sabato 24 aprile 2021

 25 aprile 2021

catechesi ragazzi







*******************************************
Letture 4a Pasqua B 

Prima lettura (At 4,8-12)

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: 
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. 
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

 

Salmo responsoriale (Sal 117)

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.  

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.  

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

 

Seconda lettura (1Gv 3,1-2)

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

 

Vangelo (Gv 10,11-18)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Omelia 4a Pasqua B 

 

Io sono il buon pastore: uno dei titoli più interessanti che Gesù ha dato di se stesso…

Noi, nella società industriale, facciamo fatica a capire la portata di questa immagine, molto più comprensibile ai tempi di Gesù, in un ambiente agricolo e pastorale…

Del resto il simbolo di Dio pastore è molto presente nella tradizione della Bibbia.

Basti pensare al salmo 22 (che è spesso proposto nella liturgia): “Il Signore è il mio pastore… mi guida per sentieri di giustizia, ad acque tranquille mi conduce…anche se vado in una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me…”

Il pastore buono nella visione del profeta Isaia «porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri» (Isaia 40,11). Isaia richiama una dimensione tenera e materna che, unita alla fortezza, diventa  una «combattiva tenerezza», secondo una bella espressione di papa Francesco in Evangelii gaudium 88.

La tenerezza non è debolezza o cedimento, ma si unisce alla forza di chi difende il gregge dai lupi, cioè da tutti i pericoli o le minacce. Perché Gesù non è come il mercenario, al quale non importa nulla delle pecore! 

 

Per tante volte Gesù ripete la caratteristica del suo essere pastore: “io offro la mia vita”; la mia vita per la tua… A Cristo importano le pecore, tutte, quella smarrita che ha abbandonato l’ovile e le novantanove che restano al sicuro.

 

E’ la grande differenza rispetto alla tradizione conosciuta fino a quel momento. Ora il pastore Gesù dà la vita, si espone ai pericoli per difendere le pecore dai lupi… E’ come se Gesù dicesse ad ogni pecora del suo gregge: Tu sei importante per me… “Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”, perchè le pecore non sono un gregge anonimo, tutte intruppate in un gruppo senza volto, senza caratteristiche personali che le possono distinguere le une dalle altre.

Oggi siamo chiamati a capire e a interiorizzare questo aspetto, che collega il pastore Gesù alla croce, segno e luogo della sua donazione e del suo martirio… Il bastone del pastore, nel salmo 22 rappresenta il simbolo della custodia premurosa:  “il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”. Ora questo legno diventerà poi, per Gesù, il legno della croce sulla quale si consumerà pienamente il dono della vita… 

 

Dare la vita nel linguaggio del Vangelo non è solo un fatto del passato, legato alla morte in croce e alla resurrezione. Gesù ora e per sempre offre vita: ci mantiene in quel legame costante di amore che va conservato e fatto crescere, è lui la vite    che offre oggi la linfa vitale ai tralci che siamo noi. Staccati dalla vite, i tralci muoiono.

Anche oggi il pastore Gesù ci conduce ad acque tranquille… Ci disseta perchè possiamo colmare la nostra sete di lui, ci ristora con il pane della sua parola e con il pane vivo, vero cibo che è l’Eucarestia, ci chiama condividere nella fraternità il dono di essere la sua chiesa.

Nela chiesa i pastori hanno un compito importante: quello di diventare guide autorevoli, di portare a Cristo, non di proporre se stessi e le proprie idee, ma di essere segno di unità. (Oggi è la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa). Ma tutti nella chiesa, in modo diverso e con modalità differenti siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri, a svolgere quindi un servizio di guida per chi ha bisogno di avere punti di riferimento sicuri, di trovare persone che, con la loro vita, mostrano la bellezza e l’attualità del Vangelo!

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Ravenna: mausoleo di GALLA PLACIDIA

Lo stile di Gesù Buon Pastore

 

La lunetta nella quale si trova il mosaico presenta uno stile pittorico simile alla pittura romana. Le figure poi assumono pose naturali. Inoltre la scena raffigura elementi realistici come le piante, i cespugli e le colline.

 

La tecnica

Il Gesù Buon Pastore è un’opera realizzata con la tecnica del mosaico. I materiali utilizzati sono il vetro, le pietre dure colorate e pezzi di intonaco colorato. Le tessere sono applicate sulla parete attraverso l’intonaco ancora umido. Per creare l’illusione di luci in movimento sulla superficie mosaicata le tessere sono poi orientate in diverse direzioni.

 

Il colore e l’illuminazione

 

La tonalità più evidente del mosaico è il verde, mentre in alto il blu-azzurro è più brillante. Nell’insieme questo mosaico presenta una temperatura cromatica fredda. Le pecore sono bianche con diverse sfumature di grigio e ocra. 

 

Lo spazio

 

Nel primo piano si notano alcune pecore e al centro la figura di Gesù. Dietro in secondo piano vi sono poi altre pecore e le due colline con la vegetazione. La profondità è rappresentata dalla disposizione delle figure verso l’alto e non dalla loro diminuzione di grandezza.

 

Significato teologico

 

Gesù, Buon Pastore, seduto, è al centro della scena mosaicale. Lo sfondo del cielo è di un vivace colore azzurro, con varie tonalità. Attorno alla testa, un’aureola, segno della sua divinità, di cui è simbolo anche la veste sontuosa giallo-oro, sopra la quale si distende una tunica. Il tutto fa pensare alla sua dignità regale. Il Cristo abbraccia una croce per indicare che Lui è il pastore che offre la sua vita per le sue pecorelle, secondo il Vangelo di Giovanni: “Il buon pastore dà la vita per le pecore”: (Giovanni 10,11). Queste, inserite in un calmo paesaggio agreste, contornato da cespugli erbosi e da rocce, sono tutte rivolte verso il Pastore Cristo, quasi ad indicare il loro legame affettivo con Lui, che le chiama ad una ad una. Le pecore sono rivolte a Cristo perchè intendono ascoltare la sua voce: (Giovanni 10,3: “le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori”).

Con un caratteristico gesto affettivo, il Pastore tende la mano verso una pecora del suo gregge, quasi ad accarezzarla. Nella parte inferiore del mosaico scorre un rivolo d’acqua. E’ immediato pensare al passo del salmo 22,2 nel quale si parla del Signore-Pastore che… “mi conduce ad acque tranquille e ristora l’anima mia”.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^













Nessun commento:

Posta un commento