sabato 3 dicembre 2022

 4a dicembre 2022

2a domenica di Avvento

Dal libro del profeta Isaìa Is 11,1-10

 

In quel giorno,
un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e d'intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,
con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
La giustizia sarà fascia dei suoi lombi
e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la conoscenza del Signore riempirà la terra
come le acque ricoprono il mare.

In quel giorno avverrà
che la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli.
Le nazioni la cercheranno con ansia.
La sua dimora sarà gloriosa.

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 71 (72)

Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

 

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato. R.

Seconda Lettura

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 15,4-9

Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.
E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
«Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».

Vangelo - Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 3,1-12


In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

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Omelia 2a Avvento A

 

Giovanni Battista compare sulla scena del vangelo improvvisamente, nel deserto, luogo ricco di tante esperienza di cui ci parla la Bibbia… Il suo compito è di «preparare la via al Signore», annunciando la sua venuta imminente. Si presenta come un asceta del deserto, con indosso vesti ruvide e una cintura di pelle attorno ai fianchi. Un look molto speciale, si direnbbe! GB: mira all’essenziale, tutto teso alla sua missione…non si preoccupa certo di  cose inutili o esteriori… e non invita gli uomini a fare la sua stessa scelta. Preparare la strada al Signore è altra cosa. Ecco le sue parole: «Convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino... Non credete di poter dire fra voi: abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo anche da queste pietre. La scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato». 

La prima cosa che Giovanni ritiene urgente: convertirsi. Come sappiamo, convertirsi è una parola che dice il cambiamento della mente e del comportamento. E  non soltanto questo… ma un cambiamento che riguarda un modo nuovo di pensare Dio. 

Le caratteristiche, che accompagnano sempre la conversione evangelica, sono queste:

 

La prima è la radicalità, cioè una scelta decisa, senza rimpianti o compromessi che sono spesso presenti nella nostra vita…Dobbiamo ammettere che facciamo conversioni molto deboli, che ci trasciniamo dietro, spesso, i nostri soliti difetti, per i quali ci vorrebbe un taglio netto… Si tratta di un cambiamento di tutto il nostro essere. Facendo qualche esempio: è un vero passaggio dall'egoismo all'amore, dalla difesa di sé al dono di sé.  Una decisione che ci costa, ma che ci fa bene perché ci fa gustare la ricchezza di una vita nuova: secondo un esempio del Vangelo é come mettere il vino nuovo del Vangelo in botti nuove.

 

Una seconda nota della conversione evangelica è confrontarsi seriamente con il  progetto di Dio. In verità il primo movimento non è quello dell'uomo, nostro, verso Dio, ma quello di Dio verso di noi: è un movimento di dono che ci precede e viene prima della nostra iniziativa. Se diamo il primo posto al Signore, è possibile la nostra risposta generosa. Se ci confrontiamo solo con noi stessi, ci diamo sempre ragione, ci giustifichiamo, e non cambia nulla! 

 

La terza caratteristica della conversione, è il guadagno di una vita matura che ci soddisfa, ci rende più umani, ci libera da tutte le scelte negative che ci impoveriscono. Convertirsi significa rientrare nel profondo di noi stessi, ricuperare la nostra umanità, ritrovare la propria identità. Non è un perdersi, un vuoto, senza sapere chi siamo e dove andiamo.

Essere cristiani è una grazia e una fortuna. Purtroppo, per tanti cristiani… non è cosi| 

Il cristiano non rimpiange nulla, ma  gode tutto quello che gli è stato dato, per se stesso e per gli altri!

 

Ma c'è un altro avvertimento nelle parole del Battista… “Non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!" Non è la razza che conta, o la semplice appartenenza al popolo eletto, ma la fede. Non bisogna cullarsi in una facile sicurezza. La salvezza non è un fatto scontato per nessuno. 

Anche il giusto deve convertirsi sempre: è un’operazione mai finita.

 

La vita del Battista è tutta rivolta a “Colui che deve venire”, cioè a Gesù. La grandezza spirituale di Giovanni sta nel sentirsi tutto proteso verso Gesù, “il più forte”. Il Battista è un preparatore, non approfitta della sua popolarità, non ruba la scena, dimentica se stesso, è cosciente del suo compito. Quanto c’è da imparare da questo sentirsi relativi, non protagonisti assoluti che tolgono terreno agli altri per mettersi in prima fila!

 

 

 

Un ultimo spunto dalla parola di S.Paolo ai Romani: 


“Il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi…”

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2a domenica di Avvento A

 

intenzioni della preghiera dei fedeli:

Converti il nostro cuore, Signore! 


Padre misericordioso, sostieni la tua chiesa perché non ceda alla stanchezza. Dona ai cristiani di affrontare con coraggio i conflitti e le persecuzioni, in fedeltà al Vangelo. Preghiamo.


Padre giusto e fedele, tu non vieni meno alle tue promesse. Scenda il tuo Spirito su coloro che cercano sinceramente il bene comune. Preghiamo.


Padre, tu ami ogni vita e desideri che cresca e sia feconda. 

Non permettere che le nostre famiglie pensino solo a se stesse. Dilata gli orizzonti dei genitori e aprili alla collaborazione con la scuola, le associazioni, la parrocchia. Preghiamo.


Padre, tu sei sempre disposto al perdono. L’astìo e il risentimento non spengano la volontà di riconciliazione. Suscita la forza di compiere il primo passo. Preghiamo.


Padre, tu ci consideri tutti tuoi figli. Desta in mezzo a noi uomini e donne dal cuore limpido e generoso. Siano un lievito di speranza che induce a stili di vita sobri e solidali. Preghiamo.

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       Parrocchia BEATO ANDREA DA PESCHIERA

 

 

 

In questa settimana non c’è la catechesi per adulti, perché vogliamo prepararci alla  

SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA, 

giovedì 8 dicembre.

La vigila, il giorno 7, non c’è la Messa delle ore 8.00, ma solo la prefestiva delle ore 18.00.

Nel Consiglio pastorale si è pensato di offrire la possibilità, il giorno 7 dicembre,  di una preghiera di adorazione dalle ore 16,30 fino alle 17.50. 

 

8 dicembre: MESSE CON ORARIO FESTIVO

 

Impegno nella carità

 

 

In Avvento viene proposta ancora l’iniziativa “LA CESTA DELLA CARITA”. L’Emporio di Lugagnano ci propone di dare i vari generi alimentari, come sempre, ma soprattutto, alcuni di questi, più richiesti:

 

detersivo pavimenti  per la pulizia della casa,

succo di pomodoro in bottiglia o barattolo, 

pasta,

olio di oliva da 500 ml.







sabato 26 novembre 2022

 27 novembre 2022

1a DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A

INTRODUZIONE


Dio è una sorpresa! L’avvento di Dio è una sorpresa. È questo l’annuncio che possiamo leggere tra le righe delle letture di oggi. Il testo del brano del Vangelo di Matteo (Mt 24,37-44) è accompagnato dalla prima lettura tratta da Isaia (Is 2,1-5), nella quale troviamo il «secondo titolo» del libro profetico (Is 2,1), un nuovo inizio del testo dopo la prima apertura del c. 1. È una visione. Il profeta «vede» una «parola» che non riguarda qualche cosa che è al di là della storia, ma nella storia dell’umanità. Si tratta di quella «salvezza vicina» di cui ci parla Paolo nella seconda lettura (Rm 13,11-14a) tratta dalla lettera ai Romani. Attraverso la seconda lettura l’annuncio di Isaia e del Vangelo si fa esortazione ed impegno. La consapevolezza di vivere un tempo nel quale Dio si fa presente diventa forza che trasforma la vita. L’annuncio della «venuta di Dio» per il credente non diventa motivo di «disimpegno» dalla storia umana, bensì fondamento di una presenza attiva e responsabile: egli infatti rinuncia alle opere delle tenebre e indossa «le armi della luce».

Dal libro del profeta Isaìa
Is 2,1-5

 
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette
in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.

 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 121 (122)

 

R. Andiamo con gioia incontro al Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
 
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
 
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. R.
 
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. R.
 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 13,11-14a
 

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento:
è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso
la nostra salvezza è più vicina di quando
diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo
via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno:
non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità,
non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 24,37-44


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

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1a Avvento A -omelia

 

Ritorna l’Avvento … è un nuovo inizio…anche quest’anno non ripetiamo semplicemente il già fatto, in una specie di abitudine che può essere  monotona…come se fossimo sempre allo stesso punto di partenza. Avvento è risvegliare  e far crescere l’attesa…in forza di quel “Vegliate!” che è il richiamo e l’invito più forte nel Vangelo di questa domenica. E’ uno svegliarsi per confidare in Dio e per aggrapparsi a Lui. Il Signore Gesù che é già venuto e che noi oggi ancora aspettiamo, non è mai stato accolto completamente da noi…e sempre quindi l’Atteso GESU’  deve ancora  trovare spazio nella nostra vita. L’Avvento è il tempo nel quale rinforziamo la nostra attesa e viviamo anche i segni della  sua presenza, oggi, nella vita. 

Il testo del Vangelo di  Matteo non è stato scritto per parlare della fine del mondo, ma per aiutarci a riconoscere la presenza del regno di Dio dentro la nostra storia complicata  e difficile. È un invito a essere disponibili alla presenza di Dio, che sa condurre la storia, secondo il suo disegno…

L’intervento educativo di Gesù è costruito attraverso tre esempi o situazioni, che parlano di modi di vivere concreti.

Il  primo riguarda il passato («ai giorni di N0E’»), il secondo nel futuro («due uomini saranno... due donne macinerann0...»), il terzo nel presente («se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte...»). Dalle situazioni evocate e dai tempi nei quali vengono collocate scaturisce il contenuto della consegna proposta: «Vegliate!»

 

1- I contemporanei di Noè non sono rimproverati per delle azioni cattive (mangiare, bere, sposarsi non sono di per sé negative); ciò che è grave è che questi non hanno avuto attenzione e premura per quello che Noè stava facendo, la costruzione dell’arca come offerta di salvezza dal diluvio. L’orizzonte di queste persone è chiuso sopra il quotidiano. 

Vivono come se tutta la vita fosse solo limitarsi di soddisfare i bisogni primari… vivere terra -terra senza uno sguardo in alto al senso della vita, sordi alla parola del Signore che indica un cammino da fare… che domanda attenzione e anche conversione.

2- Il secondo riferimento descrive un quadro di vita quotidiano: due uomini sono al lavoro nei campi, due donne alla macina per preparare la farina. Fanno materialmente la stessa cosa …. ma nel cuore c’è una grande diversità… Quelli che vengono presi, cioè salvati, sono animati da intenzioni buone, il loro intimo è aperto a Dio, vivono alla sua presenza e rispondono a Lui, facendo quello che è giusto e secondo la sua volontà… Il giudizio di Dio, quindi, è differente! 

3- Il terzo riferimento riguarda la possibilità di un furto in casa. Questo esempio non vuole dire che il Signore si comporta con noi come un ladro; intende piuttosto richiamarci l’importanza di stare svegli per non lasciarci rubare quello che abbiamo di più prezioso.

Tutti e tre i quadri di vita a cui Gesù fa allusione portano a una conclusione: «Vegliate»

a) non ci dobbiamo lasciare assorbire dalla forza delle abitudini (anche positive) che ci addormentano e non ci fanno crescere spiritualmente.

b) dobbiamo essere attenti alle intenzioni che animano il nostro agire e che nel presente già dicono per quale futuro stiamo lavorando;

c) dobbiamo costantemente vigilare per non farci  rubare quello che abbiamo di più prezioso,cioè quello che vale di più nella nostra vita.

L’atteggiamento «vegliate!», non è altro che assumere lo stesso atteggiamento che Dio ha verso di noi: Dio veglia sulla nostra vita, perché non diventi prigioniera di abitudini e non si impoverisca nutra di intenzioni sbagliate: «vegliate!».., anche per impegnarci nelle iniziative che in questo tempo di Avvento ci sono proposte: attenzione alla Parola e alla liturgia domenicate, alla catechesi e a tutte le possibilità che ci sono nell’ambito della carità..

Il Signore ci accompagni e si doni nuovo vigore!

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1a domenica di Avvento (A) 

 

Preghiera dei fedeli

Venga il tuo regno, Signore !

 

Padre buono, ti affidiamo tutta la Chiesa. Sia sempre più segno vivo della vocazione di tutti gli uomini a formare un solo popolo, in mezzo alle tribolate vicende della storia. Noi ti preghiamo: 

 

Signore, guarda alle nazioni della terra: la ricerca sincera della pace affretti il tempi di una nuova umanità; fa’ che le spade diventino aratri, le lance falci, e il denaro speso per la guerra diventi pane e possibilità di sviluppo per i poveri. Noi ti preghiamo: 

 

Padre buono, ti supplichiamo per coloro nei quali la durezza della vita ha spento ogni speranza: la nostra preghiera e la nostra fraternità facciano rifiorire la fiducia e la volontà di impegnarsi per un domani migliore. Noi ti preghiamo: 

 

Padre della gioia, in questo inizio di Avvento ti invochiamo per ognuno di noi e per la nostra comunità: svegliaci con la tua Parola e fa’ che, guardando la vita e la storia alla luce della risurrezione, sappiamo seminare speranza e camminare verso il futuro che tu solo puoi darci. Noi ti preghiamo:

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sabato 19 novembre 2022

 20 novembre 2022

SOLENNITA' di N.S. Gesù Cristo, Re dell'universo

Dal secondo libro di Samuèle 2 Sam 5,1-3
 
In quei giorni vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale - Dal Sal 121 (122)

R. Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
 
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési - Col 1,12-20
 
Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli. 

 

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca -Lc 23,35-43


In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

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Omelia  34a C

 

Il tema della regalità di Gesù è sullo sfondo di tutto il racconto del Vangelo di Luca della passione: si pensi all'entrata di Gesù a Gerusalemme, all'interrogatorio di fronte al Sinedrio, alle accuse al processo di fronte a Pilato, alla crocifissione.

Gesù è re nel momento della passione e del rifiuto. Ecco il senso profondo del suo essere re. E questo è fuori del tutto dai nostri schemi mentali!

Gesù era stato accusato con queste parole: «Sovvertiva la nostra nazione, proibiva di pagare i tributi a Cesare e diceva di essere il Messia Re» (23,2). E a una domanda di Pilato Gesù stesso risponde di essere re, ma in un modo diverso dalle accuse. 

Gesù è un re condannato e  innocente. E agli occhi degli uomini, la sua sembra una regalità da burla, da prendere in giro: gli uomini sono abituati a ben altri re e a ben altre manifestazioni della regalità! La storia ci ha insegnato come si comportano i re di questo mondo!

Questo Gesù lo aveva fatto già capire in precedenza, rimproverando i discepoli per le loro ambizioni di comando: «I re delle genti le dominano  e coloro che comandano   su di esse si fanno chiamare benefattori. Ma non così voi. Io sono in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,25-27). C'è dunque una radicale differenza fra la regalità mostrata di re di questo mondo  e la regalità di Gesù.

 

«Questi è il re dei giudei» (v. 38). Proprio lì, sulla croce, Gesù si manifesta come re in tutto il suo splendore. Gesù muore fra due condannati (lungo la sua vita era stato sempre accusato di andare con pubblicani e peccatori): uno di questi  non comprende e, quasi lo sfida: («Non sei tu il Messia? Salva te stesso e noi!»); ma l'altro lo difende e riconosce  che la vita di Gesù è stata segnata solo dal bene: è un elogio sincero e riconoscente: “Egli non ha fatto nulla di male” Il buon ladrone intuisce, dietro la debolezza della Croce, la potenza dell'amore: «Ricordati di me quando verrai nel tuo regno». 

 

Gesù è re è perché domina sulla violenza e sulla cattiveria umana nel suo degrado più grande, perché rifiuta la potenza di Dio per salvare se stesso e perchè è resistente nell’amore fini in fondo. 

La sfida ripetuta sotto la croce:  lo dicono i capi  («Ha salvato altri, salvi se stesso, se costui è il Messia» v. 35), lo ripetono i soldati (v. 37) e lo riafferma il condannato (v. 39). 

 

Gesù è disposto al completo dono di sé, si abbandona totalmente alla debolezza della non violenza e dell'amore. Debolezza che, in realtà, è forza e grandezza.

E difatti il Crocifisso è risorto e il Figlio dell'uomo tornerà nella maestà della sua gloria

Il Cristo, crocifisso e risorto, regna già ora: oggi. È una regalità da vivere nella fede, é la continuazione della via della Croce. Come festeggiare, allora,  la regalità di Gesù? Come essere sicuri che siamo parte di questo regno? Vivendo le scelte stesse di Gesù re. 

 

E cioè:  lasciarci liberare, giorno dopo giorno, da Gesù, da ogni tipo di male e di egoismo, vivere l’impegno del servizio fraterno come dono, rinunciare ad ogni comportamento di arroganza e di prepotenza che schiaccia e umilia gli altri, essere veri e sinceri con noi stessi e gli altri cercando non l’apparenza, il prestigio e la bella figura per sentirci superiori, ma vivendo nella semplicità che crea relazioni buone che fanno crescere.

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preghiera dei fedeli


Venga il tuo Regno, Signore!

 

Signore Gesù, hai voluto condividere con noi la valle oscura della sofferenza e della morte. 

Noi ti ringraziamo perché non sei sceso dalla croce e così hai mostrato l’amore di chi sa dare la vita per i suoi amici. Ti preghiamo. 

 

Signore Gesù, dall’alto della croce sveli il vuoto dei nostri sogni di potenza. Dona alla chiesa il desiderio di servire con umiltà e pazienza.  Ti preghiamo. 

 

Signore Gesù, tu hai vinto, donando la vita. Libera la nostra società dall’ambizione e dall’ orgoglio. Coloro che portano responsabilità siano servitori leali del bene comune. Ti preghiamo.

 

Signore Gesù, tu sai come il nostro cuore sia scosso dalle devastazioni che feriscono popolazioni intere della terra.

La solidarietà ridoni a tutti coraggio, speranza e voglia di ricostruire. 

Ti preghiamo. 


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                            in vista dell'Avvento... 


Domenica prossima 27 novembre : 1a domenica di Avvento

 

Iniziamo a vivere la liturgia domenicale (e feriale), accogliendo le indicazioni del nuovo Messale per una partecipazione più attenta, consapevole e spiritualmente più ricca. 

E’ tempo di grazia, nell’attesa che rinnovi, nel Natale, la presenza del Signore che viene ogni giorno per noi.

Come vivere il tempo di Avvento?

 

Impegno nella preghiera

 

Sono disponibili alcuni libretti di preghiera, preparati dalla nostra diocesi. 

Impegno nella carità

 

In Avvento viene proposta ancora l’iniziativa “LA CESTA DELLA CARITA”. La domenica, chi lo desidera, può mettervi gli alimenti non deperibili che verranno dati alle persone bisognose, in particolare della nostra parrocchia e a quelle dell’emporio di Lugagnano- Sona- Sommacampagna.

E’ sempre richiesta e gradita la consegna di medicinali non scaduti.

 

                                   Impegno nella catechesi

 

Riprende la catechesi degli adulti presso alcune famiglie che hanno dato la loro disponibilità. Cominciamo già dalla prossima settimana per riflettere sul Vangelo della domenica seguente.

 

martedì

ore 9.00

fam. Tomellini-Marconi

Via Piemonte

mercoledì

ore 20.30

fam. Idone

Via Palladio 

giovedì

ore 16.00

fam. Santellani

Via Cesare Battisti

E’ previsto,  poi, 

un pomeriggio di preghiera e di adorazione personale l (il 7 dicembre)  vigilia dell’Immacolata. (16.30 - 17.45)

  Poi un incontro conclusivo comunitario vista del Natale, aperto a tutti (in particolare per i                     partecipanti alla catechesi) martedì 20 dicembre.                  


sabato 12 novembre 2022

 13 novembre 2022- 33a domenica del tempo ordinario

Prima Lettura

Dal libro del profeta Malachìa -Ml 3,19-20a
 
Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno.
Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio.
Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale

Dal Sal 97 (98)

R. Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.

 

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. R.
 
Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra. R.
 
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. R.
 

Seconda Lettura

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
2 Ts 3,7-2

 
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi.
Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.
Parola di Dio.
 

Vangelo -Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,5-19

 
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perdut
o.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Parola del Signore.


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Omelia 33 a C -2022

 

 

Leggendo questo brano difficile del Vangelo di Luca, è facile pensare solo agli avvenimenti della fine del mondo che chiuderanno la storia umana…. Ma nessuna previsione, da parte di Gesù, di quando e di come succederà... Paolo deve correggere i suoi cristiani (2a lettura) dall’idea falsa che fosse vicina la fine del mondo! 

Il tono del Vangelo di oggi non è quello di creare un senso di ansia, di paura o di spavento… Certo, Gesù, fa una predizione sulla fine di Gerusalemme, come di fatto accadrà… nel 70 d.C., con l’imperatore Tito. Il tempio, per gli Ebrei, era quasi una garanzia assoluta di protezione divina. Secondo Gesù, invece, appartiene alle cose umane e quindi  destinate a finire.

Ma Gesù, parte dalla certezza del suo ritorno glorioso e del giudizio finale. 

Poi concentra l'attenzione dei discepoli sul presente. Guerre e rivoluzioni; popolo contro popolo e regno contro regno; terremoti e carestie, fanno parte, come la storia insegna, del panorama complicato e difficile del mondo, segnato dall’odio e dalla violenza, quando si allontana, di proposito dal disegno di Dio.

Come affrontare questo presente difficile? Cioè il tempo della chiesa che è dentro la storia lunga del mondo? Bisogna rassegnarsi? Cedere al pessimismo? Rifugiarsi nel privato, nel “si salvi chi può”, pensando solo a se stessi? 

Non è questo l’invito del Vangelo… 


Ci sono, a questo proposito, avvertimenti/raccomandazioni importanti da parte di Gesù... Il Vangelo convoca all'impegno, al tenace, umile, quotidiano lavoro dal basso che si prende cura della terra e delle sue ferite, degli uomini e delle loro lacrime, scegliendo sempre “l'umano contro il disumano” (Turoldo), lottando con forza per una società migliore.

Falsi profeti pretenderanno di parlare a nome del Signore e assicurare che la fine è vicina o daranno annunci che sono un tradimento o uno stravolgimento del Vangelo stesso!  E’ la pretesa di essere profeti o “profeti di sventura” come aveva detto Giovanni XXIII al tempo del Concilio Vaticano II°. Il Papa pensava a quelli che vedevano solo un futuro nero nella vita della chiesa! 

Non lasciatevi ingannare, non seguiteli, non vi terrorizzate. Per orientarsi in questa confusione, al vero discepolo bastano le parole di Gesù, rimanere attenti alla voce del Maestro e ad un cammino di fede non solitario, ma in sintonia con la chiesa e con chi la guida! 

 

Il vero discepolo non cade in facili ottimismi, ma rimane sereno e fiducioso. Gesù parla anche di  persecuzioni… di cui è piena la storia della chiesa. “Non preoccupatevi!- dice Gesù! A difendervi ci sarà lo Spirito di Dio. E così trasforma la persecuzione in occasione di testimonianza, in un luogo cioè dove può manifestarsi la forza di Gesù. Quante occasioni di testimonianza nella vicenda della chiesa, anche oggi, nel tempo difficile che stiamo vivendo. Tempo nel quale sembra che Dio sia stato esiliato in una zona lontana, insignificante per la vita, perché non ci disturbi troppo! 

 

“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. La perseveranza dona la qualità di una vita che non si arrende alle delusioni, che non si scoraggia, e non cede alla tentazione di mollare tutto e di rassegnarsi di fronte ai mali presenti!  Il Signore ci dia questo coraggio della perseveranza!

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Preghiera dei fedeli

 

Vieni, Signore Gesù.

 

Tu sei venuto, Signore, in mezzo a noi, per  sostenere la nostra speranza. Non ci scoraggi la precarietà delle cose umane, 

la fragilità dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri, della nostra fede. Tu ci restituisci fiducia. Ti preghiamo. R.

 

Tu sei con noi, Signore, nella voce delle Scritture, nel pane spezzato, nello Spirito che fa di noi una cosa sola. Aiutaci a dare spazio a momenti di ascolto della tua Parola, a gesti di attenzione e di condivisione. Ti preghiamo. R.

 

Tu vieni, Signore, nella storia degli uomini, storia di voci disparate, di messaggi passati come tuoi. Non lasciarci in preda all’agitazione. Salvaci dalla grande seduzione di chi vuole solo confonderci e turbarci. Ti preghiamo. R.

 

Guarda la nostra terra, Signore, che già oggi soffre guerre e rivoluzioni, carestie e fame, terremoti e persecuzione dei giusti. Gli uomini e le donne del nostro tempo, soprattutto quelli più provati dalla vita, trovino segni di speranza sul loro cammino. Ti preghiamo. R.


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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

VI GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
13 novembre 2022

Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cfr 2 Cor 8,9)



 

1. «Gesù Cristo […] si è fatto povero per voi» (cfr 2 Cor 8,9). Con queste parole l’apostolo Paolo si rivolge ai primi cristiani di Corinto, per dare fondamento al loro impegno di solidarietà con i fratelli bisognosi. La Giornata Mondiale dei Poveri torna anche quest’anno come sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente.

Qualche mese fa, il mondo stava uscendo dalla tempesta della pandemia, mostrando segni di recupero economico che avrebbe restituito sollievo a milioni di persone impoverite dalla perdita del lavoro. Si apriva uno squarcio di sereno che, senza far dimenticare il dolore per la perdita dei propri cari, prometteva di poter tornare finalmente alle relazioni interpersonali dirette, a incontrarsi di nuovo senza più vincoli o restrizioni. Ed ecco che una nuova sciagura si è affacciata all’orizzonte, destinata ad imporre al mondo un scenario diverso.

La guerra in Ucraina è venuta ad aggiungersi alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro si presenta più complesso per il diretto intervento di una “superpotenza”, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace.

2. Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità. Ritornano attuali le parole del Salmista di fronte alla distruzione di Gerusalemme e all’esilio dei giovani ebrei: «Lungo i fiumi di Babilonia / là sedevamo e piangevamo / ricordandoci di Sion. / Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre, / perché là ci chiedevano parole di canto, / coloro che ci avevano deportato, / allegre canzoni i nostri oppressori. / […] Come cantare i canti del Signore / in terra straniera?» (Sal 137,1-4).

Sono milioni le donne, i bambini, gli anziani costretti a sfidare il pericolo delle bombe pur di mettersi in salvo cercando rifugio come profughi nei Paesi confinanti. Quanti poi rimangono nelle zone di conflitto, ogni giorno convivono con la paura e la mancanza di cibo, acqua, cure mediche e soprattutto degli affetti. In questi frangenti la ragione si oscura e chi ne subisce le conseguenze sono tante persone comuni, che vengono ad aggiungersi al già elevato numero di indigenti. Come dare una risposta adeguata che porti sollievo e pace a tanta gente, lasciata in balia dell’incertezza e della precarietà?

3. In questo contesto così contraddittorio viene a porsi la VI Giornata Mondiale dei Poveri, con l’invito – ripreso dall’apostolo Paolo – a tenere lo sguardo fisso su Gesù, il quale «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). Nella sua visita a Gerusalemme, Paolo aveva incontrato Pietro, Giacomo e Giovanni i quali gli avevano chiesto di non dimenticare i poveri. La comunità di Gerusalemme, in effetti, si trovava in gravi difficoltà per la carestia che aveva colpito il Paese. E l’Apostolo si era subito preoccupato di organizzare una grande colletta a favore di quei poveri. I cristiani di Corinto si mostrarono molto sensibili e disponibili. Su indicazione di Paolo, ogni primo giorno della settimana raccolsero quanto erano riusciti a risparmiare e tutti furono molto generosi.

Come se il tempo non fosse mai trascorso da quel momento, anche noi ogni domenica, durante la celebrazione della santa Eucaristia, compiamo il medesimo gesto, mettendo in comune le nostre offerte perché la comunità possa provvedere alle esigenze dei più poveri. È un segno che i cristiani hanno sempre compiuto con gioia e senso di responsabilità, perché nessun fratello e sorella debba mancare del necessario. Lo attestava già il resoconto di San Giustino, che, nel secondo secolo, descrivendo all’imperatore Antonino Pio la celebrazione domenicale dei cristiani, scriveva così: «Nel giorno chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei profeti finché il tempo lo consente. […] Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli elementi consacrati e attraverso i diaconi se ne manda agli assenti. I facoltosi e quelli che lo desiderano danno liberamente, ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il sacerdote. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, i carcerati, gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno» (Prima Apologia, LXVII, 1-6).

4. Tornando alla comunità di Corinto, dopo l’entusiasmo iniziale il loro impegno cominciò a venire meno e l’iniziativa proposta dall’Apostolo perse di slancio. È questo il motivo che spinge Paolo a scrivere in maniera appassionata rilanciando la colletta, «perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi» (2 Cor 8,11).

Penso in questo momento alla disponibilità che, negli ultimi anni, ha mosso intere popolazioni ad aprire le porte per accogliere milioni di profughi delle guerre in Medio Oriente, in Africa centrale e ora in Ucraina. Le famiglie hanno spalancato le loro case per fare spazio ad altre famiglie, e le comunità hanno accolto con generosità tante donne e bambini per offrire loro la dovuta dignità. Tuttavia, più si protrae il conflitto, più si aggravano le sue conseguenze. I popoli che accolgono fanno sempre più fatica a dare continuità al soccorso; le famiglie e le comunità iniziano a sentire il peso di una situazione che va oltre l’emergenza. È questo il momento di non cedere e di rinnovare la motivazione iniziale. Ciò che abbiamo iniziato ha bisogno di essere portato a compimento con la stessa responsabilità.


5. La solidarietà, in effetti, è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà. D’altronde, bisogna considerare che ci sono Paesi dove, in questi decenni, si è attuata una crescita di benessere significativo per tante famiglie, che hanno raggiunto uno stato di vita sicuro. Si tratta di un frutto positivo dell’iniziativa privata e di leggi che hanno sostenuto la crescita economica congiunta a un concreto incentivo alle politiche familiari e alla responsabilità sociale. Il patrimonio di sicurezza e stabilità raggiunto possa ora essere condiviso con quanti sono stati costretti a lasciare le loro case e il loro Paese per salvarsi e sopravvivere. Come membri della società civile, manteniamo vivo il richiamo ai valori di libertà, responsabilità, fratellanza e solidarietà. E come cristiani, ritroviamo sempre nella carità, nella fede e nella speranza il fondamento del nostro essere e del nostro agire.

6. È interessante osservare che l’Apostolo non vuole obbligare i cristiani costringendoli a un’opera di carità. Scrive infatti: «Non dico questo per darvi un comando» (2 Cor 8,8); piuttosto, egli intende «mettere alla prova la sincerità» del loro amore nell’attenzione e premura verso i poveri (cfr ibid.). A fondamento della richiesta di Paolo sta certamente la necessità di aiuto concreto, tuttavia la sua intenzione va oltre. Egli invita a realizzare la colletta perché sia segno dell’amore così come è stato testimoniato da Gesù stesso. Insomma, la generosità nei confronti dei poveri trova la sua motivazione più forte nella scelta del Figlio di Dio che ha voluto farsi povero Lui stesso.

L’Apostolo, infatti, non teme di affermare che questa scelta di Cristo, questa sua “spogliazione”, è una «grazia», anzi, «la grazia del Signore nostro Gesù Cristo» (2 Cor 8,9), e solo accogliendola noi possiamo dare espressione concreta e coerente alla nostra fede. L’insegnamento di tutto il Nuovo Testamento ha una sua unità intorno a questo tema, che trova riscontro anche nelle parole dell’apostolo Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc1,22-25).

7. Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. Succede inoltre che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope.

Sappiamo che il problema non è il denaro in sé, perché esso fa parte della vita quotidiana delle persone e dei rapporti sociali. Ciò su cui dobbiamo riflettere è, piuttosto, il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare.

Non si tratta, quindi, di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Non è l’attivismo che salva, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano perché io mi riscuota dal torpore in cui sono caduto. Pertanto, «nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze. Questa è una scusa frequente negli ambienti accademici, imprenditoriali o professionali, e persino ecclesiali. […] Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 201). È urgente trovare nuove strade che possano andare oltre l’impostazione di quelle politiche sociali «concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che unisca i popoli» (Enc. Fratelli tutti, 169). Bisogna tendere invece ad assumere l’atteggiamento dell’Apostolo che poteva scrivere ai Corinzi: «Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza» (2 Cor 8,13).         

8. C’è un paradosso che oggi come nel passato è difficile da accettare, perché si scontra con la logica umana: c’è una povertà che rende ricchi. Richiamando la “grazia” di Gesù Cristo, Paolo vuole confermare quello che Lui stesso ha predicato, cioè che la vera ricchezza non consiste nell’accumulare «tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano» (Mt 6,19), ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso. L’esperienza di debolezza e del limite che abbiamo vissuto in questi ultimi anni, e ora la tragedia di una guerra con ripercussioni globali, devono insegnare qualcosa di decisivo: non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice. Il messaggio di Gesù ci mostra la via e ci fa scoprire che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni.

La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento.

La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli, hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità.

Un padre e dottore della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, nei cui scritti si incontrano forti denunce contro il comportamento dei cristiani verso i più poveri, scriveva: «Se non puoi credere che la povertà ti faccia diventare ricco, pensa al Signore tuo e smetti di dubitare di questo. Se egli non fosse stato povero, tu non saresti ricco; questo è straordinario, che dalla povertà derivò abbondante ricchezza. Paolo intende qui con “ricchezze” la conoscenza della pietà, la purificazione dai peccati, la giustizia, la santificazione e altre mille cose buone che ci sono state date ora e sempre. Tutto ciò lo abbiamo grazie alla povertà» (Omelie sulla II Lettera ai Corinzi, 17,1).

9. Il testo dell’Apostolo a cui si riferisce questa VI Giornata Mondiale dei Poveri presenta il grande paradosso della vita di fede: la povertà di Cristo ci rende ricchi. Se Paolo ha potuto dare questo insegnamento – e la Chiesa diffonderlo e testimoniarlo nei secoli – è perché Dio, nel suo Figlio Gesù, ha scelto e percorso questa strada. Se Lui si è fatto povero per noi, allora la nostra stessa vita viene illuminata e trasformata, e acquista un valore che il mondo non conosce e non può dare. La ricchezza di Gesù è il suo amore, che non si chiude a nessuno e a tutti va incontro, soprattutto a quanti sono emarginati e privi del necessario. Per amore ha spogliato sé stesso e ha assunto la condizione umana. Per amore si è fatto servo obbediente, fino a morire e a morire in croce (cfr Fil 2,6-8). Per amore si è fatto «pane di vita» (Gv 6,35), perché nessuno manchi del necessario e possa trovare il cibo che nutre per la vita eterna. Anche ai nostri giorni sembra difficile, come lo fu allora per i discepoli del Signore, accettare questo insegnamento (cfr Gv 6,60); ma la parola di Gesù è netta. Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia, la strada è la sua: è seguire la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza.

10. Il 15 maggio scorso ho canonizzato Fratel Charles de Foucauld, un uomo che, nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti. La sua vita eremitica, prima a Nazaret e poi nel deserto sahariano, fatta di silenzio, preghiera e condivisione, è una testimonianza esemplare di povertà cristiana. Ci farà bene meditare su queste sue parole: «Non disprezziamo i poveri, i piccoli, gli operai; non solo essi sono i nostri fratelli in Dio, ma sono anche quelli che nel modo più perfetto imitano Gesù nella sua vita esteriore. Essi ci rappresentano perfettamente Gesù, l’Operaio di Nazaret. Sono primogeniti tra gli eletti, i primi chiamati alla culla del Salvatore. Furono la compagnia abituale di Gesù, dalla sua nascita alla sua morte […]. Onoriamoli, onoriamo in essi le immagini di Gesù e dei suoi santi genitori […]. Prendiamo per noi [la condizione] che egli ha preso per sé […]. Non cessiamo mai di essere in tutto poveri, fratelli dei poveri, compagni dei poveri, siamo i più poveri dei poveri come Gesù, e come lui amiamo i poveri e circondiamoci di loro» ( Commenti al Vangelo di Luca, Meditazione 263). [1] Per Fratel Charles queste non furono solo parole, ma stile concreto di vita, che lo portò a condividere con Gesù il dono della vita stessa.

Questa VI Giornata Mondiale dei Poveri diventi un’opportunità di grazia, per fare un esame di coscienza personale e comunitario e domandarci se la povertà di Gesù Cristo è la nostra fedele compagna di vita.

 

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2022, Memoria di Sant’Antonio di Padova.
 

FRANCESCO