Liturgia della parola
Dal Salmo 17: Ti amo, Signore, mia forza.Ti amo, Signore,
mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia
rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco
il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Viva il Signore e
benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede
al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.
Dal Vangelo
secondo Matteo.
In
quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi,
si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per
metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da
questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Dal libro dell’Èsodo
Così dice il
Signore:
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete
stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se
tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido,
la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno
vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo,
all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non
dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo
prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola
coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo?
Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono
pietoso».
Dalla prima
lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési.
Fratelli, ben
sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete
seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in
mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare
modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo
vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma
la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno
di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a
voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e
vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti,
Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
Questa
domenica 26 ottobre: Giornata
missionaria. Potete mettere la
vs. offerta nella piccola busta che è nei banchi. Consegnerò il tutto al Centro
missionario diocesano.
Avvisi
Catechismo:
mercoledì 29 ore 14.00: 2a media
Lunedì 27 ore 20.30: incontro genitori di 1a
media
Mercoledì 5 novembre: incontro “Spazio aperto”
al Beato Andrea
Nel pomeriggio di sabato 1° novembre. - alle ore 15.00 – ci
ritroviamo nella chiesa del Frassino.
Poi, al Cimitero, la preghiera per i defunti.
La
Messa serale del 1° novembre (TUTTI I SANTI ) è alle ore 18.00
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Preghiera
Tu non ci imponi una lunga serie di
prescrizioni da osservare minuziosamente. Per te, Gesù.
Tutto è fondato su due comandamenti che poi sono uno solo, perché hanno un
comune denominatore: l'amore.
E’ tutta una questione di amore, un amore
rivolto a Dio e al prossimo, un amore che impegna non qualche ritaglio del
nostro tempo,quello che rimane delle nostre energie,
ma corpo e anima, intelligenza e volontà.
Quando uno ama veramente non c’è bisogno di
fornirgli tante istruzioni, tante indicazioni.
Troverà lui, da solo, con fantasia ed
originalità, la strada giusta. Cosi con Dio il suo amore si farà obbedienza e
abbandono, adorazione e lode, vita operosa e giusta.
E con il prossimo saprà ricorrere ai gesti e
alle parole
che esprimono di volta in volta la tenerezza
di una madre, la misericordia di un padre, la dolcezza di
un amico, la solidarietà di un fratello, l'affetto
esigente di un maestro.
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MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO - GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2014
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MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO - GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2014
Cari fratelli e sorelle, oggi c’è ancora moltissima gente che non conosce
Gesù Cristo. Rimane perciò di grande urgenza la missione ad gentes, a cui tutti
i membri della Chiesa sono chiamati a partecipare, in quanto la Chiesa è per
sua natura missionaria: la Chiesa è nata "in uscita". La Giornata
Missionaria Mondiale è un momento privilegiato in cui i fedeli dei vari
continenti si impegnano con preghiere e gesti concreti di solidarietà a
sostegno delle giovani Chiese nei territori di missione. Si tratta di una
celebrazione di grazia e di gioia. Di grazia, perché lo Spirito Santo, mandato
dal Padre, offre saggezza e fortezza a quanti sono docili alla sua azione. Di
gioia, perché Gesù Cristo, Figlio del Padre, inviato per evangelizzare il
mondo, sostiene e accompagna la nostra opera missionaria. Proprio sulla gioia
di Gesù e dei discepoli missionari vorrei offrire un’icona biblica, che
troviamo nel Vangelo di Luca (cfr 10,21-23)
1. L’evangelista racconta che il Signore inviò i
settantadue discepoli, a due a due, nelle città e nei villaggi, ad annunciare
che il Regno di Dio si era fatto vicino e preparando la gente all’incontro con
Gesù. Dopo aver compiuto questa missione di annuncio, i discepoli tornarono
pieni di gioia: la gioia è un tema dominante di questa prima e indimenticabile
esperienza missionaria. Il Maestro divino disse loro: «Non rallegratevi però
perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri
nomi sono scritti nei cieli. In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello
Spirito Santo e disse: "Ti rendo lode, o Padre". (…) E, rivolto ai
discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete"»
(Lc 10,20-21.23). Sono tre le scene presentate da Luca. Innanzitutto Gesù parlò
ai discepoli, poi si rivolse al Padre, e di nuovo riprese a parlare con loro.
Gesù volle rendere partecipi i discepoli della sua gioia, che era diversa e
superiore a quella che essi avevano sperimentato.
2. I discepoli erano pieni di gioia, entusiasti del potere di liberare
la gente dai demoni. Gesù, tuttavia, li ammonì a non rallegrarsi tanto per il
potere ricevuto, quanto per l'amore ricevuto: «perché i vostri nomi sono
scritti nei cieli» (Lc 10,20). A loro infatti è stata donata l’esperienza
dell’amore di Dio, e anche la possibilità di condividerlo. E questa esperienza
dei discepoli è motivo di gioiosa gratitudine per il cuore di Gesù. Luca ha
colto questo giubilo in una prospettiva di comunione trinitaria: «Gesù esultò
di gioia nello Spirito Santo» rivolgendosi al Padre e rendendo a Lui lode.
Questo momento di intimo gaudio sgorga dall'amore profondo di Gesù come Figlio
verso suo Padre, Signore del cielo e della terra, il quale ha nascosto queste
cose ai sapienti e ai dotti, e le ha rivelate ai piccoli (cfr Lc 10,21). Dio ha
nascosto e rivelato, e in questa preghiera di lode risalta soprattutto il
rivelare. Che cosa ha rivelato e nascosto Dio? I misteri del suo Regno, l’affermarsi
della signoria divina in Gesù e la vittoria su satana.
Dio ha nascosto tutto ciò a coloro che sono troppo pieni di sé e
pretendono di sapere già tutto. Sono come accecati dalla propria presunzione e
non lasciano spazio a Dio. Si può facilmente pensare ad alcuni contemporanei di
Gesù che egli ha ammonito più volte, ma si tratta di un pericolo che esiste
sempre, e che riguarda anche noi. Invece, i "piccoli" sono gli umili,
i semplici, i poveri, gli emarginati, quelli senza voce, quelli affaticati e
oppressi, che Gesù ha detto "beati". Si può facilmente pensare a
Maria, a Giuseppe, ai pescatori di Galilea, e ai discepoli chiamati lungo la
strada, nel corso della sua predicazione.
3. «Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21).
L’espressione di Gesù va compresa con riferimento alla sua esultanza interiore,
dove la benevolenza indica un piano salvifico e benevolo da parte del Padre
verso gli uomini. Nel contesto di questa bontà divina Gesù ha esultato, perché
il Padre ha deciso di amare gli uomini con lo stesso amore che Egli ha per il
Figlio. Inoltre, Luca ci rimanda all’esultanza simile di Maria, «l’anima mia
magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1,47).
Si tratta della buona Notizia che conduce alla salvezza. Maria, portando nel
suo grembo Gesù, l’Evangelizzatore per eccellenza, incontrò Elisabetta ed
esultò di gioia nello Spirito Santo, cantando il Magnificat. Gesù, vedendo il
buon esito della missione dei suoi discepoli e quindi la loro gioia, esultò
nello Spirito Santo e si rivolse a suo Padre in preghiera. In entrambi i casi,
si tratta di una gioia per la salvezza in atto, perché l’amore con cui il Padre
ama il Figlio giunge fino a noi, e per l’opera dello Spirito Santo, ci avvolge,
ci fa entrare nella vita trinitaria. Il Padre è la fonte della gioia. Il Figlio
ne è la manifestazione, e lo Spirito Santo l’animatore. Subito dopo aver lodato
il Padre, come dice l’evangelista Matteo, Gesù ci invita: «Venite a me, voi
tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo
sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete
ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»
(11,28-30). «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro
che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati
dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù
Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 1). Di
tale incontro con Gesù, la Vergine Maria ha avuto un’esperienza tutta singolare
ed è diventata "causa nostrae laetitiae". I discepoli, invece, hanno
ricevuto la chiamata a stare con Gesù e ad essere inviati da Lui ad
evangelizzare (cfr Mc 3,14), e così sono ricolmati di gioia. Perché non
entriamo anche noi in questo fiume di gioia?
4. «Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed
opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce
dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla
coscienza isolata» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 2). Pertanto, l’umanità ha
grande bisogno di attingere alla salvezza portata da Cristo. I discepoli sono
coloro che si lasciano afferrare sempre più dall'amore di Gesù e marcare dal
fuoco della passione per il Regno di Dio, per essere portatori della gioia del
Vangelo. Tutti i discepoli del Signore sono chiamati ad alimentare la gioia
dell’evangelizzazione. I vescovi, come primi responsabili dell’annuncio, hanno
il compito di favorire l’unità della Chiesa locale nell’impegno missionario,
tenendo conto che la gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella
preoccupazione di annunciarlo nei luoghi più lontani, quanto in una costante
uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è più gente povera in
attesa. In molte regioni scarseggiano le vocazioni al sacerdozio e alla vita
consacrata. Spesso questo è dovuto all’assenza nelle comunità di un fervore
apostolico contagioso, per cui esse sono povere di entusiasmo e non suscitano
attrattiva. La gioia del Vangelo scaturisce dall’incontro con Cristo e dalla
condivisione con i poveri. Incoraggio, pertanto le comunità parrocchiali, le
associazioni e i gruppi a vivere un’intensa vita fraterna, fondata sull’amore a
Gesù e attenta ai bisogni dei più disagiati. Dove c’è gioia, fervore, voglia di
portare Cristo agli altri, sorgono vocazioni genuine. Tra queste non vanno
dimenticate le vocazioni laicali alla missione. Ormai è cresciuta la coscienza
dell’identità e della missione dei fedeli laici nella Chiesa, come pure la
consapevolezza che essi sono chiamati ad assumere un ruolo sempre più rilevante
nella diffusione del Vangelo. Per questo è importante una loro adeguata
formazione, in vista di un’efficace azione apostolica.
5. «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7). La Giornata Missionaria
Mondiale è anche un momento per ravvivare il desiderio e il dovere morale della
partecipazione gioiosa alla missione ad gentes. Il personale contributo
economico è il segno di un'oblazione di se stessi, prima al Signore e poi ai
fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di
evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sull’amore. Cari fratelli e
sorelle, in questa Giornata Missionaria Mondiale il mio pensiero va a tutte le
Chiese locali. Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione! Vi invito
ad immergervi nella gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in grado di
illuminare la vostra vocazione e missione. Vi esorto a fare memoria, come in un
pellegrinaggio interiore, del "primo amore" con cui il Signore Gesù
Cristo ha riscaldato il cuore di ciascuno, non per un sentimento di nostalgia,
ma per perseverare nella gioia. Il discepolo del Signore persevera nella gioia
quando sta con Lui, quando fa la sua volontà, quando condivide la fede, la
speranza e la carità evangelica.
A Maria, modello di
evangelizzazione umile e gioiosa, rivolgiamo la nostra preghiera, perché la
Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile
la nascita di