“Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e
delle nostre città “ “Si spergiura, si dice il falso, si uccide, si ruba, si commette
adulterio, tutto questo dilaga e
si versa sangue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi
abita langue, insieme con gli animali selvatici e con gli uccelli del cielo;
persino i pesci del mare periscono” (Os 4,2-3).
Sembra scritta per i nostri
tempi questa tremenda pagina di Osea. Raccoglie tante nostre dolorose analisi e
ben descrive lo smarrimento che vivono molti territori inquinati in Italia e nel mondo. Se infatti viene
spezzata l’armonia creata dall`alleanza con Dio, si spezza anche l’ armonia con la terra che langue, si diventa
nemici, versando sangue su sangue e il nostro cuore si chiude in paura
reciproca, con falsità e violenza.
L’ alleanza resta così la
categoria fondamentale della nostra fede, come ci insegna tutto il cammino
della Bibbia: la fedeltà a Dio garantisce la reciproca fratemità e si fa ancora
più dolce la bellezza del creato, in luminosa armonia con tutti gli esseri
viventi.
È quel giardino in cui Dio ha
collocato l’uomo, fin dall’ inizio, perché lo custodisse e lo lavorasse. Scrive papa Francesco: “Come esseri umani, non siamo meri
beneficiari, ma custodi delle altre creature. Mediante la nostra realtà
corporea, Dio ci ha tanto strettamente uniti al mondo che ci circonda che la
desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno e possiamo lamentare
l'estinzione di una specie come fosse una mutilazione. Non lasciamo che al
nostro passaggio rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la
nostra vita e le future generazioni ” (Evangelii
gaudium 215).
Il giardino
violato
In particolare, oggi possiamo rilevare alcune aree
critiche dove il degrado è particolarmente evidente, dove questa rottura
dell'alleanza primitiva diventa devastante. Anzi, spesso il degrado estremo
manifesta la corruzione interiore del cuore e dei valori fondativi della vita.
1. In primo luogo, viviamo con terrore l’inquinamento,
che in vaste aree del pianeta si fa sempre più pervasivo. Non sempre le
attività produttive sono condotte con il dovuto rispetto del territorio
circostante. La sete del profitto, infatti, spinge a violare tale armonia, fino
alla diffusione nell’ambiente di veri e propri veleni. Con situazioni estreme,
che diventano purtroppo fonte di tumori. Non sempre ci accorgiamo subito di
questa violenza contro il territorio. Anzi, spesso è mistificata ed altre volte
viene addirittura giustificata.
Di fatto, la consapevolezza davanti a questi
comportamenti criminali richiede tempi lunghi.
Matura sempre lentamente, spesso solo tramite la
dedizione, eroica, di chi, facendo il proprio lavoro con serietà, è come se si
immolasse per creare tra la gente una adeguata coscienza della gravità del problema.
2. Pure molto gravi sono le conseguenze disastrose
determinate da eventi meteorologici
estremi. In questi ultimi mesi, per le inattese bombe
d 'acqua, si registrano anche morti, oltre a distruzioni immani di case,
fabbriche e strade. Tutto un territorio è messo in ginocchio. E spesso le città
colpite restano sole o avvolte da una solidarietà solo emotiva, superficiale.
La cosa più grave è la carente consapevolezza da parte della comunità civile
nazionale circa le vere cause che a monte determinano questi tristi eventi!
Restiamo si addolorati, ma poco riflettiamo ed ancor meno siamo disposti a
cambiare, per mettere in discussione il nostro stile di vita!
3.Un terzo fattore di gravità è rappresentato dalla
mancanza di una vera cultura preventiva davanti ai tanti disastri sociali e
meteorologici. È l’ aspetto culturale del problema, di certo l’ aspetto più
preoccupante, perché completa il quadro globale della violazione del giardino
di Dio: “Siamo infatti tutti chiamati a
prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo ”
(Evangelii gaudium 215).
Impegni conseguenti
Oggi, la coscienza ecologica è in consolante
crescita, ovunque. Anche con dolorose contrapposizioni tra ambiente e lavoro.
Specie nelle città industriali. Certo, proprio questa
accresciuta consapevolezza del dono ricevuto da Dio
ci spinge a garantire un ambiente sostenibile, per noi e per i nostri figli,
nella gioia di godere della bellezza del giardino. Con una parola chiave:
custodire.
Il papa ci ha incoraggiati, fin da subito. Nella sua
omelia del 19 marzo 2013, data d’inizio
del suo ministero petrino, ci ha esortato: “La vocazione del custodire non riguarda
solamente noi cristiani perché ha una dimensione che precede e che è
semplicemente umana, riguarda tutti. È l'avere rispetto per ogni creatura di
Dio e per l'ambiente in cui viviamo”.
Per questo, anche in vista del Convegno ecclesiale
nazionale di Firenze 2015 attorno al nuovo umanesimo basato su Cristo, ci
permettiamo di suggerire alle nostre Chiese italiane questi impegni
conseguenti: la coscienza di un impegno
culturale; la denuncia davanti ai disastri; la rete di speranza nel futuro.
1. La priorità
dell’ impegno culturale. La custodia della terra ci chiede di amarla,
vigilando con matura consapevolezza. La terra ci appartiene. Tutti siamo
chiamati a questo compito che si fa premura già nelle scuole, accrescendo la
coscienza ecologica viva tra i giovani. Si tratta di concretizzare quella
“conversione ecologica” che ci porta a ritrovare il gusto per la bellezza della
terra e lo stupore davanti alle sue meraviglie. Ma da qui, anche la capacità
critica per cogliere le ingiustizie presenti in un modello di sviluppo che non
rispetta l`ambiente. Abbiamo cioè bisogno di un’ economia capace di generare
lavoro senza violare la terra, valorizzandola piuttosto come ricchezza
produttiva e come crescita sociale.
Si pensi alla interconnessione tra rispetto
dell'ambiente, agricoltura, turismo e benessere
sociale. Solo insieme si cresce. Solo insieme saremo
competitivi, proprio perché rispettosi della tipicità con cui Dio ha costruito
l’armonia dei colori, delle lingue, delle culture e dei volti. La catechesi può
lavorare molto nel cuore dei ragazzi portandoli alla bellezza della preghiera
in una liturgia armoniosa con il creato, nella gioia del rendere grazie e
benedire il Signore, già in famiglia, davanti alla tavola preparata. Del resto
arte e catechesi sono sempre state in stretta alleanza con la liturgia per quel
gusto della bellezza che diventa la prima coscienza contro ogni inquinamento e
quell’ energia vitale che ci permette di ricostruire i territori violati dai
disastri ambientali.
2. La denuncia
davanti ai disastri ecologici. Ma la custodia del creato è fatta anche di
una chiara denuncia nei confronti di chi viola quest’ armonia del creato. È una
denuncia che spesso parte da persone che si fanno sentinelle dell’ intero
territorio, talvolta pagando di persona. Siamo loro profondamente grati, perché
ci hanno insegnato un metodo: ci vuole sempre qualcuno che, come sentinella,
coglie per primo i problemi e rende consapevole tutta la comunità della gravità
della situazione. Specie davanti ai rifiuti. Chi ha tristemente inquinato, deve
consapevolmente pagare riparando il male compiuto.
In particolare va bloccata la criminalità che ha
speculato sui rifiuti, seppellendoli e creando
occasione di morte, distruggendo la salubrità dell’ambiente.
Ma anche le nostre piccole violazioni quotidiane vanno segnalate, quando siamo
poco rispettosi delle regole ecologiche...
3. La rete di
speranza. Siamo chiamati a fare rete lasciandoci coinvolgere in forme di
collaborazione con la società civile e le istituzioni. Va maturata insieme una
rinnovata etica civile. Per questo è preziosa la dimensione ecumenica con cui è
vissuta la giornata della custodia del creato. È importante che nessuno resti
spettatore, ma tutti attori, vigilando con amore, pregando intensamente lo
Spirito di Dio, che rinnova la faccia della terra e accrescendo la cultura
ecologica.
Matureremo così una vera cultura preventiva, trovando
la forza per riparare le ferite in modo fecondo. Solo cosi, tramite questa
rete, potremo andare alle radici profonde dei disastri sociali ed ecologici,
superando la superficiale emozione del momento. Tanti nostri stili di vita vanno
cambiati, per assumere la sobrietà come risposta autentica all’inquinamento e
alla distruzione del creato. Del resto, una terra custodita è la prima fonte di
lavoro per i giovani! Siamo in un tempo di crescente consapevolezza
ecologica. I giovani poi ne sono sentinelle vigili ed efficaci. Con loro e con
lo sguardo negli occhi dei nostri bambini possiamo ancora sperare a spazi di
armonia, di vita buona e di benedizione leggendo insieme un altro testo di
Osea: “E avverrà in quel giorno - oracolo
del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra
risponderà al grano, al vino nuovo e all'olio e questi risponderanno a Dio ”
(Os 2, 23-24).
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