lunedì 31 dicembre 2018

Charpentier - Te Deum - HD

1° gennaio


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA 52a  GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1° GENNAIO 2019 -  
 La buona politica è al servizio della pace

1.      “Pace a questa casa!”

Inviando in missione i suoi discepoli, Gesù dice loro: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6).
Offrire la pace è al cuore della missione dei discepoli di Cristo. E questa offerta è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia umana.[1] La “casa” di cui parla Gesù è ogni famiglia, ogni comunità, ogni Paese, ogni continente, nella loro singolarità e nella loro storia; è prima di tutto ogni persona, senza distinzioni né discriminazioni. È anche la nostra “casa comune”: il pianeta in cui Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a prenderci cura con sollecitudine.
Sia questo dunque anche il mio augurio all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa casa!”.

2. La sfida della buona politica

La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy;[2] è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione.
«Se uno vuol essere il primo – dice Gesù – sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35). Come sottolineava Papa San Paolo VI: «Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli – locale, regionale, nazionale e mondiale – significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità».[3]
In effetti, la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità.

2.     Carità e virtù umane per una politica al servizio dei diritti umani e della pace

Papa Benedetto XVI ricordava che «ogni cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella polis. […] Quando la carità lo anima, l’impegno per il bene comune ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico. […] L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana».[4] È un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà.
A questo proposito meritano di essere ricordate le “beatitudini del politico”, proposte dal Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, morto nel 2002, che è stato un fedele testimone del Vangelo:
Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.
Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.
Beato il politico che sa ascoltare.
Beato il politico che non ha paura.[5]
Ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scadenza elettorale, ogni tappa della vita pubblica costituisce un’occasione per tornare alla fonte e ai riferimenti che ispirano la giustizia e il diritto. Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza.

3.     I vizi della politica

Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella politica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni. È chiaro a tutti che i vizi della vita politica tolgono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svolge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano. Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio.

4.     La buona politica promuove la partecipazione dei giovani e la fiducia nell’altro

Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro. Quando, invece, la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti. Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire “io mi fido di te e credo con te” nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona. «Cosa c’è di più bello di una mano tesa? Essa è stata voluta da Dio per donare e ricevere. Dio non ha voluto che essa uccida (cfr Gen 4,1ss) o che faccia soffrire, ma che curi e aiuti a vivere. Accanto al cuore e all’intelligenza, la mano può diventare, anch’essa, uno strumento di dialogo».[6]
Ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune. La vita politica autentica, che si fonda sul diritto e su un dialogo leale tra i soggetti, si rinnova con la convinzione che ogni donna, ogni uomo e ogni generazione racchiudono in sé una promessa che può sprigionare nuove energie relazionali, intellettuali, culturali e spirituali. Una tale fiducia non è mai facile da vivere perché le relazioni umane sono complesse. In particolare, viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno. Oggi più che mai, le nostre società necessitano di “artigiani della pace” che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana.
6. No alla guerra e alla strategia della paura
Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, mentre ricordiamo i giovani caduti durante quei combattimenti e le popolazioni civili dilaniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità. È la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate.
Il nostro pensiero va, inoltre, in modo particolare ai bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affinché le loro vite e i loro diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati. La testimonianza di quanti si adoperano per difendere la dignità e il rispetto dei bambini è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità.

5.     Un grande progetto di pace

Celebriamo in questi giorni il settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata all’indomani del secondo conflitto mondiale. Ricordiamo in proposito l’osservazione del Papa San Giovanni XXIII: «Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono titolari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli».[7]
La pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria:
- la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;
- la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé;
- la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.
La politica della pace, che ben conosce le fragilità umane e se ne fa carico, può sempre attingere dallo spirito del Magnificat che Maria, Madre di Cristo Salvatore e Regina della Pace, canta a nome di tutti gli uomini: «Di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; […] ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (Lc 1,50-55).
Dal Vaticano, 8 dicembre 2018

sabato 29 dicembre 2018

30 dicembre 2018


 Festa della Santa Famiglia
PRIMA LETTURA
Dal primo libro di Samuèle 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE Sl. 83(84)
R. Beato chi abita nella tua casa, Signore.
Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela

e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.

Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Parola di Dio


VANGELO.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-40)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore
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Oggi domenica 30 dicembre è la Festa della S. Famiglia
Avvisi

Domenica 16 dicembre per i detenuti del carcere di Montorio abbiamo dato 330 €uro, oltre ai prodotti vari per l’igiene personale.
Nel giorno di Natale con l’iniziativa del “gruppo della carità” abbiamo raccolto 1075 €uro… Grazie per il vostro generoso contributo!

Lunedì 31- alla Messa delle ore 18.00: conclusione dell’anno civile con il canto del TE DEUM. Non c’è la Messa delle ore 8.00.

Martedì 1° gennaio 2019: 52a Giornata mondiale per la pace, nella
Solennità di Maria SS. Madre di Dio. Il testo del messaggio è sul tavolo degli avvisi.
Alla sera del 1° gennaio - ore 20.30 - Concerto di Natale con la partecipazione della nostra Corale e della Corale di Suzzara.
Il 1° gennaio non viene celebrata la Messa delle ore 8.00. Le altre sono alle 9.30 e 11.00
Domenica 6 gennaio è la Solennità dell’Epifania.
preghiera della S.Famiglia

Quel giorno, a Gerusalemme, nel Tempio, Maria e Giuseppe si sono trovati davanti ad una rivelazione che li ha spiazzati. Agli occhi di tutti, nel villaggio, era Giuseppe tuo padre: a lui dovevi l’obbedienza di un figlio al proprio genitore.
Ma tu sai bene, Gesù, di avere Dio per Padre e di essere venuto a realizzare il suo disegno di salvezza. Percorrerai, dunque, le vie degli uomini e starai sottomesso ai tuoi genitori, ma verrà il giorno in cui prenderai la tua strada ed essa non corrisponderà alle attese di Maria e di Giuseppe, ma al volere del Padre tuo. C'è un tempo per ogni cosa, ma nulla ti può sottrarre al compito che Dio ti ha assegnato. E l’amore che provi per Maria e Giuseppe non ti impedisce di metterli di fronte a qualcosa che li supera e li invita a fare i conti con i piani di Dio. Donaci, Gesù, genitori come Maria e Giuseppe, disposti a svolgere il loro ruolo  con semplicità e con impegno, ma anche pronti a farsi da parte quando tu intervieni, quando chiami ed essi non possono capire le tue vie, ma devono solamente accettarle. E donaci figli desiderosi non di compiacere i genitori, ma di fare la volontà di Dio.
preghiera dell’ Epifani

Tutto parte da una domanda, Gesù, suscitata da un fenomeno naturale, che ha trovato accesa la brace del desiderio e della ricerca, e ha fatto vibrare il cuore lanciando le persone verso orizzonti sconosciuti. Tutto parte da una domanda, Gesù, un interrogativo capace di mobilitare, di mettere in cammino, abbandonando i luoghi di sempre e la gente amica, affrontando le incertezze di un viaggio non privo di rischi e di pericoli…
Tutto parte da una domanda, Gesù, formulata da gente saggia e audace che accetta di mettersi nei panni di poveri che chiedono aiuto ad altri perché riconoscono i propri limiti e sanno bene di non poter possedere una verità molto più grande di loro.
Tutto parte da una domanda, Gesù, sulla bocca di viaggiatori che non sono disposti a fermarsi  prima di aver ottenuto la risposta. Sì, sono queste le coordinate  di tante esperienze di fede   di cui i magi costituiscono un simbolo, un’ icona vivente. In questa festa dell’Epifania, ridesta in noi, Signore,
il desiderio di incontrarti, la voglia di cercarti, la gioia di averti trovato
e di continuare il nostro viaggio.
 
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sabato 22 dicembre 2018

23 dicembre


4a domenica di Avvento

PRIMA LETTURA
Da te uscirà per me colui che deve essere
   il dominatore in Israele.

Dal libro del profeta Michèa 5,1-4a
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,

dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE Sl. 79(80)
R. Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

SECONDA LETTURA
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Dalla lettera agli Ebrei 10, 5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,

un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo

– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Parola di Dio

VANGELO
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore
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  “La Visitazione” di Pontormo del 1528.

 L’artista ci presenta un incontro che pur nell’essere ordinario manifesta la straodinarietà dell’evento che evoca. L’accoglienza reciproca tra Maria ed Elisabetta è umanissima, tuttavia si fa visibile e tangibile la presenza del Signore in mezzo al suo popolo rappresentato dalle due donne. Due madri: una vergine, l’altra sterile…nulla è impossibile a Dio! Pontormo va dritto al cuore del mistero proponendo agli spettatori colori e movimenti vibranti che risaltano nel dipinto per l’effetto di una luce di cui non è chiara la fonte. Così sembra quasi che questo vortice di tessuti e di pieghe rapisca anche noi. Tutto è in movimento.
Tutto accade nella cornice di un abbraccio intimo, affettuoso, gioioso. I due ventri gravidi delle cugine si sfiorano delicatamente in una atmosfera in cui la fecondità è suggerita nei termini delle curve dei corpi e nelle sfumature del verde, il colore della vita. Tutta la composizione richiama la danza. I piedi sono appena poggiati a terra, gli sguardi si incrociano intensamente, le mani e le braccia toccano, accarezzano, si soffermano sugli orli delle vesti dell’altra. Due tenui nembi, doverosi all’epoca del Pontormo, aleggiano sul capo di Maria e di Elisabetta. In posizione centrale si trova un’aiutante anziana che fissa lo spettatore come emergendo da dietro la scena sullo sfondo prospettico del muro. A sinistra invece l’ancella di Maria corrisponde alla Vergine per età e abbigliamento. Entrambe queste figure sembrano cercarci e catturare il nostro sguardo per portarci all’interno della scena e renderci partecipi all’evento. Le due ancelle conoscono la portata di ciò che accade benché non sia visibile ad occhi umani. Esse ci accompagnano dunque verso quell’essenziale che va percepito con gli occhi della fede e della Grazia: la Salvezza è vicina, il Mistero si fa carne.
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 AVVISI
Lunedì 24 - vigilia di Natale - dalle ore 15.00 don Vincenzo Bonato, Camaldolese, è disponibile per ll sacramento della riconciliazione.Al mattino .dalle 9.30. anche ilparrocvo
La Messa delle Notte di Natale di lunedì 24 è alle ore 23.15
Le Messe di Natale hanno l’orario festivo
Il giorno di Natale il “gruppo della carità” mette a disposizione un segno augurale del Natale, dando la possibilità di sostenere le famiglie bisognose o singole persone, in particolare della nostra parrocchia, con una libera offerta… Grazie per il vostro contributo!
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Mercoledì 26 - S. Stefano – unica S. Messa alle ore 9.30
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Domenica 30 dicembre è la Festa della S. Famiglia
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Lunedì 31- alla Messa delle ore 18.00: conclusione dell’anno civile con il canto del TE DEUM
Martedì 1° gennaio 2019: 52a Giornata mondiale per la pace, nella
Solennità di Maria SS. Madre di Dio
Non viene celebrata la Messa delle ore 8.00. Le altre sono alle 9.30 e 11.00
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preghiera di Natale


C ’è una strada, Gesù, che ci attende ad ogni Natale. È la stessa percorsa dai pastori per raggiungere il luogo in cui da poco eri nato. È la strada di tutti quelli che si lasciano guidare dall’annuncio, di quelli che desiderano vedere l ’avvenimento, di quelli che cercano di incontrare te. C ’è una strada, Gesù, che ci attende ad ogni Natale. Non ha nulla di maestoso: è umile, dimessa come l’alloggio di fortuna in cui hai visto la luce. Eppure è per quel sentiero che noi arriviamo a te e ci lasciamo sorprendere dal tuo amore smisurato. Sì, davanti alla mangiatoia che ti è stata data come culla cadono tante idee di te che ci siamo costruiti ed accettiamo di accoglierti così come sei: nella tua povertà, che non ci umilia, nella tua debolezza, che non incute timore, nella tua dolcezza, che guarisce le nostre ferite, nella tua misericordia, che ci tende le braccia.


Sui migranti. Presidenza Conferenza Episcopale Italiana – Luglio 2019

Ci sentiamo responsabili dell’ esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che - mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere -ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace. Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto.
Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare. Avvertiamo in maniera inequivocabile che la dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata.
Natale - Gherardo delle notti
Galleria degli Uffizi-Firenze

Lo  strabordante senso di serenità è maggiore se l’osservatore si concentra sui volti dei personaggi raffigurati nell’opera: le quattro figure ai lati della tela, ovvero la Madonna, san Giuseppe e due angioletti, sono in adorazione del bambino appena venuto al mondo, che occupa il centro della scena. Lo sguardo di Maria, come quello degli altri tre personaggi rappresentati, è costantemente rivolto verso Gesù Bambino, posto sulla paglia di una piccola mangiatoia ricoperta da un panno bianco. Il viso della Vergine è quello di una giovane ragazza dai lineamenti teneri e delicati, che con gli occhi rivolti verso il basso, quasi socchiusi, e la bocca che abbozza un dolce sorriso, venera il suo bambino, esprimendo l’infinito amore che una madre prova per la sua piccola creatura. Mentre è in atto di adorazione, solleva finemente i due lembi del panno in segno di protezione: probabilmente il pittore ha raffigurato l’attimo immediatamente precedente al momento in cui la madre avvolge il bambino con il lenzuolo. Leggermente più indietro rispetto alla Madonna, ma sempre sulla parte destra della tela, è rappresentato san Giuseppe: il suo volto, decisamente più maturo rispetto a quello di Maria, è incorniciato da una folta barba, ma i suoi occhi, socchiusi come quelli del personaggio femminile, esprimono amore, gioia e tenerezza, attraverso un’adorante espressione bonaria. (dal sito degli Uffizi)


 
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giovedì 20 dicembre 2018

18 dicembre


martedì 18 dicembre - Recital natalizio dei ragazzi di 1a media
  
Astro del ciel,
pargol divin,
mite Agnello redentor,
tu che i vati da lungi sognar,
tu che angeliche voci annunziar
luce dona alle menti,
pace infondi nei cuor.

Astro del ciel,
pargol divin,
mite agnello redentor,
tu disceso a scontare l’error,

tu sol nato a parlare d’amor,
luce dona alle menti,
pace infondi nei cuor.

Astro del ciel,
pargol divin,
mite agnello redentor,
tu di stirpe regale decor
tu virgineo, mistico fior,
luce dona alle menti,
pace infondi nei cuor

LA NOTTE SANTA
di Guido Gozzano

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.
- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?

- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe
Il campanile scocca
lentamente le sette.
- Oste del Moro,
avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.
Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.
Il campanile scocca
lentamente le nove.
- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!

Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...
Il campanile scocca
lentamente le dieci.
- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame

non amo la miscela dell'alta e bassa gente.


Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?

- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...
Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
È nato!

Alleluja! Alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!

È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.

È nato il Sovrano Bambino.
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Notte di Natale - di Diego Valeri

"Mamma, chi è che nella notte canta questo canto divino?"
"Caro, è una mamma poveretta e santa che culla ii sue bambino."
"Mamma, m'è perso di sentire un suono come di ciaramella..."
"Sono i pastori, mio piccino buono, che van dietro alla stella."
"Mamma, c'è un batter d'ali, un sussurrar di voci, intorno intorno."
"Son gli angeli discesi ad annunciare il benedetto giorno."
"Mamma, ii cielo si schiera e si colora come al levar del sole..."
"Splendono i cuor degli uomini: é l’aurora del giorno dell’amore”

A Gesù Bambino - di Umberto Saba

 La notte è scesa e brilla la cometa che ha segnato il cammino.Sono davanti a Te, santo Bambino!
Tu, re dell’universo, ci hai insegnato che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà, tesoro immenso, dato al povero  e al ricco.
Gesù, fa ch’ io sia buono, che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono s’ accresca in me ogni giorno e intorno lo diffonda nel tuo nome. 
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Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta
al freddo al gelo, e vieni in una grotta al freddo al gelo.
O Bambino mio divino, io ti vedo qui tremar.
O Dio beato, ah quanto ti costò l’avermi amato.

ah quanto ti costò l’avermi amato.


A Te che sei del mondo il creatore mancano panni e fuoco,
o mio Signore, mancano panni e fuoco, o mio Signore.
Caro eletto pargoletto quanto questa povertà

più m’innamora giacché ti fece amor
povero ancora, giacché ti fece amor povero ancora.

 
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i genitori che hanno partecipato al recital dei loro ragazzi(e)