Via Mantova, 44- 37019 Peschiera (d.G.). Tel. 045.75. 51.400 parroco: don Attilio Bonato (ottobre 2009).
lunedì 30 giugno 2014
sabato 28 giugno 2014
29 giugno 2014
Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo
In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare
alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di
Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro.
Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere,
consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col
proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro
dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una
preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire
davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene,
stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella
cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!».
E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e
légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!».
Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che
stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una
visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e
arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé
davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si
allontanò da lui.
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che
il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da
tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».
Dalla
seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta
ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona
battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto
la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel
giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la
sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza,
perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti
lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà
da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria
nei secoli dei secoli. Amen.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regionea
di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio
dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri
Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù
gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te
lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei
Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi
non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò
che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai
sulla terra sarà sciolto nei cieli».
calendario
liturgico
30 - Lunedì - 13.a Tempo Ordinario - Ss. Primi martiri
della Chiesa romana –
Perdona,
Signore, l’infedeltà del tuo popolo
Liturgia: Am 2,6-10.13-16; Sal 49; Mt 8,18-22
1 - - Martedì - 13.a Tempo Ordinario. Guidami, Signore,
nella tua giustizia.
Liturgia: Am 3,1-8; 4,11-12; Sal 5; Mt
8,23-27
2 - Mercoledì - 13.a Tempo Ordinario. A chi cammina per
la retta via mostrerò la salvezza di Diio.
Liturgia: Am 5,14-15.21-24; Sal 49; Mt
8,28-34
3 - Giovedì - 13.a Tempo Ordinario - S. TOMMASO (f) - Andate
in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Liturgia: Ef 2,19-22; Sal 116; Gv
20,24-29
4 - Venerdì - 13.a Tempo Ordinario. Non di solo pane
vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Liturgia: Am
8,4-6.9-12; Sal 118; Mt 9,9-13
5 - Sabato - 13.a Tempo Ordinario Il Signore annuncia la pace per il suo
popolo
Liturgia: Am 9,11-15; Sal 84; Mt
9,14-17
avvisi
La nostra parrocchia, anche in vista della
celebrazione dei 40 anni dalla sua costituzione, ha necessità di alcuni lavori
di manutenzione e di restauro.
Il ciborio che contiene il tabernacolo è stato
intaccato dal tarlo; così pure gli armadi che sono in sacrestia, qualche altro
mobile ed anche il crocifisso ligneo nella cappella laterale. Una ditta
specializzata (che ha restaurato anche il coro del santuario del Frassino…) sta
ultimando il lavoro…
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GREST
2014
Lunedì 30 giugno inizia il Grest
estivo, fino al 25 luglio.
Ci
auguriamo che sia un’esperienza divertente, positiva e formativa per i ragazzi
e per gli animatori che hanno accettato l’invito di seguirli in questo percorso
interessante…!
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Preghiera
nella Solennità dei SS.Apostoli Pietro e Paolo
Tu, Gesù, lo hai scelto come la pietra su cui costruire la tua Chiesa, la comunità chiamata a continuare la tua missione fino al tuo ritorno. Non lo hai fatto perché Pietro era dotato di particolari competenze o di risorse acquisite grazie a corsi di studio superiori. Non è stata neppure la certezza di poter contare sulla sua fedeltà, sul suo coraggio e sulla sua solidità, in qualsiasi frangente. Tu immaginavi che ti avrebbe rinnegato nel momento drammatico della tua cattura e della tua condanna. No, a muoverti è stata la sua fede,
quella fede a cui egli dà espressione nel vangelo di
oggi, con parole semplici e chiare, quella
fede che non nasce da un percorso personale di conoscenza ma da un dono di Dio, da una grazia Quella fede che si rivelerà più forte
della sua fragilità,
dei suoi smarrimenti, della sua presunzione, quella
febe in cui lui stesso
ha bisogno di conversione per poter poi svolgere il ruolo che
gli hai
assegnato, quello di confermare i suoi fratelli.
E Paolo, fratello di Pietro nella fede, grande
evangelizzatore, ci insegna a fare della vita una scelta decisa e senza
rimpianti.. come lui stesso ha detto e ha fatto: “ Per me vivere è Cristo”
È
possibile riscoprire le radici più significative e profonde della Basilica di
San Pietro e della Chiesa di Roma ripercorrendo l’antica strada in terra
battuta che conduce alla tomba del Principe degli Apostoli e che attraversa una
necropoli romana ubicata sotto il pavimento delle Grotte Vaticane in corrispondenza
della navata centrale della Basilica.
La scoperta di questo sito di
fondamentale importanza religiosa, storica e artistica, risale ai primi anni
del pontificato di Pio XII Pacelli (1939-1958), il papa che coraggiosamente
volle intraprendere una serie di esplorazioni archeologiche nell’area della
Confessione Vaticana e nella parte centrale delle Sacre Grotte. La ricerca
archeologica del secolo passato fu un’impresa senza precedenti che consentì di
individuare sotto l’altare maggiore della Basilica la tomba di Pietro, rimasta
inaccessibile e inviolata per quasi duemila anni. Un'umile fossa scavata sulle
pendici meridionali del colle Vaticano, proprio davanti al circo, che fu teatro
delle feroci persecuzioni contro i cristiani all’epoca dell’imperatore Nerone
(54-68). Una modesta sepoltura sulla quale, cent’anni dopo il martirio
dell’Apostolo, fu costruita una piccola edicola funeraria ricordata dal
presbitero Gaio alla fine del II secolo, come riferisce puntualmente lo storico
Eusebio di Cesarea (Storia Ecclesiastica, 2, 25, 6-7). Quell’edicola,
generalmente chiamata “Trofeo di Gaio”, indicò ai primi cristiani la tomba di
Pietro che già prima di Costantino fu meta di devoti pellegrinaggi,
testimoniati dai numerosi graffiti latini tracciati su una parete intonacata e
dipinta di un ambiente destinato al culto in prossimità dell’edicola (“muro
G”). In particolare su un piccolo frammento di intonaco (cm 3,2 x 5,8),
proveniente dal cosiddetto “muro rosso” sul quale si addossò l’edicola, vennero
incise le seguenti lettere greche: PETR[...] ENI[...]. Il graffito è stato
interpretato con la frase “Pétr[os] enì” (= Pietro è qui), oppure, sempre nella
prospettiva della presenza di Pietro, con un’invocazione a lui rivolta:
“Pétr[os] en i[réne]” (= Pietro in pace).
Il “Trofeo di Gaio”, che sopravvive
nella “nicchia dei Palli” all’interno della Confessione Vaticana, fu racchiuso
dall’imperatore Costantino in una teca marmorea ricordata da Eusebio di Cesarea
come “uno splendido sepolcro davanti alla città, un sepolcro al quale
accorrono, come ad un grande santuario e tempio di Dio, innumerevoli schiere da
ogni parte dell’impero romano” (Teofania, 47). Sul monumento-sepolcro di
Costantino si edificarono in seguito, con significativa continuità, l’altare di
Gregorio Magno (590-604), l’altare di Callisto II (1123) e infine, nel 1594,
l’altare di Clemente VIII, successivamente coperto dal baldacchino del Bernini
sotto la grandiosa cupola michelangiolesca. La straordinaria successione dei
monumenti eretti attorno e sopra l’edicola del II secolo costituisce
un’eloquente e tangibile testimonianza di duemila anni di devozione e di storia
incentrata sull’umile sepoltura di Pietro.
lunedì 23 giugno 2014
sabato 21 giugno 2014
22 giugno
2014
Solennità
del CORPO e del SANGUE DEL SIGNORE- A
OMELIA
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
«Il Signore,
tuo Dio, … ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi» (Dt 8,2).Queste
parole del Deuteronomio fanno riferimento alla storia d’Israele, che Dio ha
fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione di schiavitù, e per quarant’anni ha
guidato nel deserto verso la terra promessa. Una volta stabilito nella terra,
il popolo eletto raggiunge una certa autonomia, un certo benessere, e corre il
rischio di dimenticare le tristi vicende del passato, superate grazie
all’intervento di Dio e alla sua infinita bontà. Allora le Scritture esortano a
ricordare, a fare memoria di tutto il cammino fatto nel deserto, nel tempo
della carestia e dello sconforto. L’invito è quello di ritornare
all’essenziale, all’esperienza della totale dipendenza da Dio, quando la
sopravvivenza era affidata alla sua mano, perché l’uomo comprendesse che «non
vive soltanto di pane, ma … di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3). Oltre alla
fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, una fame che non può essere saziata
con il cibo ordinario. E’ fame di vita, fame di amore, fame di eternità. E il
segno della manna – come tutta l’esperienza dell’esodo – conteneva in sé anche
questa dimensione: era figura di un cibo che soddisfa questa fame profonda che
c’è nell’uomo. Gesù ci dona questo cibo, anzi, è Lui stesso il pane vivo che dà
la vita al mondo (cfr Gv 6,51). Il suo Corpo è il vero cibo sotto la specie del
pane; il suo Sangue è la vera bevanda sotto la specie del vino. Non è un
semplice alimento con cui saziare i nostri corpi, come la manna; il Corpo di
Cristo è il pane degli ultimi tempi, capace di dare vita, e vita eterna, perché
la sostanza di questo pane è l’Amore.
Nell’Eucaristia
si comunica l’amore del Signore per noi: un amore così grande che ci nutre con
Sé stesso; un amore gratuito, sempre a disposizione di ogni persona affamata e
bisognosa di rigenerare le proprie forze. Vivere l’esperienza della fede
significa lasciarsi nutrire dal Signore e costruire la propria esistenza non
sui beni materiali, ma sulla realtà che non perisce: i doni di Dio, la sua
Parola e il suo Corpo.
Se ci
guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo che non
vengono dal Signore e che apparentemente soddisfano di più. Alcuni si nutrono
con il denaro, altri con il successo e la vanità, altri con il potere e
l’orgoglio. Ma il cibo che ci nutre veramente e che ci sazia è soltanto quello
che ci dà il Signore! Il cibo che ci offre il Signore è diverso dagli altri, e
forse non ci sembra così gustoso come certe vivande che ci offre il mondo.
Allora sogniamo altri pasti, come gli ebrei nel deserto, i quali rimpiangevano
la carne e le cipolle che mangiavano in Egitto, ma dimenticavano che quei pasti
li mangiavano alla tavola della schiavitù. Essi, in quei momenti di tentazione,
avevano memoria, ma una memoria malata, una memoria selettiva. Una memoria
schiava, non libera.
Ognuno di
noi, oggi, può domandarsi: e io? Dove voglio mangiare? A quale tavola voglio
nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di mangiare cibi gustosi, ma nella
schiavitù? Inoltre, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia memoria? Quella
del Signore che mi salva, o quella dell’aglio e delle cipolle della schiavitù?
Con quale memoria io sazio la mia anima?
Il Padre ci
dice: «Ti ho nutrito di manna che tu non conoscevi». Recuperiamo la memoria.
Questo è il compito, recuperare la memoria. E impariamo a riconoscere il pane
falso che illude e corrompe, perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e
del peccato.
Tra poco, nella
processione, seguiremo Gesù realmente presente nell’Eucaristia. L’Ostia è la
nostra manna, mediante la quale il Signore ci dona se stesso. A Lui ci
rivolgiamo con fiducia: Gesù, difendici dalle tentazioni del cibo mondano che
ci rende schiavi, cibo avvelenato; purifica la nostra memoria, affinché non
resti prigioniera nella selettività egoista e mondana, ma sia memoria viva
della tua presenza lungo la storia del tuo popolo, memoria che si fa
“memoriale” del tuo gesto di amore redentivo. Amen.
……………………………………………………………………………
calendario
liturgico
23 - Lunedì - 12.a Tempo Ordinario - 2Re
17,5-8.13-15a.18; Sal 59; Mt 7,1-5
Liturgia: Salvaci con la tua destra e
rispondici, Signore!
24 - Martedì - 12.a Tempo Ordinario - NATIVITÀ DI S.
GIOVANNI BATTISTA (s) –
Io ti rendo grazie: hai fatto di me una
meraviglia stupenda.
Liturgia:
Is 49,1-6;
Sal 138; At 13,22-26; Lc
1,57-66.80
25 - Mercoledì - 12.a Tempo Ordinario- Insegnami,
Signore, la via dei tuoi decreti
.
Liturgia: 2Re 22,8-13; 23,1-3; Sal 118; Mt 7,15-20
Liturgia: 2Re 22,8-13; 23,1-3; Sal 118; Mt 7,15-20
26 - Giovedì - 12.a Tempo Ordinario -Salvaci, Signore,
per la gloria del tuo nome.
Liturgia: 2Re 24,8-17; Sal 78; Mt 7,21-29
27 - Venerdì - SACRO CUORE DI GESÙ - L’amore del Signore
è per sempre
Liturgia: Dt 7,6-11; Sal 102; 1Gv
4,7-16; Mt 11,25-30
28- sabato -
S. Ireneo (m)-
Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore.
Liturgia: Is 61,9-11; Cant. 1Sam
2.1.4-8; Lc 2,41-51
avvisi
La nostra parrocchia, anche in vista della
celebrazione dei 40 anni dalla sua costituzione, ha necessità di alcuni lavori
di restauro e di manutenzione. Prima di tutto abbiamo notato che il ciborio che
contiene il tabernacolo è stato intaccato dal tarlo; così pure gli armadi che
sono in sacrestia, qualche altro mobile ed anche il crocifisso ligneo nella
cappella laterale. Perciò, a partire dal prossimo lunedì 23 giugno una ditta
specializzata (che ha restaurato anche il coro del santuario del Frassino…)
procederà ai lavori di disinfestazione e pulizia. Vedrete, ad esempio, che
tutta la struttura del ciborio sarà ricoperta da un nylon per una settimana…
In seguito, con il parere favorevole del Consiglio parrocchiale delle attività
economiche, procederemo anche alla pulizia interna ed esterna della chiesa,
ad opera di un’altra ditta, Su questo vi daremo notizia appena possibile…
……………………………………………………………………………
GREST
2014 va dal
30 giugno - 25 luglio.
……………………………………………………………………………
Preghiera nella Solennità del “Corpus Domini”
C'è una comunione profonda che tu offri ad ognuno di noi e passa attraverso un gesto del tutto semplice e
naturale. Tu, Gesù,
ci chiedi di mangiare quel pane che è il tuo Corpo, tu ci inviti a bere quel vino che è il tuo Sangue. E attraverso di essi che si compie un mistero d'amore e si realizza una possibilità impensabile: tu dimori in noi e noi dimoriamo in te. Come un piccolo d'uomo nel grembo di sua madre si nutre di lei e attraverso di lei, percepisce tutto ciò che accade, così anche a noi tu doni di essere trasformati in te e di cogliere questa nostra storia con il tuo sguardo mite e benevolo, con il tuo cuore compassionevole. Quanto accade, in effetti, non richiede grandi ragionamenti, non esige dotti concetti, non obbliga a discorsi impegnativiÈ una questione di fede: basta accettare di essere sfamati el dissetati, accolti e ristorati, sostenuti e rinvigoriti. Senza alcun nostro sforzo o merito, per pura grazia, per solo amore.
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ci chiedi di mangiare quel pane che è il tuo Corpo, tu ci inviti a bere quel vino che è il tuo Sangue. E attraverso di essi che si compie un mistero d'amore e si realizza una possibilità impensabile: tu dimori in noi e noi dimoriamo in te. Come un piccolo d'uomo nel grembo di sua madre si nutre di lei e attraverso di lei, percepisce tutto ciò che accade, così anche a noi tu doni di essere trasformati in te e di cogliere questa nostra storia con il tuo sguardo mite e benevolo, con il tuo cuore compassionevole. Quanto accade, in effetti, non richiede grandi ragionamenti, non esige dotti concetti, non obbliga a discorsi impegnativiÈ una questione di fede: basta accettare di essere sfamati el dissetati, accolti e ristorati, sostenuti e rinvigoriti. Senza alcun nostro sforzo o merito, per pura grazia, per solo amore.
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