sabato 22 dicembre 2018

23 dicembre


4a domenica di Avvento

PRIMA LETTURA
Da te uscirà per me colui che deve essere
   il dominatore in Israele.

Dal libro del profeta Michèa 5,1-4a
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,

dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE Sl. 79(80)
R. Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

SECONDA LETTURA
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Dalla lettera agli Ebrei 10, 5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,

un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo

– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Parola di Dio

VANGELO
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore
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  “La Visitazione” di Pontormo del 1528.

 L’artista ci presenta un incontro che pur nell’essere ordinario manifesta la straodinarietà dell’evento che evoca. L’accoglienza reciproca tra Maria ed Elisabetta è umanissima, tuttavia si fa visibile e tangibile la presenza del Signore in mezzo al suo popolo rappresentato dalle due donne. Due madri: una vergine, l’altra sterile…nulla è impossibile a Dio! Pontormo va dritto al cuore del mistero proponendo agli spettatori colori e movimenti vibranti che risaltano nel dipinto per l’effetto di una luce di cui non è chiara la fonte. Così sembra quasi che questo vortice di tessuti e di pieghe rapisca anche noi. Tutto è in movimento.
Tutto accade nella cornice di un abbraccio intimo, affettuoso, gioioso. I due ventri gravidi delle cugine si sfiorano delicatamente in una atmosfera in cui la fecondità è suggerita nei termini delle curve dei corpi e nelle sfumature del verde, il colore della vita. Tutta la composizione richiama la danza. I piedi sono appena poggiati a terra, gli sguardi si incrociano intensamente, le mani e le braccia toccano, accarezzano, si soffermano sugli orli delle vesti dell’altra. Due tenui nembi, doverosi all’epoca del Pontormo, aleggiano sul capo di Maria e di Elisabetta. In posizione centrale si trova un’aiutante anziana che fissa lo spettatore come emergendo da dietro la scena sullo sfondo prospettico del muro. A sinistra invece l’ancella di Maria corrisponde alla Vergine per età e abbigliamento. Entrambe queste figure sembrano cercarci e catturare il nostro sguardo per portarci all’interno della scena e renderci partecipi all’evento. Le due ancelle conoscono la portata di ciò che accade benché non sia visibile ad occhi umani. Esse ci accompagnano dunque verso quell’essenziale che va percepito con gli occhi della fede e della Grazia: la Salvezza è vicina, il Mistero si fa carne.
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 AVVISI
Lunedì 24 - vigilia di Natale - dalle ore 15.00 don Vincenzo Bonato, Camaldolese, è disponibile per ll sacramento della riconciliazione.Al mattino .dalle 9.30. anche ilparrocvo
La Messa delle Notte di Natale di lunedì 24 è alle ore 23.15
Le Messe di Natale hanno l’orario festivo
Il giorno di Natale il “gruppo della carità” mette a disposizione un segno augurale del Natale, dando la possibilità di sostenere le famiglie bisognose o singole persone, in particolare della nostra parrocchia, con una libera offerta… Grazie per il vostro contributo!
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Mercoledì 26 - S. Stefano – unica S. Messa alle ore 9.30
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Domenica 30 dicembre è la Festa della S. Famiglia
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Lunedì 31- alla Messa delle ore 18.00: conclusione dell’anno civile con il canto del TE DEUM
Martedì 1° gennaio 2019: 52a Giornata mondiale per la pace, nella
Solennità di Maria SS. Madre di Dio
Non viene celebrata la Messa delle ore 8.00. Le altre sono alle 9.30 e 11.00
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preghiera di Natale


C ’è una strada, Gesù, che ci attende ad ogni Natale. È la stessa percorsa dai pastori per raggiungere il luogo in cui da poco eri nato. È la strada di tutti quelli che si lasciano guidare dall’annuncio, di quelli che desiderano vedere l ’avvenimento, di quelli che cercano di incontrare te. C ’è una strada, Gesù, che ci attende ad ogni Natale. Non ha nulla di maestoso: è umile, dimessa come l’alloggio di fortuna in cui hai visto la luce. Eppure è per quel sentiero che noi arriviamo a te e ci lasciamo sorprendere dal tuo amore smisurato. Sì, davanti alla mangiatoia che ti è stata data come culla cadono tante idee di te che ci siamo costruiti ed accettiamo di accoglierti così come sei: nella tua povertà, che non ci umilia, nella tua debolezza, che non incute timore, nella tua dolcezza, che guarisce le nostre ferite, nella tua misericordia, che ci tende le braccia.


Sui migranti. Presidenza Conferenza Episcopale Italiana – Luglio 2019

Ci sentiamo responsabili dell’ esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che - mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere -ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace. Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto.
Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare. Avvertiamo in maniera inequivocabile che la dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata.
Natale - Gherardo delle notti
Galleria degli Uffizi-Firenze

Lo  strabordante senso di serenità è maggiore se l’osservatore si concentra sui volti dei personaggi raffigurati nell’opera: le quattro figure ai lati della tela, ovvero la Madonna, san Giuseppe e due angioletti, sono in adorazione del bambino appena venuto al mondo, che occupa il centro della scena. Lo sguardo di Maria, come quello degli altri tre personaggi rappresentati, è costantemente rivolto verso Gesù Bambino, posto sulla paglia di una piccola mangiatoia ricoperta da un panno bianco. Il viso della Vergine è quello di una giovane ragazza dai lineamenti teneri e delicati, che con gli occhi rivolti verso il basso, quasi socchiusi, e la bocca che abbozza un dolce sorriso, venera il suo bambino, esprimendo l’infinito amore che una madre prova per la sua piccola creatura. Mentre è in atto di adorazione, solleva finemente i due lembi del panno in segno di protezione: probabilmente il pittore ha raffigurato l’attimo immediatamente precedente al momento in cui la madre avvolge il bambino con il lenzuolo. Leggermente più indietro rispetto alla Madonna, ma sempre sulla parte destra della tela, è rappresentato san Giuseppe: il suo volto, decisamente più maturo rispetto a quello di Maria, è incorniciato da una folta barba, ma i suoi occhi, socchiusi come quelli del personaggio femminile, esprimono amore, gioia e tenerezza, attraverso un’adorante espressione bonaria. (dal sito degli Uffizi)


 
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