15 giugno 2014- SS.Trinità - A
Gita-pellegrinaggio a Roma - 13-16 ottobre 2014
Si
fa… con il programma già stabilito !
Ci sono ancora 10 posti disponibili…
Le iscrizioni si
possono prolungare fino alla fine del mese di giugno. (con caparra di €uro 100 al momento dell’iscrizione…)
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altri avvisi
* Lunedì 16 (20.30): riunione animatori Grest
* Giovedì 19: (20.30): Preghiera dfi adorazione in
preparazione alla SOLENNITA’ DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE
(domenica 22 giugno)
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il Grest estivo va dal 30 giugno - 25 luglio.
Le iscrizioni sono già iniziate e possono essere prolungate
anche nella prossima settimana
Preghiera alla SS.Trinità
C 'è un mistero d'amore che io non posso abbracciare
con le mie esili braccia; c'è una comunione così profonda che io non posso
scandagliare con il mio sguardo limitato. Per questo, o Santa Trinità, rinuncio
a comprendere fino in fondo e preferisco abbandonarmi con la fiducia di un figlio alla
tenerezza di un abbraccio che mi avvolge e supera da ogni parte.
Lo so: il mistero è stato rivelato nel Figlio fatto
uomo per condividere la nostra vita, morto per la nostra salvezza, risorto per
la nostra speranza.
In Lui noi possiamo decifrare le tappe di una storia
di grazia
a cui apparteniamo. ln Lui noi riconosciamo il
volto di un Padre buono
e ci liberiamo una volta per sempre di tutte
le maschere
che gli hanno ingiustamente appiccicato.
In lui ci viene donato lo Spirito di
consolazione,
di consiglio e di fortezza, bussola sicura per
affrontare
le tempeste del mare aperto.
ln lui noi entriamo in una comunione che
dilata il nostro cuore e la nostra mente.
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l'icona della Trinità del monaco russo Rublev
per un approfondimento
attraverso
il brano della Scrittura che l'ha ispirata
(Apparizione dei tre divini
pellegrini ad Abramo e Sara)
Ciò che la Scrittura ci insegna
con le parole è presentato in questa icona, dove ogni particolare non è
lasciato alla libera fantasia dell'artista, ma ha un suo preciso e universale
significato teologico.
Il testo biblico di riferimento è Genesi 18, 1-16. L'artista ha sintetizzato
in un'unica immagine il racconto scegliendo il momento in cui tre misteriosi
pellegrini, ospiti di Abramo, sono seduti a mensa davanti alla tenda del
Patriarca, presso il querceto di Mamre. Questo episodio della Sacra Scrittura
è sempre stato interpretato dai Padri della Chiesa come un preannuncio del
Mistero di Dio in tre persone, poiché nel testo sacro si alterna il
singolare, quasi fosse una sola persona, al plurale.
Accostiamoci all'icona e
osserviamola attentamente, tenendo presente la ricchezza dei simboli usati
dal pittore per sottolineare la comune natura divina dei Tre e la Loro
identità. Essi sono raffigurati come Angeli con le ali, i Loro volti sono
uguali e nessuno è più giovane o anziano dell'altro: in Dio non c'è un prima
o un dopo, ma un perenne oggi. Tutti e tre tengono in mano il bastone del
viandante, segno della stessa autorità; anche le aureole, di giallo luminoso,
sono tutte e tre uguali senza alcun segno di distinzione e ancora l'azzurro,
colore divino, è in tutte e tre le figure che sono sedute su troni uguali,
segno della stessa dignità.
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L'intero dipinto è intessuto di una luce intensa che si
riverbera su chi lo guarda.
Le tre figure sono in un atteggiamento di riposo, sono
molto simili e si differenziano solo per l'atteggiamento di ciascuno nei
confronti degli altri due: un solo Dio in tre persone che si completano l'una
l'altra in un rapporto circolare, inesauribile, di comunione amorosa:
l'atteggiamento delle tre persone divine, disposte a cerchio aperto verso chi
guarda e in conversazione tra di Loro, esprime l'Amore trinitario. Nonostante la Loro somiglianza, gli angeli hanno però
identità diverse riferite alla loro azione nel mondo. L'identificazione è
suggerita dai colori degli abiti, dalle posizioni dei corpi, dai gesti delle
mani, dalla testa, dalla simbologia delle forme geometriche. È solo con la Trinità di Rubljov che l'uguaglianza pittorica delle due
figure raggiunge livelli così elevati, e soprattutto è solo con Rubljov che
la terza figura, lo Spirito Santo, abbandona il simbolismo della colomba -
tipico delle raffigurazioni trinitarie - per assumere esplicitamente una
sembianza umana del tutto simile a quelle delle altre due figure.
Nel Padre (Angelo di sinistra) il color azzurro è nascosto:
Dio Padre nessuno l'ha mai visto, se non tramite la bellezza e la sapienza
della sua creazione (manto rosa). È Lui il punto di partenza dell'immagine.
Il mantello ha i colori regali: oro e rosa con riflessi verdi, simbolo della
vita. Al centro della mensa luminosa sta un calice-coppa con dentro
l'agnello. Se si osserva attentamente l'immagine, l'angelo centrale (Figlio)
è contenuto nella coppa formata dai contorni interni degli altri due angeli
(Padre e Spirito). Il Figlio (Angelo di centro) è uomo (tunica rosso sangue ed
è anche il colore dell'amore che si dona sino al sacrificio); ha ricevuto
ogni potere dal Padre (stola gialla) e si è manifestato come Dio attraverso
le sue opere. Tutti abbiamo visto la sua Divinità: "chi vede me, vede il
Padre!". Ha il mantello azzurro che lascia scoperta una spalla: è il
Figlio, figura centrale della Redenzione, è ripreso nel momento in cui
ritorna all'interno della Trinità. Due dita della mano destra appoggiata alla
mensa rivelano la duplice natura: umana e divina. Lo Spirito Santo (Angelo di destra) è Dio e dà la vita
(verde, colore delle cose vive e della speranza). La vita di amicizia con Dio
ci viene da Lui! Sembra sul punto di mettersi in cammino e raffigura lo
Spirito Santo che sta per iniziare la Sua missione. Ha un atteggiamento di
assoluta disponibilità e di consenso alle altre due figure. Entrambi hanno il
viso rivolto verso il Padre, che li ha mandati. Dal Padre ha origine ogni cosa (posizione eretta). Egli
chiama il Figlio indicandogli con mano benedicente la coppa del centro. Il
Figlio comprende la volontà del Padre -- farsi cibo e bevanda degli uomini --
e l'accetta (china il capo e benedice la coppa) -- "mio cibo è compiere
la volontà del Padre" -- chiedendo (col movimento del braccio destro)
l'assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie la volontà del Padre
per il Figlio (mano posata sul tavolo) e col suo piegarsi riporta la nostra
attenzione al Figlio e al Padre: vuole metterci obbedienti davanti a Gesù
(nessuno può dire "Gesù è Signore" se non per opera dello Spirito
Santo) e abbandonati e fiduciosi davanti al Padre ("lo Spirito grida nei
nostri cuori: Abbà, Padre!). Unità miracolosa e ineffabile in
cui gli Angeli vivono e a cui invitano l'intera l'umanità. Particolarmente efficace è l'uso della prospettiva
inversa (evidente soprattutto nel disegno della mensa e degli scranni
degli Angeli ): infatti il punto di fuga non è all'interno dell'icona, ma è
il punto di vista di chi guarda. L'icona si allarga quindi come una
"finestra aperta sull'infinito", quasi una porta tra l'umano
e il divino. Non si tratta di un semplice espediente tecnico; ma di una
prospettiva teologica per cui la Verità non è costituita dal punto di vista
soggettivo dell'individuo, ma dalla superiore ed eterna realtà di Dio. C'è posto anche per me in questo circolo d'amore delle Tre
Persone: davanti c'è spazio perché io possa partecipare al colloquio intimo e
segreto, gioioso e impegnativo: è lo spazio dei martiri (finestrella
dell'altare), di chi dà la vita. Il mio posto ha forma di calice (lo
spazio libero tra i due Angeli di destra e di sinistra). Il Padre chiede anche a me se voglio mangiare e bere alla
sua mensa e offrire la mia vita insieme a Gesù come cibo e bevanda per gli
uomini; e lo Spirito, se accetto, mi fa entrare nel riposo di chi è
finalmente alla soglia della casa del Padre!"
"La coppa, punto di convergenza dei tre - spiegò Filarete,
metropolita di Mosca, in un'omelia del 1816 - contiene il mistero dell'amore
del Padre che crocifigge, l'amore del Figlio crocifisso, l'amore dello Spirito
che trionfa con la forza della croce".
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