sabato 26 aprile 2014

2a domenica di Pasqua

27 aprile - 3 maggio
calendario liturgico
28 - Lunedì - 2.a di Pasqua - Beato chi si rifugia in te, Signore
Liturgia: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8
29 - Martedì - 2.a Pasqua - S. CATERINA DA SIENA patrona d'Italia -Benedici il Signore, anima mia.
Liturgia: 1Gv 1,5 - 2,2; Sal 102; Mt 11,25-30
30 - Mercoledì - 2.a di Pasqua. Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Liturgia: At 5,17-26; Sal 33; 
Gv 3,16-21
1 - Giovedì - 2.a di Pasqua - S. Giuseppe lavoratore- Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani.
Liturgia: Gen 1,26 - 2,3; opp. Col 3,14-15.17.23-24; Sal 89; Mt 13,54-58
2 - Venerdì - 2.a di Pasqua - S. Atanasio- Una cosa ho chiesto al Signore: abitare nella sua casa.
Liturgia: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15
3 - Sabato - 2.a di Pasqua - Ss. FILIPPO e GIACOMO. Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
Liturgia: 1Cor 15,1-8a; Sal 18; Gv 14,6-14
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Domenica prossima - 4 maggio – S. Messa di Prima Comunione per 40 bambini di 4a elementare (alle ore 11.00)
Preghiamo per loro e per le loro famiglie, perchè vivano intensamente il dono del Signore, Pane di vita, nell’ Eucarestia
sabato 3 aprile : catechismo 4a elementare
giovedì 1° maggio la Messa è alle 9.30.
A partire da lunedì 5 maggio la Messa feriale sarà celebrata alle 8.00
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Valorizziamo la presenza materna di Maria in questo mese a lei dedicato. Venerdì 2 maggio, alle ore 20.30, inizieremo insieme in chiesa il mese di maggio con la preghiera del rosario.
     (Negli altri giorni il rosario sarà proposto presso i vari capitelli                                     mariani nel nostro territorio. Conto su una presenza significativa
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 preghiera sul Vangelo
Non è facile venire alla fede, Gesù: ognuno ha un suo percorso particolare che deve compiere, portando alla luce gli interrogativi e le domande che si porta dentro e cercando, senza stancarsi, una risposta. La gioia degli altri apostoli che ti incontrano vivo, risorto dalla morte, contrasta in modo evidente con le richieste di Tommaso.Tommaso non può accontentarsi di quello che gli riferiscono gli altri: è stato troppo grande il dolore per quello che ti è accaduto e ora non vuole affrontare una cocente delusione.
Tommaso ha bisogno, Gesù, di vedere e di toccare, di mettere il suo dito nel segno dei chiodi, di mettere la sua mano nel tuo fianco squarciato dalla lancia. Tommaso,  l‘ incredulo, è tuttavia lo stesso che dà voce alla prima professione di fede, colui che ti accoglie e ti dichiara come il suo Signore e il suo Dio.
Gesù, accompagna tutti noi che, senza aver visto, siamo approdati alla fede in te, risorto da morte. Donaci di affidarti la nostra esistenza per avere la vita nel tuo nome.
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Alla Domenica della Palme l’iniziativa parrocchiale del “gruppo della Carità” ha dato un importo di €uro 643.
Nella “Quaresima di fraternità”, a favore della missione in Thainlandia, sono stati raccolti €uro 400.
Un grazie sincero per la sensibilità mostrata in queste due iniziative !”
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27 aprile 2014
CANONIZZAZIONE di  GIOVANNI XXIII° e GIOVANNI PAOLO II°
 “Solo per oggi”– piccole regole di vita di Giovanni XXIII°

Solo per oggi crederò fermamente, nonostante le apparenze contrarie, che la Provvidenza di Dio si occupi di me come se nessun altro esistesse al mondo.
Solo per oggi avrò cura del mio aspetto: non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non pretenderò di migliorare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura alla vita dell'anima.
Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino ma lo farò e mi guarderò da due malanni: la fretta e l'indecisione.Solo per oggi non avrò timori. Non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà. 

Preghiera per la famiglia di Giovanni Paolo II
Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei Amore e Vita, fa che ogni famiglia umana sulla terra diventi, mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, "nato da Donna", e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, un vero santuario della vita e dell'amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le pene dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo. Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell'amore. Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazareth, che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra possa compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia.
Tu che sei la Vita, la Verità e l'Amore, nell'unità del Figlio e dello Spirito Santo.

Preghiera per la comunità di Giovanni Paolo II.
O Gesù, Buon Pastore, suscita in tutte le comunità parrocchiali sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, laici consacrati e missionari, secondo le necessità del mondo intero, che tu ami e vuoi salvare. Ti affidiamo in particolare la nostra comunità; crea in noi il clima spirituale dei primi cristiani, perché possiamo essere un cenacolo di preghiera in amorosa accoglienza dello Spirito Santo e dei suoi doni. Assisti i nostri pastori e tutte le persone consacrate. Guida i passi di coloro che hanno accolto generosamente la tua chiamata e si preparano agli ordini sacri o alla professione dei consigli evangelici. Volgi il tuo sguardo d'amore verso tanti giovani ben disposti e chiamali alla tua sequela. Aiutali a comprendere che solo in te possono realizzare pienamente se stessi. Nell'affidare questi grandi interessi del tuo Cuore alla potente intercessione di Maria, madre e modello di tutte le vocazioni, ti supplichiamo di sostenere la nostra fede nella certezza che il Padre esaudirà ciò che tu stesso hai comandato di chiedere. Amen.

sabato 19 aprile 2014

Hallelujah - Choir of King's College, Cambridge live performance of Hand...

Pasqua di Risurrezione

La nostra chiesa a Pasqua



Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. 
E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! 
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.
Sequenza
Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
 L'agnello ha redento il suo gregge,
 l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
 «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
 Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea». Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
 Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
La Pasqua è... 
Coraggio, irrompe la Pasqua! 
È il giorno dei macigni che rotolano via dall‘imboccatura dei sepolcri. 
È l‘intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo lunghe corse sull‘erba. È l‘incontro di compagni trafelati sulla strada polverosa. 
È il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere più, e che corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici. 
È la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel cenacolo.
È festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all‘improvviso dilaga la speranza. 
Che sia anche la festa in cui il traboccamento della comunione venga a lambire le sponde della nostra isola solitaria.
(TONINO BELLO, 365 finestre aperte sull‘eterno, Ed. Elledici)


venerdì 18 aprile 2014

venerdì Santo

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni


Crocifisso di Cimabue
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 
Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».


Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

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Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

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Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». 

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

- Salve, re dei Giudei! 
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. 

Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». 

Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

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Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

- Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

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I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.

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Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.


Omelia di fra Vincenzo – Azione liturgica
L'evangelista Giovanni parla della passione di Gesù senza rilevare alcun elemento di drammaticità: non si parla di angoscia, né di tristezza né di dolore. La sofferenza fisica viene presupposta ma non descritta minutamente. La comunità di Giovanni porta la sua attenzione sui benefici ricevuti dalla passione di Gesù. Il suo dolore ha procurato a noi una vera gioia. Scopriamo questo aspetto, osservando soprattutto il momento culminante del racconto. Dopo aver preso l'accento, Gesù disse: è compiuto. E chinato il capo, consegnò lo spirito. Non si fa alcuna menzione degli strazi sofferti né della drammaticità degli eventi. Gesù osserva serenamente tutti i fatti accaduti e traccia un bilancio estremamente positivo: tutto è compiuto, tutto si sta compiendo. Che cos'è questo? È il progetto di Dio sulla storia degli uomini e su ognuno di noi. Potremmo dire: Dio si libera ora da ogni preoccupazione perché il male non dominerà. Gesù, il discendente della donna, ha schiacciato la testa del serpente. Possiamo ripetere ora il canto che leggiamo nel libro dell'apocalisse: ora si è compiuta la salvezza,  e la potenza del suo Cristo. Gesù sulla croce diventa il grande rivelatore di Dio, diventa Colui che riconcilia gli uomini con Dio, diventa il maestro decisivo che affascina e attira tutti a sé. Comincia una nuova storia e una nuova era. 
Qual è il motore di questa nuova storia? Il lievito che la fa crescere? Dopo aver detto che tutto adesso ha cominciato a compiersi e si realizzerà con certezza, Gesù -dice il testo -reclinato il capo verso di noi, ci consegna lo spirito. Consegna anche a lui il dono massimo che aveva ricevuto da Dio. Parlando di Gesù il Battista aveva detto: egli è colui che riceve lo spirito Santo senza alcuna misura. Gesù ha già, in misura piena, ciò che possiede Dio e questo dono, ora, lo consegna anche a noi. 
Lo Spirito! Il frutto della passione è il possesso dello spirito Santo. Che cos'è lo Spirito? È Gesù in noi. Egli trasmette la sua interiorità, se stesso, alla comunità radunata ai piedi della croce. Per parlare dello spirito dovremmo fare un lungo discorso ma ora mi limito soltanto ad un aspetto. 
Generalmente si pensa che la Chiesa sia una istituzione severa che esige impegno, spesso eccessivo, che impone divieti e massacra i suoi aderenti. È vero questo? Di per sé Gesù, non ha consegnato una legge ma a se stesso, il suo spirito, la sua capacità di amore. Gesù ha consegnato alla chiesa la sua carità. La carità cioè l'impegno d'amore è una cosa facile o difficile? È una cosa leggera o pesante? Impone divieti o libera dai divieti?
Dobbiamo intenderci: seguire Gesù, vivere secondo amore è una cosa più difficile che osservare semplicemente un complesso di norme o di regole. Spinte da vero amore tante persone hanno dato la stessa vita e hanno affrontato un mare di difficoltà. Quindi chi vuole avere una vita comoda, è meglio che non si ponga alla sequela di Gesù. Sottostare ad una serie di divieti è meno difficile che vivere secondo le esigenze della carità. Chi ama, si impone da sé tante regole e tante restrizioni. Da questo punto di vista sembra che abbia ragione chi vede il cristianesimo come una congerie di divieti. 

Tuttavia tutto ciò che si fa per amore diventa anche leggero e facile. Immaginiamo, come esempio, una persona che vuole imparare a suonare uno strumento musicale. Se ama questo strumento e un certo genere di musica, volontariamente si sottopone ad un duro sforzo. Si impone regole e divieti. Ma nell'apprendimento si lascia trasportare dalla sua passione e dalla soddisfazione che prova nel vedere i buoni risultati del suo sforzo. Gesù lasciandoci il suo spirito non ci consegna una legge né una serie di norme ma l'amore, che deve diventare per noi una passione dominante. Senza la presenza di questo amore, il cristianesimo può sembrare una serie spaventosa di divieti ma se consideriamo l'energia dello Spirito che pervade il credente maturo, la fede diventa veramente una scuola di gioia e un vero sollievo. Oltre tutto la vita più pesante viene vissuta da chi si lascia dominare dal peccato.

Preghiera universale
Adorazione della Santa Croce

. Il sacerdote, con i ministranti si reca alla porta della chiesa (oppure il sacerdote attende all’altare che gli venga portata la Croce).
 Ogni volta il celebrante innalza la Croce, invitando i presenti all’adorazione con le parole: Ecco il legno della Croce e tutti rispondono: Venite, adoriamo. Dopo ogni risposta, tutti s’inginocchiano e fanno una breve adorazione in silenzio. Chi porta la Croce rimane in piedi, tenendola alquanto elevata.
Infine si depone la Croce con i candelieri all’ingresso del presbiterio.




Ecco il legno della Croce,
al quale fu appeso il Cristo,
Salvatore del mondo.

R. Venite, adoriamo.