Per esigenze di sintesi, riporto la parte di un articolo, preso dal libretto di "Spazio aperto" che è stato offerto ai presenti la stessa sera...
- Dove il dialogo inciampa
Il Gesuita egiziano Samir Khalil Samir,, esperto di Studi islamici,
rileggendo I’Enciclica “Evangelii Gaudium” di papa Bergoglio allo scopo di
evitare fraintendimenti e per dare chiarezza al confronto, avanza alcuni
“distinguo” (secondo lui necessari) e suggerisce “cautele”. Dio, Cristo, dogmi,
etica neII’Islàm e nel Cristianesimo non sono la stessa cosa (anche se a prima vista potrebbero
apparire confrontabili). Ecco la parte conclusiva della sua analisi.
Ci sono due aspetti che
vorrei precisare. ll primo è quello in cui il Papa mette insieme tutti i
fondamentalismi “da ambo le parti" (par. 250). L'altro è la conclusione
della sezione sul rapporto all’lslam, che termina con questa frase: “[...] il
vero lslam e un'adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni
violenza"
(par. 253).
(par. 253).
Personalmente non metterei
i due fondamentalismi sullo stesso piano: i fondamentalisti cristiani non
portano armi; il fondamentalismo islamico è criticato, anzitutto proprio dai
musulmani, perché questo fondamentalismo armato cerca di riprodurre il modello
maomettano. Nella sua vita Maometto
ha fatto più di sessanta
guerre; ora se Maometto è il modello eccellente (“un nobile esempio”, sura
XXXIII, 21), non sorprende che certi musulmani usino anche loro la violenza ad imitazione
del fondatore dell’lslam. [...].
ll punto davvero importante
è quello dell” “adeguata interpretazione". Nel mondo musulmano il
dibattito più forte – che è anche il più proibito - è proprio quello dell'
interpretazione del Libro Sacro. l musulmani credono che il Corano sia sceso su Maometto, completo,
in quella forma che conosciamo. Non c’è il concetto di ispirazione del testo sacro,
che lascia spazio a un'interpretazione dell'elemento umano presente nella
parola di Dio.
Facciamo un esempio. Ai
tempi di Maometto con le tribù che vivevano nel deserto, la pena per un ladro
era il taglio della mano. Qual era lo scopo di questa pena'? Non permettere che
il ladro rubasse più. Allora dobbiamo chiederci: come possiamo oggi salvaguardare
questo scopo, cioè che il ladro non rubi'? Possiamo usare altri metodi? Oggi tutte le religioni
hanno questo problema: come reinterpretare il testo sacro, che ha un valore
eterno, ma che risale a secoli o millenni fa.
[...] Bisogna interrogarsi sullo
scopo che avevano le indicazioni del Corano. Diversi studiosi musulmani parlano
dell'importanza di scoprire “lo scopo" dei testi coranici per adeguare
questi testi al mondo moderno.
E questo, mi sembra, è
molto vicino a quanto il Santo Padre intende suggerire parlando di “un'adeguata
interpretazione del Corano".
Samir Khalil Samir, ASIA
NEWS del Pontificio lstituto Missioni
Estere- 19
dic. 2014
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