2a domenica del tempo ordinario
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo
Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che
passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo
parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo
seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che,
tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete».
Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui;
erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole
di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli
incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia»
– che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui,
Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che
significa Pietro.
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Questa
domenica 18 gennaio: “GIORNATA MONDIALE
DEL MIGRANTE e DEL RIFUGIATO”.
MESSAGGIO DEL
SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE
DEL MIGRANTE E
DEL RIFUGIATO 2015 - “Chiesa senza frontiere, Madre di tutti”
Cari
fratelli e sorelle!
Gesù
è «l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona» (Esort. ap. Evangelii
gaudium, 209). La sua sollecitudine, particolarmente verso i più vulnerabili
ed emarginati, invita tutti a prendersi cura delle persone più fragili e a
riconoscere il suo volto sofferente, soprattutto nelle vittime delle nuove
forme di povertà e di schiavitù. Il Signore dice: «Ho avuto fame e mi avete
dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi
avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in
carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). Missione della Chiesa,
pellegrina sulla terra e madre di tutti, è perciò di amare Gesù Cristo,
adorarlo e amarlo, particolarmente nei più poveri e abbandonati; tra di essi
rientrano certamente i migranti ed i rifugiati, i quali cercano di lasciarsi
alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta. Pertanto,
quest’anno la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha per tema:
Chiesa senza frontiere, madre di tutti.
In
effetti, la Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti i popoli, senza
distinzioni e senza confini e per annunciare a tutti che «Dio è amore» (1 Gv
4,8.16). Dopo la sua morte e risurrezione, Gesù ha affidato ai discepoli la
missione di essere suoi testimoni e di proclamare il Vangelo della gioia e
della misericordia. Nel giorno di Pentecoste, con coraggio ed entusiasmo, essi
sono usciti dal Cenacolo; la forza dello Spirito Santo ha prevalso su dubbi e
incertezze e ha fatto sì che ciascuno comprendesse il loro annuncio nella
propria lingua; così fin dall’inizio la Chiesa è madre dal cuore aperto sul
mondo intero, senza frontiere. Quel mandato copre ormai due millenni di storia,
ma già dai primi secoli l’annuncio missionario ha messo in luce la maternità
universale della Chiesa, sviluppata poi negli scritti dei Padri e ripresa dal Concilio
Ecumenico Vaticano II. I Padri conciliari hanno parlato di Ecclesia
mater per spiegarne la natura. Essa infatti genera figli e figlie e «li
incorpora e li avvolge con il proprio amore e con le proprie cure» (Cost. dogm.
sulla Chiesa Lumen
gentium, 14).
La
Chiesa senza frontiere, madre di tutti, diffonde nel mondo la cultura
dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato
inutile, fuori posto o da scartare. Se vive effettivamente la sua maternità, la
comunità cristiana nutre, orienta e indica la strada, accompagna con pazienza,
si fa vicina nella preghiera e nelle opere di misericordia.
Oggi
tutto questo assume un significato particolare. Infatti, in un’epoca di così
vaste migrazioni, un gran numero di persone lascia i luoghi d’origine e
intraprende il rischioso viaggio della speranza con un bagaglio pieno di
desideri e di paure, alla ricerca di condizioni di vita più umane. Non di rado,
però, questi movimenti migratori suscitano diffidenze e ostilità, anche nelle
comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di
persecuzione o di miseria delle persone coinvolte. In tal caso, sospetti e
pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere
con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso.
Da
una parte si avverte nel sacrario della coscienza la chiamata a toccare la
miseria umana e a mettere in pratica il comandamento dell’amore che Gesù ci ha
lasciato quando si è identificato con lo straniero, con chi soffre, con tutte
le vittime innocenti di violenze e sfruttamento. Dall’altra, però, a causa
della debolezza della nostra natura, «sentiamo la tentazione di essere
cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore» (Esort.
ap. Evangelii
gaudium, 270).
Il
coraggio della fede, della speranza e della carità permette di ridurre le
distanze che separano dai drammi umani. Gesù Cristo è sempre in attesa di
essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli, e
anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare
a qualcosa del nostro acquisito benessere. Lo ricordava il Papa Paolo VI, dicendo che «i
più favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere con
maggiore liberalità i loro beni al servizio degli altri» (Lett. ap. Octogesima
adveniens, 14 maggio 1971, 23).
Del
resto, il carattere multiculturale delle società odierne incoraggia la Chiesa
ad assumersi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di evangelizzazione.
I movimenti migratori, infatti, sollecitano ad approfondire e a rafforzare i
valori necessari a garantire la convivenza armonica tra persone e culture. A
tal fine non può bastare la semplice tolleranza, che apre la strada al rispetto
delle diversità e avvia percorsi di condivisione tra persone di origini e
culture differenti. Qui si innesta la vocazione della Chiesa a superare le
frontiere e a favorire «il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura,
di disinteresse o di emarginazione ... ad un atteggiamento che abbia alla base
la ‘cultura dell’incontro’, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e
fraterno» (Messaggio
per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014).
I movimenti
migratori hanno tuttavia assunto tali dimensioni che solo una sistematica e
fattiva collaborazione che coinvolga gli Stati e le Organizzazioni
internazionali può essere in grado di regolarli efficacemente e di gestirli. In
effetti, le migrazioni interpellano tutti, non solo a causa dell’entità del
fenomeno, ma anche «per le problematiche sociali, economiche, politiche,
culturali e religiose che sollevano, per le sfide drammatiche che pongono alle
comunità nazionali e a quella internazionale» (Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas
in veritate, 29 giugno 2009, 62).
Nell’agenda
internazionale trovano posto frequenti dibattiti sull’opportunità, sui metodi e
sulle normative per affrontare il fenomeno delle migrazioni. Vi sono organismi
e istituzioni, a livello internazionale, nazionale e locale, che mettono il
loro lavoro e le loro energie al servizio di quanti cercano con l’emigrazione
una vita migliore. Nonostante i loro generosi e lodevoli sforzi, è necessaria
un’azione più incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di
collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni
persona umana. In tal modo, sarà più incisiva la lotta contro il vergognoso e
criminale traffico di esseri umani, contro la violazione dei diritti
fondamentali, contro tutte le forme di violenza, di sopraffazione e di
riduzione in schiavitù. Lavorare insieme, però, richiede reciprocità e
sinergia, con disponibilità e fiducia, ben sapendo che «nessun Paese può
affrontare da solo le difficoltà connesse a questo fenomeno, che è così ampio
da interessare ormai tutti i Continenti nel duplice movimento di immigrazione e
di emigrazione» (Messaggio
per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014).
Alla
globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la
globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le
condizioni dei migranti. Nel medesimo tempo, occorre intensificare gli sforzi
per creare le condizioni atte a garantire una progressiva diminuzione delle
ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale a motivo di
guerre e carestie, spesso l’una causa delle altre.
Alla
solidarietà verso i migranti ed i rifugiati occorre unire il coraggio e la
creatività necessarie a sviluppare a livello mondiale un ordine
economico-finanziario più giusto ed equo insieme ad un accresciuto impegno in
favore della pace, condizione indispensabile di ogni autentico progresso.
Cari
migranti e rifugiati! Voi avete un posto speciale nel cuore della Chiesa e la
aiutate ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare la sua
maternità verso l’intera famiglia umana. Non perdete la vostra fiducia e la
vostra speranza! Pensiamo alla santa Famiglia esule in Egitto: come nel cuore
materno della Vergine Maria e in quello premuroso di san Giuseppe si è
conservata la fiducia che Dio mai abbandona, così in voi non manchi la medesima
fiducia nel Signore. Vi affido alla loro protezione e a tutti imparto di cuore
la Benedizione Apostolica.
Dal
Vaticano, 3 settembre 2014
FRANCESCO
18-25 gennaio: SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’
DEI CRISTIANI sul tema:
“Dammi da bere”
Oggi, dopo la S.Messa, ci troviamo nel salone per un saluto e la breve
presentazione del libro sulla “Lettera
ai Romani” di p. Vincenzo.
Questa domenica 18: incontro formativo per adulti e
gruppo famiglie al Mericianum di Desenzano
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Lunedì prossimo, 19
gennaio, alle ore 20.30. celebriamo la
festa liturgica del nostro Patrono il “BEATO ANDREA DA PESCHIERA”.
Sono stati invitati alla Concelebrazione i acerdoti
che hanno svolto in parrocchia il loro servizio come parroci o aiuto- parroci
…..
Un caldo invito ad essere
presenti per onorare il nostro patrono Beato Andrea e invocarlo per la nostra
comunità parrocchiale nel 40° anniversario dlla sua costituzione…
Dopo la Messa, un saluto in
salone. Sono graditi i dolci e bibite …
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Giovedì 22 – ore 20.30- in
sala pparrocchiale: incontro per i ministri dell’Eucarestia in preparazione
alla SETTIMANA EUCARISTICA
Sabato 24 gennaio - ore
20.30: 3° incontro di preparazione al matrimonio sacramento
Catechismo
22 gennaio ore 9.30.: 1a media
24 gennaio: ore 11.00: 3a e 5a elementare
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preghiera
preghiera
È bello, Gesù, scorgere le tappe che conducono
all'incontro con te, rivivere i passaggi, le esperienze che mi hanno portato
alla fede. Tutto comincia con una testimonianza, quella resa dal Battista,
quella che anch'io ho ricevuto da coloro che mi hanno introdotto nella
comunità.
Ma poi è decisivo il desiderio che si accende nel
cuore: desiderio che si esprime in una ricerca, in un interrogativo che abita
il cuore e fa muovere i passi sulle tue orme, Gesù. Grazie, dunque, per i
testimoni in cui mi sono imbattuto, ma grazie anche per tutti quelli che hanno
avuto la pazienzadi raccogliere le mie domande, di ascoltare le mie richieste, di
rispondere ai miei dubbi. Certo, per incontrarti veramente non basta un
contatto fugace, un solo attimo travolgente: dimorare con te, restare a lungo ad ascoltarti mi aiuta a porre le basi
di una relazione solida. Solo così tu puoi trasformare la mia mente e il mio
cuore.