lunedì 18 luglio 2011

Il labirinto


Avete osservato lo strano disegno di marmo che si vede sulla soglia della nostra chiesa? Non è soltanto un ornamento bizzarro o fantasioso. In realtà riproduce il disegno d’un labirinto, una figura molto amata nella tradizione francese e italiana.

Presso gli antichi greci, il labirinto rappresentava il simbolo di un percorso formativo (iniziatico). Richiamava la fatica e il coraggio necessari per diventare adulti. Tutti siamo come all’esterno di un labirinto e dobbiamo raggiungere il centro che rappresenta un’esperienza fondamentale di trasformazione della persona. Il percorso ora avvicina, ora allontana. Ci avviciniamo o ci allontaniamo dalla nostra maturazione a seconda da come reagiamo agli eventi della vita. Ricordate Teseo che deve raggiungere il centro del labirinto ed uccidere il Minotauro che provocava tanti lutti e tanta sofferenza? Al centro, quindi, ci sono la morte e la rinascita, il superamento dell’esistenza passata e un nuovo inizio.

Il cristianesimo ha assunto questo simbolo molto significativo. La più antica testimonianza si trova in Algeria (in epoca romana, l’Africa settentrionale era cristiana): il labirinto (ora trasferito nella cattedrale d’Algeri) è un quadrato diviso in quattro settori, con al centro la scritta: Sancta Ecclesia. Il significato è chiaro: i meandri del labirinto rappresentano le insidie del male e del peccato e la salvezza si trova al centro, nell’esperienza della Chiesa. Nei codici cristiani medievali, la figura del labirinto viene ripresa ma anche si sviluppa in modo più complicato: si moltiplicano i percorsi e i trabocchetti.

Si sviluppa un’idea fondamentale: è stato Gesù il vero Teseo che con grande coraggio ha affrontato il male in tutte le sue ramificazioni: menzogna, odio, crudeltà, conflitti, abbandono ai piaceri, indifferenza… Il Minotauro da sconfiggere è il demonio che fa leva sull’egoismo. Ora soltanto facendoci aiutare da Gesù possiamo affrontare e superare gli smarrimenti e i meandri della nostra esistenza.

Dai codici il labirinto venne trasposto sui pavimenti delle grandi cattedrali. Il più famoso è quello di Chartres (anteriore al 1220). Il pellegrino, prima di avvicinarsi all’altare, doveva percorrere tutta la circonvoluzione concentrica dal diametro di dodici metri. Al centro trovava un fiore a sei petali. Un disegno simile si trova ad Amiens (1288) e in altre cattedrali francesi (Reims, Poitiers…). In Italia il labirinto non è stato trattato come un itinerario da percorrere ma come un simbolo da osservare (es. cattedrale di Lucca), come avviene sulla soglia della nostra chiesa di Peschiera.

Quando entriamo in Chiesa per partecipare alla liturgia, non facciamo altro che riconoscerci come viandanti in un labirinto che hanno bisogno di farsi afferrare da mani più solide per uscire indenni dal male che ci avvolge. Osservandolo potremmo dire: Signore accompagnami… «alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano» (Sal 138).