AVVISI
Catechismo
giovedì
21: 2a media - venerdì 22: 1a media
venerdì 22: adolescenti
sabato 23: 2a e 4a elementare
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In questa domenica 17 gennaio: Giornata mondiale del rifugiato e del migrante. Vi
invito a prendere e a leggere il
messaggio del Papa sul tavolo degli avvisi.
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Martedì 19 gennaio ricorre la
festa liturgica del nostro Patrono, il Beato Andrea da Peschiera.
Alle ore 20.30 ci sarà la Concelebrazione con i sacerdoti
hanno svolto il loro servizio pastorale nella
nostra parrocchia. Dopo la Messa, un rinfresco offerto a tutti in
salone. (è gradito qualche dolce o bibita….) Alle
ore 19.00, in salone, sarà offerta una semplice cena per la Corale e il gruppo
giovanile del canto. VI
invito fortemente ad essere presenti a questa Celebrazione per manifestare
anche una sensibilità comunitaria da vivere come crescita della nostra fede.
Dal 18 al 25 gennaio ci celebra la SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI sul tema: “Chiamati per annunciare a tutti le opere
meravigliose di Dio”
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Mercoledì 20 - ore 16.00- incontro del “gruppo
della carità”
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Con una lettera ai genitori dei bambini e ragazzi delle elementari,
in accordo con le catechiste, ho voluto proporre ufficialmente alla Messa delle ore 9.30 e a quella delle
11.00 una particolare liturgia della parola, cioè la prima parte della
Messa, cercando di favorire la loro presenza e partecipazione. In pratica i
ragazzi sono invitati, in una sala, da alcune catechiste a capire meglio ed ad essere
più partecipi ai vari momenti della Messa: l’accoglienza, il canto, la
richiesta di perdono, la preghiera e, in particolare, la lettura e comprensione del Vangelo di quella domenica.
Poi si uniscono all’assemblea liturgica dopo il Credo e la
preghiera dei fedeli. Mi auguro che i genitori siano presenti e aiutino i loro
figli in questa
iniziativa: ci spero molto! Una domenica al mese tutti
saranno invitati a partecipare alla Messa
comune delle ore 11.00 (con la presenza del coro giovanile…)
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preghiera nella 2a domenica del tempo ordinario
Una festa di nozze non è un appuntamento qualsiasi. E anche in quel giorno, Gesù, nulla era
lasciato al caso. E tuttavia in ogni festa organizzata dagli uomini, prima o
poi viene a mancare il vino che rallegra
il banchetto. Dobbiamo ammetterlo: alle nozze da noi organizzate con tanta cura
ci può essere un vino che prima o poi finisce. e nelle nostre anfore possiamo solo mettere dell’acqua.
Sei tu
Gesù, l’unico che può trasformare l’acqua in vino e inaugurare una festa che
non ha fine. Poiché sei tu lo sposo dell’umanità, venuto a donarle la tua
stessa vita. Sei tu lo sposo che le offre una misericordia senza limiti, sei tu
lo sposo che accendi il cuore con un
amore che non viene mai meno.
Solo tu
puoi cambiare la nostra acqua nel vino buono di una gioia smisurata----------------------------------------------------------------
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2016 - [17 gennaio 2016]
“Migranti
e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia”
Cari fratelli e sorelle!
Nella bolla di indizione del
Giubileo Straordinario della Misericordia ho ricordato che “ci sono momenti nei
quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla
misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre” (Misericordiae Vultus, 3). L’amore di Dio, infatti,
intende raggiungere tutti e ciascuno, trasformando coloro che accolgono
l’abbraccio del Padre in altrettante braccia che si aprono e si stringono
perché chiunque sappia di essere amato come figlio e si senta “a casa”
nell’unica famiglia umana. In tal modo, la premura paterna di Dio è sollecita
verso tutti, come fa il pastore con il gregge, ma è particolarmente sensibile
alle necessità della pecora ferita, stanca o malata. Gesù Cristo ci ha parlato
così del Padre, per dire che Egli si china sull’uomo piagato dalla miseria
fisica o morale e, quanto più si aggravano le sue condizioni, tanto più si rivela
l’efficacia della divina misericordia.
Nella nostra epoca, i flussi
migratori sono in continuo aumento in ogni area del pianeta: profughi e persone
in fuga dalle loro patrie interpellano i singoli e le collettività, sfidando il
tradizionale modo di vivere e, talvolta, sconvolgendo l’orizzonte culturale e
sociale con cui vengono a confronto. Sempre più spesso le vittime della
violenza e della povertà, abbandonando le loro terre d’origine, subiscono
l’oltraggio dei trafficanti di persone umane nel viaggio verso il sogno di un
futuro migliore. Se, poi, sopravvivono agli abusi e alle avversità, devono fare
i conti con realtà dove si annidano sospetti e paure. Non di rado, infine,
incontrano la carenza di normative chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza
e prevedano itinerari di integrazione a breve e a lungo termine, con attenzione
ai diritti e ai doveri di tutti. Più che in tempi passati, oggi il Vangelo
della misericordia scuote le coscienze, impedisce che ci si abitui alla
sofferenza dell’altro e indica vie di risposta che si radicano nelle virtù
teologali della fede, della speranza e della carità, declinandosi nelle opere
di misericordia spirituale e corporale.
Sulla base di questa constatazione
ho voluto che la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2016 fosse
dedicata al tema: “Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del
Vangelo della misericordia”. I flussi migratori sono ormai una realtà
strutturale e la prima questione che si impone riguarda il superamento della
fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause
delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che
imprimono volti nuovi alle società e ai popoli. Ogni giorno, però, le storie
drammatiche di milioni di uomini e donne interpellano la Comunità
internazionale, di fronte all’insorgere di inaccettabili crisi umanitarie in
molte zone del mondo. L’indifferenza e il silenzio aprono la strada alla
complicità quando assistiamo come spettatori alle morti per soffocamento, stenti,
violenze e naufragi. Di grandi o piccole dimensioni, sono sempre tragedie
quando si perde anche una sola vita umana.
I migranti sono nostri fratelli e
sorelle che cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo
sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, che
equamente dovrebbero essere divise tra tutti. Non è forse desiderio di ciascuno
quello di migliorare le proprie condizioni di vita e ottenere un onesto e
legittimo benessere da condividere con i propri cari?
In questo momento della storia
dell’umanità, fortemente segnato dalle migrazioni, quella dell’identità non è
una questione di secondaria importanza. Chi emigra, infatti, è costretto a
modificare taluni aspetti che definiscono la propria persona e, anche se non lo
vuole, forza al cambiamento anche chi lo accoglie. Come vivere queste
mutazioni, affinché non diventino ostacolo all’autentico sviluppo, ma siano
opportunità per un’autentica crescita umana, sociale e spirituale, rispettando
e promuovendo quei valori che rendono l’uomo sempre più uomo nel giusto
rapporto con Dio, con gli altri e con il creato?
la "Porte santa" a Lampedusa |
Di fatto, la presenza dei migranti e
dei rifugiati interpella seriamente le diverse società che li accolgono. Esse
devono far fronte a fatti nuovi che possono rivelarsi improvvidi se non sono
adeguatamente motivati, gestiti e regolati. Come fare in modo che
l’integrazione diventi vicendevole arricchimento, apra positivi percorsi alle
comunità e prevenga il rischio della discriminazione, del razzismo, del
nazionalismo estremo o della xenofobia?
La rivelazione biblica incoraggia
l’accoglienza dello straniero, motivandola con la certezza che così facendo si
aprono le porte a Dio e nel volto dell’altro si manifestano i tratti di Gesù
Cristo. Molte istituzioni, associazioni, movimenti, gruppi impegnati, organismi
diocesani, nazionali e internazionali sperimentano lo stupore e la gioia della
festa dell’incontro, dello scambio e della solidarietà. Essi hanno riconosciuto
la voce di Gesù Cristo: «Ecco, sto alla porta e busso» (Ap 3,20). Eppure non
cessano di moltiplicarsi anche i dibattiti sulle condizioni e sui limiti da
porre all’accoglienza, non solo nelle politiche degli Stati, ma anche in alcune
comunità parrocchiali che vedono minacciata la tranquillità tradizionale.
Di fronte a tali questioni, come può
agire la Chiesa se non ispirandosi all’esempio e alle parole di Gesù Cristo? La
risposta del Vangelo è la misericordia.
In primo luogo, essa è dono di Dio
Padre rivelato nel Figlio: la misericordia ricevuta da Dio, infatti, suscita
sentimenti di gioiosa gratitudine per la speranza che ci ha aperto il mistero
della redenzione nel sangue di Cristo. Essa, poi, alimenta e irrobustisce la
solidarietà verso il prossimo come esigenza di risposta all’amore gratuito di Dio,
«che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm
5,5). Del resto, ognuno di noi è responsabile del suo vicino: siamo custodi dei
nostri fratelli e sorelle, ovunque essi vivano. La cura di buoni contatti
personali e la capacità di superare pregiudizi e paure sono ingredienti
essenziali per coltivare la cultura dell’incontro, dove si è disposti non solo
a dare, ma anche a ricevere dagli altri. L’ospitalità, infatti, vive del dare e
del ricevere.
In questa prospettiva, è importante
guardare ai migranti non soltanto in base alla loro condizione di regolarità o
di irregolarità, ma soprattutto come persone che, tutelate nella loro dignità,
possono contribuire al benessere e al progresso di tutti, in particolar modo
quando assumono responsabilmente dei doveri nei confronti di chi li accoglie,
rispettando con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del Paese che
li ospita, obbedendo alle sue leggi e contribuendo ai suoi oneri. Comunque non
si possono ridurre le migrazioni alla dimensione politica e normativa, ai
risvolti economici e alla mera compresenza di culture differenti sul medesimo
territorio. Questi aspetti sono complementari alla difesa e alla promozione
della persona umana, alla cultura dell’incontro dei popoli e dell’unità, dove
il Vangelo della misericordia ispira e incoraggia itinerari che rinnovano e
trasformano l’intera umanità.
La Chiesa affianca tutti coloro che
si sforzano per difendere il diritto di ciascuno a vivere con dignità,
anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo
del Paese d’origine. Questo processo dovrebbe includere, nel suo primo livello,
la necessità di aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi. Così si
conferma che la solidarietà, la cooperazione, l’interdipendenza internazionale
e l’equa distribuzione dei beni della terra sono elementi fondamentali per
operare in profondità e con incisività soprattutto nelle aree di partenza dei
flussi migratori, affinché cessino quegli scompensi che inducono le persone, in
forma individuale o collettiva, ad abbandonare il proprio ambiente naturale e
culturale. In ogni caso, è necessario scongiurare, possibilmente già sul
nascere, le fughe dei profughi e gli esodi dettati dalla povertà, dalla
violenza e dalle persecuzioni.
Su questo è indispensabile che
l’opinione pubblica sia informata in modo corretto, anche per prevenire
ingiustificate paure e speculazioni sulla pelle dei migranti.
Nessuno può fingere di non sentirsi
interpellato dalle nuove forme di schiavitù gestite da organizzazioni criminali
che vendono e comprano uomini, donne e bambini come lavoratori forzati
nell’edilizia, nell’agricoltura, nella pesca o in altri ambiti di mercato.
Quanti minori sono tutt’oggi costretti ad arruolarsi nelle milizie che li
trasformano in bambini soldato! Quante persone sono vittime del traffico
d’organi, della mendicità forzata e dello sfruttamento sessuale! Da questi
aberranti crimini fuggono i profughi del nostro tempo, che interpellano la
Chiesa e la comunità umana affinché anch’essi, nella mano tesa di chi li
accoglie, possano vedere il volto del Signore «Padre misericordioso e Dio di
ogni consolazione» (2 Cor 1,3).
Cari fratelli e sorelle migranti e
rifugiati! Alla radice del Vangelo della misericordia l’incontro e
l’accoglienza dell’altro si intrecciano con l’incontro e l’accoglienza di Dio:
accogliere l’altro è accogliere Dio in persona! Non lasciatevi rubare la
speranza e la gioia di vivere che scaturiscono dall’esperienza della
misericordia di Dio, che si manifesta nelle persone che incontrate lungo i
vostri sentieri! Vi affido alla Vergine Maria, Madre dei migranti e dei
rifugiati, e a san Giuseppe, che hanno vissuto l’amarezza dell’emigrazione in
Egitto. Alla loro intercessione affido anche coloro che dedicano energie, tempo
e risorse alla cura, sia pastorale che sociale, delle migrazioni. Su tutti
imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
Papa Francesco
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LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura Is 62,1-5
Dal libro del profeta Isaìa
Per
amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Salmo
Responsoriale Dal Salmo 95
Cantate
al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
Seconda
Lettura Cor 12,4-11
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli,
vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri,
ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che
opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Canto
al Vangelo 2Ts 2,14
Alleluia,
alleluia.
Dio ci
ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.
Dal vangelo secondo Giovanni
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.
Dal vangelo secondo Giovanni
Giotto: le nozze di Cana (Scrogegni -Padova) |
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.