INCONTRO CON IL PROF. EZIO ACETI
30 novembre 2017
Impressioni sulla relazione di E. Aceti
Vicace e “provocatoria” allo stesso tempo, nella
chiesa del Beato Andrea, è stata la 1a relazione (delle tre in programma) del
prof. Ezio Aceti, psicologo e pedagogista.
La partecipazione è stata molto ampia, al di là di
ogni previsione… Erano presenti molte famiglie, coppie di genitori o singoli,
che hanno accolto con interesse la relazione di Aceti. Si vede che l’argomento
ha smosso sentimenti, attese e speranze…
I bambini, nel frattempo, erano custoditi e
accompagnati nelle sale parrocchiali da un adeguato numero di giovani e adulti
volontari che hanno svolto un prezioso lavoro di baby-sitting… altrimenti
sarebbe stato molto difficile gestire la serata!
Vivace e provocatoria la relazione, dicevo
all’inizio. Relatore estroso e “vulcanico”, con un tono di voce ad alto volume,
(avrei preferito un tono più pacato e
discorsivo), comunque capace di attirare l’attenzione dei presenti che non
si sono certamente addormentati o annoiati!
Supportato da alcune slides, con battute sagaci,
frasi ad effetto, (a volte un po’ al
limite), con stimoli all’interno di un discorso logico che richiederà
necessari approfondimenti, il relatore ha offerto numerosi spunti di
riflessione…
Il tutto per stimolare una presa di coscienza e un
efficace confronto che si è poi sviluppato, nei limiti del tempo, al termine
della relazione.
E il contenuto? Il relatore
ha spaziato nei vari campi dell’educazione, mettendo in luce gli aspetti
positivi e negativi, le difficoltà che oggi essa presenta, come sfida difficile
ma stimolante per genitori ed educatori.
Siamo immersi in una “società liquida” dove tutto è indifferenziato (v. il sociologo Baumann), dove non esistono valori condivisi e
forti sui quali si possano cercare punti di riferimento comuni. Ognuno naviga
nel vasto mare dell’educazione senza avere agganci solidi o una bussola con la
quale orientarsi.
In una società degli anni ‘50 e ‘60 c’erano valori sicuri
e accettati dalla quasi totalità, punti di riferimento certi. Tuttavia il tutto
si presentava dentro un quadro rigido nel quale il rapporto dei genitori con i
figli era spesso autoritario, senza molte possibilità di dialogo sulle scelte
da compiere.
Oggi assistiamo ad una trasformazione profonda nella
quale giocano un ruolo incisivo e invasivo i mass-media, i social, i cellulari,
facebook, la televisione…
Tutto questo mondo crea mentalità e dipendenza… Nella
superficialità di certi programmi
televisivi, la sessualità è offerta banalmente come merce di consumo e l’amore
è un sentimento labile nel quale diventa primario l’insieme delle emozioni come
valore supremo, nella mancanza di una progettualità a più ampio respiro. “Cerco e mi interessa solo quello che
mi piace e mi fa comodo al momento”…
Manca l’apporto necessario della volontà che orienta
e aiuta a scegliere valori che costruiscono solidamente la vita per accogliere
interessi più profondi e soddisfacenti, oltre l’effimera sensazione del
momento.
Si assiste pure ad una ”feminilizzazione” nei
rapporti e la presenza del padre sembra molto problematica o quasi del tutto
assente nelle dinamiche familiari e nell’educazione dei figli.
(Su questo
aspetto importante, aspetto ulteriori spiegazioni …)
Sviluppando alcuni punti fermi, Aceti ha insistito
sul valore della relazione buona ed efficace
a tutti i livelli. Ciò che conta e risulta decisivo nel rapporto
educativo in tutti i campi, è una relazione forte che incoraggia e promuove,
che dà fiducia, che cerca costantemente il dialogo, che offre, a chi deve
essere educato, nuove opportunità e la speranza di un cambiamento positivo. In questo campo ha citato figure educative
di assoluto rilievo che hanno lasciato un segno di grande attualità nell’educazione:
S. Giovanni Bosco, la Montessori e
altri…
Aceti ha fatto
riferimento anche alla forza e all’ incisività dell’esperienza cristiana, come
ad una risorsa formidabile, con uno sguardo all’azione educativa di Gesù che si
mostra modello unico e insuperabile nell’educare. Basti questo invito del
Vangelo: “Lasciate che i
bambini vengano a me…”. E’ il
Gesù che accoglie, che è segno dell’amore di Dio, che non giudica la persona
per un peccato commesso, che stimola verso un cambiamento sempre possibile. Dono
di un amore senza misura che vuol far rivivere in noi gli stessi suoi
atteggiamenti e comportamenti.
Un aspetto
da valutare è l’efficacia o meno del cosidetto “castigo”, nel caso in cui non
ci fosse una risposta positiva ai richiami dei genitori-educatori... Aceti l’ha
escluso in maniera categorica: non è efficace e complica la relazione.
Mi resta,
tuttavia, una domanda: e se il cosidetto “castigo” fosse proporzionato allo
sbaglio fatto, fosse anche motivato seriamente in un dialogo sereno e fosse dato
con uno stato d’animo non aggressivo ma con intento correttivo nel senso sano
del termine, non potrebbe essere giustificato? Non sarebbe un modo per rendere
più cosciente chi ha sbagliato dell’errore commesso e farlo responsabile per
una giusta “riparazione”?
Il relatore ha insistito, inoltre, sulla fiducia e
sulla speranza di una educazione efficace, contando anche sulla collaborazione
con tutte le agenzie educative presenti nel territorio…(la scuola, le istituzioni pubbliche come il Comune e i servizi educativi,
la comunità cristiana, le varie associazioni…).
Più volte Aceti ha affermato che nell’educzione siamo tutti ignoranti e cioé non
sappiamo nulla delle dinamiche che essa comporta…
L’affermazione mi è sembrata eccessiva… Forse il
relatore, in coerenza con il tono volutamente provocatorio del suo intervento,
ha voluto far intendere che non si può essere superficiali o banali quando si
tratta di educare?
Io vorrei dar credito a questa ipotesi...
In attesa degli altri interventi previsti nel
programma…