martedì 19 dicembre 2017

18 dicembre al Frassino

NB:  I testi seguenti sono presi dal libretto curato da "Spazio Aperto" per la serata... 
I DIPINTI

"La Natività” (2005) di Petru Vasi, icona situata nella chiesa Veronese dei Santi Elia e Zeno, legata al culto ortodosso rumeno. L’icona (il nome significa propriamente immagine”) è una raffigurazione sacra (che può rappresentare il Cristo, La Vergine, uno o più Santi) dipinta su tavola o lastra di metallo, spesso decorata d'oro,
tipica dell'arte religiosa russa o balcanica.
La realizzazione di un'icona è un procedimento complesso che richiede competenze ed uno specialissimo atteggiamento spirituale.
Tecnicamente si va dalla scelta della tavola di legno (tiglio, pioppo, betulla  gessatura e
doratura della stessa tavola, alla vera e propria "scrittura” (si chiama così l'esecuzione deldipinto) dei diversi soggetti con tempera all'uovo e pigmenti colorati. Finitura con vernice. Sono tutte operazioni di alta abilità, ma al tempo stesso atti di meditazione e di preghiera, con forte valore simbolico. Al pittore di icone non interessa di imitare la realtà, ma svelare la sostanza, attraverso simboli. Qualche esempio: hanno un valore simbolico i diversi colori (rosso= umanità, azzurro =divinità. . .); un valore simbolico ha pure la lumeggiatura delle figure, dei volti; (indica il cammino dell’uomo verso l’essere ”nuova creatura” nella luce di Dio.

"La Natività” (1304-1306) di Giotto è uno dei grandi riquadri ad affresco delle Storie di Cristo, dipinte dal pittore fiorentino nella Cappella padovana detta ” degli Scrovegni”, dal nome della ricca famiglia di banchieri che finanziò, almeno per la più parte, l'opera.
Un linguaggio nuovo quello di Giotto, ad inizio 1300, che avrebbe fatto  scuola.

Dice don Scattolini: “…con eccezionale regia che rispecchia anche il mondo delle ”Laudi” e delle ”Sacre rappresentazioni”, [. . ’.] sa farci toccare con mano, oltre che con gli occhi, la verità delle cose senza sacralità, consegnandoci un'umanità laica, feriale, eppure grandiosa e nobilissima .
E a noi, cosa dice 
quest' opera? ‘" I pastori e dipinti, - osserva ancora don Scattolini - sono dunque i primi partecipi; loro sono posti di fronte a questo presepio, spettatori e protagonisti 
 allo stesso tempo. E' così, allo o stesso modo, che può essere spettatrice e protagonista ogni persona che guarda l'immagine e accoglie il messaggio di umanità e di fede. Giotto riesce a fare vera aprte sacra peri ricchi Scrovegni ma anche per il popolo di Dio".

IL CORALE

Viene proposto all'ascolto un corale  Johann Sebastian Bach (1685-1750).  Compositore  tedesco, un genio, uno dei massimi della musica.
La  sua opera è vastissima: cantate da chiesa per il culto protestante, messe per il culto cattolico le famose "Passioni", e poi music ai per orchestra, per organo, i per clavicembalo, per violino. I contemporanei apprezzarono il suo virtuosismo di organista e di clavicembalista.
Il corale è un tipico canto sacro, a più voci, proprio della Chiesa protestante tedesca. Si
‘diffuse al tempo della Riforma, su testi in lingua nazionale e melodie frequentemente di origine popolare. Lutero stesso autore di melodie e testi, che poi Bach avrebbe utilizzato.
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Un'opera "francescana" commentata nella stessa serata...










L'arpista Chiara Isepato