ed è quanto accade 

ad ogni nostra esistenza: solo se accetta di donarsi,

di spezzarsi, di offrirsi, di marcire, o conosce una pienezza e una fecondità impreviste ed inaudite.

Non è difficile da capire questa verità: è duro viverla, fino in fondo. 

In un ’epoca in cui la parola d'ordine                                   

è l’autoaffermazione, in cui si colloca sempre al primo posto

la riuscita, il vantaggio personale, i propri diritti inalienabili,

non è facile essere disposti a sacrificarsi, a rinunciare

alle proprie legittime aspirazioni, ai propri progetti ben costruiti per mettere a servizio degli altri non solo il proprio tempo, le proprie doti,

ma addirittura se stessi. Eppure questa è la stradache tu hai tracciato e percorso, strada di morte e di risurrezione.






sabato 13 marzo 2021

 14 marzo 2021

catechesi bambini e ragazzi

DOMENICA 14/3/2021 Nicodemo (Gv 3,14-21) 

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna ... La luce è venuta nel mondo” 


Video Vangelo in cartoni animati 


https://www.youtube.com/watch?v=dd3sjj7W7zE 

QUARTA PAROLA della QUARESIMA #LasciatiRischiarare 

Coltiva la speranza! Gesù è luce che illumina le notti più buie. Dio non ti lascia solo! Lo ha dimostrato donandoci suo Figlio Gesù 


LASCIATI RISCHIARARE. Dio non ti lascia solo! Lo ha dimostrato donandoti suo figlio Gesù che è luce che illumina le notti più buie. Anche quando la situazione sembra dispera- ta, non perdere la speranza! Confida in Gesù; Lui non se ne sta in disparte, ma interviene per offrire a tutti salvezza e gioia. Impara a conoscere i tuoi limiti e le tue fragilità, non per scoraggiarti, ma per offrirle a Gesù e lasciarti accompagnare da Lui sulla strada della gua- rigione. E, sul suo esempio, prova anche tu ad essere luce per le persone che ti sono vici- ne, prendendoti cura di loro ed aiutandole a superare i momenti di difficoltà. 


Segnale di connessione assente ... 

Se non coltivi la speranza e non cerchi di vedere il bene possibile pur nel male reale, sarai sopraffatto dallo sconforto e dallo scoraggiamento e sarai portato a rinunciare a lottare. 


Nicodemo rappresenta ognuno di noi che interpella Gesù, oggi Lui, come allora, ci invita ad intraprendere il cammino necessario per accogliere la luce della fede, af- finché possiamo guardare a ciò che conta e ad agire secondo il suo amore 


ATTIVITA’ Prendiamo un foglio di carta di dividiamo in due parti (con i titoli LUCE a sinistra e BUIO a destra). Chiediamoci e pensiamo quali potrebbero essere i comportamenti posi- tivi che ci aiutano ad avvicinarsi al messaggio d’amore di Dio e quelli negativi che invece di allontano. Poi scriviamo a sinistra i comportamenti positivi e a destra quelli negativi. 


PER IMPEGNARSI UN POCHINO Quale impegno mi prendo questa settimana affinché le mie pa- role e miei gesti regalino speranza? 

Un corto e una canzone, entrambe con un messaggio di speranza forte e chiaro: se davvero desideriamo salvare il mondo e renderlo migliore, occorrono impegno e pre- ghiera personale. 

ESPERO? (SPERO) 

La preghiera - Zecchino d’oro - 


https://www.youtube.com/watch?v=F167mniKU9Y

PER PREGARE INSIEME 


Signore, aiutami ad affrontare le delusioni con ottimismo, a contrastare la rassegnazione con la speranza, ad accettare i limiti e valorizzare i talenti.
Tu che sei venuto nel mondo per salvarci e portare la luce nei momenti bui, aiutami a ve- dere il bene che posso donare e rendimi testimone di speranza per i fratelli. Amen 


DOMENICA 14/3/2021 Il chicco di frumento (Gv 12,20-33) 

Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” 


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catechesi ragazzi 


 





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liturgia della domenica 4a di Quaresima

Prima lettura (2Cr 36,14-16.19-23)

Dal secondo libro delle Cronache

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.
Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

 

Salmo responsoriale (Sal 136)

Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.  

Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».  

Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.  

Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

 

Seconda lettura (Ef 2,4-10)

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. 
Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

 

Vangelo (Gv 3,14-21)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: 
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»
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4a Quaresima B – omelia 2021

 

 

Il vangelo ci invita ad uno sguardo contemplativo e riflessivo sulla croce… Tutto comincia dal colloquio con Nicodemo, illustre rappresentante del Sinedrio. Va da Gesù di notte, forse per non compromettersi di fronte agli altri… Comunque, nel desiderio e nella sana curiosità di capire meglio chi sia quel Gesù, maestro diverso, fuori dalle righe rispetto agli altri maestri della legge. E Gesù si rivela a lui, cioè a chi mostra vero interesse nella ricerca della verità. 

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.”. E’ la frase centrale che dice come ha agito Dio verso il mondo, cioè verso le sue creature. Dio si muove per amore e nell’amore manifesta la realtà intima della sua vita. La consegna di Gesù sulla croce mostra l’evidenza di questo amore. La croce non è un episodio tragico della storia dove emerge tutta la malvagità verso un innocente degli uomini, ciechi di fronte alla luce … E’ anzitutto l’atto della donazione che Gesù fa di stesso, la forza dell’amore che vince l’odio, la violenza e le forze oscure del male. Donazione che apre la strada 

perchè anche noi  possiamo fare le stesse scelte. 

 

Anche S.Paolo  ripropone il Vangelo con parole simili. “Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati”. Eravamo morti spiritualmente, prigionieri del peccato, ma resi liberi abbiamo vissuto una vita nuova.

Questa è un dono, non un nostro merito. Dobbiamo solo rimanere fedeli, vivere in questa libertà. Aggiunge Paolo: 

“Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”.

Chiamati alle opere buone, preparate da Dio per noi. Noi, quindi, non dobbiamo inventarci o pensare a chissà che cosa per intercettare quello che Dio ci domanda. Lui le ha preparate per noi, ce le fa capire, ce le mette davanti e noi, in coscienza, le possiamo seguire, perchè in esse decidiamo di camminare. Quindi si tratta di un cammino, a volte lento, a volte più spedito, in qualche caso con un ritorno all’indietro…ma sempre con il Signore davanti a noi che ci avverte: “Io sono la via !”

 

Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare. Ma di fronte alla sua rivelazione, alla sua persona, si deve scegliere: o accoglierlo o rifiutarlo. Non è Dio che ci giudica, ma siamo noi che ci giudichiamo. Accogliendo il suo amore ci costruiamo la salvezza, rifiutandolo, ci costruiamo la condanna. La condanna, che Dio vorrebbe evitare in tutti i modi, non corrisponde alla volontà di Dio, ma è il  risultato delle nostre scelte che Dio rispetta fino in fondo, perché prende sul serio la nostra libertà. !  E non bisogna pensare solo a domani per decidere: giorno dopo giorno ci costruiamo come tenebra o luce, ciechi o vedenti. In certi casi,  le tenebre possono divenire così fitte da impedire alla luce di filtrare, di illuminare. 

Dice un commentatore: “È come di un uomo che resta chiuso a lungo, in una stanza buia; posto di fronte alla luce del sole, chiude gli occhi accecato. Si è abituato alle tenebre e non sopporta la luce; si è assuefatto alla menzogna e non comprende la verità. Così è dell'uomo che opera il male. Può stabilirsi nell'animo una tale connivenza con la menzogna che la verità viene rifiutata quasi del tutto.” 

 

Il Vangelo è convinto che il nostro comportamento ci dà la possibilità di capire le intenzioni di Dio. E’ il senso della frase: “Chi fa la verità, viene verso la luce”. Gesù dice «fare la verità». Non conoscere, ma fare. E questo perché la verità di cui Gesù parla non è un complesso di idee da imparare, ma un progetto di vita da vivere. Anzi è lui stesso. Se ci comportiamo secondo la volontà di Dio, capiamo chi è lui, siamo nella luce e Dio ci diventa familiare, Padre e amico!    

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