giovedì 14 giugno 2012

Nella Bibbia Dio ci viene presentato come giardiniere e come agricoltore.
In alcuni passi  veniamo a sapere che la terra creata da Dio non è più la sua terra come egli l'aveva voluta e vorrebbe che fosse. Questo mondo  appare agli occhi  di Dio come un terreno devastato. Il suo popolo appare come un campo abbandonato a se stesso e devastato. Anche il cuore dell'uomo spesso è ridotto a sterpaglia. Bisogna allora che Dio continui a lavorare nella sua terra, nel suo popolo e nel nostro cuore.
Le letture di oggi insegnano che Dio vuole creare in noi delle novità: Dalle punte dei rami del cedro coglierò un ramoscello e lo pianterò. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico.
Usando questa immagine il profeta dice che il Signore vuole creare una sua opera nel mondo, tra gli uomini.
Gesù chiama questo agire Dio Padre regno di Dio. Ecco mentre domina la trasgressione e il traviamento, Dio suscita uomo retti e fedeli a Lui.
Egli però non impone il suo regno usando gli stessi sistemi dei poteri forti del mondo ma agendo in modo molto modesto, quasi impercettibile, anche se efficace. Gesù paragona l'agire di Dio alla semina del più piccolo di tutti i semi. Ciò che Dio compie sembra un'attività così modesta da essere destinata al fallimento. In realtà la sua opera si manifesterà come l'albero più grande e magnifico.
Però noi non dobbiamo osservare tutto questo da spettatori, standocene al di fuori. Gesù non insegna questo per comunicarci delle curiosità ma perché chiediamo: qual è la mia situazione in questa vicenda? Dio ha piantato in me una novità? C'è qualcosa che ha germogliato nel mio cuore? Acconsento e favorisco l'opera di Dio nella mia vita?
A questo punto vorrei comunicarvi un suggerimento.
Il seme di Dio è piccolo, la pianta di Dio è soltanto un ramoscello tenero. Egli ama la piccolezza. Noi siamo in sintonia con Dio quando siamo piccoli. Il germe di Dio è costituito di umiltà. In modo paradossale, siamo passati quando siamo poco soddisfatti gli stessi (parlo dal punto di vista morale e religioso). Se riteniamo di essere persone molto progredite, molto mature e, a motivo di questo sentimento, disprezziamo gli altri e ci consideriamo migliori di loro, noi stiamo calpestando il germoglio di Dio.
Invece dobbiamo irrigarlo e bagnarlo con lacrime interiori. Quando diciamo al Signore: non ho corrisposto alla tua grazia, mi sento molto manchevole; sono il più basso di tutti e ho bisogno di convertirmi a te, Dio irrita il terreno del nostro cuore con le lacrime della nostra umiltà. Il seme di Dio è piccolezza.